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31 ottobre 2015

PerBloomberg New Energy Finance le energie rinnovabili sostituiranno le fonti fossili nei prossimi anni

Tratto da Powerclouds.com
Bloomberg New Energy Finance: le energie rinnovabili sostituiranno le fonti fossili nei prossimi anni

Bloomberg New Energy Finance ha da poco pubblicato un rapporto sull'evoluzione del mercato energetico. Secondo la compagnia britannica l’andamento e i costi dell’energia nei prossimi anni saranno influenzati da 3 fattori principali: 
- I costi di produzione energetica da combustibili fossili stanno calando questo determina l'impossibilità di eliminarli dal mix energetico mondiale; 
- Le rinnovabili, soprattutto solare ed eolico, domineranno la fornitura energetica entro il 2040; 
-La domanda globale di energia si è stabilizzata e per ora non si registra una crescita come quella degli anni passati. Tutto questo porterà a diverse conseguenze sul mercato energetico ed una di queste è rappresentata dal fatto che le rinnovabili occuperanno una sempre più grande quota di mercato, arrivando a produrre energia agli stessi costi delle fonti fossili, entro i prossimi 10 anni. Se la domanda continua a non crescere, quale fonte energetica avrà la peggio? La richiesta di energia non è più in aumento e questo determinerà una debolezza per il mercato dal lato della domanda. 
Oltre alla crisi economica, ad influire sul calo dei consumi vi sono anche le nuove tecnologie orientate al risparmio energetico: dalle lampadine a LED fino alle più innovative soluzioni per la domotica domestica. Secondo gli analisti, ad avere la peggio saranno carbone e petrolio, complici anche le numerose campagne mondiali contro l'inquinamento e una accresciuta sensibilità ambientale del consumatore finale e dei governi. Bruciare questi combustibili avrà presto un prezzo troppo oneroso per competere con le fonti rinnovabili

Per questo motivo, nei prossimi anni assisteremo probabilmente alla chiusura di numerose centrali a carbone in favore dei più efficienti e meno inquinanti impianti fotovoltaici ed eolici. 
Il futuro è davvero più “green”? Il Pianeta spera di si. […]

Codacons: “Iniziate oggi le operazioni per il monitoraggio delle emissioni di TVN”


Tratto da Terzobinario

Civitavecchia, Codacons: “Iniziate oggi le operazioni per il monitoraggio delle emissioni di TVN”

Centrale Enel Tirreno Power

Presto verranno posizionati i rilevatori per i controlli in continuo da parte dell’ISS come ordinato dal Tar del Lazio a seguito del ricorso promosso dal Codacons per l’annullamento dell’Aia di Tvn.

Oggi si è svolta la prima, lunghissima riunione alla presenza di tutti i soggetti interessati e sono state svolte le operazioni propedeutiche all’effettiva misurazione delle emissioni.

In particolare il Presidente del Codacons Carlo Rienzi si è battuto  per avere il controllo in continuo per le emissioni  e affinché ciò sia rilevato con l’impianto in funzione alla massima potenza, anche per evitare possibili manomissioni da parte del soggetto gestore dell’impianto sottoposto agli accertamenti.
Un acceso dibattito si è svolto tra i consulenti tecnici incaricati dal Codacons, Dott. livio Giuliani, Ing. Fausto Tigani e Ing. Fernando Capone, e i delegati dell’ISS presenti relativamente alla possibile interpretazione di una frase presente in uno dei quesiti del Tar riguardo alle “emissioni potenzialmente emettibili”: per il Codacons si tratta, oltre che di quelli emessi al camino, anche di quelli che saranno da rilevarsi nel territorio circostanze (soprattutto nei vegetali tipo barbabietole), ma anche attraverso la collocazione di stazioni ambientali con licheni, come accaduto a Vado Ligure.
E’ stata ribadita, inoltre, la necessità di convocare Enea (titolata alla successiva misurazione delle radiazioni ionizzanti), perché il suo apporto potrebbe essere utile già in questa prima fase.Ispra, presente all’incontro, si è detta d’accordo. La battaglia, per l’Associazione, è appena iniziata.

29 ottobre 2015

La guerra del carbone è persa», parola di Appalachian Power.

