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30 novembre 2005

Il Movimento No Coke Alto Lazio ha incontrato le popolazioni di Brindisi:"Abbiamo pianto con loro, per loro e per noi"


giovedì 3 aprile 2008
Incontro con la popolazione brindisina. La dura realtà supera ogni più cupa fantasia

Il Movimento No Coke Alto Lazio ha incontrato le popolazioni di Brindisi:

"Abbiamo pianto con loro, per loro e per noi"

Che fosse una centrale maledetta lo sapevamo. La decisione di portare nei nostri territori una testimonianza diretta di quanto accadeva intorno alla centrale a carbone Federico II di Brindisi nasceva proprio dalle tante denunce di cui avevamo avuto eco. Ma quando siamo partiti, insieme a una delegazione del "Comitato dei Cittadini Liberi" giovedì 27 marzo, alle quattro della mattina, non avevamo la piena consapevolezza di quello che avremmo trovato, della crudezza delle testimonianze che avremmo raccolto. Non potevamo certo sapere la rabbia, mista a dolore ed incredulità, che avremmo trovato negli occhi degli agricoltori che ci hanno mostrato i loro ortaggi, tra cui il famoso carciofo brindisino, intrisi dei veleni emessi dal carbone, lasciati a marcire sui campi a migliaia.

Né il grido di dolore delle madri che ci hanno incitato a lottare e non mollare per difendere il futuro dei nostri figli; loro con bambini in braccio di pochi anni e già il futuro compromesso da gravi malattie legate all'inquinamento.

Non potevamo sapere che avremmo pianto con loro, per loro e per noi.
E non potevamo sapere che il monito unanime lanciatoci da amministratori, medici, oncologi, semplici cittadini fosse uno solo: non la fate accendere, dopo non sarete più in tempo. Questa esperienza è stata dura, perché ci ha sbattuto in faccia la concretezza di quanto andiamo denunciando da anni, e insieme bellissima per la generosità di coloro che abbiamo incontrato. Uomini e donne che hanno messo a disposizione la loro testimonianza di sofferenza di persone e di territorio nel tentativo di fornire un contributo alla nostra lotta, che è poi la loro. Questo ci da una certezza in più: dobbiamo continuare a lottare contro un mostro che devasta territori e coscienze perché abbiamo, dalla nostra, la forza della ragione. I campi bruciati, il mare morto per i miliardi di litri di acqua calda che vi è riversata quotidianamente dentro, il dolore di quanti stanno pagando con la vita loro e dei loro cari la protervia dell'ENEL di attribuire ai "caminetti" e ai "falò delle potature di ulivo" i picchi enormi di PM10, ed ancora la denuncia dura degli oncologi, l'inutilità di ogni forma di controllo e monitoraggio denunciato dagli amministratori, le decine di promesse non mantenute dall'ENEL e dalla politica e lo scoprire che il tutto è stato irrorato da tangenti versate addirittura per ogni tonnellata di carbone scaricata al porto di Brindisi, ci hanno dato la certezza che la storia rischia di ripetersi.
Anche a Brindisi l'ENEL aveva raccontato del suo grande impegno a tutela dell'ambiente, di un ingente incremento dell'occupazione, di diminuzione del costo dell'elettricità, aveva firmato convenzioni, promesso riconversione a metano della centrale dopo pochi anni. Ed invece complice una politica che, come raccontatoci dal Presidente della Provincia di Brindisi Michele Errico, si è piegata ed adattata agli interessi economici abdicando al suo ruolo di governo degli stessi, per anni l'ENEL ha immesso, e continua ad immettere, centinaia di tonnellate di veleni sul territorio. Oggi i terreni e le falde acquifere sono inquinati da arsenico mercurio e benzene, la cui principale fonte antropica è la combustione dei combustibili fossili, i campi limitrofi al nastro trasportatore sono sotto ordinanza di blocco delle coltivazioni per centinaia di metri e nessuno acquista più i prodotti, una volta di eccellenza, di Cerano e dell'area del Brindisino ormai riconosciuta sito inquinato nazionale. Gli oncologi sono concordi: il monitoraggio conta solo i danni; che il carbone emetta numerose sostanze cancerogene è ormai evidenza scientifica. Unica soluzione è il non utilizzare questo combustibile e chiunque ignora tale assunto si rende responsabile delle gravissime percentuali di mortalità e morbilità che affliggono quanti hanno la disgrazia di vivere attorno a tali impianti. Ancora di più oggi possiamo affermare che la volontà di portare al 50% la produzione di energia derivante dal carbone, come preannunciato dall'ENEL nel proprio piano industriale, è una volontà criminale, e criminale è chi, nelle istituzioni, acconsentendo a tale scelta, si rende complice della devastazione di interi territori, con le loro popolazioni e le loro economie. E ciò senza fare riferimento alcuno all'incremento di produzione di anidride carbonica, e il conseguente aggravamento dell'effetto serra, che la combustione del carbone comporta.

Di questa nostra esperienza abbiamo voluto farne un documentario, che sarà proiettato il 4 aprile a Tarquinia, (Top 16 ore 17) e in seguito a Civitavecchia, perché la sofferenza delle popolazioni di Brindisi, di Torchiarolo e dei paesi attorno sia da monito e da stimolo a quanti per rassegnazione, stanchezza o sfiducia pensano non ci sia più niente da fare per fermare la riconversione a carbone della centrale di Torre Valdaliga Nord di Civitavecchia o altri mostri simili.
Ancora di più oggi ne siamo convinti: la nostra è una battaglia di legittima difesa; non vi e non ci daremo tregua finché non riusciremo a scongiurare questa ipoteca sul futuro dei nostri figli e del nostro territorio. Vogliamo infine ringraziare gli abitanti di Torchiarolo e di Cerano, ed in particolare Giovanni Liaci, senza i quali ogni cosa non sarebbe stata la stessa, nemmeno la forza che abbiamo riportato a casa.

