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12 marzo 2015

LE SCIENZE - CO2 : raggiunti i livelli più alti in 23 milioni di anni.

Mappa dei siti di campionamento dell'aria usati dalla Scripps Institution per valutare i livelli medi globali di CO2: (Cortesia Scripps Institution of Oceanography, UC San Diego)

Tratto da Le Scienze

CO2: raggiunti i livelli più alti in 23 milioni di anni.

Lo scorso mese la concentrazione atmosferica media di anidride carbonica ha toccato le 400 parti per milione, un livello mai raggiunto negli ultimi 23 milioni di anni. La lentezza dei negoziati per un piano globale di contenimento dei gas serra fa temere che nel corso del secolo verranno ampiamente superati i limiti che dovrebbero garantire un riscaldamento non superiore ai 2 °C (di David Biello )

Febbraio è uno dei primi mesi - da quando i mesi hanno un nome - a poter vantare concentrazioni di anidride carbonica pari a 400 parti per milione (ppm).

Oggi noi respiriamo un'aria che nessuno dei nostri antenati dell'intero genere Homo ha mai respirato.

Homo sapiens - cioè noi - è vissuto per circa 200.000 anni in un pianeta che oscillava fra le 170 e le 280 ppm, stando all'analisi delle bolle d'aria intrappolate nel ghiaccio. Ma ora la nostra specie ha bruciato abbastanza combustibili fossili e alberi da spingere la CO2 a 400 ppm e, presto, anche oltre.

Oggi le concentrazioni atmosferiche di CO2 aumentano di più di due ppm all'anno. Un incremento dello 0,04 per cento può sembrare un'inezia, ma è bastato a far aumentare finora la temperatura media annuale globale di 0,8 °C.



Le concentrazioni medie di CO2 in atmosfera registrate dalla Scripps Institution of Oceanography nel mese di febbraio 2015.(Cortesia Scripps Institution of Oceanography, UC San Diego)
Più probabilmente, entro la fine del secolo la combustione dei depositi fossili sepolti da secoli avrà "vomitato" sufficiente CO2 da aumentarne le concentrazioni fino a 550 ppm o più, abbastanza per far salire le temperature medie annuali fino a 6 °C in più nello stesso arco di tempo.......
Continua a leggere su  Le Scienze






01 febbraio 2014

Cambiamenti climatici: il video della Nasa che dimostra l'aumento delle temperature negli ultimi 60 anni .

riscaldamento globale banca mondiale
Tratto da Greenme
Se l'ondata di gelo che ha investito gli Stati Uniti e non solo ha spinto molti a mettere in dubbio i cambiamenti climatici e l'aumento delle temperature, arriva un video della Nasa che conferma il crescente l'effetto del global warming negli ultimi 60 anni. 

Con l'eccezione del 1998, i 10 anni più caldi, dagli ultimi 134 a questa parte, si sono tutti verificati a partire dal 2000, con il 2010 e il 2005 con le temperature più elevate mai registrate. Contro chi nega il fatto che il clima stia cambiando, la Nasa fornisce prove certe. La Terra sta subendo un aumento delle temperature esponenziale, legato all'inquinamento. 
Dopo aver mostrato com'è cambiata la Terra negli ultimi 30 anni, l'Agenzia spaziale americana, più precisamente il Goddard Space Institute di New York che analizza la temperatura della superficie terrestre in modo continuativo, ha pubblicato una relazione aggiornata sulle temperature di tutto il mondo nel 2013. Il confronto con gli anni precedenti, a partire dal 1950, mostra come la Terra stia continuando a registrare temperature sempre più elevate rispetto a quelle misurate diversi decenni fa.
La temperatura media nel 2013 è stata di 14,6° Celsius. 0,6 in più rispetto alla metà del 20° secolo. Rispetto al 1880, la temperatura media globale è aumentata addirittura di circa 0,8°......
Nasa1
Gli scienziati sottolineano che i modelli climatici causeranno fluttuazioni delle temperature medie di anno in anno, ma i continui aumenti dei livelli di gas serra nell'atmosfera terrestre stanno guidando una crescita a lungo termine delle temperature globali. Ogni anno consecutivo non sarà necessariamente più caldo rispetto all'anno precedente ma con l'attuale livello di emissioni di gas serra, gli scienziati si aspettano che ogni successivo decennio potrà sicuramente superare la media del precedente.
Nasa2
Un ruolo di primo piano in quest'ambito è attribuibile all'anidride carbonica, un gas serra che intrappola il calore e svolge un ruolo importante nel controllo dei cambiamenti climatici della Terra. Essa è presente naturalmente ma il problema è dato dall'eccesso prodotto dai combustibili fossili utilizzati per l'energia. Il livello di anidride carbonica nell'atmosfera terrestre attualmente èmaggiore che in qualsiasi momento negli ultimi 800.000 anni.
Nel 1880, era pari a 285 parti per milione. Nel 1960, la concentrazione di anidride carbonica atmosferica, misurata al National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) a Mauna Loa nelle Hawaii, era di circa 315 parti per milione. Lo scorso anno, tale cifra ha superato 400 parti per milione.
Negli Stati Uniti continental, il 2013 è stato il 42° anno più caldo mai registrato. Per altri paesi come l'Australia, il 2013 è stato addirittura il più caldo in assoluto.
Francesca Mancuso

15 maggio 2013

AL GORE Record di CO2 nell’atmosfera :Dobbiamo agire ADESSO

Record di CO2 nell’atmosfera, agiamo adesso!