Tratto da Qualenergia

«La guerra del carbone è persa», parola di Appalachian Power. Negli Usa più gas e rinnovabili

Guerra del Carbone
Di fronte a una folta platea di energy executives statunitensi, Charles Patton, il presidente dell’Appalachian Power, la più grande compagnia energetica della West Virginia,  ha dichiarato conclusa la guerra del carbone e ha ammesso che il carbone non l’ha vinta.
Secondo la Charleston Gazette mail,  Patton ha detto che «Il consumo di carbone è destinato a rimanere stagnante, anche se non verrà permesso di andare avanti a regolamenti federali come il Clean Power Plan». Che è proprio quello che sta cercando di fare il Partito Repubblicano, che ha presentato due risoluzioni contro il piano anti-inquinamentodi Obama, utilizzando il Congressional Review Act, che permette al Congresso di bloccare le azioni esecutive del presidente Usa con semplici voti di maggioranza. Ma si tratta di una manovra che è a sua volta soggetta ad un veto presidenziale e che è raramente riuscita a fermare i regolamenti approvati dal Governo. I repubblicani vogliono fare evidentemente un altro disperato favore ai King Coal che li finanziano e mettere in difficoltà Obama a un mese dall’inizio della Conferenza delle parti Unfccc di Parigi. Ma questa volta rischiano davvero di fare la figura dell’ultimo soldato giapponese che non si arrende perché non sa che la guerra è finita.
Lo stesso Patton ha detto ai suoi colleghi dell’industria energetica di mettersi l’anima in pace: «Nel dibattito nazionale sul  carbone e il cambiamento climatico, l’opinione pubblica è in gran parte d’accordo con il cambiamento climatico. A questo punto, non possiamo più andare avanti con nuovo carbone. E non solo perché non è economicamente fattibile».
Quindi la nuova battaglia di retroguardia contro il di Clean Power Plan di Obama, lanciata in grande stile dai repubblicani, che accusano il Presidente e i candidati democratici di voler mettere sul lastrico milioni di lavoratori e le loro famiglie e di distruggere l’industria energetica e mineraria Usa, non ha nessuna base economica, prima che ambientale.  Patton ha stimato che l’utilizzo del carbone da parte di Appalachian Power nel 2026 potrebbe calare del 26%.
Il Clean Power Plan è stata pubblicato il 23 ottobre sul Federal Register  ed è già stato oggetto di almeno 20 azioni legali da parte dei governatori repubblicani degli Stati  Usa che producono combustibili fossili, di utility e di compagnie estrattive del carbone.  Ma l’amministrazione Obama e gli ambientalisti sono fiduciosi che le azioni legali verranno respinte. Ma anche se qualche tribunale non lo farà, il carbone  Usa sembra essere un malato terminale e questo grazie ad altre  norme che limitano le emissioni di inquinanti nocivi come lo zolfo e il mercurio, ma anche a causa del  boom del fracking  che ha reso il gas naturale a basso costo e largamente disponibile.
 Per  molte compagnie energetiche è diventato più conveniente chiudere le vecchie  centrali a carbone che adeguarsi alle nuove norme, soprattutto quando il gas naturale è così a buon mercato. Patton conferma: «Con o senza il Clean Power Plan, le alternative economiche ai combustibili fossili stanno facendosi spazio nei piani delle utility. Le companies oggi stanno prendendo decisioni che le stanno allontanando dalla produzione da carbone».....
Si tratta di una vera e propria rivoluzione energetica,...
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Air quality :Il Parlamento europeo approva nuovi limiti nazionali per gli agenti inquinanti

Tratto da Il Sostenibile


inquinamento-atmosferico

Qualità dell’aria: Il Parlamento europeo approva nuovi limiti nazionali per gli agenti inquinanti


Il Parlamento europeo ha approvatola proposta della Commissione UE per fissare limiti nazionali più elevati per le emissioni dei sei principali agenti inquinanti, inclusi il diossido di zolfo, il particolato e gli ossidi di azoto. 
L’inquinamento ambientale causa ogni anno nell’UE circa 400.000 morti premature e le nuove regole potrebbero far risparmiare, entro il 2030, fino a 40 miliardi di euro in costi per combattere l’inquinamento ambientale.
Secondo la relatrice Julie Girling (ECR, UK) “l’inquinamento ambientale impone costi umani ed economici enormi. Inoltre, danneggia l’ambiente naturale, attraverso eutrofizzazione e deposizioni acide e non si blocca alle frontiere degli Stati membri dell’UE”. La sua relazione è stata approvata per alzata di mano.