Movimento No Coke Alto LazioConsiderazioni di Uniti per la Salute

26 novembre 2005

2008/11/26AMBIENTE: CARBONE O NUCLEARE COSA CI FARA’PIU’ MALE?


Tratto da Lavoro e Salute
AMBIENTE: CARBONE O NUCLEARE COSA CI FARA’PIU’ MALE?

La storia recente ci ricorda come l'atteggiamento del nostro Legislatore sia quello di non occuparsi in modo preventivo dei rischi connessi al rapporto uomo-ambiente (e non solo) prima che degli eventi dannosi non si siano già verificati. Pensiamo ad esempio all'istituzione del nostro primo Ministero dell'Ambiente (con portafoglio) avvenuta in seguito al disastroso evento di Chernobyl o al primo Testo Unico della sicurezza sul lavoro approvato dopo il rogo della Thyssenkrupp.

Se poi l'ambito d'intervento preventivo è la riduzione delle emissioni di anidride carbonica, il binomio danno - intervento legislativo - è destinato a modificarsi. Perché, per taluni governi, il danno (quello vero) sarebbe solo conseguenza di previsioni pessimistiche, e l'incisività degli interventi dovrebbe quindi essere opportunamente diluita ed edulcorata in nome di un sistema economico che mai come adesso ci mostra le proprie debolezze.

La paura di gravi ricadute sul sistema industriale italiano ha ispirato il nostro attuale Governo (tramite il Ministro per le Politiche Europee Andrea Ronchi) a contestare il piano 20-20-20 dell'Unione Europea (abbattimento del 20% delle emissioni di gas-serra entro il 2020; riduzione del 20% dei consumi energetici ed incremento del 20% dell'utilizzo di energia da fonti rinnovabili).

Non solo. Il Ministro Scajola, nella relazione presentata il 19 novembre 2008 al CNEL, ha ravvisato che "[…] in questo contesto, l'Italia si trova in una situazione più difficile di altri Paesi europei a causa di tre fattori:

- l'elevata dipendenza dalle importazioni di energia, oggi pari all'85% e destinate a raggiungere il 95% nel 2020 se non saranno adottate misure correttive;

- la maggiore incidenza del trasporto su strada, frutto delle annose carenze infrastrutturali del nostro Paese;

- gli squilibri del mix di generazione elettrica, caratterizzato dall'impiego prevalente del gas naturale, dalla totale assenza del nucleare, dal modesto ricorso al carbone e da una quota di rinnovabili in flessione. Negli altri Paesi europei il mix è radicalmente diverso: carbone, nucleare e rinnovabili costituiscono le fonti prevalenti di generazione, con evidenti vantaggi in termini di sicurezza degli approvvigionamenti, indipendenza dall'estero, tutela dell'ambiente, costi dell'elettricità, con prezzi inferiori del 30% rispetto ai nostri.[…]"

Ecco. Cosa effettivamente intenda dire quando parla di tutela dell'ambiente in riferimento a fonti di approvvigionamento energetico come il carbone ed il nucleare rimane un mistero. Tralasciando per il momento le criticità legate all'uso dell'atomo, pensando al carbone, non possiamo assolutamente ritenere che si tratti di un combustibile pulito. Possiamo dire che è economico, che non si presta a cartelli di fornitura, ma non di certo che sia un elemento di maggior tutela dell'ambiente.

Bruciando carbone, a parità di unità di energia prodotta, si ha un rilascio in atmosfera quattro volte più elevato di anidride carbonica rispetto all'uso del metano. Tale super-produzione di CO2 viene emessa integralmente in atmosfera, senza possibilità (allo stato di sviluppo tecnologico attuale) di poter essere “sequestrata” dai fumi. Per la mitigazione dell'impatto ambientale del carbone, occorre anche adottare idonee tecnologie per il trasporto, lo scarico, lo stoccaggio e la relativa movimentazione. Per questo, al momento, il metano (rispetto agli altri combustibili di origine fossile) viene definito "pulito".

Indubbiamente il gas sta divenendo critico per quanto attiene gli approvvigionamenti ed il crescente costo (che a quanto pare per l'Italia è il più elevato), ma necessita comunque di minori spese nel trattamento degli effluenti gassosi e soprattutto, in un paese dove le rinnovabili non riescono a decollare, comporta una minor produzione di CO2.
Si pensi, ad esempio, che un gran numero di fonderie ha convertito i propri vecchi forni fusori “a cubilotto” nella quale si bruciava coke, con forni elettrici, di minor versatilità produttiva ma con esternalità ambientali di ordini di grandezza inferiori, dimostrando comunque come sia possibile rinunciare ai benefici economici del combustibile solido.
Nel frattempo, il gruppo Enel che gestisce trentadue centrali termoelettriche, tramite l'intervento al 2° Meeting Europeo IPPC di Torino del proprio Responsabile Grandi Progetti Infrastrutturali Ing. Fano, ha più volte richiamato l'attenzione sulle difficoltà incontrate nel fare piani di miglioramento ambientale e nel capire quali fossero gli obiettivi principali (riduzione delle emissioni in aria, in acqua) del Ministero dell'Ambiente, durante (fra l’altro) le fasi di progettazione ed autorizzazione della riconversione di centrali ad olio combustibile in centrali a carbone.

Quindi da un lato il Ministro Scajola ritiene l'uso del carbone una tecnologia idonea alla tutela dell'ambiente, dall'altro il Ministero dell'Ambiente parrebbe latitare anche nei confronti del principale gruppo energetico italiano, non addivenendo ad una pianificazione globale delle prestazioni ambientali dei grandi impianti di combustione. Bisogna infatti ricordare che la mancanza di “indirizzi globali” (e non solo, anche delle Linee Guida italiane in tema di Autorizzazione Integrata Ambientale) impedisce in concreto una corretta pianificazione a livello nazionale delle politiche da attuare per la scelta delle fonti energetiche e delle migliori tecnologie disponibili per il trattamento di eventuali emissioni.