Riportiamo di seguito la traduzione del post di Al Gore, comparso sul suo blog, a commento del raggiungimento della concentrazione record di Anidride Carbonica (CO2) pari a 400ppm

Il 9 maggio, per la prima volta nella storia dell’umanità, la concentrazione in atmosfera  di anidride carbonica, il principale inquinante gas serra, ha superato le 400 parti per milione

  L' immagine è tratta dal sito The Keeling Curve
Stiamo modificando la composizione della nostra atmosfera ad un ritmo senza precedenti. Infatti, ogni singolo giorno, versiamo in atmosfera  ulteriori 90 milioni di tonnellate di gas serra come fosse una fogna a cielo aperto.

Come l’illustre scienziato del clima Jim Hansen ha calcolato, la quantità di gas serra che accumuliamo ogni giorno nell’atmosfera ha un contributo energetico pari all’esplosione di 400.000 bombe atomiche come quelle di Hiroshima.

 
La Terra è un grande Pianeta, ma questa è una grande quantità di energia. E stiamo assistendo a un effetto distruttivo.
Ora più che mai, stiamo raccogliendo le conseguenze della nostra incoscienza. 
 Dall’uragano Sandy, che ha  paralizzato New York e le grandi aree del New Jersey, ad un periodo di siccità che riarsa più della metà della nostra nazione (Usa, ndt), dall’alluvione che ha inondato vaste aree dell’Australia all’innalzamento dei mari che interessano milioni di abitanti in tutto il mondo, la realtà della crisi climatica è su di noi......
Senza un’azione immediata e decisiva, se continuiamo ad aggravare la crisi climatica peggiorandola giorno dopo giorno, queste condizioni favorevoli potrebbero diventare un ricordo.
Insieme ad  ogni grande sfida arriva una grande opportunità. 
Abbiamo il raro privilegio dar vita ad  un’occasione di grandezza mondiale. 

Per fare questo, le nostre comunità, le nostre imprese, le nostre università e i nostri governi devono lavorare in armonia per fermare la crisi climatica. Dobbiamo raccogliere il meglio dello spirito umano ed attingere dal nostro coraggio, dal nostro ingegno, dal nostro intelletto e dalla nostra determinazione per affrontare questa crisi. Non possiamo commettere errori, questa crisi richiederà non meno del nostro meglio. Sono ottimista perché abbiamo dimostrato di confrontarci con le più grandi sfide del nostro passato.....

 Dobbiamo agire immediatamente per risolvere questa crisi. Non domani, non la prossima settimana, non l’anno prossimo. Adesso.

Leggi l'articolo integrale su Il Fatto Quotidiano

13 marzo 2013

Noaa: aumenta ancora la CO2 nell'atmosfera e si sa già chi "ringraziare":LE CENTRALI A CARBONE

Le prospettive di mantenere il global warming sotto i 2 gradi stanno svanendo

Noaa: aumenta ancora la CO2 nell'atmosfera e si sa già chi "ringraziare":LE CENTRALI A CARBONE

Secondo anno record dal 1959



Umberto Mazzantini
I nuovi dati raccolti  dalla National oceanic and atmospheric administration Usa (Noaa) nel suo centro di  Mauna Loa, nelle Hawaii, rivelano che la CO2 atmosferica è attualmente a poco meno di 395 parti per milione (Ppm) e potrebbe arrivare a 400 ppm entro due anni.  
Nel 2012 la quantità di anidride carbonica nell'atmosfera è aumentata di 2,67 Ppm, segnando il secondo più grande balzo verso l'alto da  quanto  sono stati registrati per la prima volta i livelli di CO2 nel 1959 e diminuendo le probabilità che il pianeta eviti  un pericoloso aumento della temperatura di 2 gradi centigradi o anche superiore... 

Secondo gli scienziati della Noaa, l'aumento del CO2 riflette l'andamento dell'economia mondiale che ha accelerato l'utilizzo dei combustibili fossili, in particolare in Cina.
La crescita delle centrali elettriche a carbone, in particolare nei Paesi in via di sviluppo,  sono la ragione principale per la quale le emissioni continuano a salire, anche se sono in diminuzione negli Usa ed in altri Paesi sviluppati, anche grazie all'aumento delle energie rinnovabili.
Un'altra cosa preoccupante è che «Le foreste e gli oceani del mondo, che normalmente assorbono una gran parte della CO2, nel 2012 ne hanno assorbita in media di meno -  ha detto all' Associated Press John Reilly, co-direttore John Reilly, co-director of Joint program on the Science and policy of global change - L'assorbimento del carbonio da parte delle piante e dell'oceano varia naturalmente di anno in anno. 
Ma il fattore principale è sempre l'aumento dei combustibile fossili: è solo una testimonianza di un'influenza antropica dominante».
Dal 2000 al 2010, le concentrazioni medie globali di CO2 sono aumentate di poco meno di 2 Ppm all'anno, mentre negli anni '60 aumentavano di meno di 1 Ppm all'anno.
Nel 2009 al summit Unfccc di Copenaghen  i governi del mondo si sono accordati su  un obiettivo volontario per limitare il global warming a 2 gradi centigradi (3,6 gradi Fahrenheit) rispetto ai livelli preindustriali temperatura.
Secondo Reilly, se l'attuale trend delle emissioni di gas serra non viene bloccato e ridotto «Si tradurrà in un altro aumento di 2,5 - 4,5 gradi di riscaldamento entro i prossimi decenni. Le prospettive di mantenere il cambiamento climatico sotto l'obiettivo dei 2 gradi stanno svanendo».
Michael Mann, un climatologo della Pennsylvania State University climate, sottolinea che «Gli scienziati monitorano l'inquinamento da anidride carbonica sia controllando quella che proviene dalle fabbriche che ciò che finisce nell'atmosfera.
  Entrambe sono in aumento a tassi più veloci di quelli degli scenari peggiori che gli scienziati del clima hanno utilizzato nelle loro proiezioni internazionali più recenti.  