“Tutti i livelli di governance negli Stati membri trarranno vantaggio da questa legislazione, comprese le autorità regionali e sub-regionali che si sono impegnate a fondo nel processo. Vi è una vera richiesta di aumentare l’azione”, ha proseguito la relatrice.
“La mia relazione chiede alla Commissione di assicurare che la procedura per testare le emissioni generate dalla guida in condizioni reali sia concordata il prima possibile. Siamo d’accordo tutti sulla necessità urgente di occuparsi del diossido di zolfo. Le persone, dopo le recenti rivelazioni sull’industria automobilistica, chiedono che sia fatto qualcosa a riguardo”.
Limiti più elevati
I deputati hanno approvato nuovi limiti nazionali alle emissioni (NEC) per biossido di zolfo (SO2), ossidi d’azoto (NOx), composti organici non metanici (COVNM), metano (CH4), ammoniaca (NH3) e particolato (fino a PM 2.5 micrometri) da raggiungere, come proposto dalla Commissione, entro il 2020 e il 2030. Inoltre, i deputati chiedono che le nuove regole concorrano anche a ridurre le emissioni di mercurio (HG) nell’UE.
Obiettivi intermedi per il 2025
Per assicurare una progressione verso gli obiettivi prefissati per il 2030, i deputati suggeriscono di aggiungere obiettivi di medio termine sulle emissioni per il 2025, che sarebbero vincolanti per tutti gli agenti inquinanti, ad eccezione del metano.
Affrontare le emissioni della navigazione internazionale
I deputati hanno inoltre votato per rimuovere la proposta della Commissione riguardante la possibilità per gli Stati membri di compensare le riduzioni di ossidi d’azoto, biossido di zolfo e particolato dalle navigazioni internazionali.
Per i deputati, invece, la Commissione dovrebbe prendere in considerazione misure che permettano la riduzione delle emissioni della navigazione internazionale, in particolare nelle acque territoriali e nelle zone economiche esclusive degli Stati membri, e, se appropriato, presentare una proposta legislativa a tal fine.

Verso la COP 21 di Parigi : Ocse: l’ora dell’economia del carbonio sta terminando

Tratto da behindenergy.com

Ocse: l’ora dell’economia del carbonio sta terminando

Ocse: l’ora dell’economia del carbonio sta terminando

Il Segretario generale dell’Ocse, Angel Gurría ha tenuto il 3 luglio 2015 presso la London School of Economics and Political Science una conferenza, presieduta da Sir Nicolas Stern, sul tema Climate: What’s changed, what hasn’t and what we can do about it – Six Months to Cop21 (Clima: quel che è cambiato, cosa non è mutato e cosa possiamo fare al riguardo. A sei mesi dalla Cop21)”.
Gurría ha parlato di come i governi dovrebbero ripensare al ruolo del carbone nell’approvvigionamento energetico poiché gli investimenti che perdurano per la generazione dell’energia elettrica dal carbone costituisce la più seria minaccia per il clima del Pianeta.
Nel corso della conferenza, Gurría ha sottolineato, soprattutto, che i Paesi dovrebbero valutare in maniera più rigorosa i costi effettivi dell’utilizzo del carbone, i cui prezzi non riescono a rendere pienamente conto dei costi ambientali, sulla salute e finanziari, dal momento che molte delle centrali a carbone oggi in costruzione potrebbero essere chiuse prima della fine del loro ciclo di vita. Più in generale, Gurría ha avvertito che i contributi dei vari Paesi (gli Indcs che i Paesi hanno comunicato alla Segreteria dell’Unfccc affinché si sappia in modo trasparente prima della Conferenza di Parigi di quanto i Paesi sono disposti ad impegnarsi) per la riduzione delle emissioni dopo il 2020, non sono coerenti con un percorso che limiti il riscaldamento globale entro i +2°C alla fine del secolo.
Inoltre, ha aggiunto che le lancette dell’orologio del carbonio stanno portando a termine inesorabilmente il girola Conferenza sul Clima (Cop21) di Parigi deve dare un segnale chiaro e credibile che i governi sono determinati a raggiungere un più elevato livello di ambizione.
“I contributi alla mitigazione attualmente presentati da parte dei Paesi non ci portano a dove dovremmo essere al 2030 – ha dichiarato testualmente il Segretario generale Ocse – Chiamare qualcosa un processo non garantisce il conseguimento del risultato. Siamo rimasti in questa fase per oltre 20 anni e ora gli impegni semplicemente non tornano”.
Un continuo investimento nel carbone è uno dei tanti “disallineamenti” tra gli obiettivi climatici e le politiche dei Paesi in altri ambiti, ha sottolineato Gurría.
“L’Ocse, l’Agenzia Internazionale per l’Energia, l’Agenzia per l’Energia Nucleare e il Forum Internazionale dei Trasporti hanno unito le forze per produrre la prima analisi globale a livello di ripercussioni economiche di tali potenziali disallineamenti. Il rapporto pubblicato identifica gli eventuali disallineamenti con obiettivi climatici in quasi tutte le aree delle politiche di governo, dalla regolazione del mercato dell’energia elettrica all’uso dei suoli. I governi dovrebbero studiarsi le sue 200 pagine e considerare, in ogni contesto nazionale, come risolvere questi disallineamenti e far sì che tutti i ministri riferiscano regolarmente sulle modalità con le quali stanno portando avanti le politiche in allineamento. Ciò è essenziale per una transizione più efficace e meno costosa verso un’economia a basse emissioni di carbonio”.
Il rapporto a cui ha fatto riferimento Gurría èAligning Policies for a Low-carbon Economy che presenta la prima ampia diagnosi delle incoerenze con gli obiettivi climatici in aree essenziali per la transizione verso un’economia a basso contenuto di carbonio, richiamando l’attenzione sulle numerose contraddizioni in settori dell’azione pubblica quali la finanza, la tassazione, le politiche commerciali, l’innovazione e l’adattamento al cambiamento climatico, nonché in tre specifici settori come l’elettricità, la mobilità urbana e l’utilizzo dei terreni.

