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30 agosto 2014

Il Secolo XIX :Centrale ,la Procura spulcia i conti.....


Immagine tratta da Il Secolo XIX 
del 30 Agosto .

Salvare Taranto dall'eccidio ambientale si puo'.

Tratto da Cosmopolismedia  

Salvare Taranto dall'eccidio ambientale si puo'

E' arrivato il momento che la vicenda del capoluogo jonico fuoriesca dal compromesso politico-sindacale italiano e coinvolga associazioni, partiti e testate giornalistiche indipendenti. Realizzare una crescita che generi benessere e ricchezza, senza massacrare ambiente e vite umane, è ancora possibile
di Erasmo Venosi
L’eccidio ambientale, che si sta consumando a Taranto, deve essere portato a conoscenza di tutta l’Europa. Patologie gravi e aumento dei decessi connessi all’inquinamento ambientale continuano nel capoluogo jonico. 
Inaccettabile risulta essere lo stallo delle decisioni operative ed efficaci degli organismi comunitari e nazionali; irretiti, i primi, nella comoda scusa degli abnormi tempi procedurali e, i secondi, nella grande illusione del finanziamento privato alla ricapitalizzazione e alle prescrizioni dell’autorizzazione integrata ambientale. Aia che Ilva e gli altri stabilimenti del polo industriale tarantino avrebbero dovuto avere, scontando già il ritardo, al massimo entro il 2004. La direttiva istitutiva ne fissava i limiti di recepimento all’agosto del 1999. Giochetti di Palazzo e pressioni di lobby d’interesse hanno determinato la concessione delle prime Aia nel 2007.  
La lettera di messa in mora dello Stato italiano per l’Infrazione alla direttiva sull’Aia ha il numero 2013/2177. Risale a 11 mesi fa,  in una UE che predica semplificazioni e repentinità di azioni! Messa in mora  seguita  all’indagine “EU Pilot 3268/12/ENVI”,  attivata dalla Commissione UE e riguardante l’applicazione della direttiva IPCC a Ilva del 26 marzo 2012. Il ritardo decisionale della Commissione UE sul caso Ilva è di palese evidenza atteso che la stessa è in possesso di tutti gli elementi necessari all’azione per le inadempienze del Governo italiano. Assenza totale di proposte da parte del Parlamento UE, repentino solo nelle decisioni riguardanti parametri di bilancio e vincoli, di spesa pubblica tanto cari ai dogmi del mainstream economico!   
Ilva era uno degli impianti industriali oggetto della procedura d’infrazione 2008/2071 riguardante impianti,  che funzionavano in assenza di Aia, e che ha determinato la condanna dell’Italia da parte della Corte di Giustizia UE nel 2011.  Dai controlli svolti dalle autorità (gennaio e maggio 2013) sono inattuate molte prescrizioni previste dall’AIA del 26 ottobre 2012, violando in tal modo la legge 231/2012.  Lo stabilimento siderurgico è gestito in violazione dell'articolo 14, lettera a), della direttiva IPPC, a norma del quale gli Stati membri adottano le misure necessarie affinché il gestore rispetti, nel proprio impianto, le condizioni dell'autorizzazione Questo è tanto più grave in quanto l'Aia, che ai sensi della direttiva IPPC doveva essere emanata entro il 30 ottobre 2007, è stata rilasciata a ILVA nell'agosto 2011, e ciò malgrado la procedura d'infrazione avviata dalla Commissione europea nel 2008 sia  culminata nella di condanna  del marzo 2011 (C-50/10). 
Il sito di pertinenza è stato caratterizzato, ed è risultato che il suolo, le acque superficiali e le acque sotterranee del sito sono gravemente inquinati. .....La direttiva 2004/35/CE istituisce un quadro, per la responsabilità ambientale, basato sul principio “chi inquina paga”, per la prevenzione e la riparazione del danno ambientale. Ilva ha causato un inquinamento significativo e, in particolare, ha causato un danno delle acque e del terreno, come definito dall'articolo 2.1. lettera b) e c) della direttiva sulla responsabilità ambientale......
Non risulta che le Autorità italiane abbiano preso provvedimenti per far si che Ilva adotti le necessarie misure di riparazione o, quantomeno, sopporti i costi di tale misure di riparazione.....
   

“It’s time to join the revolution“:Rinnovabili, in Scozia l’energia si genera dalle maree.


Rinnovabili, in Scozia l’energia si genera dalle maree.

Tratto dal Blog della Prof.Maria Rita Dorsogna 
La Scozia sta mettendo a punto il più grande impianto di energia dalle maree. Siamo a Pentland Firth, nel nord della Scozia, dove si conta che una volta completato il progetto della Atlantis Resource, detto MeyGen, darà elettricità a 175.000 case usando l’energia delle correnti marine. Le turbine saranno installate nel cosiddetto Inner Sound, uno stralcio di mare fra la Scozia e l’isola di Stroma, disabitata dagli anni ’60 e dalle ottime maree.