Continua l'lng. Fano richiamando la mancanza di protagonismo dell’Italia nel contesto Europeo, in quanto il sistema termoelettrico italiano, già dal 1990 e fino al 2002, avrebbe portato avanti un piano di trasformazione delle centrali con aumento di efficienza e riduzione delle emissioni di anidride solforosa ed ossidi di azoto superiori a qualsiasi altro paese europeo.

Il timore per il futuro, secondo Fano, sarebbe proprio quello di andare a pagare un elevato tributo economico, se si tiene conto che la nostra energia elettrica costerebbe dal 38 al 45% in più rispetto agli altri paesi UE, in quanto in sede europea non sarebbero stati riconosciuti gli sforzi già fatti dall'apparato industriale italiano.

Il nostro sistema industriale (ed energetico) quindi, dopo essere divenuto leader nella produzione delle turbine a gas ad alto rendimento (ed essersi dotato di un discreto numero di impianti a ciclo combinato a gas) ora ritiene di aver “guadagnato” dagli anni '80 ad oggi un diritto a ri-emettere tutta la CO2 che avrebbe risparmiato all'atmosfera nel corso degli ultimi 25 anni. Una sorta di acquisizione di “quote di peggioramento”
che, secondo il nostro Governo, dovrebbero scandalosamente consentirci di continuare ad inquinare come prima (perché prima saremmo stati troppo bravi ma abbiamo speso troppo) intervenendo proprio sulla modifica di alcuni dei parametri sostanziali di computo degli obiettivi energetici stabiliti nelle Direttive Europee del 20-20-20 .

In realtà, la volontà potrebbe essere quella di continuare a risparmiare grazie all'uso di combustibili meno costosi (carbone) al fine di reinvestire, non tanto sulle rinnovabili, quanto per il finanziamento del nucleare, che potrebbe arrivare (se malauguratamente dovesse ripartire il piano) entro il 2022.

Solo la Gabanelli ci ha ricordato che la nostra bolletta energetica è fra le più care in Europa anche grazie alle onerose spese per il mantenimento della nostra “eredità radioattiva” nazionale.

Michele Diciolla

Redazione Lavoro e Salute

25 novembre 2005

2008/11/25 "No alla mega centrale a carbone: tutti d’accordo"

Tratto da "IlSecoloXIX"

No alla mega centrale a carbone: tutti d’accordo

25 novembre 2008| Antonella Granero
Giovanni Vaccaro

Quaranta Associazioni e molti cittadini comuni con gli amministratori comunali. E l’assessore regionale Franco Zunino che ribadisce il no regionale e dei comuni di Vado, Quiliano e dell’area adiacente alla centrale elettrica di Vado, all’ampliamento dell’impianto con un nuovo gruppo e il potenziamento complessivo della produttiva energetica della struttura vadese. Una decisione - è stato detto - calata sulla testa delle realtà locali come più di trent’anni fa avvenne con la scelta di localizzare, da parte del governo, a filo di costa, la centrale oggi Tirreno Power, di Vado Ligure. Ipercritici gli ambientalisti che ricordano una certa lentezza e non efficace battaglia politica dlele istituzioni, ma alla fine l’appello del sindaco di Quiliano Isetta, formulato giornifa, è stato raccolto. Ci sarà una manifestazione pubblica e ci saranno le iniziative di “movimento” e quelle istituzionali, tutti insieme comunque nel fronte del no all’ampliamento così come è stato deciso senza consultare gli enti locali e procedere ad una valutazione attenta dell’ impatto ambientale.

POLITICI E ISTITUZIONI, VADO E QUILIANO LI CHIAMA IN CAMPO

La Regione si appresta a dare battaglia sull’ampliamento a carbone della centrale elettrica Tirreno Power. La giunta presieduta da Claudio Burlando - riunita per discutere del tema - avrebbe infatti riscontrato «profili di illeggittimità» nell’assenso della commissione di “Via” nazionale al progetto di Tirreno Power. «Su questa linea ci siamo trovati tutti concordi - spiega l’assessore regionale all’ambiente Franco Zunino - e abbiamo affidato agli uffici legali lo studio della pratica». Per la fine della settimana, o all’inizio della prossima, il presidente Burlando convocherà a Genova i rappresentanti degli enti locali interessati e i parlamentari savonesi Franco Orsi, Massimo Zunino e Guido Bonino. Intanto, associazioni ambientaliste, istituzioni locali, sindacati e partiti (riuniti ieri sera a Valleggia) hanno deciso un pacchetto di iniziative che sfocerà, con ogni probabilità, in una manifestazione pubblica di protesta il prossimo 13 dicembre.Tutto ruota - in attesa della firma sul decreto da parte del ministro Stefania Prestigiacomo - sulla esclusione della Regione dalla votazione finale da parte della commissione di “Via”, a Roma: «Ribadisco che non siamo stati invitati - puntualizza l’assessore Zunino anche a proposito delle voce secondo le quali, in realtà, la Regione sarebbe stata invitata ma non avrebbe partecipato - Abbiamo mancato, questo sì, la terza presentazione del progetto, reiterato varie volte a causa della progressiva sostituzione, da parte del governo, dei membri della commissione di “Via”. Ci sembrava una presenza del tutto inutile. Ma alla seduta che conta, quella sulla votazione finale della pratica, non siamo stati invitati».Poi Zunino entra nel merito della presunta illeggittimità: «Sinceramente, eravamo convinti che la presenza della Regione alla scelta finale della commissione di “Via” fosse una prassi consolidata di buon senso e cortesia istituzionale. In realtà abbiamo scoperto che le cose non stanno così». Spiega l’assessore: «In realtà, un decreto emanato nel 2007 dall’allora ministro Pecoraro Scanio, prevede l’obbligatorietà della presenza della Regione durante la seduta finale». Aggiunge. «Un obbligo che non è stato ottemperato e che, ad avviso di tutta la giunta, potrebbe profilarsi come una palese illeggitimità. Questo a prescindere dal decreto, che valuteremo quando arriverà». La Regione vuole infatti sapere come la commissione di “Via” abbia superato le obiezioni di merito: «Il ministro Scajola ha già detto che sul tema dell’energia è intenzione del governo avocare a sè le decisioni. Ma allo stato attuale della normativa questo non è possibile. Tutta la giunta, presidente compreso, è molto decisa nell’andare a fondo, sia sul metodo, sia nel merito». Conclude Zunino: «La Regione non solo ha ripreso le avversità dei due Comuni di Vado e Quiliano e della Provincia, facendole proprie, ma ha anche sottolineato una serie di questioni che contrastano con la pianificazione regionale e, allo stato delle norme, non possono essere superate: il progetto contrasta infatti con il Piano energetico, con il Piano di risanamento della qualità dell’aria».Intanto il “Moda” si scaglia contro gli enti locali e la stessa Regione, accusandoli di essere «complici nei fatti con Tirreno Power per l’ampliamento a carbone della centrale di Vado, mentre a parole ne contestano il progetto». Secondo Virginio Fadda e Agostino Torcello, infatti, gli enti locali non avrebbero accolto, già nel 2007, l’invito dello stesso Moda a «respingere sin da subito il progetto basato sull’Autorizzazione unica ministeriale». Non avrebbero cioè contestato la procedura scelta che «li esautora», rendendo il loro parere solo «consultivo». Attacca il Moda: «Oggi gli enti locali possono tranquillamente inscenare la farsa di strenui oppositori dell’ampliamento a carbone, ben sapendo che la decisione sarà presa dal Ministero senza alcuna possibilità di bloccare il progetto».