Cambiamenti climatici: COP21, un bus da spingere tutti verso un accordo globale per il clima

Tratto da Greenbiz

cop21 bus
In un video la COP 21 viene rappresentata come un autobus. Si è fermato troppe volte, a causa di summit che non hanno portato a risultati chiari. Ma ora quello di Parigi 2015 ha la possibilità di diventare davvero cruciale se verrà preso un accordo globale sul clima.
Anche in passato la strategia è stata quella di trovare un “carro attrezzi”, un accordo globale, ma alla fine le delegazioni dei vari Paesi presenti non hanno trovato un compromesso che soddisfacesse tutti.
Lima, Varsavia, Doha, Durba, Cancun, Copenaghen: sono state varie le conferenze globali organizzate finora, ma solo a Parigi ci sarà uno scenario nuovo.
Ogni nazione si presenta con un proprio programma per ridurre le emissioni di gas serra. Inoltre, le energie rinnovabili sono ormai una realtà che nel mondo sta sostituendo progressivamente le fonti fossili, intanto l’opinione pubblica ha toccato con mano i costi che i cambiamenti climatici comportano, basti pensare al denaro speso per la ricostruzione dopo una calamità naturale.
Tutti stiamo spingendo l’autobus verso la stessa direzione, chiedendo una soluzione efficace ai leader del mondo. Parigi è l’occasione buona per dare un futuro migliore alle prossime generazioni.
Anna Tita Gallo
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27 ottobre 2015

Qualità dell’aria: domani il Parlamento europeo vota la direttiva NEC. Salverebbe 11.000 vite all’anno

Tratto da Greenreport

Qualità dell’aria: il Parlamento europeo vota la direttiva NEC. Salverebbe 11.000 vite all’anno

