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29 dicembre 2018

Energia: il WWF in campo per la decarbonizzazione

Tratto da Firstonline
Energia: anche il WWF in campo per la decarbonizzazione
La centrale di Brindisi che Enel chiude è presa a modello di un progetto di riconversione industriale . C’è attesa per il piano Energia Clima del governo. Aggiornati i dati del dossier “Carbone: voltare pagina.”
Energia: anche il WWF in campo per la decarbonizzazione
Parte dal Sud l’idea del WWF di decarbonizzazione dell’Italia. Prende a modello la chiusura della centrale Federico II di Cerano a Brindisi dell’Enel per presentare un modello di economia sostenibile per l’area pugliese e non solo. A margine di un recente incontro sulla transizione energetica è stato avviato il laboratorio di idee e progettualità “Brindisi adesso futuro”. Fino al 18 febbraio 2019, chi vorrà proporre soluzioni e progetti lo potrà fare compilando un questionario sulla pagina wwf.it/laboratoriobrindisi.
Il tema è molto sentito dall’Associazione ambientalista che con il Comitato No al Carbone ha pubblicato l’aggiornamento del dossier “Il carbone: voltare davvero pagina in Italia, in Europa e nel mondo”. Ormai , si dice, non bisogna ragionare più solo sulla data di chiusura di un impianto, ma ci si pone il problema di come rilanciare le aree che ospitano le vecchie centrali, creando nuova occupazione sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico. 
Il WWF conduce da tempo la campagna per la chiusura delle centrali a carbone, il più inquinante tra i combustibili fossili. Sono state realizzate diverse azioni mirate ed a favore di alternative economiche e occupazionali. A più riprese viene ricordato uno studio dell’Enea sulla Liguria, dove ci sono tre centrali a carbone, due delle quali chiuse. Nella transizione dal vecchio al nuovo, è ipotizzata la conversione dell’impianto con batterie per impianti fotovoltaici, interventi di efficienza energetica nel settore residenziale, elettrificazione di banchine portuali e tanto altro. Un modo per creare più di 4.500 posti di lavoro abbattendo della metà le emissioni pro capite della Liguria. Condivisa questa impostazione, la centrale di Brindisi potrebbe diventare un modello internazionale di giusta transizione.
L’obiettivo italiano è di chiudere i siti al massimo entro il 2025. Verso questo traguardo si organizzano eventi e incontri per facilitare il phase-out, coinvolgendo quanto più possibile i cittadini e tutti i portatori di interesse. Una transizione giusta, ancorché circoscritta, guarda anche a sistemi di green economy locali a vantaggio dell’ambiente, della salute e dei lavoratori da guadagnare ad altri modelli di business energetici. Gli ambiti territoriali delle centrali diventano ambiti di sperimentazione accettati dalle popolazioni e dalle istituzioni. Lo scorso anno la SEN (Strategia Energetica Nazionale) ha dichiarato l’obiettivo politico di chiudere le centrali entro il 2025. Gli ambientalisti, come dicevano, sperano che con il Piano Energia Clima, che il Governo deve presentare a  breve,  la decisione venga rafforzata da provvedimenti concreti e da una timeline. .......
Il dossier “Il carbone: voltare davvero pagina in Italia, in Europa e nel mondo” inquadra la necessità di procedere celermente. In Europa si stima che solo gli impatti sanitari connessi alla combustione del carbone costano 62 miliari di euro all’anno. Se poi a livello mondiale si dovesse attribuire un costo sociale anche all’impatto climatico provocato dalle emissioni di carbonio, le analisi più accreditate riportate nel dossier, dicono che ogni tonnellata di CO2 costerebbe mediamente oltre 400 dollari..... Continua qui

Ecotassa e “Carbon Tax”: chi le utilizza nel mondo?

Tratto da Risparmiamocelo

Quando si parla di tasse sull'inquinamento le regole non sono uguali per tutti e molti paesi, ancora oggi, non hanno adottato alcuna misura per combattere le emissioni di CO2. Come si può evitare la catastrofe?