"I medici per l´ambiente scrivono a Berlusconi per difendere il pacchetto clima-energia dell´Ue"



Tratto da greenreport
I medici per l´ambiente scrivono a Berlusconi per difendere il pacchetto clima-energia dell´Ue

LIVORNO. Domani è la giornata internazionale dei medici per l´ambiente e l’associazione che ha sede in Italia ha scritto una lettera parte al presidente del consiglio dei ministri per sollecitare un diverso atteggiamento del governo italiano nei confronti del pacchetto clima energia dell’Unione europea.
Nella lunga lettera, argomentata con dati e riferimenti di organismi scientifici internazionali, si ritiene che «sia un errore strategico non aderire alle proposte presenti nel documento fortemente voluto dalla commissione europea sull’abbattimento delle emissioni dei gas climalteranti proprio per i rischi che si correranno non solo in campo ambientale, ma anche economico».

Nel lungo elenco che viene segnalato relativo alla possibilità di maggiore incidenza di patologie quali l’aumento della malnutrizione, del rischio di contrarre malattie infettive e respiratorie, l’aumento delle morti e degli incidenti causati da eventi estremi più intensi e più frequenti, l’aumento della frequenza delle malattie cardio-respiratorie causate dall’alta concentrazione di ozono sulla superficie terrestre, è evidente lo stretto rapporto che emerge tra effetti ambientali e incremento di patologie (alterazione dell’ecologia degli agenti infettivi diffusi dalle acque e dagli alimenti con aumento delle malattie diarroiche e di altre malattie legate al cibo e all’acqua; aumento dello strato di ozono stratosferico con aumento dei tumori delle pelle e delle cateratte) e come tutto questo sia strettamente correlato ad un aumento vertiginoso dei costi per la collettività.

«Il dato che per ogni euro investito nella lotta all’inquinamento ambientale si potrebbero risparmiare in Italia sei euro di spesa sanitaria e quattro euro di spese previdenziali merita una seria riflessione» scrivono nella lettera i Medici per l’ambiente e proseguono: «Oggi più che mai siamo convinti che sia l’”insieme ecologico” a dover indirizzare le scelte future in campo soprattutto economico-industriale. Considerare l’economia come un “sotto-insieme” dell’ecologia è il primo passo da compiere per avviarsi verso un percorso virtuoso che ci potrà portare fuori dalla situazione in cui siamo precipitati per le scelte sbagliate del passato».

Per questo chiedono «che anche l’Italia aderisca al programma di riduzione delle emissioni previsto per i prossimi anni, convinti che i benefici economici, oltre che sanitari e di conservazione della biodiversità, sapranno ripagare gli sforzi delle diverse realtà imprenditoriali».
I medici per l’ambiente segnalano anche la necessità di una redistribuzione di oneri quando dicono che «non sia possibile continuare a far pagare in termini di riduzione dell’aspettativa di vita (quantificabile ad esempio in meno 30 mesi nel bacino Padano, il più inquinato d’Europa) e di qualità di vita soltanto ai semplici cittadini senza che ci sia un minimo impegno da parte delle realtà industriali per risolvere questo problema».

Per questo ritengono che «dichiarare l’impossibilità di adesione al progetto europeo con la motivazione di un impegno economico troppo gravoso per le industrie è a nostro giudizio una giustificazione prima di tutto antidemocratica oltre che, come abbiamo dimostrato, antieconomica e contro lo sviluppo di un diverso modo, più sostenibile, di pensare l’impresa».

Infine sostengono che «la sfida per invertire la progressione del danno ambientale debba partire proprio dall’Italia» territorio che, come evidenziato dal rapporto “Impacts of Europe’s changing climate” (http://reports.eea.europa.eu/eea_report_2008_4/en/ ) è quello risultato più vulnerabile agli effetti dei cambiamenti climatici

20 novembre 2005

"Questa lotta al carbone la dedichiamo ai nostri figli. No Al Carbone nè a Civitavecchia nè altrove"



Tratto da NO COKE
Questa lotta al carbone la dedichiamo ai nostri figli. No Al Carbone nè a Civitavecchia nè altrove

Inviamo un nostro messaggio, per dare forza a tutti coloro che quotidianamente lottano per l’ambiente.

