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31 marzo 2021

30 scienziati ed esperti di Ambiente e Salute scrivono a Draghi con valutazioni e proposte

Tratto da Isde

PNRR e pandemia: 30 scienziati ed esperti di Ambiente e Salute scrivono a Draghi con valutazioni e proposte

Egr. Prof. Draghi,

Al Presidente del Consiglio dei Ministri del Governo Italiano Prof. Mario Draghi

Desideriamo condividere con Lei e i Ministri impegnati qualche elemento di valutazione generale e avanzare raccomandazioni e suggerimenti sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Siamo un gruppo di docenti, ricercatori ed esperti afferenti a diverse discipline accomunate dalle finalità di protezione sia degli ecosistemi e dell’ambiente in cui viviamo sia della salute umana e degli organismi viventi. Stiamo seguendo e studiando la pandemia dal suo arrivo e siamo preoccupati per il presente e per il futuro. Per questo, oltre a contribuire allo studio dei fenomeni collegati alla pandemia, siamo interessati alle elaborazioni ed alle scelte per la ripresa economica e sociale.1

Siamo consapevoli della necessità di affrontare la sfida di una ripartenza che non sia basata sugli stessi modelli che hanno determinato la grave situazione in cui ci troviamo. Per imboccare una traiettoria diversa c’è bisogno di un cambio di paradigma del modello di sviluppo e di consumo oggi prevalente, ed è necessario che molte scelte siano fatte con immediatezza. Trattandosi di una profonda crisi sanitaria, sociale, economica, perfino esistenziale, un piano di ripresa post-pandemica deve necessariamente confrontarsi con una miriade di problemi, come illustrato dal Green Deal europeo. Osserviamo con grande interesse l’evoluzione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ed apprezziamo gli sforzi fatti in molte direzioni, seguendo le indicazioni di quello europeo.

La nostra principale preoccupazione è che vengano sottovalutate le conoscenze scientifiche acquisite sulle cause che hanno portato alla pandemia, che la configurano come sindemia2 e che forniscono indicazioni chiare sulle azioni da compiere per evitare altre pandemie. Dal mondo scientifico già in passato erano stati lanciati allarmi, così come oggi sono numerose le segnalazioni della comunità scientifica sui rischida virus sconosciuti e pronti a fare il salto di specie o da batteri favoriti dal cambiamento climatico. Siamo convinti della necessità di mettere in atto prima di tutto azioni di mitigazione, ma anche azioni di adattamento al cambiamento climatico, incamminandosi senza indugio e senza passaggi intermedi in un percorso accelerato per il contenimento delle emissioni di gas climalteranti. Siamo ugualmente convinti che l’approccio “one- health”, nella sua accezione di sforzi collaborativi a tutti i livelli per proteggeree promuovere la salute di persone, animali e ambiente, sia un concetto sistemico ed un riferimento fondamentale non solo per gli aspetti relativi alla riorganizzazione del servizio sanitario, ma per tutto il PNRR. Riteniamo che siano da valorizzare i recenti studi che stimano come i costi per ridurre il rischio di pandemie siano oltre 100 volte inferiori a quelli necessari per la risposta alle pandemie stesse; quelli per la gestione del COVID-19 erano già arrivati a 8-16 trilioni di dollari a livello globale a luglio 2020 e sono destinati a crescere in modo abnorme.

1 http://www.scienzainrete.it/articolo/come-mettere-fuoco-recovery-plan-secondo-gli-esperti/maria-grazia-petronio-et-al/2021-02-09

2Sindemia: l’insieme di problemi di salute, ambientali, sociali ed economici prodotti dall’interazione sinergica di due o più malattie trasmissibili e non

trasmissibili, caratterizzata da pesanti ripercussioni, in particolare sulle fasce di popolazione svantaggiata (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7515561/)

    

Nello specifico, riteniamo importante:

! indicare in modo chiaro ed esplicito che il principale obiettivo del Piano è quello della conservazione dei servizi eco-sistemici di supporto alla vita, dando priorità agli interventi di riduzione delle emissioni di gas clima alteranti, di abbattimento dell’inquinamento e di miglioramento della qualità dell’aria, dell’acqua e del suolo, secondo le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità;

! adottare normative efficaci per ridurre marcatamente le emissioni di inquinamento atmosferico che solo in Italia causa ogni anno decine di migliaia di morti premature e malattie; proporre alle istituzioni europee di adottare le linee guida per la qualità dell'aria definite dall'Organizzazione Mondiale della Sanità;

! adottare azioni che portino a co-benefici per il pianeta e la salute umana con trasporti sostenibili, aumento degli spostamenti a piedi ed in bicicletta, riduzione delle emissioni inquinanti e riduzione del consumo di carne.

! finanziare la creazione di nuove aree protette in accordo con la Strategia europea sulla biodiversità il cui obiettivo dichiarato è di arrivare a proteggere il 26% del territorio;

! adottare azioni che portino ad una riduzione delle emissioni di gas clima-alteranti di almeno il 5% l’anno a partire da subito, ed ambire ad una riduzione annua del 7.5% dal 2025 così da raggiungere l’obiettivo di zero-emissioni-nette entro il 2050, possibilmente prima;

! favorire in modo deciso ed accelerare il ricorso alle fonti rinnovabili di energia, in particolare eoliche e solari, senza facilitare passaggi intermedi verso il consumo di metano e di biomasse;

! promuovere lo sviluppo di filiere di idrogeno ‘verde’ per particolari scopi ben localizzati e non certo per il traffico veicolare privato (la rete di distribuzione dell’idrogeno è impensabile), evitando in modo assoluto di passare attraverso idrogeno ‘blue’ o ‘grigio’, essendo queste ultime tecnologie a cui sono associate emissioni importanti di gas climalteranti;

! intraprendere una decisa accelerazione del recupero e del riciclaggio di materie prime- seconde, della disincentivazione, fino alla dismissione, dell’uso di imballaggi e oggetti mono-uso in plastica e della restituzione ed il riuso del vetro vuoto;

! incentivare una nuova mobilità ponendo come obiettivo prioritario lo spostamento di quote definite (30% entro 3 anni) di mobilità privata verso la bicicletta/a piedi attraverso un Piano nazionale di mobilità lenta (urbana e turistica) che preveda la realizzazione di infrastrutture ciclo-pedonali e risolva i problemi di intermodalità che frenano la mobilità sostenibile;

! fermare da subito ogni trasformazione su suoli liberi di qualsiasi natura, prevedendo un programma di monitoraggio da parte di ISPRA, avviare subito un censimento del patrimonio edilizio dismesso, abbandonato e sottoutilizzato e indirizzare alla sola rigenerazione di questo le prossime richieste di trasformazione urbana;

! finanziare i progetti di bonifica dei siti inquinati di interesse nazionale (SIN) o accelerarne il completamento, privilegiando tecniche innovative di bonifica “in situ”.