Legambiente agli europarlamentari italiani: «Serve un atto di responsabilità»
[27 ottobre 2015]
inquinamento aria
Domani il Parlamento Europeo dovrebbe votare la direttiva NEC sui limiti alle emissioni nazionali in atmosfera di alcuni inquinanti e Legambiente, che fa parte dell’European Environmental Bureau (EEB), ha scritto agli europarlamentari italiani per chiedere di «approvare il testo con le modifiche riportate lo scorso luglio dalla Commissione ambiente Ue. 
Si tratta di miglioramenti positivi per la tutela dell’aria che non devono andar persi, per questo l’associazione ambientalista chiede ai politici europei un atto di responsabilità e un’azione più decisa per ridurre l’inquinamento atmosferico, migliorare la qualità dell’aria in Europa e la vita delle persone. La proposta della nuova direttiva approvata dalla Commissione fissa limiti vincolanti al 2025, limiti più stringenti al 2030 ed aggiunge il mercurio come inquinante. Se venisse approvata, a livello europeo salverebbe circa 42mila persone in più all’anno rispetto alla proposta originaria».
Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente, spiega che «La direttiva NEC è uno dei principali strumenti a livello europeo per combattere l’inquinamento atmosferico, stabilendo dei vincoli sulla quantità di inquinamento che i paesi dell’Ue possono emettere in un dato anno. Nonostante la proposta iniziale della Commissione fosse lontana da obiettivi ambiziosi, l’Unione europea sta cercando di stabilire nuovi limiti per il 2020, 2025 e 2030. Lo scopo è quello di limitare le emissioni delle sostanze inquinanti più pericolose per la salute umana e per l’ambiente. Si tratta di particelle sottili (PM2,5), ossidi di azoto (NOx), il biossido di zolfo (SO2), i composti organici volatili (COVNM), ammoniaca (NH3), metano (CH4) e mercurio (Hg). Il consiglio dei Ministri Ue ha fino ad ora mostrato poco interesse nel fissare traguardi più ambiziosi, scegliendo la strada più facile di limitare gli impegni presi per ridurre le emissioni a livello nazionale. Ora sta all’intero Parlamento europeo, chiamato a votare domani, stabilire da che parte sta rispetto al lavoro di revisione della direttiva. Sulla scia dello scandalo della Volkswagen, questa è una vera opportunità per l’UE di mostrare come agisca nell’interesse di tutte le persone e non solo per le grandi imprese o interessi di parte”. Proprio in data odierna Legambiente sarà ascoltata dalla Commissioni VIII (Ambiente) e X (Attività produttive) nel corso di una audizione informale sull’impatto della vicenda Volksvagen sulla filiera nazionale dell’automotive, sui consumatori e sull’ambiente».
Il Cigno Verde ricorda che «Ogni anno l’inquinamento dell’aria causa oltre 400.000 morti premature nei paesi dell’Unione Europea. Fra questi, l’Italia ha uno dei peggiori bilanci in Europa e stando all’ultimo rapporto Ocse 2015 è anche tra i Paesi Ue che paga di più i danni provocati dall’inquinamento dell’aria in termini di Pil (oltre il 4%), dopo Ungheria, Grecia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Polonia. Nel nostro Paese, infatti, si registrano circa 30mila decessi solo per il particolato fine (PM 2.5), pari al 7% di tutte le morti esclusi gli incidenti; l’inquinamento accorcia mediamente la vita di ciascun italiano di 10 mesi e il solo rispetto dei limiti di legge attuali salverebbe 11.000 vite all’anno. Un bilancio salato di vite, cui si aggiungono i costi economici dell’incremento delle patologie, dei ricoveri e del ricorso alle cure farmacologiche. In Italia i costi collegati alla salute derivanti dall’inquinamento dell’aria si stimano fra i 47 e i 142 miliardi nel 2010. Ogni ulteriore ritardo nell’azione sull’inquinamento atmosferico sarebbe inaccettabile, dati i costi per la salute umana e per l’ambiente».

Rapporto Enea :ridurre il carbone per abbassare dell’80% le emissioni di CO2

Tratto da Tribuna Economica

Enea: ridurre il carbone per abbassare dell’80% le emissioni di CO2

Una forte ‘decarbonizzazione’ del sistema energetico italiano consentirebbe una riduzione dell’80% delle emissioni di CO2 rispetto ai livelli del 1990 e un risparmio fino a 66 miliardi di euro sulla bolletta energetica nazionale, in uno scenario al 2050 che vede
un aumento tendenziale dei prezzi delle fonti fossili. 

È quanto emerge dal Rapporto “Pathways to deep decarbonization in Italy - 2015” (Percorsi verso la decarbonizzazione profonda in Italia), realizzato dall’ENEA in collaborazione con la Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM) e presentato a Roma. 
Il rapporto esplora tre diversi scenari per la decarbonizzazione del sistema energetico al 2050:  nel primo è previsto un maggior utilizzo di fonti rinnovabili e tecnologie di cattura e stoccaggio della CO2 (CCS); il secondo si focalizza sull’efficienza energetica; il terzo è caratterizzato da una limitata disponibilità di tecnologie innovative e fonti alternative.
Nello specifico, il Rapporto individua cinque linee guida strategiche per la transizione verso un’economia low carbon,  attraverso una trasformazione radicale del mix di fonti per la produzione di energia elettrica e le modalità di consumo dell’energia.

Il Parlamento europeo pensa a maggiori controlli Ue per l'Ilva di Taranto.

Tratto da Il Blog del Comitato per Taranto


L'Europa sull'Ilva


Il Parlamento europeo pensa a maggiori controlli Ue per l'Ilva di Taranto, evocando la possibilita' di richiesta di una direttiva "ad hoc" in tal proposito. 

E' quanto si legge in un rapporto del direttorato generale del Parlamento europeo realizzato per la commissione Ambiente dello stesso Parlamento Ue. 

Il campo d'azione dell'istituzione comunitaria "e' piuttosto limitato" in un caso che richiede soprattutto interventi a livello statale, ma il Parlamento Ue "potrebbe considerare attentamente le implicazioni del caso Ilva per quanto riguarda la necessita' di armonizzare le regole di ispezione a livello europeo, ad esempio attraverso una direttiva in materia" da richiedere alla Commissione europea. Maggiori controlli e ispezioni europei si rendono necessari, a detta del Parlamento Ue, visto che quelle dell'Ilva di Taranto "e' un caso particolarmente grave di non conformita' aziendale alla normativa ambientale europea e per le conseguenze per l'ambiente e la popolazione locale". 