Carissimi amici
inizia da qui per noi un percorso da fare insieme, all’insegna del mutuo aiuto, per sconfiggere quei poteri forti a cui interessano soltanto gli introiti economici e mai la salute pubblica o lo sviluppo reale di un territorio. Ci vogliono ignoranti e supini, pronti a subire senza alzare la testa. Il movimento "NO COKE" somiglia ad una scossa di terremoto che sta gradualmente spazzando via l'omertà e l'ignoranza della gente in materia di politica energetica.
Ignoranza ed omertà sono i pilastri su cui poggiano i poteri forti e
le consorterie che da essi derivano.
Grazie alla rete, ora la gente ha modo di accedere all'informazione libera e di mettersi in contatto con chiunque voglia condividere delle battaglie combattute sulla base di principi e valori e a tutela dell'interesse collettivo: abbiamo quindi il partito della gente contro il partito degli interessi di lobby.
Ed è appunto la fiducia e la speranza che tutti noi riponiamo nel Movimento, che ci dà adito ad andare avanti impegnandoci fino in fondo nella nostra sacrosanta battaglia.
Abbiamo la fortuna di vivere in un'epoca in cui i potentati economici cominciano a sentir vacillare la propria onnipotenza e la sicurezza dell'eterna impunità: in questo Paese la gente sta maturando un certo "senso del diritto", si sta prendendo coscienza, in maniera pregnante e concreta, del fatto che - come recita la Costituzione - "la sovranità appartiene al popolo".
Vogliamo raccontare l’esperienza di uno dei tanti comitati spontanei di cittadini che combattono contro l’utilizzo del carbone,in un comprensorio intorno al polo energetico di Civitavecchia e Montalto di Castro che vive di turismo e di agricoltura.
Credendo fermamente di dare a voi il coraggio e la forza di combattere.
In un momento in cui tutti credevano che fosse troppo tardi per impedire la riconversione a carbone di TVN a Civitavecchia,abbiamo alzato la testa ed è bastato dire:
“Non possiamo più rimanere a guardare” e da un’idea di due persone si è passati alla concretizzazione di un movimento di massa, che si è arricchito di altre persone indispensabili oggi per il movimento, tutti apportano con la loro creatività e attivismo qualcosa. Da lì una prima manifestazione in città, abbiamo chiamato a rapporto tutti i politici di tutti gli schieramenti, tutti dal palco hanno con veemenza detto NO No e poi No al carbone …ma di fatto nulla è cambiato. Abbiamo fatto votare per ben tre volte il consiglio comunale contro il carbone, contro le compensazioni di Enel. Abbiamo occupato la Strada Statale Aurelia per quasi tre giorni, inutile dire come molti giornali abbiano censurato o minimizzato la notizia, sulla strada c’era addirittura un cartello che diceva ‘lavori in corso’ invece era febbraio e sulla strada c’eravamo noi con le tende e tanta determinazione. Anni di manifestazioni non hanno però portato a gran ché. Allora abbiamo cambiato tattica: azioni incisive basate sulla documentazione, da presentare ai Ministeri, azioni eclatanti pacifiche: vedi sciopero della fame ad oltranza e occupazione della sala comunale per circa tre mesi, poi lo sciopero si è diffuso a macchia d’olio in tutto il comprensorio e molte città hanno seguito l’esempio che ha suscitato l’interesse dei media ma un grazie particolare va sicuramente a Beppe Grillo il nostro promoter a livello mediatico che ci ha accolti sul palco a Roma per tre serate consecutive a raccontare il nostro dramma e poi è venuto da noi ad incoraggiarci (vedi annozero di Santoro, vita in diretta e tanti altri programmi televisivi e radiofonici). A seguire c’è stata la marcia dei 100 km a piedi verso Roma con tappa finale davanti al ministero di Bersani. Abbiamo dato il via al tavolo della salute e non sono stati i politici a farlo ma 50 donne vestite di nero, a lutto, che hanno steso davanti al ministero della salute di Livia Turco decine di bambolotti nudi ed esanimi, purtroppo non una pura metafora ma una realtà nei territori vessati e piegati alla logica e alla sudditanza energetica. Livia Turco ci ha ricevuti e così è iniziato il tavolo sulla salute. Abbiamo organizzato manifestazioni di piazza con le scuole facendo costruire ai ragazzi girandole e specchi simbolo dell’unica energia che vuole oggi questo territorio vessato da settanta anni dalla logica energetica. C’è persino chi si è messo sul cornicione di un teatro per dire ancora una volta basta al carbone all’olio combustibile alla logica ‘tanti soldi a pochi e danno per tutti’. Nei mesi di occupazione del comune di Tarquinia abbiamo ricevuto la visita di tanti comitati provenienti da tutta Italia: è incredibile come tanta gente si stia movendo non sentendosi più rappresentata dai politici. La politica deve ritrovare una vicinanza con la gente altrimenti non ha senso di esistere. Noi come voi viviamo di agricoltura e di turismo se ci si lede questo diritto oltre a quello della salute che cosa ci rimane…si parla sempre di duecento o trecento posti di lavoro dentro le centrali e si dimentica che qui migliaia di persone perdono i loro introiti…e…la loro salute vergogna!!!! E vergogna soprattutto per quei politici che vivono su queste terre e che non fanno nulla per salvaguardarle. Si vuole esportare al centro sud una politica di disastro ambientale, il sud non può essere industriale, non può essere la brutta copia del Nord il nostro futuro, quello che nessun cinese o giapponese ci può copiare è l’ambiente e l’archeologia, la cultura, distrutto questo ragazzi non ci rimane che piangere!!! Prima di arrivare a ciò però chi vuole la distruzione di queste terre dovrà lottare, perché noi non demordiamo anche se spesso ci sentiamo stanchi , esausti , poi c’è sempre qualcuno che sa ancora alzare la testa e ridà coraggio a tutti. Ragazzi, voi tutti che siete qui oggi non lasciatevi abbattere, non vi lasciate annientare dalla logica del ’tanto non si può fare nulla’ , logica in cui sguazzano le lobby e chi vuole guadagnare sulla nostra pelle.