! offrire vantaggi economici per le coltivazioni e gli allevamenti sostenibili e a filiera corta e per la riconversione degli allevamenti e l’agricoltura intensivi ed a forte impatto sull’ambiente e sulla sicurezza alimentare, e cogliere tutte le opportunità offerte dal Green Deal e dalla PAC per una transizione agro-ecologica reale, a partire dal Piano Strategico Nazionale di prossima definizione;

! evitare forme di turismo insostenibili e di massa, incompatibili con la fragilità e la delicatezza dei numerosi piccoli borghi, delle aree protette, dei beni naturalistici e delle


opere artistiche e archeologiche sparse sul territorio. Il turismo è innanzitutto cultura,

rispetto per storia e paesaggio: dentro questo perimetro va sviluppata impresa sostenibile;

! istituzionalizzare l’approccio OneHealth attraverso un piano generale di riorganizzazione e di integrazione delle attività relative alla protezione dell’ambiente e della salute umana e animale che preveda ad ogni livello istituzionale ed organizzativo il pieno coinvolgimento delle articolazioni centrali e periferiche del Servizio Sanitario Nazionale e del Sistema

Nazionale della Protezione Ambientale;

! accompagnare gli interventi di rafforzamento della rete dei servizi sanitari territoriali,

con una chiara definizione degli obiettivi di prevenzione primaria e di assistenza alla persona orientati al Chronic Care Model, ridefinendo in primo luogo il rapporto dei medici di medicina generale con il SSN ed il loro percorso formativo;

! abbinare gli interventi di ammodernamento delle apparecchiature sanitarie con progetti di contenimento dell’eccesso di prestazioni inappropriate, che rappresentano una delle voci più rilevanti degli sprechi, pari al 20-30% della spesa sanitaria complessiva;

! riorientare l'istruzione formale ed informale a tutti i livelli, dalle scuole primarie all’Università, con programmi, didattica e strumenti finalizzati a comprendere, prevenire e mitigare i rischi ambientali e sanitari, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile 2030 delle Nazioni Unite e favorendo l’approccio sistemico e transdisciplinare alla ricerca e alla didattica;

! orientare la riorganizzazione dei sistemi informativi (da non confondere con i programmi informatici) sulla base della conoscenza, per setting, delle vere esigenze dei cittadini e di

una stratificazione epidemiologica. Non riteniamo accettabile un approccio informatico/digitale su un quadro di dati astratti e decontestualizzati (i cosiddetti big data) affidato a imprese di gestione dei sistemi digitalizzati.

! finanziare percorsi di ricerca e innovazione per materiali primari e secondari e di prodotti sicuri e non tossici, per ridurre l’impatto delle miscele chimiche tossiche nei prodotti di consumo, tra cui materiali a contatto con gli alimenti, giocattoli, articoli per l'infanzia, cosmetici, detergenti, mobili e tessuti;

Sulla base delle evidenze scientifiche non abbiamo dubbi che il problema numero uno presente e futuro sia il cambiamento climatico e confidiamo che il PNRR assuma questo orientamento anche nella ripartizione dei finanziamenti. Il Piano Nazionale di Adattamento al Cambiamento Climatico ed il Piano per la Sostenibilità rappresentano, altresì, strumenti indispensabili per stabilire il contesto in cui il PNRR deve operare.

Riteniamo che debba essere affrontata radicalmente la fragilità dell’amministrazione pubblica, risultato di disinvestimento e dequalificazione del personale e delle strutture che si protrae da tanti anni. Il miglior piano per il futuro del Paese dovrebbe partire da un convinto e robusto investimento culturale e di qualificazione del comparto pubblico avviandolo a ruoli di maggior autonomia e protagonismo, persi in anni e anni di esternalizzazione di competenze e funzioni. Diversamente la maggior parte delle azioni previste nel Piano saranno ad alto rischio di spreco non trovando nel comparto pubblico quel supporto di coordinamento, indirizzo e vigilanza necessario.

Affinché il PNRR possa evolvere nelle direzioni da noi indicate, desideriamo dare la disponibilità a collaborare della nostra rete e di quelle nazionali ed internazionali con cui siamo in relazione.


Simona Agger (Architetto, HCWH, SIAIS), Giulio Betti (meteorologo LAMMA-IBE/CNR), Paolo Barberi (agronomo, Scuola Superiore Sant'Anna, Pisa), Ugo Bardi (docente Università di Firenze), Fabrizio Bianchi (epidemiologo CNR), Antonio Bonaldi (medico, Slow Medicine), Roberto Buizza (fisico Scuola Superiore Sant’Anna), Mario Carmelo Cirillo (ingegnere, già ISPRA), Daniela D’Alessandro (medico Università Sapienza di Roma), Gianluigi De Gennaro (chimico Università di Bari), Aldo Di Benedetto (medico Ministero Salute), Francesco Forastiere (epidemiologo CNR), Andrea Gardini (medico Slow Medicine), Paolo Lauriola (epidemiologo RIMSA), Carmine Ciro Lombardi (chimico e tecnologo farmacologo Università di Roma Tor Vergata), Alberto Mantovani (tossicologo ISS), Vitalia Murgia (medico CESPER), Francesca Pacchierotti (biologa ENEA), Maria Grazia Petronio (medico, Università di Pisa), Pietro Paris (ingegnere ISPRA), Paolo Pileri (docente Politecnico di Milano), Roberto Romizi (medico ISDE), Marco Talluri (esperto comunicazione ARPAT) Gianni Tamino (biologo, già Università di Padova), Francesco Romizi (giornalista esperto comunicazione ambientale), Sandra Vernero (medico Slow Medicine), Giovanni Viegi (pneumologo ed epidemiologo CNR), Paolo Vineis (epidemiologo, Imperial College London).

