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18 aprile 2010

2010/04/18 Picchi di inquinamento? Più morti e più ricoveri

Tratto da Noalcarbone Brindisi

Picchi di inquinamento? Più morti e più ricoveri

Lo evidenzia uno studio condotto da Asl, Cnr e Università di Pisa
di Valeria Cordella Arcangeli (La Gazzetta del Mezzogiorno 17/04/10)

Più morti e più ricoveri quando l’inquinamento atmosferico, nel capoluogo e nel resto della provincia, sfiora picchi da allarme. Lo afferma uno studio che stima l’impatto degli inquinanti urbani sulla mortalità e sui ricoveri ospedalieri per determinate patologie dei cittadini residenti nella città diBrindisi, nel periodo 2003 - 2006. Che conferma la relazione causa-effetto tra la concentrazione di inquinanti, ricoveri per cause respiratorie e decessi. Sono gli anziani e le persone con situazioni cardiovascolari e respiratorie compromesse a finire in ospedale e a rimetterci la vita. Gli esiti della ricerca permettono di quantificare e orientare gli interventi di sanità pubblica. L’indagine rientra in un filone internazionale ed è stata commissionata, alla fine del mandato, dall’ex presidente della Provincia Michele Errico che dell’Ambiente aveva fatto uno dei punti cardine del suo pro gramma. La ricerca è stata condotta dall’Istituto di fisiologia clinica, Cnr di Lecce, dall’istituto di scienze dell’atmosfera e del clima, Cnr di Bologna e di Lecce, dal Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, unitamente all’Unità operativa di Radioterapia, Asl Brindisi (vi hanno collaborato Maria Serinelli, Emilio Antonio Luca Gianicolo, Marco Cervino, Cristina Mangia, Maurizio Portaluri e Maria Angela Vigotti). Ormai alle battute finali sarà stampata a giorni. È il primo studio che si basa sull’acquisizione e l’analisi congiunta di dati sanitari e ambientali finalizzate a valutare, attraverso un disegno analitico, gli effetti acuti dell’inquinamento atmosferico. L’indicazione che ne scaturisce è inquientante. Si descrive, infatti, una situazione giornaliera di rischio dovuta all’inquinamento dell’aria per la quale. secondo gli studiosi, sarebbe opportuno prendere misure cautelative. Non è certo la prima volta che a Brindisi vengono condotte indagini epidemiologiche descrittivi che hanno rilevato eccessi di mortalità. «Potenzialmente attribuibili all’esposizione ambientale e occupazionale», si legge nello studio. Ma è certamente il primo studio che si fonda sull’ac quisizione e l’analisi congiunta di dati sanitari e ambientali finalizzata a valutare, attraverso un disegno analitico, gli effetti acuti dell’inquinamento atmosferico.
IL METODO DI RICERCA - «L’associazione tra le due serie temporali di dati giornalieri di mortalità (2003 - 2005) e di ricovero ospedaliero (2003 - 2006) e la serie delle concentrazioni giornaliere degli inquinanti è stata analizzata mediante il metodo “case- crossover” (si tratta di un disegno particolare caso-controllo, in cui ogni soggetto deceduto (caso) è “matchato” con se stesso, dove i controlli sono giorni in cui l’evento di interesse non si è verificato) e il modello di regressione logistica condizionata» si legge nella relazione. Come variabili sono state considerate: la temperatura media, l’umidità relativa, l’epidemie influenzali, il decremento estivo della popolazione residente e le festività. L’analisi è stata condotta adattando modelli specifici per causa di decesso o di ricovero, genere, età e stagione.
DATI DI PARTENZA- Sono stati presi in considerazione i dati di mortalità relativi alle cause di morte non accidentali, per cause cardiovascolari e per cause respiratorie. Oltre che i dati relativi ai ricoveri ospedalieri non programmati, per cause cardiache, cerebrovascolari e respiratorie.
INQUINANTI - Come variabili di esposizione sono state considerate le concentrazioni dell’inquinante nel giorno stesso e fino a cinque giorni precedenti il decesso o il ricovero.
I RISULTATI - Incrementi della concentrazione di Pm10 (particolato) risultano associati ad incrementi percentuali del rischio di morte sia per le cause naturali che per le patologie cardiovascolari. Gli effetti sono immediati. Se si considerano i ricoveri ospedalieri gli effetti sono statisticamente significativi per le malattie cerebrovascolari tra le donne e gli anziani, considerando la concentrazione media di inquinanti fino a tre giorni precedenti il ricovero.
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Tratto da Unonotizie
PIACENZA / 17-04-2010