E’ questo un progetto ambizioso che ha coinvolto il governo centrale, il governo scozzese e privati. Verso la fine del 2014 si installeranno le prime turbine da 1.5 MegaWatt. Si inizierà con quattro, ma si prevede di arrivare a una sessantina nel 2020 e a regime a ben 269 turbine sul fondo del mare. Il primo ministro dell’energia britannico, Ed Davey ha detto che “Questo progetto innovativo ed emozionante mostrano al mondo che la Scozia e il Regno Unito sono leader mondiali nella tecnologia marina con posti di lavoro, maggiore sicurezza energetica e la possibilità di esportare questa tecnologia in tutto il mondo”.

Il Regno Unito possiede circa il 50 per cento delle risorse energetiche marine d’Europa, e se si stima che le correnti oceaniche potrebbero fornire al paese almeno il 20 per cento del fabbisogno nazionale di elettricità. Anche il Galles prevede di sfruttare l’energia dal mare ed ha presentato il progetto “Spirit of the Sea” per la generazione di circa 400 kilowatt di energia dalle maree.

Qual è il risultato di tutto questo – nel suo complesso? Intanto è la prova che l’intelligenza umana è più grande di quanti dicono che non possiamo fare a meno di buchi e di trivelle. Ma soprattutto che tutte queste nuove tecnologie possono farci immaginare un domani veramente libero da forme tradizionali e centralizzate di energia – carbone, petrolio e gas – con tutto il loro carico di inquinamento e di immissione di CO2 nell’atmosfera.

E questo non lo dico io, ma la banca d’investimenti Ubs che ha appena pubblicato un rapporto secondo il quale in Europa i costi per le rinnovabili scenderanno drammaticamente negli anni a venire. La Ubs dice ai propri investitori che è importante adesso iniziare ad investire in modo massiccio su reti intelligenti di distribuzione, a scala locale e in modo integrato. L’Ubs prevede che nei prossimi dieci anni le vecchie centrali a carbone e gas – i dinosauri come li chiamano loro! – chiuderanno per non essere più sostituite e che lasceranno il passo a nuove forme di elettricità da rinnovabili. Prevedono che i paesi guida saranno la Germania, la Spagna e l’Italia per via degli alti costi dell’energia tradizionale.

In una nota ai suoi investitori, la Ubs dice “It’s time to join the revolution“- come dire, bye bye al vecchiume trivellante e centralizzato e buongiorno al sole, al vento, al mare.



MARIA RITA DORSOGNA
Docente universitario, attivista ambientale

28 agosto 2014

WHO conference on health and climate: Salute e clima, due facce della stessa medaglia: da inquinamento 1/8 di tutti i decessi al mondo -

Tratto da Greenreport
A Ginevra la la WHO conference on health and climate
Salute e clima, due facce della stessa medaglia: da inquinamento 1/8 di tutti i decessi al mondo

E’ iniziata ieri a Ginevra la prima WHO conference on health and climate dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che si concluderà domani: all’ordine del giorno di questo summit mondiale, che riunisce professionisti della salute, del clima e dello sviluppo rurale ci sono gli orientamenti per meccanismi ed interventi che puntano ad accrescere la resilienza del sistema sanitario di fronte ai rischi climatici, identificare i benefici per la salute che comporta la riduzione dei gas serra e, non ultimo, sostenere le politiche di prevenzione sanitaria di fronte ai cambiamenti climatici.

Dall’inizio del nuovo millennio, ormai, l’Oms ha preso a svolgere un ruolo centrale nella sensibilizzazione ai rischi sanitari legati ai cambiamenti climatici, fornendo dati fattuali e orientamenti tecnici, organizzando iniziative che puntano a proteggere la salute dai rischi climatici. Oggi, l’agenzia sanitaria dell’Onu conclude che «è urgente definire un’azione più concreta e più sistematica di protezione della salute, condotta dalla comunità sanitaria in coordinamento con altri protagonisti», in riferimento a queste problematiche forse meno note – ma non per questo meno determinanti – dei cambiamenti climatici.

«L’inquinamento atmosferico – ha ammonito Maria Neira, direttore del dipartimento di Sanità pubblica dell’Oms – nel 2012 è stato responsabile per 7 milioni di morti, uno su 8 di tutti i decessi a livello mondiale». Ma non c’è certo solo l’inquinamento a mietere vittime. Secondo i calcoli dell’Oms, il cambiamento climatico causa ogni anni morti più che triplicate dal 1960, a causa di disastri naturali. .....
La conferenza che termina domani a Ginevra vuole dunque mobilitare gli operatori sanitari e quelli dello sviluppo sostenibile, insieme, «per promuovere delle politiche che si rafforzino mutualmente sul piano sanitario e climatico, per pianificare e rafforzare la messa in atto di sistemi sanitari resilienti di fronte al cambiamento climatico e sostenere politiche favorevoli alla salute che permettano di ridurre gli effetti del global warming».
....
Il punto è quello di promuovere la salute e allo stesso tempo attenuare gli impatti del cambiamento climatico, ma anche del miglioramento della situazione sanitaria in molte aree del pianeta attraverso alla lotta all’inquinamento dell’ambiente.....

 La salute del pianeta, ancora una volta, è anche la nostra.