Questo documento non esprime necessariamente la posizione delle istituzioni di provenienza degli autori.

Roma, 24 marzo 2021

Per contatti

Dott. Francesco Romizi romizifrancesco@gmail.com 3491919426 Dott.ssa Maria Grazia Petronio: mariag.petronio@gmail.com

  

28 marzo 2021

ROBERTO SETTEMBRE : Vado Ligure , i pericoli della centrale a gas

ROBERTO SETTEMBRE : Vado Ligure , i pericoli della centrale a gas 
Riceviamo da Stefano Milano 
Interessante articolo su La Repubblica  contro il progetto di raddoppio della centrale Tirreno Power, a firma di Roberto Settembre ( ex giudice Corte d’Appello .......)
Lo scrittore Settembre parla dei presunti danni della centrale , ed esorta i cittadini ad “ indignarsi” facendo valere la priorita’ ( sancita dalla nostra Carta Costituzionale) del diritto Fondamentale   alla Salute ,sovraordinato  rispetti al diritto all’ iniziativa economica.





 

25 marzo 2021

Civitavecchia : Transizione energetica, Cgil e Uil: “La Regione prenda posizione”

 Tratto da TRC Civitavecchia 

Transizione energetica, Cgil e Uil: “La Regione prenda posizione”


“La regione Lazio deve prendere posizione in merito alla transizione energetica. E a questo punto è fondamentale che lo faccia”. A chiederlo sono Stefania Pomante della Cgil e Giancarlo Turchetti della Uil, entrambi segretari generali confederali per Viterbo, Civitavecchia e, per quanto riguarda Pomante, Roma nord.

“Il 7 aprile – spiegano i due sindacalisti – è previsto un nuovo incontro con il sindaco. Per l’occasione, Cgil e Uil presenteranno una bozza di documento sulla transizione energetica e lo sviluppo dell’area da condividere con tutti gli attori del territorio”.
Ieri pomeriggio la riunione a distanza del tavolo convocato dal sindaco Ernesto Tedesco sulla situazione di Civitavecchia. Al tavolo, assieme a Tedesco, a Cgil e Uil, anche gli assessori regionali alle infrastrutture, Alessandri, al lavoro, Di Berardino, e allo sviluppo economico, Orneli, il vicesindaco Magliani e l’assessore Barbieri.
“Cgil e Uil – proseguono Pomante e Turchetti -, assieme ad altre realtà del territorio, hanno da tempo proposto una transizione energetica che tiene innanzitutto conto del piano energetico europeo del 2020 (New generazion EU) che di fatto, come più volte chiesto dall’Ue all’Italia, rende vecchio e inadeguato al nuovo contesto il piano nazionale. Investendo, infine, il piano dell’Ue, sulle uniche energie rinnovabili che rispettano il territorio e assicurano inoltre, e non da ultimo, ottimi livelli occupazionali”
“Per questo – proseguono Pomante e Turchetti – il progetto di Cgil e Uil, condiviso da tantissime altre realtà, punta a fare della centrale di Torrevaldaliga nord un centro sperimentale per l’idrogeno associato a progetti legati a fotovoltaico ed eolico offshore. Quindi, siamo fermamente contrari al turbogas. Primo, perché non è la soluzione ambientale migliore per uscire dal carbone, come invece potrebbe essere l’idrogeno. E come, fra l’altro, chiede l’Europa. Secondo perché il turbogas garantirebbe solo una quarantina di posti di lavoro, a fronte di 450 circa impiegati attualmente in centrale. Con il solo eolico offshore, come ribadito più volte, se ne garantirebbe invece quasi mille. Infine, ed è un altro dei motivi, lungo 20 chilometri di costa Enel e Tirreno Power prevedono 3 centrali a turbogas. Torrevaldaliga sud, Torrevaldaliga nord, entrambe a Civitavecchia, e Montalto. Semplicemente troppe e di eccessivo impatto in un’area di rilevante e fondamentale valore storico, archeologico e ambientale”.......

Carbon Tracker: con le centrali a gas le bollette aumenterebbero.

Tratto da La Repubblica 

Carbon Tracker, con le centrali a gas le bollette aumenterebbero.


I piani di costruzione di nuove centrali a gas in Italia, per una capacità complessiva di 14 gigawatt, potrebbero non solo mettere a rischio gli obiettivi climatici del paese, ma anche far aumentare le bollette degli utenti. Già oggi le fonti rinnovabili producono elettricità allo stesso costo di quelle fossili: nel 2030, si prevede che il costo di produzione delle fossili sarà del 60% superiore. Queste le conclusioni di un nuovo studio pubblicato oggi da Carbon Tracker Initiative, un think tank finanziario indipendente.

L'economia del settore elettrico, secondo la ricerca, ha raggiunto un punto di svolta nel 2019, quando il costo delle tecnologie a zero emissioni è calato sino al punto in cui un portafoglio di rinnovabili in Italia potrebbe produrre energia elettrica allo stesso costo di un nuovo ciclo combinato a gas (CCGT), 67 euro al megawattora.

Tuttavia, si prevede che i costi delle tecnologie a zero emissioni - particolarmente batterie per l'accumulo di elettricità - continueranno a diminuire, mentre le centrali a gas sono esposte alla volatilità dei prezzi del gas e all'aumento del prezzo del carbonio. Entro il 2030, produrre elettricità col gas sarà del 60% più costoso rispetto a un portafoglio di rinnovabili: 75 euro per Megawattora contro 47 euro.

L'Italia si è impegnata a chiudere le ultime centrali a carbone, per una capacità complessiva di 8 gigawatt, entro il 2025. Nel frattempo, le utility prevedono di costruire, nel prossimo decennio, nuove centrali a gas per una capacità complessiva di 14 GW. Ma secondo Carbon Tracker, così facendo i consumatori vedrebbero un aumento in bolletta.