Ciò significa che gli effetti nocivi del cambiamento climatico avverranno presto».

09 giugno 2012

Sisma in Emilia e stoccaggi. Oltre a Rivara l’anidride carbonica di Cortemaggiore

Tratto da Blogeko

Sisma in Emilia e stoccaggi. Oltre a Rivara l’anidride carbonica di Cortemaggiore.

Non c’è solo lo stoccaggio sotterraneo di gas a Rivara (Modena) di cui tanto si è parlato in relazione ai terremoti in Emilia Romagna e più o meno in tutto il Nord Italia: stanotte è toccato a Pordenone.
E’ il caso di spendere qualche parola a proposito dello stoccaggio sotterraneo di anidride carbonica a Cortemaggiore, provincia di Piacenza.
Lo sapete: il ministro dell’Ambiente, Clini, ha bloccato l’iter verso stoccaggio del gas a Rivara perchè “l’evento sismico evidentemente ha cambiato i termini di riferimento”.
Io non sono un geologo. Però mi sentirei più tranquilla se anche lo stoccaggio sotterraneo di anidride carbonica in Emilia venisse nuovamente valutato nell’ambito dei termini di riferimento” dischiusi dall’ “evento sismico“: in caso di fuga nell’atmosfera, l’anidride carbonica è letale ad una concentrazione attorno al 5%.
Poche settimane prima del terremoto è stato invece firmato il protocollo d’intesa che dà il via libera al progetto di Cortemaggiore.
Dal punto di vista ambientale (non sto parlando di eventuali rischi legati a un terremoto) si tratta, secondo me, di un progetto, come dire?, ampiamente criticabile.
In due parole. L’anidride carbonica è il gas responsabile dell’effetto serra ed entra nell’atmosfera in seguito all’uso di combustibili fossili: gas, petrolio e soprattutto carbone.
Dalla centrale termoelettrica a carbone di Brindisi escono ogni anno 13 milioni di tonnellate di anidride carbonica. 
 Vi è stato installato un impianto che ne tratterà 8.000 tonnellate all’anno, impedendo che entrino nell’atmosfera: lo 0,615%, al modico costo di quasi 7 milioni di euro all’anno per tre anni (progetto triennale del costo complessivo di 20 milioni). Si tratta di soldi europei. Soldi pubblici. Soldi di noi contribuenti.
Queste 8.000 tonnellate annue di anidride carbonica verranno liquefatte, immesse in autocisterne, portate fino a Cortemaggiore ed iniettate in un pozzo esausto di metano.
Gli entusiasti sostengono che i costi sono elevati solo perchè si tratta di un progetto pilota.  
Gli scettici – che sarebbero poi scienziatidicono che il problema è il medesimo delle scorie nucleari: trovare un luogo stagno, sicuro e a prova di terremoto da cui l’anidride carbonica non riesca a fuggire per omnia secula seculorum.
Una famosa fuga di anidride carbonica fu quella dal lago Nyos, in Camerun, nel 1986. Se n’era formata una “bolla” nel sottosuolo per cause naturali e per cause naturali uscì, provocando la morte di quanti abitavano nei villaggi circostanti.
Non sono un geologo, ripeto. Ma un’occhiatina anche ai “nuovi termini di riferimento” dischiusi dallo “scenario sismico” per Cortemaggiore…

Dal sito della Regione Emilia Romagna il via allo stoccaggio di anidride carbonica a Cortemaggiore

Leggi  lo stop al progetto

28 maggio 2012

Jorgen Randers:Surriscaldamento globale, siamo al punto di non ritorno

Tratto da La Repubblica

"Surriscaldamento globale,
siamo al punto di non ritorno"

Secondo il rapporto del norvegese Jorgen Randers, la temperatura media del pianeta salirà di due gradi entro il 2052 provocando un un surriscaldamento precoce e inarrestabile che porterà solo danni al pianeta


OSLO - Più due in quarant'anni.. Nel 2052 la temperatura media del pianeta salirà di ben 2 gradi celsius, arrivando a compromettere la stessa esistenza della specie umana sulla Terra. A rivelarlo è Jorgen Randers della BI Norwegian Business School di Oslo, Norvegia, autore di '2052: A Global Forecast for the Next Forty Years'. Lo studio, pubblicato dal gruppo internazionale Club di Roma in occasione del prossimo summit delle Nazioni unite sull'ambiente e lo sviluppo "Rio+20", delinea uno scenario di disastri ambientali e sociali per i prossimi 40 anni.