27 agosto 2014

Sbagliati i calcoli sul carbone, dalle centrali 300 miliardi di tonnellate di CO2 in più......

Tratto da Greenreport

Sbagliati i calcoli sul carbone, dalle centrali 300 miliardi di tonnellate di CO2 in più


Carbone e ambiente però non vanno mai molto d’accordo, e per il pianeta (dunque, per noi tutti) arrivano pessime notizie dall’ultimo studio in merito pubblicato su Environmental Research Letters, Commitment accounting of CO2 emissions.

I ricercatori delle università della California-Irvine (Uci) e di Princeton dicono che i calcoli sulle emissioni delle centrali elettriche a carbone presenti in tutto il mondo sono sbagliati e che nel corso della loro durata di vita emetteranno più di 300 miliardi di tonnellate di CO2 in più di quanto si prevedesse, aggiungendo così molto gas serra in atmosfera.

I risultati dello studio sono i primi a quantificare quanto velocemente queste emissioni “committed” sono in crescita, circa il 4% all’anno, mentre si continuano a costruire sempre più centrali a combustibili fossili. Se queste centrali avessero una durata di vita operativa di 40 anni, durante la loro esistenza le centrali a carbone costruite nel mondo nel solo 2012 produrranno circa 19 miliardi di tonnellate di CO2.

Il principale autore dello studio, Steven Davis, che insegna Earth system science all’Uci, sottolinea che «abbattere le emissioni di carbonio significa mandare in pensione più impianti di combustione di fossili di quanti ne costruiamo. Ma negli ultimi dieci anni, in tutto il mondo, abbiamo costruito più centrali elettriche a carbone che in ogni decennio precedente, e le chiusure dei vecchi impianti non stanno al passo con questa espansione Lungi dal risolvere il problema del cambiamento climatico, stiamo investendo molto in tecnologie che peggiorano il problema».

Secondo lo studio la CO2 emessa dalle centrali elettriche esistenti rappresenta una parte sostanziale del bilancio di emissioni che dovrebbe mantenere l’aumento delle temperature entro i 2 gradi centigradi in più rispetto all’era preindustriale. .....

Circa due terzi di queste emissioni dell’industria energetica sono dovute alle centrali a carbone. La quota di impegni relativi alle centrali a gas, che emettono meno CO2 di quelle a carbone, dagli anni è aumentata dal 15% degli anni ‘80 al 27% per cento nel 2012.

Davis e l’altro autore dello studio, Robert Socolow, professore emerito di ingegneria meccanica e aerospaziale a Princeton, pensano che i risultati potrebbero essere utilizzati dai responsabili politici di valutare gli impatti climatici a lungo termine degli attuali investimenti nelle infrastrutture energetiche 
«ci stiamo nascondendo da soli cosa sta succedendo. ........... 
Su Greenreport l'articolo integrale-

Clima: il cambiamento è irreversibile secondo l'ICCP

Tratto da Panorama 

Clima: il cambiamento è irreversibile

La bozza di un rapporto riassuntivo redatto dagli esperti dell'Onu e trapelata alla stampa parla senza mezzi termini nel grave rischio che agli impatti siano inevitabili

"Impatti gravi, pervasivi e irreversibili", secondo l'ICCP, il gruppo di esperti delle Nazioni Unite sul clima, è questo che dobbiamo attenderci nei decenni a venire dal cambiamento climatico perché le continue emissioni di gas serra ci porteranno dritte in quella direzione. Sono dichiarazioni contenute nella bozza di un corposo rapporto che dovrà essere discusso a ottobre a una conferenza che si terrà a Copenaghen, trapelata alla stampa .
Per gli scienziati Onu è innegabile l'influenza umana sul "riscaldamento dell'atmosfera e dell'oceano, sui cambiamenti nel ciclo globale dell'acqua, sulla riduzione di neve e ghiaccio, e sull'innalzamento globale del livello medio del mare; ed è estremamente probabile che sia stata la causa dominante del riscaldamento osservato dalla metà del XX secolo", si legge nella bozza. "Il rischio di un brusco ed irreversibile cambiamento aumenta con l'aumentare dell'entità del riscaldamento".
La relazione è una sorta di riassunto delle puntate precedenti, che tira le somme sui rapporti sul climate change pubblicati lo scorso anno. ......
Le buone intenzioni dei governi non sono accompagnate dai fatti, anzi c'è il rischio reale che la situazione vada peggiorando, soprattutto se le aziende e i governi decideranno di attingere alle riserve di combustibili fossili che sono state individuate. Contengono almeno quattro volte più combustibili di quelli che possono essere bruciati se si vuole mantenere il riscaldamento globale a livelli tollerabili. In pratica, secondo il rapporto, se vogliamo limitare i rischi per le generazioni future, dobbiamo decidere di lasciare una gran parte dei combustibili fossili come gas naturale, carbone e petrolio nei giacimenti in cui si trovano. 
Il problema è che anche se le promesse di tagli alle emissioni si fanno più ambiziose, si continua a investire in infrastrutture altamente inquinanti, come le centrali a carbone, che se utilizzate per tutta la loro durata di vita sono destinate a mantenere le emissioni a livelli alti ancora molto a lungo. E a testimonianza che la corsa verso il disastro sta solo accelerando, il rapporto ricorda che dal 1970 al 2000 le emissioni globali di gas serra sono cresciute dell'1,3 per cento l'anno, mentre nel decennio 2000-2010, il tasso è balzato al 2,2 per cento l'anno, e il ritmo sembra accelerare ulteriormente in questo decennio.