L'INCENERITORE DI PIACENZA E' FUORILEGGE / doveva bruciare rifiuti solidi. Ma servizio TG1 racconta di fanghi ricchi di idrocarburi

Ultime notizie Piacenza, gestioni rifiuti -Chissà se si sentiva, l'odore di petrolio, durante la recentissima visita all'impianto di incenerimento di rifiuti di Piacenza, che una tv locale di Parma ha effettuato per dare lustro all'impianto. Probabilmente nessuno se ne è accorto, una dimostrazione del fatto che questi impianti possono nascondere tutto e far sparire tutto ciò che c'è di scomodo da non far vedere.
Fatto sta che addirittura il Tg1 di giovedì 15 aprile ci racconta la nuova miscela che alla Tecnoborgo (Enìa) hanno pensato di utilizzare come carburante per l'inceneritore.
C'è da rimanere increduli: il servizio titolava "Dalla disgrazia del Lambro un opportunità". Bruciare nell'inceneritore di Piacenza 600 tonnellate di rifiuti provenienti dalla barriera di Isola Serafini (Pc), "imbevuti di petrolio ed olii combustibili" (rifiuti speciali potenzialmente pericolosi).
Peccato che non sia possibile a Piacenza, visto che l'inceneritore è autorizzato per soli rifiuti solidi urbani. Nel servizio si vedeva un camion che sversava nella fossa dell'inceneritore fanghi rossastri tipici da fondami di raffineria, provenienti dalla captazione presso la centrale di Isola Serafini (Piacenza). Rifiuti che, provenendo da una raffineria sono considerati rifiuti speciali potenzialmente pericolosi, che per la legge non possono essere mescolati a rifiuti urbani o ancora peggio bruciati in un inceneritore per rifiuti urbani, quale è quello gestito dalla società Tecnoborgo Spa in capo ad Enia.
La notizia sta cominciando a girare: “Fanghi ricchi di idrocarburi bruciati a Piacenza”. Non sono certo rifiuti solidi urbani. Nel servizio del Tg1 si raccontano anche i particolari: "il ragno meccanico mescola la fanghiglia ai rifiuti solidi urbani" . Tutto ciò è ancora più grave perché avviene a Piacenza, una delle città italiane con la maggiore mortalità per cancro. Diversi movimenti stanno valutando azioni legali ed esposti alla magistratura.
Come siamo messi ad autorizzazioni?
E nel caso di irregolarità come può essere accaduto? E quali sono le conseguenze e i rischi per la popolazione? Come si intende intervenire? Come solito il danno è ormai fatto e nessuna eventuale azione giudiziaria saprà riportare indietro i fumi fuoriusciti dall'impianto.
Sempre il servizio del Tg1 dice che "i costi di smaltimento sono coperti dalla Regione Emilia Romagna". La Regione ha autorizzato questa combustione? In base a che norme visto che è vietato per qualsiasi privato mischiare rifiuti contaminati da rifiuti speciali provenienti da una raffineria con rifiuti solidi urbani e bruciarli poi in un inceneritore per rifiuti solidi urbani e non ad esempio trattarli presso un impianto di trattamento (magari chimico) per rifiuti industriali?
Il nostro futuro, a Parma, è questo. Prepariamoci.
Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti e Risorse - Uno Notizie Italia - ultime news Piacenza

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