Un caso che mette in luce anche "le conseguenze del fallimento delle autorita' nazionali nell'attuare in modo tempestivo la legislazione adottata per recepire le norme ambientali dell'Ue".


Questo il report:



Chi è l'autrice italiana del report? Ecco il suo curriculum, dal sito dell'Università di Catania 

26 ottobre 2015

Parigi al bivio - COP21- Lotta ai Cambiamenti Climatici: ora o mai più

Tratto da www.lindro.it

COP21 di Parigi al bivio

Lotta ai Cambiamenti Climatici: 

ora o mai più

Christiana Figueres: 'Temperatura globale rischia di alzarsi di di 4-5C°: un accordo sarebbe un grande passo
cop 21 cambiamenti climatici

«Siamo la prima generazione a sentire l’impatto del cambiamento climatico; siamo l’ultima che può fare qualcosa per contrastarlo». Sono parole del Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, pronunciate lo scorso 3 agosto; un anno, il 2015, che sta passando alla storia come il più caldo da che esistono misurazioni della temperatura globale.

 In quell’occasione Obama ha presentato il Clean Power Plan, il piano nazionale per ridurre le emissioni di gas serra del 32%, entro il 2030, rispetto ai livelli del 2005, e dell’80% entro il 2050: gli Stati Uniti lo proporranno come base programmatica alla COP21 (21° Conferenza delle Parti), che si terrà a Parigi dal prossimo 30 novembre all’11 dicembre.
 In quella sede 195 Paesi, più l’Unione europea, cercheranno di trovare un accordo per aggiornare l’UNFCCC (Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici): è il trattato stipulato a Rio De Janeiro nel 1992, quando la comunità internazionale si riunì per la prima volta con l’obiettivo di rallentare il Riscaldamento Globale antropico.

Gianluca Lentini, geofisico e divulgatore scientifico, ci ha spiegato: “Il Riscaldamento Globale è l’attuale manifestazione dei cambiamenti climatici: è un fenomeno scientifico suffragato grazie a dati raccolti nell’arco di almeno due secoli. Esiste un consenso amplissimo tra gli scienziati climatici sulla natura antropica del Riscaldamento Globale registrato negli ultimi 200 anni circa: a partire, cioè, dalla Rivoluzione industriale, quando cominciò la produzione massiccia di energia derivante dal carbon-fossile, e l’immissione di gas climalteranti, i quali incrementano l’effetto serra nell’atmosfera”. .....

Le attese per la COP21 sono altissime: dopo uno sforzo diplomatico così complesso ed esteso nel tempo, la speranza che a  Parigi si trovi un accordo universale sul Clima è concreta, fermo restando l’incognita della sottoscrizione vincolante, un’opzione su cui non c’è ancora chiarezza. Un altro fallimento, dopo Copenaghen 2009, avrebbe conseguenze imprevedibili; i modelli elaborati dall’IPCC nel Quinto Rapporto di Valutazione, pubblicato nel 2014, sono chiari: se la temperatura globale aumenta di 4-5C°, la vita sulla Terra sarà molto diversa da come la conosciamo oggi. 

Il Segretario Esecutivo delle Nazioni Unite per il Clima Christiana Figueres ha dichiarato a Bruxelles lo scorso 15 settembre: «Lo scenario attuale comporterebbe un aumento della temperatura di 4-5C° entro la fine del secolo. Con i contributi presentati dai Paesi in vista di Parigi, la temperatura si innalzerebbe di 3C°.
 E’ uno scenario accettabile? No; con questi presupposti, l’accordo che si profila non sarà perfetto, ma rappresenterebbe lo stesso un grande passo». 
Un passo obbligato per contrastare i cambiamenti climatici, definiti dal Presidente americano Obama ‘la più grave minaccia per le generazioni future’. 
- Continua a leggere qui

Conferenza di Parigi ,ricordiamo che tutti i bambini necessitano di un ambiente sicuro e salutare in cui nascere e crescere.

 Tratto da Meteo Web

Cambiamenti climatici: a rischio la salute dei nostri bambini

cambiamenti climatici stanno veramente influenzando e danneggiando molti aspetti della nostra vita e del territorio, tanto che tra le principali vittime ci saranno anche i nostri bambini. 