Il cammino è ancora lungo e tortuoso: tuttavia le avvisaglie del
cambiamento ci sono e lasciano ben sperare per il futuro.

Il 16 giugno scorso, a Gualdo Cattaneo è nato il
Coordinamento Nazionale dei Comitati per l'Energia Pulita (CoNEP).
Il primo atto politico del Coordinamento dovrà essere la promozione di un referendum popolare sull'abolizione dell'uso di carbone, pet coke e cdr come fonti energetiche.

Per ora il Coordinamento è solo un progetto comune condiviso da molti Comitati ecologisti, ma quanto prima si dovrà provvedere a strutturarlo con una rappresentanza nazionale e varie rappresentanze locali.

Questa lotta al carbone la dedichiamo ai nostri figli

Con l'auspicio di incontrarVi personalmente quanto prima, Vi
abbracciamo tutti fraternamente.

Comitato NO COKE Alto Lazio
Coordinamento dei medici del comprensorio di Civitavecchia
Comitato per il NO AL CARBONE di Porto Tolle (RO)
Comitato per l'Ambiente di Gualdo Cattaneo (PG)
Comitato per Scarpino (SV)

Comunicato Stampa del Dottor Paolo Franceschi :"Vergogna"


Comunicato Stampa del Dottor Paolo Franceschi
Quando la spudoratezza non ha limiti.

Gli amministratori di Vado, Quiliano e Regione, con il loro comportamento assai discutibile, hanno preparato il terreno affinchè si potesse realizzare l’ autorizzazione all’ ampliamento della centrale a carbone di Vado Ligure.
Mi stupisce assai che gli stessi, oggi, preannuncino una strenua opposizione ad un progetto che hanno favorito in ogni maniera, anzi direi che provo vergogna per loro; ma so anche che questa vergogna domani si sarà già tramutata in rabbia.
Hanno dimostrato ancora una volta che il denaro domina il mondo, lo rende schiavo, sottomette alle sue leggi la salute ed il benessere delle popolazioni, il futuro dei bambini, il diritto di vivere in un mondo dove l’ aria sia respirabile, per gli affari e i guadagni, enormi, di pochi.
Le osservazioni contrarie presentate dai Comuni di Vado e Quiliano erano molto deboli, di facciata, quelle della Regione sembravano un vademecum su come ottenere un parere favorevole riproponendo il progetto presentato purchè si apportassero piccole variazioni del tutto insignificanti, premettendo che si concordava sostanzialmente con il progetto dal punto di vista dei dati riportati di sostenibilità ambientale e sanitaria.
Io ho più volte sostenuto pubblicamente che il progetto in questione nascondeva falsità macroscopiche e pericolosissime, che sarebbe stato facile smascherare con un azione più decisa, ma rimasi inascoltato dalle istituzioni, spesso con l’ obiettivo di mettere in dubbio la correttezza dei miei studi e dei dati che dimostravo, come avvenne a Valleggia in occasione di un incontro con la popolazione, in cui un assessore regionale disse di non concordare proprio su quei dati che costituiscono il tallone d’ Achille del progetto oggi approvato, mentre questo signore avrebbe fatto meglio ad ascoltare, approfondire, cercare di capire e farne tesoro.
La giunta comunale di Quiliano, alla mia consulenza, che smascherava le debolezze del progetto, rendendolo veramente impresentabile agli occhi di qualunque commissione tecnica, preferì una consulenza di tre paginette che tacevano i problemi di fondo. (Chi fosse interessato può rifarsi alla mia consulenza che fu fatta propria dal Sindaco Marengo del Comune di Spotorno, purtroppo estraneo per competenza territoriale ad esprimere giudizi di rilevanza politico-amministrativa ma unico ad avere il coraggio di rivolgersi ad un tecnico indipendente).
Infine gli studi di IST Genova e ARPAL realizzati dalla amministrazione regionale hanno contribuito a diffondere una falsa sensazione di tranquillità sulle condizioni sanitarie ed ambientali della nostra provincia, pretendendo di dimostrare fatti che per la loro natura quegli studi non potevano assolutamente fare.
Una opposizione così morbida al progetto di ampliamento di fatto equivaleva ad un consenso, e oggi, con sommo dispiacere, ne vediamo i risultati.

Vergogna!

Dottor Paolo Franceschi
Medico Chirurgo
Specialista Pneumologo, Savona

18 novembre 2005

inceneritori e carbone


Riceviamo dal Consigliere IV Circoscrizione del Comune di Savona Renzo Briano e pubblichiamo
SALUTE PUBBLICA a FORTE RISCHIO
NEI PROGRAMMI DEL CENTRO DESTRA
INCENERITORI e CENTRALI a CARBONE

Presso la sala del Consiglio provinciale di Savona, in data 14.11.08, si è svolto un incontro con i cittadini organizzato da coloro che si prestano ad essere i prossimi nostri amministratori, ovvero del centro destra.

Il programma elettorale presentato, per quanto concerne le problematiche ambientali che, rispecchia punto per punto il programma del loro movimento politico nazionale, a mio parere e non solo, sarà talmente dannoso e dirompente, se realizzato, necessiterà di oltre due generazioni per porvi rimedi e, forse, non sarà nemmeno sufficiente; infatti, appare evidente che alcuni dei relatori hanno affrontato con palese superficialità, importanti temi ambientali, infatti:

1)Non possono non sapere che, l’Europa ci impone di non utilizzare la definizione “termovalorizzatori” ma di chiamarli con il loro vero nome, ovvero inceneritori: tale definizione viene utilizzata in maniera errata solo da alcuni di noi Italiani, specialmente da quelli impegnati in politica, proprio per poter fuorviantemente utilizzare e/o sottrarre quel 7% che tutti noi paghiamo nelle bollette dell’energia elettrica e che dovrebbe essere utilizzato per le sole energie rinnovabili, volendo far credere che l’incenerimento equivale ad energia alternativa, sono state sottratte, per la costruzione di inceneritori, enormi somme che avrebbero dovuto essere investite nelle vere fonti di energetiche rinnovabili.