Risultati immagini per co2
Di questi tempi si sente sempre più parlare di tasse sulle emissioni di CO2, come l’Ecotassa e la Carbon Tax.
Diamo due brevi definizioni per capirne di più.
L’ecotassa è un tributo che grava su determinati prodotti e servizi, come le auto inquinanti o il deposito di rifiuti inquinanti. La Carbon Tax è invece una tassa applicata ai produttori che utilizzano risorse energetiche (carbone, petrolio e gas naturale) che emettono biossido di carbonio nell’atmosfera.
Come sostiene William Nordhaus, economista ambientale e vincitore del Premio Nobel per l’Economia 2018, fissare dei costi economici per le esternalità negative da inquinamento ha tre obiettivi di fondo:
  1. 1)inviare segnali ai consumatori su quali beni e servizi presentano un maggior impatto ambientale.
  2. 2) spostare l’onere per il danno delle emissioni a chi ne è responsabile e può evitarlo.
  3. 3)promuovere la ricerca e lo sviluppo per trovare alternative energetiche nuove e più sostenibili.

  4. Ma quali sono i paesi che hanno già implementato misure di questo tipo?

    Questa mappa del mondo, tratta dal sito della Banca Mondiale, mostra i paesi che hanno già introdotto (o pianificato) una “Carbon Tax” o sistemi “ETS” sul controllo e scambio delle quote di emissione.
    I Paesi in viola sono quelli in cui è prevista una Carbon Tax; quelli in verde un sistema ETS; quelli in giallo sono quelli che hanno condotto progetti pilota su una delle due iniziative.
    Stando ai dati aggiornati a Settembre 2018, sono 53 le iniziative globali che prevedono uno schema di “carbon pricing”. Nel 2018 queste misure hanno coperto soltanto il 19,8% delle emissioni annue di CO2 in tutto il mondo. Detto in altri termini, circa l’80% delle emissioni di CO2 globali non prevede alcun tipo di regolamentazione.
    Fonte: Banca Mondiale
  5. ....In sostanza, i paesi che non hanno implementato misure economiche sull’inquinamento atmosferico, oltre ad attrarre pericolosi fenomeni di delocalizzazione industriale, rischiano di rendere vani gli sforzi dei paesi che lo hanno fatto.
    Per risolvere questo dilemma, il Premio Nobel Nordhaus suggerisce di adottare un “Club Climatico Globale“. Una massa critica di paesi parteciperebbe accettando un prezzo internazionale sulle emissioni di CO2.  I paesi che si rifiutano di aderire  verrebbero puniti attraverso sanzioni commerciali. 
    Così se un paese si comporta da free-rider, i suoi prodotti esportati verrebbero penalizzati dai dazi applicati dai paesi virtuosi. .....
    Al di là dei vari tecnicismi, molti economisti e accademici si chiedono se l’idea di Nordhaus possa essere davvero realizzata e se abbia le capacità per evitare una catastrofe ambientale.

Banksy: a Port Talbot ,nel Galles,un murales sull'inquinamento atmosferico

Tratto da Terranuova.it

Banksy: a Port Talbot un murales sull'inquinamento atmosferico
Il celebre artista e writer britannico Banksy colpisce ancora e sceglie di farlo a Port Talbot, nel Galles, con un murales davvero speciale: per mezzo di uno scherzo prospettico l’autore ha creato per chi guarda una vertigine emotiva pensata per sensibilizzare sul tema dell’inquinamento atmosferico.
 29 Dicembre 2018
Il primo sguardo alla parete del garage privato che l’artista ha scelto per la sua nuova opera mostra un bambino imbacuccato con cappello e cappotto pesanti, ai suoi piedi c’è una slitta. Il bambino tiene le braccia spalancate, come per prepararsi a un abbraccio, il viso rivolto al cielo e la bocca aperta ad accogliere con la lingua i fiocchi di neve che cadono dall’alto. I suoi occhi sono sgranati per la meraviglia.
Ma basta girare l’angolo e il murale cambia completamente aspetto: sull’altra parete dell’edificio, infatti, Banksy ha dipinto un cassonetto incendiato: è da lì che si alza la colonna di fumo che fa nevicare cenere sul bambino. Quegli occhi spalancati, allora, cambiano senso e il disegno perde all’improvviso le connotazioni del gioco: ecco che non è più stupore infantile a spalancarli, ma, forse, un principio di soffocamento. Il video che riprende l’opera è apparso sulla pagina Instagram dello stesso Banksy. Dopo aver mostrato agli osservatori il bambino e il cassonetto incendiato con il sottofondo di una canzone per bambini, la telecamera si alza per un’inquadratura dell’acciaieria di Port Talbot. Sotto il video la laconica didascalia ‘Season’s greatings’, ovvero ‘Buone feste’.