A rivelarlo è lo studio condotto dalla American Academy of Pediatrics, pubblicato proprio dalla rivista dell’associazione, che rivelerebbe che l’88% delle malattie attribuibili al cambiamento del clima, riguarda i minori di 5 anni. Gli esperti affermano che, i bambini sono a rischio non solo per i disastri naturali legati al clima, ma anche per l‘aumento delle malattie. Un esempio concreto è la malattia di Lyme, che colpisce circa 300 mila americani l’anno. La malattia è conseguenza del riscaldamento globale che ha, appunto, consentito un’espansione della malattia in Nord America. Lo studio rivela inoltre che, entro la fine del secolo, le morti nei neonati causate dal caldo aumenteranno del 55% nelle femmine e del 7,8% nei maschi. Ad essere particolarmente a rischio, anche i bambini dell’Africa subsahariana. Secondo gli esperti entro il 2030 conterà 48 mila morti in più sotto i 5 anni, per diarrea oltre che, per l’aumento delle principali malattie infettive, come la malaria o il West Nile virus. L’aumento di CO2, condiziona notevolmente anche le piante, che conterranno fino al 10% in meno di proteine e di altri nutrienti fondamentali per i bambini. 

Gli esperti hanno così deciso di sensibilizzare i governi, che a breve si riuniranno per la Conferenza di Parigi,ricordando che tutti i bambini necessitano di un ambiente sicuro e salutare in cui nascere e crescere.

25 ottobre 2015

Conferenza :Brindisi, area ad alto rischio: e’ tutto tranquillo per la salute e l’ambiente?

Conferenza –Dibattito dal titolo: Brindisi, area ad alto rischio: e’ tutto tranquillo per la salute e l’ambiente?
Tratto da Brindisi Sera
Conferenza –Dibattito dal titolo: Brindisi, area ad alto rischio: e’ tutto tranquillo per la salute e l’ambiente?
La Fondazione Tonino Di Giulio con il Patrocinio della Provincia di Brindisi, ha organizzato una Conferenza –Dibattito, Venerdi’ 30 Ottobre 2015, alle ore 18.00 presso il Salone della Provincia di Brindisi (Via De Leo, 3 ) sul tema “BRINDISI, AREA AD ALTO RISCHIO : E’ TUTTO TRANQUILLO PER LA SALUTE E L’AMBIENTE? “
Interverranno:
Prof.ssa Raffaella ARGENTIERI Pres Fondazione Di Giulio
Dott.ssa Concetta CHETRI’  Medico Osped Brindisi 
Dott.ssa  Cristina    MANGIA  Ric CNR Lecce
Dott. Maurizio   PORTALURI Medico Osped Brindisi

Il dibattito verterà sugli effetti dell’inquinamento sul territorio di Brindisi. Mentre l’attenzione si sposta a Taranto sul processo ILVA appena iniziato, da seguire con molta attenzione, la Fondazione Di Giulio intende tenere desta l’attenzione su Brindisi e il suo territorio che risente degli effetti nefasti dell’inquinamento a livello ambientale e sanitario.

Carbone, polveri sottili, PM 10, benzene, e altre sostanze inquinanti provenienti dalle “sfiammate” , amianto, discariche, rifiuti costituiscono solo una parte delle sostanze e situazioni che allarmano Brindisi e provincia. La presunta ricchezza che gli insediamenti industriali hanno portato a Brindisi può bilanciare l’impegno economico gravoso cui le Istituzioni e i Cittadini devono far fronte per gli interventi riparatori in campo ambientale e sanitario ? E il valore delle vite umane è quantificabile? E’ possibile finalmente conciliare lavoro e salvaguardia della salute?

L’Art. 32 della Costituzione Italiana tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività.

La tutela ambientale, per i cittadini Europei, è un diritto cui aspirare che deriva direttamente dall’art.37 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea.

Non è qualcosa da cui si possa prescindere: è un bisogno urgente e pressante.

Ancora l’Art. 191 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, stabilisce che l’Unione persegue una politica ambientale finalizzata ad assicurare un elevato livello di protezione della salute umana, un utilizzo accorto delle risorse, nonchè la salvaguardia dell’ambiente naturale.Si ispira ai principi fondamenatli di precauzione ,prevenzione e al principio “chi inquina paga”.

Brindisi deve invertire la rotta e valorizzare le sue vocazioni naturali : agricoltura, commercio, turismo, artigianato, attività portuale , CULTURA. Le norme esistono , bisogna solo rispettarle.

Questo, ovviamente non significa dismettere tutto l’esistente in un giorno e lasciare senza lavoro tanta gente. Abbiamo sempre sostenuto che le bonifiche,la tecnologia possono garantire il lavoro a chi è già in servizio e favorire nuove assunzioni.