"L'umanità - scrive Randers - potrebbe non sopravvivere sul pianeta se continuerà sulla sua via di eccessivi consumi e calcoli a corto termine". Non si torna indietro, dunque, dallo sfruttamento cui gli uomini hanno sottoposto l'ambiente. Siamo giunti a un punto di non ritorno e non ci accorgiamo delle conseguenze delle nostre azioni. Di questo passo, l'aumento della produzione di anidride carbonica provocherà un surriscaldamento precoce, che toccherà i 2,8° nel 2080. "Ormai - continua - abbiamo superato la disponibilità di risorse della Terra, e in alcuni casi vedremo collassi su scala locale già prima del 2052. Emettiamo due volte la quantità di gas di serra in un anno che può essere assorbita dalle foreste e dagli oceani del pianeta".

Una delle cause principali è da ricercare sì nell'aumento della popolazione, ma anche nelle politiche poco lungimiranti degli Stati: "E' improbabile che i governi approvino normative che obbligano i mercati a destinare più soldi a soluzioni favorevoli al clima, e non dobbiamo assumere che i mercati da sé lavoreranno per il bene dell'umanità". Tra le soluzioni, oltre alla possibilità di frenare la procreazione, Randers suggerisce di mettere fine al consumo di combustibili fossili, costruire un sistema energetico green per i paesi in via di sviluppo e puntare su governi capaci di guardare verso il lungo termine.
.... i modelli di sostenibilità ambientale che avrebbero potuto porre rimedio sono ormai al di fuori della nostra portata. Non agendo al momento opportuno, l'umanità ora è diretta verso una catastrofe ambientale e sociale, che potrebbe colpirci nella seconda metà del 21esimo secolo".

(26 maggio 2012)

11 aprile 2012

Jeremy Shakun :L'anidride carbonica guida il clima

 Tratto da Greenreport 

L'anidride carbonica guida il clima

[ 10 aprile 2012 ]
Pietro Greco
Ormai è chiaro: è l'anidride carbonica in atmosfera che guida i cambiamenti del clima. Così afferma la rivista Nature nell'editoriale che apre il numero pubblicato la settimana scorsa. Così dimostrano, in un articolo sul medesimo giornale scientifico, Jeremy Shakun della Harvard University di Cambridge, Massa­chusetts, e il suo gruppo di lavoro dopo aver studiato il cambiamento del clima che ha portato alla fine dell'ultima glaciazione, nel Pleistocene, tra 19.000 e 10.000 anni fa: l'aumento della temperatura che ha determinato lo scioglimento dei ghiacci in tutto il mondo e in particolare nell'emisfero settentrionale è avvenuto dopo l'aumento della concentrazione di anidride carbonica in atmosfera. Dunque è il gas che "ha guidato" il clima e ne ha determinato il cambiamento.
Come si sa, i climatologi sostengono che il clima globale sta cambiando sulla base di due fatti inoppugnabili. Da un lato l'aumento della temperatura - quasi un grado - registrato a scala globale soprattutto nell'ultimo secolo. Dall'altro l'aumento della concentrazione in atmosfera di anidride carbonica - passata da 270 parti per milione (ppm) dell'epoca preindustriale a quasi 400 ppm di oggi - e di altri gas serra.
Il problema ancora in qualche modo aperto è cosa è all'origine di cosa. Qual è la causa e quale l'effetto. È l'aumento dei gas serra che ha determinato l'aumento della temperatura e di conseguenza i cambiamenti climatici oppure, come sostengono alcuni, è il contrario, sono i cambiamenti climatici con l'aumento della temperatura ad aver determinato l'incremento della concentrazione di anidride carbonica e altri gas serra in atmosfera?
Nel primo caso rimanda a una responsabilità umana: l'uomo, bruciando i combustibili fossili e abbattendo gli alberi delle foreste, ha determinato l'aumento in atmosfera dell'anidride carbonica e, dunque, ha accelerato i cambiamenti climatici. Nel secondo caso - se la concentrazione dei gas serra in atmosfera è conseguenza dell'aumento della temperatura - la responsabilità umana sarebbe molto attenuata.
I modelli del clima che "girano" nei calcolatori suggeriscono che il "driver" dei cambiamenti del clima sia l'anidride carbonica. Ma ancora non ci sono chiare le "sensate esperienze" a dimostrare in maniera inequivocabile che i modelli teorici siano nel giusto.
Bene, ora quelle "sensate esperienze" sono giunte.  Jeremy Shakun e i suoi hanno esaminato l'andamento della temperatura in 80 diverse fonti distribuite in tutto il pianeta durante il Pleistocene e hanno riscontrato non solo che si è verificato un generale aumento della temperatura (sia pure differenziato  da zona a zona), ma che questo aumento della temperatura con conseguente modifica del regime di circolazione delle acque oceaniche, è stato in generale preceduto (di alcuni secoli) da un incremento della concentrazione atmosferica di anidride carbonica.
Non sembrano esserci dubbi: il cambiamenti del clima che hanno portato al disgelo del pianeta con la fine dell'ultima era glaciale è stato "guidato" dall'anidride carbonica in atmosfera.
I modelli teorici del clima dunque escono corroborati da questi nuovi fatti. Si potrebbe dire che il passato non impegna il presente. Che il gioco della causa e dell'effetto tra temperatura e gas serra potrebbe ribaltarsi in condizioni diverse da quelle del Pleistocene. Ma non c'è dubbio, come sostiene Nature, che i nuovi dati enfatizzano il ruolo guida dell'anidride carbonica negli attuali cambiamenti del clima. 
E che questi nuovi dati costituiscono una pietra miliare non solo per la scienza, ma anche per la politica del clima.