Port Talbot, "medaglia d’oro" per l’inquinamento

Ma perché Banksy, noto per i suoi graffiti provocatori che ben poco lasciano al caso, ha scelto proprio Port Talbot per  il suo ultimo lavoro? Forse perché Port Talbot, cittadina del Galles che conta circa 36mila abitanti, è tra le più inquinate della Gran Bretagna. La sua storia comincia nel Novecento, quando è letteralmente sorta intorno alle acciaierie. Ad oggi la ‘Port Talbot Steelworks’ è ancora in attività.
Si tratta del colosso dell’acciaio più grande del Regno Unito e uno dei maggiori d’Europa, capace di produrre fino a 5 milioni di tonnellate di lastre di acciaio all’anno....
Ad oggi, però, le ciminiere continuano a fumare a pieno regime. Nel maggio scorso l’Organizzazione mondiale della Sanità ha indicato proprio Port Talbot come la più inquinata della Gran Bretagna: secondo l’Oms nell’aria si registrerebbero 18 microgrammi di polveri sottili per metro cubo. ....,,

Nevicata di cenere

La ragione che potrebbe aver spinto Banksy a scegliere la parete di un garage privato di Port Talbot per la sua nuova opera (oggi già meta di turisti e protetta da transenne per evitare vandalismi e tentativi di furto), potrebbe però non risiedere solo nei dati Oms. Le cronache della cittadina, infatti, registrano un fatto particolare avvenuto nel luglio scorso: dalle ciminiere dell’acciaieria ha cominciato a fuoriuscire della cenere grigia che si è depositata sulle strade, sulle case, sulle auto e sui giardini, coprendo ogni cosa con una coltre sottile, proprio come una nevicata malsana che sembrerebbe stranamente molto simile a quella che Banksy ha voluto riprodurre con il suo graffito provocatorio.Continua qui 

27 dicembre 2018

Nasce la Carta di Roma su cambiamenti climatici e salute

Tratto da .arpat.toscana.

Un appello urgente: per la salute e i cambiamenti climatici il futuro è adesso
Nasce la Carta di Roma su cambiamenti climatici e salute

Per evitare una tragica evoluzione degli effetti che i cambiamenti climatici potrebbero avere sulla specie umana, è necessario cominciare fin da ora a garantire l’equilibrio degli ecosistemi e invertire la tendenza verso un consumo sostenibile che rispetti la natura e protegga la salute.
È questo il senso di molte indicazioni specifiche contenute nella Carta di Roma, siglata alla sessione conclusiva del simposio Health and Climate Change, presso l’Istituto Superiore di Sanità, al termine di tre giorni di dibattiti e di riflessioni tra 500 ricercatori esperti su salute e cambiamenti climatici.
La carta, articolata in ventiquattro raccomandazioni relative ai tanti temi in cui i determinanti ambientali influenzano fortemente la salute, vuol essere un indirizzo trasversale a tutte le politiche ed è rivolta a tutte le parti sociali, da quelle che rappresentano il mondo industriale a quello politico fino ai singoli cittadini perché si possa garantire la qualità della vita, la salute e il benessere nel prossimo futuro.
In base alle indicazioni della “Carta”, il nostro futuro non può prescindere ormai da una tecnologia pulita che impatti il meno possibile sull’ambiente, dal risparmio dell’acqua, del cibo e del suolo e dal riutilizzare il più possibile le materie prime. La promozione dei parchi e delle aree protette sono fonte di salute e rappresentano una priorità per tutelare la salute dei bambini.
La Carta è un urgente appello ad agire e un costante richiamo all’interdipendenza tra Clima e Salute.