26 agosto 2014

GREENPEACE : Una catena umana di 7.500 persone contro il carbone

Tratto da Greenpeace.org

Una catena umana di 7.500 persone contro il carbone


Comunicato stampa - 25 agosto, 2014
7.500 persone da quasi 30 Paesi hanno formato una catena umana per protestare contro il progetto della più grande miniera di lignite a cielo aperto d’Europa. Sabato 23 agosto le città di Kerkwitz, in Germania, e Grabice, in Polonia, sono state così unite da 8 chilometri di persone mano nella mano. 
La catena non si è interrotta neanche al confine tra i due Stati, dove la gente manifestava nel fiume Neisse, con l’acqua alle ginocchia, pur di mantenere la continuità.
Se i progetti delle aziende Vattenfall e PGE di realizzare sei nuove miniere nella regione della Lusazia andassero avanti, oltre 20 villaggi verrebbero distrutti e più di 6.000 persone perderebbero la casa. Le nuove miniere porterebbero alla produzione di ulteriori 2 miliardi di tonnellate di CO2, più del doppio di quanto oggi la Germania produce ogni anno.

Sebbene il 90 per cento dell’energia prodotta in Polonia provenga da centrali a carbone, uno studio di Greenpeace mostra che si potrebbe coprire la metà del fabbisogno energetico con le rinnovabili entro il 2030, creando oltre 100 mila posti di lavoro.

La catena umana è nata per iniziativa di comitati locali ed è stata sostenuta tra gli altri da Greenpeace, Friends of the Earth e Climate Alliance.


25 agosto 2014

Anche il FMI se ne accorge: "diamo il giusto prezzo all'energia"

Tratto da Qualenergia

Anche il FMI se ne accorge: "diamo il giusto prezzo all'energia"

I costi di carbone, gas naturale, benzina non comprendono i costi ambientali e sociali causati dai loro impatti ambientali e sociali. A lanciare un appello alla politica mondiale per una riforma fiscale dei prezzi dell'energia è addirittura il Fondo Monetario Internazionale con un rapporto che spiega come fare e con quali benefici per i diversi paesi.
Siamo abituati in questi mesi essere ad uno stillicidio di calcoli e grafici per provare alla politica e all’opinione pubblica quanto le rinnovabili siano costose per cittadini e imprese. Sebbene si sia risposto adeguatamente a questi ‘attacchi’, ritengo che farsi incastrare in un dibattito prettamente economico che si basa solo sul confronto sui prezzi del momento è un errore strategico per chi opera nel campo delle energie pulite. In questo senso si stanno perdendo di vista i veri valori sociali ed ambientali delle fonti rinnovabili, che evitiamo qui di ripetere.
Se ci pensiamo bene è un paradosso che i mandanti delle campagne (e delle conseguenti normative) che stanno strozzando il settore delle rinnovabili cerchino sempre in maniera artificiosa di separare i consumatori di energia dai cittadini/imprese, come se fossero soggetti distinti e come se non fossero gli stessi che alla fine pagano quelle tasse e contributi assicurativi per i costi sociali (le esternalità) causati dalla produzione energetica da fossili, spese che non figurano ovviamente nella bolletta.
L’argomento non è nuovo, ma la situazione è diventata talmente anacronistica che addirittura il Fondo Monetario Internazionale in un recentissimo rapporto lo rilancia alla classe politica e su scala mondiale. Getting Energy Prices Right: From Principle to Practice (qui sintesi – pdf) è il titolo del report che evidenzia come i costi di carbone, gas naturale, benzina e diesel non contengano mai i costi ambientali e sociali dovuti ai loro impatti, quali ad esempio per le emissioni di gas a effetto serra, l’inquinamento dell’aria, le morti per il traffico, ecc.
Secondo il documento, definire prezzi che riflettono questi impatti attraverso vari meccanismi fiscali o di altro tipo, potrebbe ridurre le morti collegate all’uso delle fonti fossili del 63%, diminuire le emissioni di CO2 del 23% e anche generare redditipari al 2,6% del Pil globale....
Eppure ci sembra un segnale significativo quando un personaggio, peraltro non particolarmente gradito alle nostre latitudini per le sue posizioni di politica economica neoliberista, come la direttrice del FMI,  Christine Lagarde, afferma che “quando l’ambiente è degradato, anche l’economia si degrada”.
Il rapporto del FMI evidenzia in particolare il modo in cui 156 paesi, industrializzati e in via di sviluppo, potrebbero definire i prezzi dell’energia per calcolare i danni socio-ambientali. Aumentandone il prezzo, per rendere più realistico il vero costo della fonte fossile o del carburante, condurrebbe così ad un uso più attento dell’energia e a minori sprechi. Una riforma fiscale di questo tipo potrebbe anche produrre significativi benefici socio-economici, se ben ponderata anche per le fasce più povere del pianeta.... 
Effetti simili, ma anche benefici su fronte 'sanitario', potrebbero essere ottenuti tassando il carbone. In Cina potrebbe essere ridotte le morti per inquinamento da carbone almeno del 60% e negli Usa per il 47%.
Insomma, dietro questo forte messaggio, non sufficientemente evidenziato dai media internazionali, c’è la consapevolezza di alcune istituzioni economiche internazionali che la crisi ambientale ed energetica si stia facendo più acuta, e che non può essere disgiunta da quella economica-finanziaria.
Dal lato climatico registriamo infatti il raggiungimento dei 400 ppm, l’aumento delle temperature globali e degli eventi estremi, il continuo riscaldamento degli oceani e la forte perdita del ghiaccio artico in estate....
Ora il discorso è passare all’azione, contrastando con pazienza e decisione l’'intensa attività comunicativa conservatrice della lobby energetica convenzionale.
Su Qualenergia l'articolo integrale