2)Non possono non sapere che l’inceneritore non può essere definito “Un piccolo termovarizzatore”, come sostenuto da valenti relatori, in quanto, deve funzionare 365 gg. all’anno e senza interruzione alcuna, mai scendere sotto i 1200 gradi, contrariamente vari tipi di diossine uscirebbero dalle ciminiere in grande quantità, quindi, forse, non sarebbero sufficienti tutti i rifiuti delle intere due province di Savona ed Imperia per far funzionare un inceneritore dell’ultima generazione. Come è noto, siccome la parte putrescibile e/o biodegradabile non ha il potere calorico necessario per la combustione, diventa indispensabile bruciare anche la plastica, con le ovvie e note conseguenze. Appare evidente che, con questi scenari, ogni iniziativa intrapresa sul nostro territorio finalizzata ad una raccolta differenziata importante e seria, come l’Europa impone, con la filiera certa del riciclo è destinata al fallimento;


3)Non possono non sapere che l’incenerimento è il sistema più caro in assoluto per smaltire i rifiuti, che tutto ciò che vi entra ne esce al 30% sotto forma di cenere solubile-pesante, contenente metalli pesanti e diossine, rifiuti talmente pericolosi e tossici che non possono fare a meno delle discariche speciali e che debbono essere trasportati con particolari cautele, persino con i treni e blindati.

4)Non possono non sapere che la vicina Francia, recentemente, ha avviato una inchiesta finalizzata alla verifica del nesso-causale tra patologie e decessi da incenerimento rifiuti, ove evitare ulteriore spreco di privato e pubblico denaro si profilerebbe utile e necessario informare adeguatamente l’Autorità Giudiziaria di ogni Comune d’Italia, laddove vi è ubicato un inceneritore “termovalorizzatore”, al fine di fare avviare bilateralmente analoga inchiesta;


5)Non possono non sapere che il tanto decantato inceneritore di “Montecarlo” sarebbe prossimo alla chiusura, che la società che lo gestisce e che sponsorizza gli Istituti contro il cancro di Veronesi avrebbe già comunicato al Comune di Ventimiglia che da fine dicembre non potrà più smaltire i propri RSU presso tale inceneritore e che tale società avrebbe già preso contatti con alcuni nostri politici per poter gestire il nuovo inceneritore che dovrebbe essere ubicato sul nostro territorio e nel ponente.

6)Non possono non sapere che l’Europa impone una differenziata importante, e che entro il 2007 avremmo dovuto arrivare al 40%, nel 2009 al 60% nel 2011 e al 65% nel 2012; pene multe salate alle Amministrazioni che non ottemperano agli obbiettivi imposti, ovvero tasse in più per i cittadini;


7)Non possono non sapere che nel nord d’Italia vi sono aziende che, senza fruire di fondi pubblici, utilizzano quantità enormi di rifiuti differenziati al 70 e 90% per riciclarli e trasformandoli in oggetti di uso comune, tali aziende hanno trasformato il rifiuto in una risorsa e non in una spesa; incredibilmente, data la bassa percentuale di differenziata che in Italia viene effettuata e volutamente per colpa di cattive amministrazioni, sono costretti ad importare dalla Germania i rifiuti differenziati!!

8)Non possono non sapere che l’Italia ha sottoscritto il trattato internazionale di Kyoto nel 2005, deve ridurre le emissioni di gas inquinanti del 6,5%, rispetto ai livelli del 1990, pena multe salatissime, un eventuale sforamento dei limiti nel 2012 si paga con una sanzione di 100 euro a t., quindi con gli attuali sforamenti è stata calcolata una somma equivalente a 500 milioni di euro per il periodo 2008 – 2012, che infine, pagheranno i soliti Italiani!. Pertanto non si riesce a comprendere per quale motivo continuano a proporre inceneritori e centrali a carbone sul nostro territorio!

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9)Non possono non sapere che ricercatori i più pessimisti sostengono che nel 2012 il petrolio sarà finito, i più ottimisti nel 2030; visto e considerato che la plastica la si fa in maggioranza con il petrolio, dove andranno i nostri figli a reperirla?. Nei paesi del nord Europa che da 50 anni fanno una seria differenziata ed a quale costo, visto che i loro padri, ovvero noi, la stiamo bruciando con i temibili “termovalorizzatori”, liberando nell’aria nano particelle e polveri sottili che, data la loro dimensione, Pm 10, Pm 2,5 e Pm 1,5 influiscono sul parallelismo tra cancerogenesi e mutagenesi, come documentato e sostenuto da valenti ricercatori, scienziati la cui professionalità è certamente indiscussa.

10)Non possono non sapere che più ricercatori tipo: Prof. Stefano Montanari (Un. Padova- esperto nano diagnostica e nano particelle); D.ssa Patrizia GENTILINI (onco-ematologa); Prof. Federico VALERIO dell’IST; Prof-. Valerio GENNARO dell’IST; Dott. Giovanni GHIRGA- Dott. Paolo FRANCESCHI (pneumologo e responsabile ISD), Prof. Gianni TAMINO; Prof. Claudio PAGLIARA; Prof. Virginio FADDA (biologo) e Dott. Agostino TORCELLO (pneumologo); Prof. Lorenzo TOMATIS; documentano i gravi rischi che comportano inceneritori e centrali a carbone; pertanto, per il semplice principio di precauzionalità, sarebbe motivo più che sufficiente a non permettere la realizzazione dei tanto temibili inceneritori sul nostro territorio.

Il rispetto per la vita e per l’ambiente non può e non deve far parte di un mero gioco di interessi politici ed economici, piccoli o grandi che siano, deve invece far parte dei valori primari ed inalienabili di ogni popolo civile, la ricerca e l’applicazione di fonti rinnovabili è un atto dovuto, preteso non solo da noi, ma dalla società del diritto e della trasparenza ed è, certamente, un atto dovuto nei riguardi dei nostri figli e di quelli che verranno.