WWF: No alle centrali a gas nella Tassonomia UE sugli investimenti sostenibili

 Tratto da WWF

No alle centrali a gas nella Tassonomia UE sugli investimenti sostenibili


Il WWF, insieme a 225 scienziati, istituzioni finanziarie e ONG, lancia l’allarme su una proposta della Commissione europea che permetterebbe ai combustibili fossili di entrare nella Tassonomia UE sugli Investimenti Sostenibili.

Nella proposta della Commissione, un criterio chiave è che i nuovi impianti di cogenerazione a gas potrebbero essere considerati sostenibili fino alla fine del 2025 nel caso in cui sostituiscano gli impianti a carbone in chiusura. Tuttavia, l'analisi iniziale indica che oggi ci sono molte più centrali a carbone di cui è prevista la chiusura nell'UE che centrali di cogenerazione a gas di cui è prevista l'apertura [1]. Se questo criterio fosse applicato in tutta l'UE, fino al 100% dei nuovi impianti di cogenerazione a gas costruiti fino alla fine del 2025 potrebbero essere considerati investimenti sostenibili: questo evidenzia la portata della scappatoia che potrebbe attuata negli Stati europei. Quello che dovrebbe essere un "gold standard" dell'UE per gli investimenti sostenibili potrebbe in realtà fornire un incentivo a costruire più impianti a gas senza chiudere impianti a carbone. 

Includere il gas nella finanza verde significa ignorare i rilevanti effetti ambientali del metano, un gas ad effetto serra molto pericoloso che viene rilasciato durante l'estrazione del gas fossile. L'impatto del metano sul cambiamento climatico, in un periodo di venti anni, è fino a 84 volte maggiore della CO2 , e se il gas dovesse rilasciare solo il 3% del suo contenuto di metano, diventerebbe più inquinante del carbone [2].
 
La proposta inoltre è  completamente in contraddizione con le raccomandazioni del Gruppo di esperti tecnici della Commissione, pubblicate l'anno scorso. Pochi mesi dopo la pubblicazione delle raccomandazioni, oltre 45.000 cittadini dell'UE hanno risposto alla consultazione pubblica sulla tassonomia e hanno sottolineato l'importanza di una tassonomia basata sulla scienza - una posizione che rappresenta il 97% di tutte le risposte alla consultazione. Una petizione che invitava l'UE ad impegnarsi ad eliminare tutti i combustibili fossili dai recovery fund europei, ha raggiunto quasi 400.000 firme.
 
“Il gas è un combustibile fossile - l'idea stessa di classificarlo come ambientalmente sostenibile è una vergognadice Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia- La tassonomia dell'UE è stata originariamente creata per fermare il greenwashing delle istituzioni finanziarie: non può assolutamente trasformarsi in uno dei principali strumenti di greenwashing del mondo, stavolta col benestare della stessa UE. Sono in gioco sia il Green Deal europeo che la leadership climatica globale dell'UE. Se la Commissione ignora completamente le raccomandazioni scientifiche del Gruppo di Esperti e il lungo processo di consultazione, che senso ha averli consultati?”.
 
Il WWF e i firmatari della lettera aperta chiedono che la presidente von Der Leyen, il vicepresidente Timmermans e il commissario McGuinness ascoltino le raccomandazioni degli scienziati e non cedano agli interessi delle lobby del gas e alle informazioni errate che hanno diffuso, rivedendo l'Atto Delegato per eliminare i combustibili fossili una volta per tutte.

 
Ulteriori informazioni:
 
[1] Secondo il database di Europe Beyond Coal, ad oggi è già prevista la chiusura di 35 GW di centrali elettriche a carbone da qui al 2025 nell'UE (su un totale di 142 GW di centrali a carbone operative nell'UE oggi), e altre decine di GW devono chiudere entro il 2025. Secondo Global Energy Monitor, 8,3 GW di impianti di cogenerazione a gas sono in costruzione o in programma di essere costruiti nell'UE. Di conseguenza, le prime analisi sulle quantità, relative ai primi criteri della proposta della Commissione, trovano che fino al 100% degli impianti a gas con cogenerazione costruiti fino al 2025 potrebbero essere inclusi nella finanza verde, e ci sarà spazio per includere anche altro. Il risultato potrebbe essere un incentivo a costruire ancora più impianti di cogenerazione a gas di quelli già pianificati, mentre non si riesce a chiudere più centrali a carbone. Questo sarebbe del tutto controproducente.
 
[2] Climate Bonds Initiative, (2021), The Hidden Emissions from Gas-Fired Power.


19 marzo 2021

Intervento del Dr. Giovanni Ghirga alla Seduta delle Commissioni Congiunte della Regione Liguria

Tratto da Uomini Liberi

Intervento del Dr. Giovanni Ghirga alla Seduta delle Commissioni Congiunte della Regione Liguria, tenutosi il 18 marzo 2021.

In piena pandemia da coronavirus-19, siamo oggi tutti consapevoli della nostra impreparazione, nonostante le previsioni della comunità scientifica internazionale che, da numerosi anni ormai, metteva in guardia sulla possibilità di nuovi virus capaci di creare grandi epidemie.

Non si fa altro che sentire voglia di cambiamento per cercare di prevenire nuove pandemie,
eppure, nonostante sia ben dimostrato dalla scienza che la combustione del gas produce una elevata quantità di polveri ultrafini, molto tossiche, questo argomento viene completamente oscurato, solamente perché non esiste ancora una normativa che ne limiti le emissioni in atmosfera. “Quando le polveri ultrafini saranno soggette ad una normativa ne riparleremo”, nel frattempo i gravi danni alla salute che avranno provocato, non avranno colpevoli perché “la legge è stata rispettata”.

Continua così la nostra grande e profonda ipocrisia, vediamo solo quello che vogliamo vedere. Siamo come quegli struzzi che riuscendo ad intravedere qualche ombra, pur tenendo la testa sotto la sabbia, serrano gli occhi fino a non riuscire mai più a riaprirli perché hanno definitivamente chiuso la ragione.