24 agosto 2014

Dossier Greenpeace: "Con le fossili i big europei dell'energia a un passo dal baratro"


Tratto da Qualenergia
Per la Serie "La Lobby dei Fossili "riproponiamo un articolo del febbraio 2014
Greenpeace: "Con le fossili i big europei dell'energia a un passo dal baratro"
Continuando sulla strada delle fossili, le 10 principali aziende energetiche europee hanno perso 500 miliardi di euro in cinque anni, mostra un report di Greenpeace. Dovrebbero cambiare modello, invece, avendo perso il treno della rivoluzione delle rinnovabili, stanno cercando ora di farlo deragliare facendo pressione sui governi per invertire la rotta.
Le più grandi compagnie energetiche europee sono in grave difficoltà, a causa della loro incapacità di mettere in discussione i vecchi modelli di business dinanzi ai profondi cambiamenti strutturali del mercato europeo dell’energia. Questo è quanto mostra il nuovo rapporto di Greenpeace, presentato oggi a Bruxelles, dal titolo “Locked in the past”(letteralmente: “Imprigionati nel passato”, vedi sintesi in allegato in basso).
Il rapporto illustra come le performance economiche dei colossi europei dell’energia siano appesantite dagli eccessivi investimenti degli anni passati in impianti termoelettrici a gas e carbone. Il rapporto accusa queste compagnie di lasciarsi sfuggire importanti occasioni di guadagno nel crescente mercato delle rinnovabili: le 10 principali aziende energetiche europee, nel loro insieme, hanno perso 500 miliardi di euro in cinque anni. Per questo si impone un loro radicale cambiamento.
«Le grandi utilities europee dell’energia sono aziende marcatamente fossili, legate al consumo di combustibili dannosi per il clima, l’ambiente, la salute e sempre meno competitivi sul mercato. Hanno fatto, nel recente passato, enormi investimenti sbagliati e ora che le rinnovabili sottraggono loro importanti quote di guadagno, fanno di tutto per soffocarne la crescita e battono cassa per ottenere compensazioni pubbliche ai loro errori industriali» afferma Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia.
Il rapporto di Greenpeace denuncia per la prima volta come le 10 più grandi aziende energetiche europee, che da sole generano il 58 per cento dell’elettricità in Europa, producano mediamente con le nuove fonti rinnovabili (escludendo l’idroelettrico)solo il 4 per cento del loro prodotto. Nonostante il calo dei consumi, queste aziende hanno ampliato la loro potenza termoelettrica installata (quindi la loro produzione da fonti fossili) di 85 GW negli ultimi 10 anni, l’equivalente dell’intero parco di generazione da fonti fossili della Germania. Gli analisti suggeriscono a queste aziende, per rimanere competitive, di eliminare 50 GW di potenza installata ‘fossile’ entro il 2017, se vorranno tentare di conservare almeno i pur ridotti guadagni del 2012.
Avendo perso il treno della rivoluzione delle rinnovabili, le grandi utilities fossili stanno cercando ora di farlo deragliare facendo pressione sui governi dell’UE per invertire la rotta. Nel decisivo dibattito sui target in materia di energia e clima al 2030, in corso in questi mesi, queste aziende si battono contro ogni target di sviluppo delle fonti rinnovabili e contro l’accrescimento dell’efficienza energetica.