22 dicembre 2018

WWF, Brindisi come modello di giusta transizione:BRINDISI ADESSO FUTURO:

Tratto da Agoramagazine 

Carbone: WWF, Brindisi come modello di giusta transizione

In occasione del convegno “Centrali a Confronto” del Comitato No al Carbone e WWF Brindisi, il WWF Italia pubblica l’aggiornamento del dossier “Il carbone: voltare davvero pagina in Italia, in Europa e nel mondo” e rilancia il laboratorio di idee e progettualità “Brindisi adesso futuro”

Oggi a Brindisi, dalle 17.00 il convegno “Centrali a confronto, i casi di Brindisi, Porto Tolle, Vado Ligure”, organizzato dal comitato No al Carbone e dal WWF Brindisi, dove saranno messe a confronto le situazioni delle centrali divenute simbolo dell’uscita dal carbone. 
In concomitanza con questo incontro, il WWF Italia vuole illustrare le sue proposte verso la transizione giusta aprendo il laboratorio di idee e progettualità “Brindisi adesso futuro”e pubblica l’aggiornamento del dossier “Il carbone: voltare davvero pagina in Italia, in Europa e nel mondo”.

Il WWF conduce da anni una campagna per la chiusura delle centrali a carbone, il più inquinante tra i combustibili fossili. Nel corso di questa iniziativa, intitolata “NO al carbone, SI’ al futuro”, sono state realizzate diverse azioni mirate alla decarbonizzazione dei siti in cui si trovano impianti a carbone e lo sviluppo di alternative economiche e occupazionali -vedi qui lo studio commissionato a Enea sulla Liguria, dove sorgono tre centrali a carbone, due delle quali chiuse- oggi con un focus strategico sulla situazione di Brindisi sud, che potrebbe diventare un modello nazionale (e anche internazionale) di giusta transizione. L’obiettivo è quello di mirare a un rapido processo di decarbonizzazione del settore energetico, arrivando alla chiusura di tutte le centrali a carbone in Italia entro il 2025 o anche prima. Per fare questo l’associazione si è mossa in modo articolato su tutti i piani: da quello legale a quello politico, dalla predisposizione di rapporti che forniscono strumenti concreti per facilitare il phase-out del carbone, alla realizzazione di eventi che mirano a coinvolgere i cittadini e i portatori di interesse, per fare emergere come una transizione giusta dal carbone alla green economy possa essere auspicabile non solo per l’ambiente, per la salute e per l’economia, ma anche per i lavoratori.  Lo scorso anno la SEN (Strategia Energetica Nazionale) ha dichiarato l’obiettivo politico di chiudere le centrali a carbone entro il 2025 e il WWF si augura che con il Piano Energia Clima che il Governo deve presentare in bozza entro la fine dell’anno tale decisione venga rafforzata da provvedimenti concreti e una timeline.
Il dossier “Il carbone: voltare davvero pagina in Italia, in Europa e nel mondo” inquadra la necessità di procedere con la massima celerità alla decarbonizzazione del sistema energetico, per contrastare i danni più gravi causati dai cambiamenti climatici e allo stesso tempo limitare i danni sanitari derivanti dai processi di combustione del carbone e evidenzia come il ragionare di transizione energetica verso un modello green sia auspicabile sia per ridurre i suddetti impatti, sia per innescare un nuovo modello occupazionale più equo e sostenibile. 
A livello europeo è stimato che solo in termini di impatto sanitario (quindi senza considerare i danni climatici) la combustione del carbone provochi costi che possono arrivare a 62 miliari di euro all'anno. Se poi a livello mondiale si dovesse attribuire un costo sociale all'impatto climatico provocato dalle emissioni di carbonio, è stato scientificamente stimato che ogni tonnellata di CO2 emessa dovrebbe mediamente costare oltre 400 dollari. E se si considera che un MWh da carbone emette oltre 800 kg di CO2 si fa presto a capire come questa fonte energetica sia assolutamente insostenibile anche sul piano economico, a patto che si vogliano finalmente considerare le esternalità ambientali.