10 agosto 2010

1)L'ALLARME Clima, il supermonsone che minaccia l'Europa 2)Anche il cigno fa la cacca. Di Maurizio Portaluri 3)Come ti riutilizzo la discarica.....

TRATTO DA" LA REPUBBLICA"

L'aria calda africana incontra quella fredda atlantica. Ormai strutturali episodi che prima erano eccezionali. Così sta cambiando la mappa del meteo

L'ALLARME

Clima, il supermonsone che minaccia l'Europa


di ANTONIO CIANCIULLO


ROMA - Un super monsone in Asia e una raffica di piogge monsoniche che sconvolge l'Europa. Il caos climatico cambia la mappa del meteo, rende strutturali episodi eccezionali, costringe a cercare nuove parole per descrivere fenomeni che assumono intensità e frequenza del tutto anomale.


E così dall'Ibimet, l'istituto di biometeorologia del Cnr di Firenze, provano a forzare il vocabolario per tradurre l'intensificarsi dei drammi che colpiscono decine di milioni di persone.

"I termini che fino a ieri usavamo abitualmente per descrivere le piogge eccezionali che colpivano l'Europa non danno più l'idea di quello che succede realmente oggi", spiega Giampiero Maracchi, responsabile dell'istituto. "A molti l'uso del termine monsone in uno scenario europeo sembrerà improprio, ma quello che sta accadendo ha caratteristiche simili alla dinamica dei monsoni. C'è l'umidità proveniente dall'Atlantico che si incanala dalla Gran Bretagna verso il Mediterraneo, dove trova l'onda calda che dai tropici si spinge sempre più lontano, sempre più vicino ai Poli. E c'è il contrasto tra questi due flussi, tra il mare di aria calda africana e la corrente di aria fredda atlantica: la massa di aria calda prima sale e poi si condensa, trasformandosi in piogge violente.Negli ultimi 15 anni ci sono stati tre episodi alluvionali sull'Europa centrale come quello che stiamo vivendo in questi giorni. E' un fenomeno recente collegato all'anomalia termica su scala globale: fino a pochi anni fa la spinta calda non arrivava così lontano con questa forza".

Se nella traiettoria verso nord ovest l'alito rovente del mutamento climatico si scontra con il mondo freddo e umido dell'Atlantico provocando valanghe di acqua, sul lato opposto, dove intercetta la corrente in risalita verso nord est, non trova opposizione e così il calore del Sahara può arrivare indisturbato fino alla steppa e incendiarla. Alluvioni e siccità, come aveva previsto l'Ipcc, la task force dei climatologi dell'Onu, convivono e traggono forza dalla stessa radice: la caldaia del pianeta, alimentata dall'anidride carbonica emessa dalle ciminiere e dalle foreste tagliate, fa salire la pressione spostando i confini del caldo, spingendo il deserto verso l'Europa.

"L'energia in gioco cresce sempre più velocemente perché i gas serra sono una coperta termica che trattiene il calore", continua Maracchi. "Questo calore viene assorbito dal mare e scambiato con l'atmosfera: quest'anno le acque del Mediterraneo hanno viaggiato su valori 6 gradi sopra la media. Un'anomalia che innesca altre anomalie, anche anomalie che ci toccano da vicino. In Italia fino agli anni Novanta avevamo un'intensità di piogge che arrivava a 40 millimetri nell'arco di due o tre ore. Oggi siamo a 80 - 100 millimetri, con punte sempre più frequenti che superano i 250 millimetri: una cascata d'acqua che basta niente a trasformare in alluvione".

Questo quadro si è andato delineando negli ultimi due decenni, quelli che hanno registrato una crescita della temperatura senza precedenti nella storia delle meteorologia e destinata ad accelerare ulteriormente in assenza di contro misure. Cioè dei piani operativi per il rilancio dell'efficienza energetica e delle fonti rinnovabili su cui non è stato trovato un accordo al vertice Onu di Copenaghen dello scorso dicembre. Fino a ieri anche le quotazioni della prossima conferenza sul clima, quella di Cancun, erano basse perché l'intesa politica non si profila.

Ma certo il muro di acqua che ha affondato l'Europa centrale, i 15 milioni di sfollati in Pakistan e il fuoco che assedia le centrali nucleari in Russia rendono difficile continuare a ignorare l'urgenza della battaglia contro il caos climatico.