Queste aziende non hanno alternative: devo ridisegnare le loro strategie industriali. I governi europei – che sono spesso azionisti di maggioranza in queste aziende – hanno la responsabilità di guidarle verso nuovi modelli di sviluppo, più sostenibili tanto economicamente quanto dal punto di vista dell’ambiente.....
Leggi l'articolo integrale su Qualenergia

22 agosto 2014

Energia rinnovabile da record in tutta Europa


Energia rinnovabile  da record in tutta Europa


 La  flotta della Gran Bretagna di   turbine eoliche onshore e offshore ha soddisfatto  il 22% della domanda elettrica di Domenica , stabilendo un nuovo record e superando il  carbone, che  ha costituito  solo il 13% della domanda.
"Stiamo vedendo livelli  molto elevati di generazione da fonte eolica per tutto  il mese di agosto finora, dimostrando ancora una volta che il vento onshore e offshore è diventato una componente assolutamente fondamentale nel mix energetico di questo paese. Essa mostra anche che il vento è una fonte credibile e affidabile di energia in ogni mese dell'anno -. Tra cui  la piena estate "- Jennifer Webber, direttore di RenewableUK degli affari esterni
Dall'altra parte della Manica, la Spagna ha livelli elevati  in estate  di produzione di energia pulita con oltre il 55% della produzione di elettricità proveniente da emissioni zero  nel mese di luglio.
Allo stesso modo, la Germania ha annunciato che ha generato più di un terzo della sua energia da fonti rinnovabili nel primo semestre di quest'anno, mentre l'energia da impianti a combustibili fossili - gas e carbone - è diminuita.
Queste cifre sono gli ultimi  chiari segnali che le energie rinnovabili stanno  sempre più rubando  la scena ai combustibili fossili obsoleti  e sporchi. All'inizio di quest'anno, vento onshore è stato rivelato  la forma più conveniente di nuova energia elettrica  nella generazione in Danimarca.....
 Leggi su Go Fossil Free l'articolo integrale

Anna Lucia Carrera : E' l'indifferenza che rovina il mondo.

Tratto da  Peacelink

E' l'indifferenza che rovina il mondo.

- Anna Lucia Carrera

E' l'indifferenza... che rovina il mondo. 
Se tutti scendessimo dalle nostre case... 
e andassimo per le vie delle città... 

a gridare 
"BASTA CON LA GUERRA!"... 
la potenza delle nostre grida... 
sovrasterebbe la potenza dei "potenti". 

Ma sono sempre in minoranza... 
coloro che scendono dalle proprie case... 

e che protestano per le vie delle città
Tutto il resto è indifferenza, egoismo, 
finta o forse vera rassegnazione. 
E' l'indifferenza...
che non fa migliorare il mondo. 


Se tutti uscissimo dalle comode case... 
e andassimo per le strade delle città... 
a gridare 
"BASTA VIOLENTARE LA TERRA!"... 
il potere delle nostre grida... sovrasterebbe il potere dei "potenti"
Ma sono sempre una minoranza... 
quelli che escono dalle comode case... 

e che protestano per le strade delle città. 
Tutto il resto è indifferenza, egocentrismo, 
finta o forse vera indignazione. 
E' l'indifferenza... 
che fa peggiorare il mondo

Se tutti aprissimo le porte delle nostre case... 
e andassimo in giro per le città... 
a gridare 
"VOGLIAMO RESPIRARE ARIA PULITA!"... 
la sicurezza delle nostre grida... 
sovrasterebbe la sicurezza dei "potenti". 

Ma fanno parte di una minoranza... 
le persone che oltrepassano le porte delle proprie case... 

e che vanno a manifestare in giro per le città. 
Tutto il resto è indifferenza, qualunquismo, 
finta o forse vera disapprovazione. 
E' l'indifferenza...
che fa affossare il mondo. 


Se tutti corressimo fuori dalle nostre case... 
e marciassimo per le tante vie delle città... 
a gridare 
"VOGLIAMO VIVERE LA NOSTRA VITA!" 
la certezza delle nostre grida... 
sovrasterebbe le certezze dei "potenti". 

Ma sono purtroppo una minoranza... 
i volenterosi che marciano per le vie delle città. 

Tutto il resto è indifferenza, opportunismo, smania di potere, contraddizione. 


E' l'indifferenza... 
che rovina questo mondo.

21 agosto 2014

COMUNICATO STAMPA DEL COMITATO TECNICO SCIENTIFICO:CONSIDERAZIONI SUL PROGETTO PRESENTATO DA TIRRENO POWER.



Riceviamo  l'importantissimo comunicato stampa sul nuovo progetto presentato da Tirreno Power, inviato dal Comitato Tecnico Scientifico (composto da alcuni dei piu' importanti esperti nazionali in campo medico, epidemiologico, scientifico e giuridico,leggi  Qui).


 COMUNICATO STAMPA COMITATO TECNICO SCIENTIFICO

CONSIDERAZIONI SUL PROGETTO PRESENTATO DA TIRRENO POWER S.P.A. IN ALLEGATO ALL’ISTANZA DI RINNOVO ANTICIPATO DELL’AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE PER LA CENTRALE DI VADO LIGURE-QUILIANO (SV).

Con nota prot. DVA 2014 0013773 del 12/5/2014 il Ministero dell’Ambiente ha reso noto l’avvio del procedimento per il rinnovo anticipato dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (A.I.A.) rilasciata a Tirreno Power s.p.a. il 14/12/2012 con provvedimento n. DM 0000227 per la Centrale Termoelettrica di Vado Ligure-Quiliano (SV).