Quasi tutto il materiale particolato primario, prodotto dalla combustione del gas, è nella gamma di dimensioni delle particelle ultrafini (UFP; diametro <0,1 μm). Queste ultime sono state collegate a molteplici effetti tossici nell’essere umano, come noto già da numerosi anni (1,2) e recentemente riportato da altre ricerche (3).

Tra gli effetti nocivi sulla salute, di particolare rilievo sono i risultati di studi recenti, i quali hanno dimostrato che l’esposizione materna alle polveri ultrafini può provocare immunosoppressione polmonare, difetti alla nascita e decessi nella prole (4,5).

Le polveri di dimensioni così piccole veicolano elementi e sostanze tossiche come arsenico, mercurio, piombo, idrocarburi policiclici aromatici e numerosi altri, i quali si formano soprattutto durante la combustione dei fossili, dei rifiuti ed in seguito ad altre attività umane. Questi inquinanti stanno silenziosamente riducendo l’intelligenza dei bambini, ne alterano il comportamento, ne compromettono le future aspettative e, nel complesso, stanno causando un gravissimo danno alla società. Da oltre 10 anni ormai, studiosi della Università di Harvard, Boston, MA (USA) stanno evocando l’inizio di una lotta contro quella che oggi è universalmente chiamata: “La pandemia silenziosa dei bambini causata dalla tossicità di agenti chimici sul neurosviluppo” (6,7).

Una recente revisione sistematica della letteratura scientifica internazionale, basata su 85 studi epidemiologici pubblicati dal 2011, la quale rappresenta un aggiornamento dell’ultima revisione completa condotta dall’Health Effects Institute, Boston, MA (USA) nel 2013, ha dimostrato che l’esposizione alle Materiale P
articolato Ultrafine (UFP) può causare alterazioni infiammatorie e vascolari, le quali sono in parte indipendenti dalla presenza di altri inquinanti presenti nell’aria (8). Inoltre, numerosi studi sulla ipertrofia ventricolare sinistra, hanno dimostrato che l’esposizione alle polveri ultrafini, attraverso una modifica del tono vascolare, aumenta il rischio di ipertensione arteriosa, il più importante fattore di rischio cardiovascolare. I costi umani ed economici di un simile danno sono incalcolabili (8). In tema di pandemia da coronavirus-19, l’ipertensione arteriosa rappresenta attualmente uno dei più importanti fattori di rischio per una malattia da SARS-CoV-1 a decorso grave (9).

Proponiamo ancora fonti di inquinamento dell’aria quando è stato dimostrato, dal più grande centro di ricerca del mondo,
il Department of Biostatistics, Harvard T.H. Chan School of Public Health, Boston, MA (USA), che un piccolo aumento dell’esposizione a lungo termine alle polveri fini PM2,5, siano esse primarie o secondarie, porta a un grande aumento del tasso di mortalità per la COVID-19.

Questi dati e le relative considerazioni mettono in evidenza la necessità di tenere conto di queste particelle estremamente piccole, le polveri ultrafini, quando si formulano standard di qualità dell’aria e, soprattutto, continuano a mettere in guardia la società contro l’uso dei fossili nella produzione di energia.


Dr. Giovanni Ghirga

Membro del Comitato Scientifico della Società Internazionale dei Medici per l’Ambiente (ISDE, Italia).



Bibliografia

1) Brauner, E. V.; Forchhammer, L.; Møller, P.; Simonsen, J.; Glasius, M.; Wahlin, P.; Raaschou-Nielsen, O.; Loft, S. Exposure to ultrafine particles from ambient air and oxidative stress-induced DNA damage. Environ. Health Perspect. 2007, 115 (8), 1177−1182.

2) Elder, A.; Oberdorster, G. Translocation and effects of ultrafine particles outside of the lung. Clin. Occup. Environ. Med. 2006, 5 (4), 785−796.

3) Jian Xue, Yin Li, Joshua Peppers, Chao Wan, Norman Y. Kado, Peter G. Green, Thomas M. Young, and Michael J. Kleeman. Ultrafine Particle Emissions from Natural Gas, Biogas, and Biomethane Combustion. Environ. Sci. Technol. 2018, 52, 22, 13619–13628.

4) Rychlik K. A., et al. , In utero ultrafine particulate matter exposure causes offspring pulmonary immunosuppression. Proc. Natl. Acad. Sci. U.S.A. 116, 3443–3448 (2019).

5) Wu G., et al. , Adverse organogenesis and predisposed long-term metabolic syndrome from prenatal exposure to fine particulate matter. Proc. Natl. Acad. Sci. U.S.A. 116, 11590–11595 (2019).

6) Grandjean P, Landrigan PJ. Neurobehavioural effects of developmental toxicity. The Lancet Neurology, Volume 13, Issue 3, Pages 330 – 338, March 2014.

7) Grandjean P, Landrigan PJ. Developmental neurotoxicity of industrial chemicals. Lancet. 2006 Dec 16;368(9553):2167-78.

8) Simone Ohlwein, R Kappeler, M Kutlar Joss,N Kunzli, B Hoffmann. Health effects of ultrafine particles: a systematic literature review. update of epidemiological evidence. International Journal of Public Health. (2019) 64:547–559. https://doi.org/10.1007/s00038-019-01202-7

9) Clark, C.E., McDonagh, S.T.J., McManus, R.J. et al. COVID-19 and hypertension: risks and management. A scientific statement on behalf of the British and Irish Hypertension Society. J Hum Hypertens (2021). https://doi.org/10.1038/s41371-020-00451-x

10) Xiao Wu, Rachel C. Nethery, B M. Sabath, D Braun, F Dominici. Exposure to air pollution and COVID-19 mortality in the United States: A nationwide cross-sectional study. MedRxiv. DOI: https://doi.org/10.1101/2020.04.05.20054502

18 marzo 2021

Civitavecchia : “Il territorio ha già scelto: lo sviluppo alternativo non passa dal gas”

 Tratto da Centumcellae

“Il territorio ha già scelto: lo sviluppo alternativo non passa dal gas”

CIVITAVECCHIA – Una forte e perentoria presa di posizione contro il progetto della centrale a gas quello che giunge da movimenti, sindacati, partiti e associazioni locali, che hanno sottoscritto quest’oggi un documento congiunto per ribadire il chiaro No a qualunque altra nuova ipotesi di combustione nel territorio. Di seguito il testo integrale del documento.