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Tratto da Brundisium


Anche il cigno fa la cacca. Di Maurizio Portaluri

Non trovo disdicevole che Enel organizzi concerti per promuovere la sua immagine. È un’impresa e fa il suo mestiere. I concerti dell’Enel sono però un’ ottima occasione per far salire alla ribalta le preoccupazioni dei cittadini rispetto all’uso del carbone, che grazie al gruppo di “Noalcarbone”, dall’edizione dello scorso anno, hanno la possibilità di essere espresse con una evidenza mediatica pari a quella riservata all’evento musicale di questa sera.
Nelle scorse settimane si è dato rilievo alla comunicazione fatta dall’Arpa di Brindisi ai presidenti delle province pugliesi che le centraline di rilevamento della qualità dell’aria, site nel nostro territorio, riportano valori nei limiti di legge. Il presidente di Confindustria ha quindi concluso che finalmente “l’anatroccolo nero è diventato un cigno”.
In realtà se le centraline superassero i limiti di legge ci sarebbe una intossicazione di massa.
I limiti delle centraline mettono al riparo da effetti gravi ed immediati. Non mettono al riparo da effetti gravi ed a lungo termine come i tumori, le malattie da metalli pesanti, le tiroiditi, le malattie respiratorie dei bambini, i nati di basso peso, tutti effetti sanitari che in ogni parte del mondo si riscontrano con maggior frequenza intorno alle centrali a carbone.
L’uso del carbone è conveniente per le aziende elettriche ma non per le popolazioni che risiedono vicino alle centrali. Penso soprattutto alla centrale Brindisi Nord che è incredibilmente dentro la città. I costi che l’azienda elettrica risparmia sono pagati all’esterno e si chiamano costi esterni.
Qualcuno, come l’Università di Harvard a Boston, ha messo in piedi delle formule per calcolarli.
In altri termini, anche il cigno, per quanto più bello dell’anatroccolo, fa la cacca!

Gli studi sulla salute della popolazione brindisina sono pochi ma ci sono. La mortalità è più alta che nelle zone vicine.

In soldoni, negli ultimi decenni ci sono stati circa 30 morti in più all’anno rispetto a quelli attesi se si fosse rispettato la stessa tendenza delle altre zone della regione. Inoltre proprio qualche settimana fa tre ricercatori, uno dell’Arpa e due di istituti del CNR di Lecce, hanno presentato un interessante studio condotto proprio sui dati di Brindisi che dimostra come certi tipi di ricoveri e di decessi aumentino quando si innalza, all’interno di quei limiti di legge che sono rispettati, la concentrazione di alcuni inquinanti.
Quindi anche i cosiddetti limiti di legge non sono poi così sicuri nel breve periodo e la combustione del carbone partecipa a questi innalzamenti.

Non pretendo certo che Enel si metta ad organizzare grandi eventi per raccontare queste cose o che finanzi studi per rilevare anche a Brindisi le malattie che in tutto il mondo, senza infingimenti e senza paure,si rilevano intorno alle centrali a carbone
.

Questo sarebbe invece compito di Comune, Provincia e Regione e dei loro organi tecnici. Ma neppure loro si muovono.


Per questo stasera sarò vicino a quanti manifesteranno davanti ai cancelli della centrale di Cerano,
non contro Enel ma contro la combustione del carbone a Brindisi e l’immobilismo degli enti locali nella ricerca dei suoi effetti sui cittadini e nella pretesa di differenti combustibili.

Maurizio Portaluri

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Tratto da Dazebao

Come ti riutilizzo la discarica. Iniziativa del Coordinamento contro l’inceneritore su nucleare, acqua, rifiuti e energia


di Flavia Orlandi Il Coordinamento contro l’inceneritore di Albano organizza tre giorni di dibattiti ed eventi su tematiche ambientali nella futura possibile area dell’impianto

ROMA - L’estate è il periodo più pericoloso per l’ambiente. E non solo per la maggiore frequenza degli incendi o per l’indolenza dei controlli sulle attività illecite: agosto è il mese in cui si realizzano le decisioni politiche più impopolari. I cittadini infatti sono meno presenti sul territorio, e le notizie possono arrivare direttamente a settembre, a giochi già conclusi.

I membri del Coordinamento contro l’inceneritore di Albano conoscono bene questo meccanismo: è quello che è successo l’anno scorso, quando nella calura del 13 agosto è stata approvata l’Autorizzazione Integrata Ambientale, in barba alle precedenti promesse di Marrazzo di congelare la procedura fino all’autunno. È successo nel 2008 che vide la conferma della costruzione dell’impianto nel Piano Regionale dei rifiuti prodotto a fine giugno. Impianto che tra l’altro all’epoca aveva ricevuto una Valutazione di Impatto Ambientale negativa, ancora non magicamente mutatasi in positiva.
E per quest’anno i membri del Coordinamento prevedono la partenza “clandestina” dei cantieri, mentre alla discarica di Roncigliano i camion di spazzatura in entrata si stanno moltiplicando nonostante il preannunciato esaurimento degli invasi a disposizione.

10 settembre 2009

"2009/09/11 CENTRALE ENEL A CARBONE DI BRINDISI:campione di inquinamento, ai primi posti in Europa, ma Civitavecchia sarà peggio"......E Vado Ligure?