Al procedimento stesso è stato dato avvio il 9.5.2014 in seguito alla nota di Tirreno Power s.p.a. 5.2014- prot. DVA 13433 con la quale e’ stato presentato dall’Azienda un nuovo progetto che non prevede più il rifacimento dei gruppi a carbone VL3 e VL4, bensì una serie di interventi considerati “migliorativi” dei vecchi gruppi a carbone medesimi con il dichiarato intento di farli rientrare nel contesto e nei limiti della Migliori Tecnologie Disponibili (M.T.D.).

Questo Comitato Tecnico Scientifico, nello spirito e nell’intento di fornire un’informazione massimamente trasparente, corretta e verificabile ai cittadini ed alle istituzioni, ritiene doveroso evidenziare i seguenti elementi:

1) La procedura avviata appare tecnicamente incompleta: infatti si è’ in presenza di un progetto del tutto novativo e diverso rispetto a quello presentato in precedenza, che va ad incidere anche sui pregressi atti autorizzativi ivi compresa la Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.) relativa al progetto di potenziamento (ora, a quanto pare, abbandonato) che prevedeva anche interventi sui vecchi gruppi a carbone in questione.

Così stando le cose, si rendono certamente necessari un nuovo Studio di Impatto Ambientale (S.I.A.) ed una nuova V.I.A. calibrata sia sul nuovo progetto, sia sui dati sanitari posti a base del provvedimento di Sequestro Penale Preventivo dei citati gruppi a carbone disposto dal GIP presso il Tribunale di Savona.

2) Nel progetto presentato da Tirreno Power s.p.a. non sono reperibili indicazioni sulla significativa problematica relativa allo S.M.E. a camino (evidenziata anche nel citato provvedimento di Sequestro Preventivo parziale dell’impianto).

La questione assume importanza assoluta dal momento che, per verificare la quantità e la qualità di inquinanti emessi, una misurazione corretta e indiscutibile risulta fondamentale.

E’ opportuno ricordare, in proposito, che nel decreto A.I.A. n 227 del 14.12.2012 erano chiaramente previsti 3 (tre) misuratori S.M.E.: uno all’uscita di ognuno dei due gruppi a carbone ed uno al camino.

La modifica richiesta dall’azienda ed avallata dal Ministero, quindi, di fatto va ad eliminare il misuratore a camino, importantissimo elemento necessario per verificare l’effettiva emissione in atmosfera di sostanze inquinanti: come recita il Piano di Monitoraggio e Controllo P.M.C. di ISPRA allegato all'A.I.A., si tratta infatti del “sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni per la misura delle concentrazioni di Nox, CO, SO2 e polveri”.

Lo stesso ISPRA, con nota del dicembre 2013, precisando che i tre S.M.E. furono prescritti in sede di A.I.A. ha affermato che “la soluzione proposta dal Gestore non è equivalente a quella prescritta” giungendo a segnalare al Ministero dell’Ambiente con nota del 21.02.2014 ”la necessità di prescrivere al gestore l'installazione dello SME al Camino E2, stante la non documentata affidabilità nel funzionamento degli SME sui tratti VL3 e VL4”.

Quanto sopra e’ stato avvalorato dalla perizia del dott. Stefano Raccanelli (di cui questo Comitato ha avuto copia), nella quale è chiaramente documentata la correttezza e la necessità della prescrizione del misuratore a camino.

Di queste fondamentali problematiche non risulta menzione nel progetto presentato.

3) Non si comprende inoltre come, nel nuovo progetto, si sostenga la conformità alle MM.TT.DD. ed alle disposizioni europee (cd.: BREF) quando risulta evidente la discrepanza rispetto alle stesse MM.TT.DD. sia per quanto riguarda importanti valori emissivi associati, sia per altri profili, già non applicati nell’A.I.A. in vigore (ed attualmente sospesa).

Tra gli altri si citano le emissioni di SO2 e di CO: quest’ultimo (di cui e’ nota la pericolosità ribadita in numerosi documenti scientifici) risulta, dallo stesso progetto dell’azienda, in concentrazione di gran lunga superiore al valore massimo associato alle MM.TT.DD. tanto nella prima che nella seconda fase prevista.

Si evidenzia inoltre che per altri importanti aspetti la stessa Commissione IPPC attesta la non applicazione delle MTD.

4) Corre l’obbligo di evidenziare che, nel progetto presentato dall’azienda, si fa sempre riferimento ai valori massimi associati alle MM.TT.DD. (peraltro, come visto, anche disattesi), mentre, nel concreto contesto sanitario ed ambientale (evidenziato dalla stessa Magistratura savonese) trattandosi di una centrale termoelettrica che sorge in un’area densamente abitata, il fondamentale principio di precauzione prescritto dalla normativa statale ed europea in materia di IPPC, imporrebbe che fossero assunti a riferimento i valori minimi del range.

5) Recenti fonti di stampa attribuiscono ai vertici della Regione Liguria l’affermazione, espressa in una sede istituzionale, secondo cui “da quando la centrale è spenta l'aria non è migliorata” e da fonte aziendale addirittura verrebbe attribuito sempre ai vertici regionali l’ulteriore frase: ”ora si potrebbero fare affermazioni diverse sugli studi epidemiologici” (il Secolo XIX 2-7-2014, pag. 15).