In questi giorni abbiamo visto riproporre la ‘corrente di pensiero’ secondo cui si è obbligati ad utilizzare il gas nelle locali Centrali per garantire la sicurezza del sistema elettrico nazionale, in attesa della transizione energetica con fonti rinnovabili. Significherebbe bruciare ancora fossili, proprio quando i maggiori sforzi di riduzione delle emissioni di CO2, secondo l’UE, dovrebbero concentrarsi da qui al 2030, partendo con gli investimenti del PNRR già per il 2021, 2022 e 2023.
Opinioni, non supportate dai dati, che dicono tutt’altro.
Nel 2019 la punta massima di richiesta sulla rete elettrica in Italia è stata pari a 58,8 GW, mentre il totale della capacità di tutte le centrali installate ammontava a 119,3 GW, ovvero il doppio della domanda massima.
Dai dati statistici di Terna emerge una situazione di sovra capacità termoelettrica, che si riflette nel basso fattore di utilizzo medio delle centrali termoelettriche pari al 37%.
Questa situazione è destinata ad aggravarsi ulteriormente a sfavore della centrali a gas metano, la cui produzione di elettricità è destinata a perdere competitività sul mercato, man mano che le rinnovabili si svilupperanno in Italia e nel mondo e sostituiranno sempre più la produzione da fossili, con un costo per Kwh che già oggi si presenta inferiore in tutte le aste per nuovi impianti.
Ormai è chiaro a tutti: gli operatori elettrici insistono a voler costruire nuove centrali a gas esclusivamente per l’esistenza del meccanismo di sussidio appositamente varato per la loro sopravvivenza: il capacity – market (ovvero soldi pagati in bolletta dagli utenti anche quando gli impianti non funzionano). Dalla fonte Reuters del 10 Marzo 2021 si apprende che l’Enel installerà 15 GW di impianti rinnovabili nel periodo 2021 – 2023. E’ sorprendente registrare che da questa prospettiva sembrerebbe esclusa l’Italia e, quindi, come le buone intenzioni di un Ente a partecipazione pubblica non ricadrebbero sul suolo nazionale.
La stessa “corrente di pensiero” insinua, inoltre, che la diatriba del gas è fuorviante. Al contrario, lo sviluppo del territorio passa proprio per questa discriminante: oltre a rigenerare e tutelare l’ambiente, con tutto quello che ne consegue in termini di vivibilità e, quindi, di rilancio delle attività produttive (turismo, commercio, artigianato, manifattura, logistica), solo l’utilizzo delle energie alternative può offrire filiere produttive e portare nuova e buona occupazione, oltre 10 volte quella prevista dal progetto a turbogas ad alta automazione. Tra l’altro, il territorio, in questo senso, ha già espresso progetti alternativi attuabili.
È dimostrabile e dimostrato: dalle fonti rinnovabili solo benefici per la collettività duraturi nel tempo; dai fossili decenni di servitù, patologie cliniche e ricatti occupazionali.
Il territorio ha compreso benissimo il bluff del gas, così come ha compreso che il business, come al solito, sarà appannaggio di pochi. Questa volta, non è intenzionato a subire imposizioni, visto che le alternative ci sono” .

CGIL UIL
CNA
CONFCOMMERCIO LITORALE NORD
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17 marzo 2021

LA PARTECIPAZIONE DEL PUBBLICO ALLE DECISIONI SULL’AMBIENTE...

A proposito del Raddoppio della centrale a gas di Vado Ligure- Quiliano

Tratto da Minambiente

LA PARTECIPAZIONE DEL PUBBLICO ALLE DECISIONI SULL’AMBIENTE


L’articolo 6 della Convenzione di Aarhus regola la partecipazione del pubblico al decision-making ambientale. Qualsiasi persona, fisica o giuridica, qualsiasi associazione o organizzazione ha il diritto di partecipare alle decisioni relative a:

l’autorizzazione di attività che possono avere un impatto sull’ambiente (l’allegato 1 alla Convenzione elenca tali attività, ma nel testo della Convenzione vi è un più generico riferimento a “tutte le attività che possono avere effetti significativi sull’ambiente’”);

l’elaborazione di piani, programmi, regolamenti di attuazione e strumenti normativi in materia ambientale;

le decisioni sul rilascio deliberato di organismi geneticamente modificati (OGM) nell’ambiente.


La Convenzione chiarisce che la partecipazione del pubblico deve avvenire nelle fasi iniziali del processo decisionale e deve prevedere tempi di svolgimento ‘ragionevoli’ (tempi troppo brevi non consentono un adeguato coinvolgimento del pubblico, tempi troppo lunghi disperdono energie e impegno).

Il pubblico deve essere messo in grado di ottenere tutte le informazioni necessarie a garantire un processo di partecipazione consapevole e la decisione finale deve tenere nella dovuta considerazione i risultati della partecipazione.

16 marzo 2021

Esposizione a PM2.5 e salute delle ossa materne sulle donne incinte

 Tratto da Peacelink

Esposizione a PM2.5 e salute delle ossa materne sulle donne incinte nella Città del Messico

Fonte: The Lancet Planetary Health, Volume 4, Numero 11 - 01 novembre 2020

Sintesi

In gravidanza la composizione delle ossa materne muta esponendo le donne a un più alto rischio di fratture. Scopo dell’indagine è verificare possibili relazioni tra le concentrazioni ambientali di particolato PM2.5 e forza ossea durante la gravidanza........

Interpretazione

L'esposizione ambientale a PM2.5 durante e dopo la gravidanza è stata associata a una diminuzione della forza trabecolare e corticale dell'osso. L'esposizione precoce a PM2.5 durante la gravidanza è stata associata successivamente ad una maggiore diminuzione della forza ossea durante la gravidanza. La gravidanza tardiva e le prime esposizioni post-partum hanno influito negativamente sul recupero della resistenza ossea. Soluzioni tecnologiche e politiche per ridurre l'inquinamento da PM2.5 potrebbero migliorare la salute pubblica riducendo il rischio di fratture ossee.