Il convegno di oggi a Brindisi si pone come occasione per mostrare come, partendo dagli aspetti di contenzioso legale (resi necessari per contrastare impianti dannosi, gestioni a volte discutibili e processi autorizzativi spesso poco rispettosi dell’ambiente e della salute delle persone), si debba poi arrivare ad affrontare il tema della transizione e lo si debba fare per tempo, in modo da creare prospettive di lavoro sostenibili per i cittadini. Con questo obiettivo nasce il laboratorio di progettualità e idee del WWF Italia “Brindisi adesso futuro”, un'iniziativa che vuole accompagnare la chiusura della centrale a carbone Federico II di Cerano e allo stesso tempo rilanciare in modo sostenibile l’intera area industriale.....
Da oggi, fino al 18 febbraio 2019, si potrà partecipare al laboratorio “Brindisi adesso futuro” compilando il questionario sulla pagina wwf.it/laboratoriobrindisi.

20 dicembre 2018

Il discorso di Greta Thunberg per il clima che tutti dovremmo ascoltare

Tratto da Youtube


Greta Thunberg, 15 anni, affetta da sindrome di Asperger ha tenuto un discorso alla Cop 24 di Katowice in Polonia. Un emozionante intervento con voce calma, ma duro nei confronti delle classi dirigenti mondiali.




Tratto da  Il Fatto Quotidiano

Clima, l’intervento della quindicenne svedese che spiazza i potenti: “Non si è mai troppo piccoli per fare la differenza"

Greta Thunberg è una studentessa e attivista svedese di 15 anni. La giovane è salita sul palco della conferenza mondiale Cop24,organizzata in a Katowice in Polionia. Il suo intervento, un turo richiamo ai rappresentanti dei governi seduti in platea, accusandoli di non fare abbastanza contro il cambiamento climatico e per salvare il nostro pianeta. 

La ragazza è stata inserita nella lista dei teenager più influenti del mondo dal Time, proprio grazie alle sue battaglie ambientaliste


19 dicembre 2018

Brindisi:Centrali a confronto: futuro, indagini epidemiologiche e giudiziarie

Centrali a confronto: futuro, indagini epidemiologiche e giudiziarie

Tratto da Brindisi Report
Centrali a confronto: futuro, indagini epidemiologiche e giudiziarie
Centrali a confronto: futuro, indagini epidemiologiche e giudiziarie



Potrebbe interessarti: http://www.brindisireport.it/video/convegno-Wwf-No-al-Carbone-su-centrale-Enel-di-Brindisi-Cerano.html
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BRINDISI – “Centrali a confronto” sarà il tema del convegno organizzato per venerdì 21 gennaio alle 17, a Palazzo Nervegna a Brindisi dal Wwf e dal movimento No al Carbone, per analizzare i differenti destini e la storia, dal punto di vista delle indagini epidemiologiche e di quelle giudiziarie, di alcuni impianti energetici italiani.
L’evento è stato presentato stamani nel corso di una conferenza stampa che BrindisiReport ha seguito per i suoi lettori. Al convegno interverranno Antonio Tricarico di re:Common, Matteo Ceruti, legale di Wwf Italia, Stefano Palmisano penalista del Foro di Brindisi, Massimiliano Varriale consulente energia del Wwf Italia.
Centrali a confronto: futuro, indagini epidemiologiche e giudiziarie
Intanto Enel procede lungo un programma già tracciato, e non solo in vista dei termini dei processi di decarbonizzazione stabiliti dall’Unione Europea e nelle recenti conferenze mondiali sull’ambiente in cui non solo gli Stati Uniti, ma anche Paesi Ue come la Polonia hanno annunciato la propria dissociazione da questi obiettivi.....
Continua su Brindisi Report