Ma non possiamo proseguire nell’errore e permettere nuovi insediamenti invasivi o pericolosi. Continua a leggere su Brindisi Sera

24 ottobre 2015

Stiamo cambiando il mondo: un Nuovo rapporto trova gli Stati Uniti leader mondiale nell' Andare Oltre il Carbone

Tratto in traduzione simultanea dal Sierra Club
Stiamo cambiando il mondo:  un  Nuovo  rapporto trova gli Stati Uniti  leader mondiale nell' Andare Oltre il  Carbone

Un nuovo rapporto uscito  questa settimana  indica gli  Stati Uniti   come la nazione   che guida  le nazioni industrializzate del mondo ad uscire dal carbone, un'impresa ancora più grande  perché siamo sul territorio  della  più grande flotta al mondo di impianti a carbone. Questo notevole progresso  ha richiesto più di un decennio per realizzarsi , ed è stato reso possibile  grazie agli attivisti di  Beyond Coal che per primi hanno impedito la costruzione di una ondata di nuovi impianti a carbone, e poi hanno continuato  a vincere decine di campagne per mandare in pensione  numerose centrali a carbone esistenti negli Stati Uniti e  le hanno fatte sostituire con energia pulita e rinnovabile. Ancora meglio, la notizia arriva in testa ai negoziati internazionali sul clima a Parigi  di questo autunno, dove gli Stati Uniti si sono messi in condizione  di  guidare la fila , grazie a questi  progressi senza precedenti sul carbone   verso  l'energia pulita. 

Come il rapporto pubblicato da E3G mette in evidenza , gli Stati Uniti stanno "conducendo una strategia   per allontanare  in modo evidente  tutti i membri del G7 dal carbone" (con una sola eccezione  il Giappone). Questo perché, a partire dal 2005, 184  delle nuove centrali a carbone  proposte , del valore di $ 273.000.000.000 , sono state  cancellate a vari stadi di sviluppo. I pensionamenti di centrali a carbone esistenti stanno  procedendo , con 205 centrali  che rappresentano 84 gigawatt  di capacità già confermate per la pensione. E  i progressi accelereranno  nei prossimi mesi, mentre lavoriamo verso il nostro obiettivo di garantire  la sostituzione della metà degli impianti a carbone  della nazione con energia pulita entro il 2017.
La relazione conferma quello che ho vissuto e respirato da molti anni: i Comuni che vogliono energia pulita  e non sporche centrali a carbone sono una forza da non sottovalutare. Essi comprendono una sofisticata rete di attivisti di base in tutta l'America che muovono l'ago globale sul clima, l'inquinamento di carbonio, e l'energia pulita. .......Nel complesso, il carbone è la più grande fonte di inquinamento di carbonio negli Stati Uniti, così come la più grande fonte della nazione di mercurio, anidride solforosa, e  causa l'inquinamento  tossico delle acque .
Abbiamo recentemente annunciato il ritiro della centrale a carbone 200 a livello nazionale (siamo ora arrivati a 204), che rappresenta quasi il 40 per cento delle 523 centrali a carbone degli Stati Uniti  ancora in servizio solo cinque anni fa.
Il lavoro della   Beyond Coal Campaign del Sierra Club e  di più di 100 organizzazioni alleate per mandare in pensione queste centrali a carbone  e sostituirle  con energia pulita ha permesso agli Stati Uniti di ridurre l'inquinamento   industriale che causa il riscaldamento globale, e ha spinto   la Casa Bianca a spingere per un forte accordo internazionale sul clima a Parigi alla fine di quest'anno. Come afferma la relazione,
Gli Stati Uniti stanno  conducendo la carica, nonostante  abbiano di fronte la sfida più grande data la portata del  loro utilizzo del carbone attualmente . . Tuttavia, gli Stati Uniti stanno facendo i progressi più positivi di tutti i paesi del G7; i recenti annunci di pensionamenti, pari a più di 84 GW entro il 2020, con nuove politiche riduzione dell'inquinamento  da carbone e  con la definizione di un quadro per gli investimenti in energia pulita.
Continuo ad essere in soggezione  nei confronti dei nostri instancabili attivisti a livello nazionale -  questi non stanno  solo pulendo la nostra aria  e acqua, ma stanno dando anche al nostro clima una possibilità di combattere. E stanno lavorando duramente per assicurare che l'energia  del  carbone venga  sostituita da energia pulita e rinnovabile.  Nell'attesa della Cop 21 di Parigi questa ribellione di base sta muovendo l'ago globale del carbonio, e sono molto grata per tutte le persone coinvolte in  questa campagna  .