Questo Comitato Tecnico Scientifico ritiene che tali affermazioni non possano corrispondere al vero (e in tal senso si attende evidentemente una smentita) giacché diversamente si porrebbero in insanabile contraddizione rispetto all'organo tecnico scientifico della stessa Regione (ARPAL) il cui direttore del distretto savonese, a proposito di questo argomento, ebbe ad affermare testualmente: «Non so se qualcuno ha ritenuto di fare confronti sui nostri dati ma escludo che siano valutazioni fatte da ARPAL. È certo che senza riferimenti meteo tali confronti sono completamente privi di senso. Così come valutazioni del genere necessitano senz’altro di periodi più lunghi per essere attendibili»
( http://www.ilsecoloxix.it/p/savona/2014/04/02/AQbhFTKC-tirreno_ministero_ultimatum.shtml)

6) Questo Comitato Tecnico Scientifico sottolinea, infine, come, nel progetto presentato, non risultano affermazioni circa l’abbandono definitivo del potenziamento della centrale con il nuovo gruppo VL6: si potrebbe dedurne che l’Azienda ha soltanto deciso una sospensione sine die della costruzione.

7) Il progetto presentato dalla Tirreno Power si configura, oltre tutto, in contrasto con le imprescindibili esigenze di tutela dei beni primari della salute e dell’ambiente tutelati dalla vigente Carta Costituzionale rispettivamente negli artt. 32 e 9.

Nè possono essere scordate, al di là di varie gravi patologie, le morti in eccesso attribuibili all'esercizio della Centrale di Vado Ligure, fonte primaria e causa basilare, per varie decadi, dell'inquinamento industriale dell'area Savonese.

8) Per tutto quanto come sopra sinteticamente esposto dopo un’attenta e precisa analisi documentata, questo Comitato Tecnico Scientifico ritiene che il progetto presentato dall’azienda non consenta un esercizio dei gruppi a carbone VL3 e VL4 conforme alle normative nazionali ed europee sulle MTD e in materia di IPPC.

9) Poiché, secondo un rapporto rilasciato dall'Agenzia Europea dell'Ambiente (EEA) nel 2011, le morti in eccesso da inquinamento industriale, sono fonte addirittura di rilevanti costi economici oltre che sociali, questo Comitato Tecnico Scientifico richiede ai Ministri dell'Ambiente e della Salute di voler attivare, prima di ogni altra iniziativa, tutti gli strumenti idonei a salvaguardare le condizioni di salubrità dei luoghi di vita e dell'ambiente per tutti i cittadini ed una semplice, ma sistematica, indagine epidemiologica volta a conoscere il livello complessivo dello stato di salute della popolazione del savonese, ivi inclusi i lavoratori della centrale.

IL CTS Comitato Tecnico Scientifico

-Massimo Scalia Professore di Fisica Matematica al Dipartimento di Matematica dell'Università La Sapienza di Roma, esperto di inquinamento ambientale,...

-Gianni Tamino Professore di Biologia e di Diritto ambientale al dipartimento di Biologia dell’Università di Padova, esperto di inquinamento ambientale,...

-Ernesto Burgio Pediatra, esperto di ecologia e sviluppo sostenibile, membro della Società Internazionale dei Medici per l’Ambiente (ISDE, Italia), ...

-Valerio Gennaro Medico epidemiologo specialista in Oncologia, Igiene e Medicina Preventiva, presso l'IRCCS San Martino - Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro (IST) di Genova. ..

-Giovanni Ghirga Medico Pediatra, Membro del Comitato degli Esperti dell’ISDE, Referente ISDE per l’Italia della The Health and Environment Alliance (HEAL) per lo studio del rapporto tra Salute e Ambiente nell'Unione Europea.

-Marco Caldiroli Chimico, tecnico ambientale, consulente e perito di parte civile, Vicepresidente di Medicina Democratica.

-Mauro Mocci Medico di medicina generale e rappresentante della Federazione Italiana Medici Medicina Generale (FIMMG) del Lazio, 

-Dario Miedico Medico legale, consulente e perito di parte civile, esperto di inquinamento ambientale, membro di Medicina Democratica.

-Edoardo Bai Medico epidemiologo, Medico del lavoro, più volte perito delle Procure su inchieste ambientali, Presidente ISDE di Milano e membro del Comitato scientifico di Legambiente.

-Matteo Ceruti Avvocato esperto di diritto dell’ambiente, difensore di parte civile per il WWF nel processo per la centrale di Porto Tolle e difensore dei comitati per la questione della centrale a carbone di Vado Ligure.

-Luca Masera Professore di diritto penale all’Università di Brescia e esperto di diritto ambientale.

-Ferdinando Imposimato Presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione, magistrato, giudice istruttore dei più importanti casi italiani di terrorismo, .....

-Roberto Suffia Avvocato di diritto civile e penale.

-Marcello Zinola Giornalista, ex segretario dell’Associazione dei giornalisti liguri (nel ruolo di responsabile delle relazioni esterne del CTS)