Centrali a confronto: futuro, indagini epidemiologiche e giudiziarie


15 dicembre 2018

AGI:Gli effetti dei cambiamenti climatici sulla salute


Gli effetti dei cambiamenti climatici sulla salute

Gli effetti dei cambiamenti climatici sulla salutePeggioramento della qualità dell’aria, maggiore frequenza delle ondate di calore, aumento della diffusione di malattie infettive: queste alcune delle principali conseguenze dell’aumento delle temperature medie. In comune fra loro hanno la causa, i cambiamenti climatici, ma anche l’effetto: rappresentano un serio pericolo per la salute delle popolazioni di tutto il mondo

Mentre a Katowice, in Polonia, la COP24, la conferenza Onu sul clima, è stata prolungata per tentare di giungere a un accordo, il Lancet Countdown, un organismo di monitoraggio mondiale e indipendente lanciato dalla rivista scientifica inglese The Lancet, punta l’attenzione alla misurazione degli impatti del cambiamento climatico sulla salute.

I rischi si trovano nell’ultimo rapporto dell’organizzazione pubblicato in queste settimane e frutto della collaborazione tra 27 grandi università di tutto il mondo, l’ONU e altre agenzie intergovernative, lancia un messaggio chiaro. Dobbiamo considerare “il cambiamento climatico come un problema di salute pubblica globale” per trovare la risposta adeguata a questa sfida. “Un clima in rapido cambiamento” si legge nel rapporto, “ha effetti su ogni aspetto della vita, e la velocità e le modalità della risposta che daranno i Paesi di oggi determineranno la salute delle popolazioni nel futuro”.

Per il gruppo di scienziati guidato da Nick Watts, professore all’Institute for Global Health dell’University College di Londra, “persiste un atteggiamento di inerzia mondiale al problema dei cambiamenti climatici”. E anche se in molti settori la transizione verso un’economia a basse emissioni di CO2 (principale responsabile dell’innalzamento delle temperature) è iniziata, i progressi registrati finora sono insufficienti.

Lo studio arriva subito dopo l’ultimo rapporto speciale dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) che stima che abbiamo a disposizione solo un periodo di 12 anni per cercare di impedire l’aumento della temperatura media globale della Terra di 1,5 °C. Servono “cambiamenti rapidi, lungimiranti e senza precedenti in tutti gli aspetti della società”.

Cosa c’è in gioco? La sopravvivenza della specie umana, oltre che di molte specie animali. Lo studio del Lancet ha analizzato l’andamento di 41 indicatori in cinque ambiti diversi, tutti esaminati in relazione alla salute globale: gli impatti, l‘esposizione e la vulnerabilità umana di fronte al cambiamento climatico; le strategie di adattamento in campo sanitario; le misure di mitigazione e i benefici per salute; le ricadute economico-finanziarie; l’impegno pubblico e politico. Gli effetti dannosi non riguardano solo i popoli più vulnerabili che vivono in Paesi poveri. Molti li stiamo già subendo anche da questa parte del mondo

I rischi per la salute

La vulnerabilità agli eventi estremi di caldo è aumentata costantemente dal 1990 in ogni regione. Nel 2017 sono aumentate di 157 milioni le persone esposte alle ondate di calore, rispetto al 2000. L’Europa è particolarmente a rischio, perché più del 40% della sua popolazione ha un’età superiore ai 65 anni, la fascia di età più colpita dalle conseguenze del caldo. Non sono solo le alte temperature a rappresentare un rischio, ma anche gli abbassamenti improvvisi. Gli sbalzi di temperatura rendono più vulnerabili anche le persone che hanno malattie cardiovascolari o quelle affette da diabete e da malattie respiratorie croniche (tra le più diffuse in Occidente). I dati raccolti negli ultimi anni mostrano chiaramente, nel grafico sottostante, che la mortalità (numero di morti ogni 100mila abitanti) è senz’altro più elevata in Europa che nel resto del mondo. 


Oltre ai rischi diretti sulla salute, le ondate di calore generano anche rischi indiretti, come quelli di natura economica, come ad esempio la perdita di giornate di lavoro nelle aziende e negli uffici o quella dei capi di bestiame in agricoltura. Nel 2017, a causa del caldo, sono state perse 153 miliardi di ore di lavoro, l’80% delle quali proprio nel settore agricolo.