Introduzione

La gravidanza è associata a cambiamenti nell’omeostasi del calcio che possono comportare un deterioramento della densità ossea nella madre. Rispetto a prima del concepimento e al periodo iniziale della gravidanza, il rimodellamento osseo è più attivo durante il secondo e il terzo trimestre quando il 2-3% del calcio nelle ossa materne passa al feto per la sua crescita, come risulta dalla perdita di densità minerale delle ossa della madre (BMD, bone mineral density). Sebbene la perdita di BMD associata alla gravidanza recuperi fisiologicamente, la sua diminuzione temporanea abbassa la forza ossea e rappresenta un maggiore rischio di fratture e di soffrire successivamente di osteoporosi, in particolare se nello stesso periodo si è esposte a fattori che aumentano la perdita di minerali o ne impediscono il pieno recupero. Quindi, indagare sulle esposizioni ambientali che potrebbero aggravare tale suscettibilità è di grande interesse per la salute pubblica.

A livello globale le concentrazioni di inquinamento atmosferico di PM2.5 stanno aumentando, interessando in modo preoccupante i paesi a basso e medio reddito. L'esposizione a PM2.5 è una rilevante questione di salute pubblica globale, concausa in numerosi esiti avversi per la salute. Altre ricerche suggeriscono che una scarsa salute delle ossa possa dipendere dal PM2.5. Studi su uomini norvegesi di 75-76 anni sostengono esserci una corrispondenza tra l’esposizione ambientale a PM2.5 e una ridotta BMD corporea totale, con aumento del rischio di fratture dell'avambraccio distale. Uno studio condotto su bambini tedeschi di 10 anni ha riferito che il PM2.5 modificava i livelli sierici di osteocalcina e del telopeptide C-terminale del collagene di tipo I (CTX), due marker di turnover osseo correlati con una ridotta densità ossea, un aumento del rischio di osteoporosi e di frattura. Un'analisi del Medicare Data degli Stati Uniti ha mostrato un aumento del rischio di ricoveri ospedalieri per fratture ossee associate all’esposizione ambientale a PM2.5 in particolare nelle comunità a basso reddito. Lo stesso studio ha analizzato i dati di una coorte di uomini dell'area di Greater Boston, MA, USA e segnalato il legame tra l’esposizione a PM2.5 e la riduzione dell’ormone paratiroideo, un regolatore chiave nel metabolismo del calcio, e questa maggiore esposizione al carbonio nero è associata con una diminuzione della BMD in cinque regioni anatomiche.

Cambiamenti in gravidanza della BMD sono previsti, dato le esigenze dello sviluppo neonatale. Tuttavia, cambiamenti della composizione ossea indotti dall'ambiente possono incrementare il rischio di fratture durante la gravidanza, in particolare se questi cambiamenti persistono dopo la gravidanza. Non siamo a conoscenza di nessuno studio al momento che abbia esaminato le associazioni tra esposizione a PM2.5 e resistenza ossea nelle donne in gravidanza. Per colmare questa lacuna nella ricerca abbiamo deciso di indagare sull'associazione tra esposizione materna a PM2.5 e salute ossea delle madri, attenendoci ai dati della ricerca di Programmazione su Obesità, Crescita, Ambiente e Fattori di Stress Sociale (PROGRESS) studio con sede a Città del Messico.continua qui 

10 marzo 2021

Greenreport: Il diritto a un ambiente sano è un diritto umano globale

Il diritto a un ambiente sano è un diritto umano globale

La dichiarazione congiunta di 15 entità delle Nazioni Unite 

[9 Marzo 2021]

Intervenendo nel dibattito generale della 46esima sessione dell’ Human Rights Council, l’Unep ha presentato una dichiarazione congiunta di 15 entità delle Nazioni Unite, Eccola:  

 

Il diritto a un ambiente sano è riconosciuto da oltre 150 Stati membri delle Nazioni Unite, ma non è stato formalmente riconosciuto a livello globale, ritardando così il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile , esacerbando le disuguaglianze e creando gap di protezione, in particolare per i difensori dei diritti umani e ambientali, bambini, giovani, donne e popolazioni indigene che spesso sono stati e continuano ad essere agenti di cambiamento per la salvaguardia dell’ambiente.

Siamo di fronte a una triplice crisi ambientale: cambiamento climatico, perdita di biodiversità e inquinamento. I diritti delle generazioni presenti e future dipendono da un ambiente sano. Il riconoscimento globale del diritto a un ambiente sano sosterrà gli sforzi per non lasciare indietro nessuno, garantire una transizione giusta verso un mondo sano dal punto di vista ambientale e socialmente equo e realizzare i diritti umani per tutti.

Lodiamo la leadership del Council per aver avvicinato il mondo al riconoscimento globale e alla protezione del diritto a un ambiente sano.

Accogliamo inoltre con favore l’impegno firmato da oltre 1.000 organizzazioni della società civile, dei bambini, dei giovani e delle popolazioni indigene che chiedono agli Stati membri di riconoscere il diritto a un ambiente sano.

Ci siamo riuniti sotto la Call to Action for Human Rights del Segretario generale dell’Onu, attraverso l’ispirazione dataci dal Council, e in risposta alla richiesta urgente di agire proveniente da tutti gli angoli del mondo per dichiarare che il tempo per il riconoscimento globale, l’attuazione , e la protezione del diritto umano a un ambiente sicuro, pulito, sano e sostenibile è ora.

Siamo pronti a sostenere gli Stati membri nel raggiungimento di questo obiettivo.

 

La presente dichiarazione è condivisa da:

International Labour Organization (ILO)

Joint United Nations Programme on HIV/AIDS (UNAIDS)

Office of the High Commissioner for Human Rights (OHCHR)

Office of the Secretary-General’s Envoy on Youth (OSGEY)

UN Special Representative of the Secretary-General on Violence Against Children (SRSG VAC)

UN Women

United Nations Development Programme (UNDP)

United Nations Economic Commission for Europe (UNECE)

United Nations Economic Commission for Latin America and the Caribbean (UNECLAC)

United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization (UNESCO)

United Nations Environment Programme (UNEP)

United Nations High Commissioner for Refugees (UNHCR)

United Nations International Children’s Emergency Fund (UNICEF)

United Nations Population Fund (UNFPA)

World Health Organization (WHO)

Epicentro: Esposizioni ambientali e salute

 Tratto da Epicentro

Iniziative e progetti In Italia

Esposizioni ambientali e salute

Uno spazio di informazione rivolto a genitori, cittadini, decisori, pediatri e ricercatori per comprendere gli effetti dell’esposizione ambientale nei primi 1000 giorni di vita e sottolineare l’importanza di crescere in contesti di vita sani: è millegiorni.info, il sito web dell’omonimo progetto di ricerca che prosegue l’impegno dello studio di coorte di nati PiccoliPiù. Consulta l’approfondimento.