Tratto da "Unonotizie"
TARQUINIA (VITERBO) /
CENTRALE ENEL A CARBONE DI BRINDISI / campione di inquinamento, ai primi posti in Europa, ma Civitavecchia sarà peggio

Il quotidiano inglese The Guardian ha pubblicato la classifica delle dieci industrie più inquinanti di tutta Europa per le emissioni di anidride carbonica. Nell'elenco figura la Centrale Enel a carbone di Brindisi, quella che è stata fatta conoscere ai lettori, del mensile Tarquinia Città attraverso un c.d. allegato a Tarquinia Città un anno fa.

La centrale a carbone ENEL di Brindisi emette qualcosa come 14.198.000 tonnellate di CO2.

La centrale elettrica a carbone di Civitavecchia ha una potenza istallata superiore del 50% rispetto a quella di Brindisi, per cui è prevedibile che strapperemo il primato all'impianto pugliese.

Ipotesi quasi certa soprattutto se si sommano le future emissioni a carbone con quelle di Montalto di Castro che già oggi ci “regala” qualcosa come 4.582.000 tonnellate annue di anidride carbonica.

Se a questi ci aggiungiamo le altre tonnellate non ancora quantificate della centrale elettrica della Roccaccia ( sulla quale permane il silenzio di Comune, Università Agraria) la salute e il futuro delle giovani generazioni sono garantite. Nel frattempo facciamo anche un impianto nucleare a Montalto di Castro, per non farci mancare nulla.

P.S. Qualcuno del governo italiano, in primis il Cavaliere, si è accorto dell'intesa U.S.A. - Cina per la diminuzione delle centrali a carbone e per l'uso delle fonti energetiche rinnovabili allo scopo di eliminare l'inquinamento atmosferico che rischia di soffocare il Pianeta?


Considerazioni di" Uniti per La Salute

CENTRALE ENEL A CARBONE DI BRINDISI :campione di inquinamento, ai primi posti in Europa, ma Civitavecchia sarà peggio..........
Ma ci sorge spontanea una domanda:
Dove si posizionerà Vado Ligure nella "Top Ten dei Magnifici 10"(classifica delle dieci industrie più inquinanti di tutta Europa per le emissioni di anidride carbonica). con il "Prospettato Ampliamento a Carbone ?

"Sicuramente ci sarà un posto d'onore anche per noi!!!!!!!

E poi dicono che in Italia non ci siano eccellenze!

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Tratto da" Uno notizie"
BRUXELLES / 11-09-2009
EUROPA, STANZIATI POCHI SOLDI A DIFESA DEL CLIMA :secondo Greenpeace pochi ''spiccioli''

BRUXELLES ( UnoNotizie.it )La Commissione europea ha fatto oggi un piccolo passo avanti verso Copenaghen, indicando per la prima volta una cifra concreta per le risorse finanziarie da destinare ai Paesi in via di sviluppo per affrontare i cambiamenti climatici. La somma, tra due e 15 miliardi di euro all’anno fino al 2020, è tuttavia disperatamente inadeguata.

“La Commissione sta cercando di alzarsi dal tavolo lasciando solo la mancia, e senza pagare il conto che serve per salvare il Pianeta da impatti climatici catastrofici - afferma Francesco Tedesco, responsabile Campagna Energia e Clima di Greenpeace. - La Commissione non ha inoltre reso noto come dovranno essere generate tali risorse finanziarie a livello internazionale”.

Un primo testo della Commissione indicava che l’impegno finanziario sarebbe stato compreso tra 13 e 24 miliardi di euro all’anno. Ora, dopo le forti pressioni degli Stati membri, questa cifra è stata ridimensionata ad appena 2-15 miliardi, con tagli particolarmente pesanti per contrastare la deforestazione degli ultimi polmoni verdi del Pianeta. Appena un anno fa, la stessa Commissione stimava che per fermare la deforestazione al 2020 erano necessari 30-75 miliardi di euro globalmente.

“I politici europei stanno giocando con i numeri, senza capire che possono cancellare interi ecosistemi col tratto di una penna. La sopravvivenza di intere comunità è a rischio” mette in guardia da Bruxelles Sebastien Risso, direttore di Greenpeace EU.


Greenpeace esorta la Commissione europea a onorare la propria leadership sul clima, impegnandosi a stanziare risorse finanziarie pari ad almeno 35 miliardi di euro all’anno fino al 2020, oltre agli aiuti già in essere. Queste risorse dovranno essere gestite sotto il controllo delle Nazioni Unite e serviranno per stimolare lo sviluppo delle energie rinnovabili nei Paesi di sviluppo, fermare la deforestazione e contribuire e misure di adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici che già sappiamo inevitabili.

- Uno Notizie Bruxelles -

14 luglio 2009

2009/07/15 "Anidride carbonica, ammoniaca, ossidi di azoto e di zolfo, arsenico,cromo mercurio, nichel e …"

Tratto da"CommercialPointJob.it"

Anidride carbonica, ammoniaca, ossidi di azoto e di zolfo, arsenico,cromo mercurio, nichel e …

Una vertenza "emissioni e bonifiche" per tutelare la salute dei cittadini di Brindisi

Consideriamo utilissima la manifestazione di protesta e di sensibilizzazione messa in atto a Brindisi dagli attivisti di Greenpeace che hanno pacificamente richiamato l’attenzione del mondo sul nastro trasportatore e sui camini della centrale a carbone di Cerano sottolineando la grande quantità di anidride carbonica (CO2) emessa annualmente dalla stessa.