Il Consigliere IV Circoscrizione del Comune di Savona – Capo Gruppo Misto
Presidente Comitato in Difesa Ambiente di Legino e Zinola
Renzo Briano

Savona, li 17.11.2008

17 novembre 2005

Studio: Non c'è relazione tra i decessi e gli insediamenti industriali

Tratto da Il Tempo.it Lazio nord
Studio Non c'è relazione tra i decessi e gli insediamenti industriali
Mortalità nella media nazionale

È stato presentato a Roma, alla presenza del presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Enrico Garaci, e del commissario straordinario dell'Ispesl, Antonio Moccaldi, il rapporto: «Analisi Statistica dei dati di mortalità relativi all'area di Civitavecchia».

Lo studio, di oltre 200 pagine, è stato redatto da Ferdinando Di Orio, Rettore dell'università dell'Aquila, da Sergio Tiberti, direttore del Centro di Epidemiologia e programmazione Socio Sanitaria, dell'università dell'Aquila e da Sergio Iavicoli, direttore del Dipartimento di Medicina del Lavoro dell'Ispels.
Le aree prese esaminate nel rapporto sono caratterizzate da una forte presenza industriale e in particolare dalle centrali elettriche dell'Enel, di Tirreno Power e del Porto. Lo studio parte dall'analisi dei dati Istat di mortalità relativi al periodo 1981-2001 (gli ultimi disponibili) ed analizza le possibili relazioni causa-effetto tra la mortalità in tali aree e la presenza di insediamenti industriali.
Il territorio preso in esame ha il suo centro a Civitavecchia. Prevede analisi, misurazioni, rilevamenti e statistiche riferite ad un raggio di 50 chilometri e prende in considerazione una popolazione di circa 325.000 abitanti. Secondo lo studio, «non è possibile stabilire alcuna relazione tra la presenza di grandi attività industriali localizzate e lo stato di salute della popolazione» perché risulta che «la mortalità generale a Civitavecchia è sostanzialmente nella media (con qualche tendenza non significativa all'eccesso per i maschi) sia nella presente analisi che sulla base dei dati registrati dall' Atlante Regionale».
Considerando poi il rischio epidemiologico connesso alla presenza delle centrali termoelettriche (Enel e Tirreno Power) si sostiene che «non esiste sufficiente forza epidemiologica per attribuire alle centrali di Civitavecchia un ruolo di fattore di rischio».

13 novembre 2005

DOCUMENTO IST "OSSERVAZIONI ALLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE PER IL PROGETTO DI COSTRUZIONE ED ESERCIZIO DI UNA NUOVA UNITA' DI TAGLIA 460 MW"

Documento Completo dell'Ist

OSSERVAZIONI ALLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE PER IL PROGETTO DI COSTRUZIONE ED ESERCIZIO DI UNA NUOVA UNITA' DI TAGLIA 460 MW ALIMENTATA A CARBONE PRESENTATA DALLA TIRRENO POWER




02 novembre 2005

Benzene - Biossido Azoto - Biossido Di Zolfo - Monossido Carbonio Pm10 -Ozono


PER QUANTO RIGUARDA VADO LIGURE ....
ECCO LE TABELLE ED IL COLLEGAMENTO AL SITO SEMPRE DI AMBIENTE IN LIGURIA
IL BENZENE
29/10/2010 00:0029/10/2010 01:005.46NoNo
29/10/2010 01:0029/10/2010 02:006.94NoNo
29/10/2010 02:0029/10/2010 03:006.86NoNo
29/10/2010 03:0029/10/2010 04:006.94NoNo
29/10/2010 04:0029/10/2010 05:007.84NoNo
29/10/2010 05:0029/10/2010 06:007.02NoNo
29/10/2010 06:0029/10/2010 07:009.31NoNo

IL BIOSSIDO DI AZOTO
29/10/2010 00:0029/10/2010 01:0031.22NoNo
29/10/2010 01:0029/10/2010 02:0031.65NoNo
29/10/2010 03:0029/10/2010 04:0033.03NoNo
29/10/2010 04:0029/10/2010 05:0034.24NoNo
29/10/2010 05:0029/10/2010 06:0037.26NoNo
29/10/2010 06:0029/10/2010 07:0051.08NoNo

IL BIOSSIDO DI ZOLFO
29/10/2010 00:0029/10/2010 01:000.7NoNo
29/10/2010 02:0029/10/2010 03:001.56NoNo
29/10/2010 03:0029/10/2010 04:000.95NoNo
29/10/2010 04:0029/10/2010 05:000.79NoNo
29/10/2010 05:0029/10/2010 06:001.12NoNo
29/10/2010 06:0029/10/2010 07:001.67NoNo

IL MONOSSIDO DI CARBONIO SI FERMA AL 1 APRILE
01/04/2010 02:0001/04/2010 03:000.12SiNo
01/04/2010 03:0001/04/2010 04:000.12SiNo
01/04/2010 04:0001/04/2010 05:000.06SiNo
01/04/2010 05:0001/04/2010 06:000.21SiNo
01/04/2010 06:0001/04/2010 07:000.26SiNo
01/04/2010 07:0001/04/2010 08:000.23SiNo

L'OZONO SI FERMA AL 1 APRILE
01/04/2010 00:0001/04/2010 01:0030.05SiSi
01/04/2010 01:0001/04/2010 02:0024.99SiSi
01/04/2010 02:0001/04/2010 03:0019.9SiSi
01/04/2010 03:0001/04/2010 04:0023.54SiSi
01/04/2010 04:0001/04/2010 05:0058.51SiSi
01/04/2010 05:0001/04/2010 06:0055.78SiSi
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01/04/2010 07:0001/04/2010 08:0057SiSi

LE PM 10
29/10/2010 00:0029/10/2010 01:0072.33NoNo
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29/10/2010 03:0029/10/2010 04:0075.69NoNo
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