 

Inquinamento atmosferico e salute dei bambini: l’impegno di Oms e Iss

In Italia, la consapevolezza della rilevanza della tematica ambiente e salute nell’infanzia, legata all’inquinamento dell’aria, ma estesa anche a contaminanti presenti in altre matrici ambientali (suolo, acqua e catena alimentare) che possono avere effetti avversi sulla salute dei bambini, ha promosso l’istituzione, presso il Dipartimento Ambiente e Salute dell’Iss, di una Struttura di Missione Temporanea Interdipartimentale (Smti) dedicata all’infanzia. Questa nuova Struttura, che vede coinvolti circa 100 ricercatori di 8 Dipartimenti e Centri dell’Iss, e del Servizio di Statistica, si pone l’obiettivo di valorizzare le molteplici esperienze presenti in Istituto sul tema degli effetti dell’inquinamento sulla salute infantile, integrando in un percorso programmatico le competenze multidisciplinari disponibili che vanno dalla valutazione dell’esposizione al biomonitoraggio, dalla tossicologia e valutazione del rischio, dalla conduzione di studi eziologici, alla sorveglianza epidemiologica delle popolazioni infantili nei siti contaminati; altri aspetti rilevanti che necessitano di un approccio integrato riguardano il tema delle disuguaglianze sociali, la formazione, l’informazione e la comunicazione. Leggi l’approfondimento a cura di M. Eleonora Soggiu, Gaetano Settimo, Ivano Iavarone (Dipartimento Ambiente e Salute, Iss).

 

Valutazione Integrata dell’Impatto dell’Inquinamento atmosferico sull’Ambiente e sulla Salute: il progetto VIIAS

L’inquinamento atmosferico è responsabile ogni anno in Italia di circa 30 mila decessi solo per il particolato fine (PM2.5), pari al 7% di tutte le morti (esclusi gli incidenti). In termini di mesi di vita persi, questo significa che l’inquinamento accorcia mediamente la vita di ciascun italiano di 10 mesi; 14 per chi vive al Nord, 6,6 per gli abitanti del Centro e 5,7 al Sud e isole. Gli effetti sono maggiori al Nord e il solo rispetto dei limiti di legge salverebbe 11.000 vite all’anno. Sono questi i risultati più rilevanti del progetto Ccm VIIAS (Valutazione Integrata dell’Impatto dell’Inquinamento atmosferico sull’Ambiente e sulla Salute), presentati il 4 giugno 2015 al ministero della Salute. Il progetto, finanziato dal Centro controllo malattie (Ccm) del Ministero e coordinato dal Dipartimento di Epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio, con la collaborazione di Università e centri di ricerca: Enea, Ispra, Arpa Piemonte, Emilia-Romagna e Lazio, Dipartimento di statistica dell’Università di Firenze, Università di Urbino e Dipartimento di Biologia Ambientale della Università La Sapienza di Roma. Sul sito internet del progetto, curato dal partner Zadig, sono disponibili dati e approfondimenti....

 

Sidria-2: bambini a rischio asma e allergie 

Un bambino italiano su 10 soffre d'asma, una frequenza simile o comunque di poco più alta rispetto al 1995. La frequenza di disturbi allergici come la rinite o la dermatite allergica risulta in aumento. Molti bambini asmatici non sono curati come si dovrebbe, specie nelle famiglie meno abbienti. Infine, troppi  sono esposti a condizioni ambientali che favoriscono le malattie respiratorie: fumo passivo e traffico in primo luogo, ma anche le muffe presenti nelle abitazioni. Questo, in sintesi, il quadro della salute respiratoria di bambini e adolescenti italiani che emerge dallo studio Sidria-2  (Studi italiani sui disturbi respiratori nell'infanzia e nell'ambiente). I risultati dell'indagine sono pubblicati sotto forma di supplemento all'ultimo numero di Epidemiologia & Prevenzione, la rivista dell'Associazione italiana di epidemiologia. Scarica la sintesi dello studio Sidria-2 e leggi il comunicato stampa. Consulta gli argomenti di salute dedicati all'asma e alle allergie da pollini e leggi “L'insidia dell'asma”, articolo pubblicato sul numero di marzo-aprile della rivista americana Smithsonian.

 

Misa-2: inquinamento e malattie

Oltre 900 decessi all'anno dovuti alle Pm10. E oltre 2000 agli ossidi di azoto e di carbonio. In miglioramento solo i dati relativi all'anidride solforosa, grazie alla conversione degli impianti di riscaldamento dal gasolio al gas metano. Questi i preoccupanti risultati contenuti nella seconda edizione dello studio Misa, il Misa-2, coordinato da Annibale Biggeri dell'Università di Firenze, Pierantonio Bellini dell'Università di Padova e Benedetto Terracini dell'Università di Torino. Lo studio giunge a una conclusione sconfortante: se in Italia fossero rispettati i limiti previsti dalle direttive europee in materia di inquinamento si sarebbero evitate tutte le morti in eccesso dovute al Pm10 e oltre il 60% di quelle dovute al biossido di azoto. Lo studio ha preso in considerazione i dati della mortalità per tutte le cause naturali, per cause respiratorie e per cause cardiovascolari raccolti dai registri e dalle Asl territoriali, andando a stimare le morti in eccesso. I dati sanitari, combinati con le rilevazioni ambientali degli inquinanti tramite centraline, hanno permesso di effettuare una elaborazione statistica, con l'uso di diversi test e per diversi scenari, condotta a partire dai risultati specifici per ogni città. Leggi la sintesi dello studio.