Ci sono poi specifiche patologie che possono aumentare proprio per via dei cambiamenti climatici. In Europa così come in America stanno ad esempio aumentando in modo significativo le morti causate dal tumore alla pelle, associato all'esposizione alle radiazioni solari. 


Il clima è anche un fattore determinante per molte malattie infettive, perché modificando l’ambiente dove vivono i vettori (generalmente insetti) può facilitare la trasmissione del virus all’essere umano. Tra il 2011 e il 2016, la diffusione del virus che provoca la febbre dengue è aumentata nelle regioni più sensibili alla sua diffusione, soprattutto nel Sud-est asiatico, ma anche nelle Americhe e nella regione del Pacifico occidentale. Il 2016 è stato l'anno in cui si sono registrati i valori più alti. Le proiezioni suggeriscono che questa crescita continuerà di pari passo con le emissioni di gas serra.


E poi naturalmente c’è l’inquinamento, una delle prime cause di morte a livello globale. Si stima infatti che 7 milioni di persone muoiano ogni anno a causa dell'inquinamento atmosferico. La concentrazione di inquinanti è peggiorata, dal 2010 al 2016, in quasi il 70% delle città di tutto il mondo.

Sud America e Sud-est asiatico sono invece le regioni più esposte a rischio inondazioni e siccità. E infine, oltre alle morti dirette per conseguenza dei disastri naturali, si devono aggiungere quelle causate da malnutrizione e carenza di cibo, dovute alla perdita di terreno coltivabile ma anche di biodiversità marina.

La sfida per i sistemi sanitari

I pochi progressi fatti nella riduzione delle emissioni di gas serra minacciano anche la sopravvivenze dei sistemi sanitari nazionali. Il rischio è che le infrastrutture della sanità pubblica non siano in grado di affrontare le sfide imposte dai cambiamenti climatici. E questo settore dovrebbe essere in prima linea negli sforzi di adattamento.

Sono necessarie strategie o piani di adattamento specifici sui problemi sanitari legati al clima. E per la verità, l’indagine dell'Organizzazione Mondiale per la Salute, Climate and Health Country, fatta nel 2015 mostra che 30 su 40 dei paesi partecipanti ha previsto programmi di questo tipo. Le malattie maggiormente prese in considerazione sono quelle trasmesse per via alimentare, tramite l’acqua, oppure trasmesse da vettori, come gli insetti; seguite dalle ferite e dalle morti da eventi meteorologici estremi. Meno concrete sono le misure per la salute mentale, le malattie non trasmissibili (quelle cardiovascolari, il cancro, il diabete e i disturbi respiratori cronici) e lo stress da calore.

Globalmente, la spesa sanitaria per l'adattamento rappresenta il 4,8% di tutte le spese per l'adattamento. Ma il punto è che in generale, i finanziamenti per l'adattamento non sono all'altezza degli impegni presi: appena 472,8 milioni di dollari nel 2017 e solo il 3,8% dei quali destinato al settore sanitario. Molto meno dei 100 miliardi di dollari annuali promessi fino al 2020 negli accordi di Cancun del 2010. Chissà se da Katowice verrà fuori qualche impegno più concreto.

14 dicembre 2018

WWF:Lasciamo sotto terra le CATTIVE ENERGIE .

Tratto da WWF

COP24: Il Ministro Costa ha aderito alla coalizione “Per ambizioni più alte”