L’occasione è utile però anche per ricordare alla cittadinanza ed alle istituzioni che l’area industriale di Brindisi deve essere oggetto di un attento esame dal punto di vista delle ricadute sulla salute non solo per le emissioni di CO2 e non solo per le emissioni di Cerano. A più riprese abbiamo riproposto i dati delle emissioni in aria ed in acqua estratti dal registro INES dove vengono annotati i dati che superano un determinato valore soglia. Ritroviamo così alcune emissioni delle più importanti aziende dell’area industriale (Centrali Brindisi Sud, Edipower, Enipower, Polimeri Europa) che superano la soglia oltre la quale è obbligatoria la trasmissione dei dati al Registro INES. A queste emissioni bisogna aggiungere quelle prodotte da queste stesse aziende o da aziende minori per dimensioni; emissioni che, sebbene al di sotto della soglia “amministrativa” costituiscono comunque un rischio per la salute pubblica.

Vale la pena ricordare che, tra le sostanza emesse, oltre all’anidride carbonica ritroviamo anche ammoniaca, ossidi di azoto e di zolfo, arsenico,cromo mercurio, nichel e piombo; che queste ultime 5 sostanze vengono emesse anche in acqua; e che è, pertanto, alta la probabilità di ritrovare questi veleni nella catena alimentare.

Tutta da esplorare è poi la questione della radioattività intorno alle centrali a carbone che non ci risulta essere stata stimata dopo il lavoro del 1994 dell’arpa Toscana. In quella sede si ipotizzò che nei 500 metri circostanti alle centrali ci fosse una esposizione di 300 microSievert all’anno. Si tratta, per capirci, dell’equivalente di circa 3 radiografie del torace, per un quantitativo di carbone di 4 milioni di tonnellate. È facile fare i conti su come, a causa dell’aumento dell’uso del carbone, si sia evoluta l’esposizione a radiazioni negli anni successivi a quello studio.

Ai dati ambientali richiamati, si aggiungono le evidenze di studi epidemiologici condotti sin dal 1995 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Evidenze ribadite dai risultati di ricerche svolte dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR. Risultati pubblicati su riviste scientifiche nazionali e internazionali che evidenziano eccessi di mortalità ed incidenza per alcuni tipi di tumori. Un recente studio commissionato dall’Amministrazione Provinciale di Brindisi sugli effetti di alcuni inquinanti hanno rilevato l’aumento del rischio di mortalità e di ricovero in coincidenza con il peggioramento della qualità dell’aria.

Il cerchio di una seria valutazione sanitaria ed ambientale della situazione brindisina e salentina (non dimentichiamo le interazioni con la realtà di Taranto) si chiude con le bonifiche dei terreni inquinati che rappresentano di per sé una fonte di esposizione nociva per lavoratori e cittadini soprattutto se gli inquinanti hanno raggiunto o raggiungeranno, in attesa della bonifica, la falda sotterranea e quindi le persone. Le resistenze, anche in sede giudiziaria, da parte delle aziende a provvedere alla bonifica dimostrano ancora una volta che i danni ed i costi dell’inquinamento ricadono sempre sulla collettività e mai su chi dall’inquinamento ha tratto profitto. Modello questo a cui assistiamo anche per le malattie professionali ed ambientali il cui costo ricade oggi quasi esclusivamente sulla fiscalità generale.

È necessario quindi avviare un serio esame della situazione ambientale e sanitaria per proporre soluzioni in grado quanto meno di ridurre i rischi attuali per la salute collettiva. Gli Enti locali, recente rinnovati, sono chiamati, ancora una volta, a dare risposte concrete.

Medicina Democratica – Gino Stasi

Salute Pubblica – Stefano Palmisano


Tratto da "la voce dell'Emergenza"

Eco-News

Ilva di Taranto, partono i test sulla diossina

Si controlla l’efficacia degli investimenti anti-emissioni. Lunedì il primo campionamento da parte dell’Arpa
Arpa e Ispra ancora una volta a caccia di diossina. Lune­dì prossimo, venti luglio, i tecnici dei due enti daranno il via alla quar­ta campagna di monitoraggio dell’in­quinante emesso dal camino E312 dell’impianto di agglomerazione del­lo stabilimento siderurgico di Taran­to. E’ la prima, però, dopo l’installa­zione dell’impianto ad urea e do­vrebbe fornire indicazioni precise sull’entità dell’abbattimento delle emissioni. «Cominceremo lunedì ed effettueremo il campionamento per tre giorni, otto ore ogni giorno. Que­sto è tutto». Giorgio Assennato, di­rettore generale dell’agenzia regiona­le per la protezione ambientale (Ar­pa) conferma che si tratta di un mo­nitoraggio sperimentale privo, tra l’altro, di valore legale. Ciò significa che non scatterebbero i vincoli stabi­liti dalla legge regionale antidiossi­na nel caso in cui le analisi dovesse­ro registrare valori superiori al limi­te di 2,5 nanogrammi per metro cu­bo stabilito dalle norme. L’unica con­seguenza sarebbe che il campiona­mento andrebbe rifatto in seguito, questa volta con i criteri di legalità.Leggi tutto l'articolo