“Da Katowice deve arrivare una decisione che inviti i Paesi a rivedere e migliorare i propri obiettivi climatici nazionali entro il 2020 alla luce del Report IPCC su 1.5° C. Abbiamo bisogno anche di un ‘Libro delle Regole’ forte come primo passo per consolidare il meccanismo di ambizione dell’accordo di Parigi. Il dialogo di Talanoa ci ha portato molti esempi che mostrano che l’azione per il clima è possibile. Ora tocca ai negoziatori e ai ministri rispondere alle persone che rappresentano in questi colloqui”, lo dichiara Mariagrazia Midulla, responsabile Energia e Clima del WWF Italia che insieme al Team internazionale è a Katowice per seguire i negoziati della Cop24.
“In questo quadro quello dato ieri dal ministro dell’Ambiente dell’Italia Sergio Costa che ha annunciato l’adesione alla Coalizione ‘Per ambizioni più alte’, è un segnale estremamente importante che speriamo sia d’esempio ad altri paesi oltre a quelli che hanno già firmato. 
Per quanto riguarda i cambiamenti climatici non si deve più parlare di urgenza come si è fatto negli ultimi 10 anni: si tratta di una vera e propria emergenza. Il rapporto dell’IPCC sul riscaldamento globale a 1,5° globale è chiaro: le emissioni devono essere ridotte almeno del 45% a livello globale entro il 2030. La sopravvivenza di persone, specie ed ecosistemi dipende da questo”.

12 dicembre 2018

Attivisti contro USA alla COP 24 :“Non esiste il carbone pulito”

Tratto da rinnovabili.it

“Non esiste il carbone pulito”. Attivisti contro USA alla COP 24

Un gruppo di decine di manifestanti ha fatto irruzione all’unica apparizione pubblica degli USA alla COP 24, un dibattito al quale è intervenuta una delegazione dell’amministrazione Trump per esaltare le virtù dei combustibili fossili

(Rinnovabili.it) – Un gruppo di manifestanti ha interrotto con risate e grida di denuncia l’unica 
apparizione pubblica alla COP 24 degli Stati Uniti, quella cioè alla tavola rotonda sui combustibili
 fossili, alla quale ha partecipato una delegazione ufficiale dell’amministrazione Trump per promuovere
 l’uso di carbone, petrolio e gas. Sembra impossibile che a uno degli appuntamenti più importanti 
a livello mondiale in tema di cambiamenti climatici e riduzione delle emissioni ci sia stato 
qualcuno a sostenere la ragione d’essere di quelle industrie che di fatto rappresentano la principale
 fonte di emissioni di carbonio e che stanno causando il riscaldamento globale....... 
Immediata la risposta dei manifestanti, diverse decine, che avrebbero interrotto il discorso di apertura
 di Wells Griffith, consigliere di Trump su energia e clima, con forti risate e urlando 
Non è divertente”, “Vergogna”.

Effettivamente nessuno dei partecipanti americani ai negoziati sul clima ha menzionato il
 cambiamento climatico o il riscaldamento globale, concentrandosi invece sull’innovazione
 e l’imprenditorialità nello sviluppo tecnologico dell’energia nucleare, del carbone pulito e della
 cattura e stoccaggio del carbonio.Non esiste il carbone pulito – hanno urlato a
 gran voce i manifestanti – il carbone è mortale dall’inizio alla fine, non 
parliamo di ciclo di vita del carbone, ma di una marcia della morte.
 Dopo che i manifestanti sono stati portati via dalle guardie di sicurezza, Griffiths si è giustificato 
dicendo che l’intenzione non è quella di tenerlo a terra il carbone, ma di usarlo nel modo più
 pulito ed efficiente possibile. Un’affermazione che è stata contraddetta dagli analisti del clima, 
che hanno osservato che l’agenzia ambientale statunitense stima che 1.400 morti in più all’anno
 deriveranno proprio dalla proposta di Trump di sostituire il Clean Power Act.È ridicolo che i 
funzionari di Trump dichiarino di voler ripulire i combustibili fossili, mentre smantellano 
gli standard che farebbero proprio questo”, ha detto Dan Lashof, direttore del World 
Resources Institute, aggiungendo che da quando è entrata in carica, questa amministrazione ha 
proposto di ridurre le misure per tagliare le perdite di metano dalle operazioni di petrolio e gas,
 ha reso più facile per le aziende scaricare le ceneri di carbone in acqua potabile, e pochi 
giorni fa ha proposto di allentare le norme sull’inquinamento da carbonio per le nuove centrali
 elettriche a carbone.Continua qui