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26 settembre 2023

COMUNICATO UNITI PER LA SALUTE ODV 26 settembre 2023

Uniti per la salute ODV   

 

L’avvocato Ceruti: alla base dell’imputazione un corpus probatorio che nella mia esperienza non ho mai trovato in altri processi analoghi

 

In queste ore che precedono la sentenza, avremmo preferito (come abbiamo fatto ultimamente) non esprimere commenti; tuttavia, a fronte di affermazioni riportate dai media sull'ultima udienza circa le posizioni espresse dalle difese e dall’Azienda, ci limitiamo a riportare le seguenti osservazioni.

 

A proposito di aria, è bene ricordare che abbiamo avuto sul nostro territorio per molti anni, in pieno centro abitato, una centrale termoelettrica che bruciava ogni anno enormi quantitativi di carbone, con le conseguenti importanti emissioni di sostanze pericolose dai camini.

 

Sulle emissioni dell'impianto e sui relativi effetti ambientali e sanitari sono state condotte plurime autorevoli consulenze, sia dai CTU della procura sia dal CNR, con sei differenti modelli di indagine ambientali ed epidemiologiche: tutte concordi. Tanto da indurre il nostro avvocato Matteo Ceruti a dichiarare pubblicamente proprio oggi: a tutti è chiaro che in questi anni non abbiamo assistito ad un congresso, ma un processo penale  per macroscopici eccessi di mortalità e di malattie nella popolazione esposta ai fumi della centrale. C’è infatti alla base dell’imputazione un corpus probatorio che nella mia esperienza non ho mai trovato in altri processi analoghi, davvero importante e convergente verso l’attribuzione di responsabilità. D'altronde nessuno dei consulenti della difesa ha mai risposto a questa semplice domanda: come è possibile, matematicamente e statisticamente che abbiano sbagliato tutti. Ed abbiano sbagliato tutti allo stesso modo?

 

 Per quanto riguarda poi  le consulenze che sarebbero “orientate a costruire responsabilità  ignorando i fatti”, ricordiamo semplicemente  che lo studio epidemiologico di coorte è stato condotto di un ente pubblico super partes, autorevole e indipendente come il CNR, su commissione della Regione Liguria, pubblicato su rivista scientifica internazionale e presentato al congresso mondiale di epidemiologia, il tutto senza alcun obiettivo di ricerca di responsabilità penali, e dunque per questo motivo ancora più attendibile!

 

Quanto si legge su quello studio ci ha pesantemente colpito e continua ad angosciarci specie quando leggiamo i drammatici numeri sulla mortalità emersi su questo territorio: nei 12 comuni considerati nelle aree a maggiore esposizione a inquinanti della centrale, sono stati riscontrati eccessi di mortalità per tutte le cause (sia uomini che donne) del 49%con punte del 90% per malattie dell'apparato respiratorio negli uomini.

Inutile aggiungere che gli ingiustificati attacchi all'attività svolta dal PM, che abbiamo sentito quest'oggi nell'aula del processo, costituiscono a nostro avviso un inequivoco segnale di debolezza e nervosismo per il lavoro davvero imponente svolto dalla pubblica accusa.


26/09/2023







Link 

allo Studio Epidemiologico di coorte residenziale del CNR su mortalita' e ricoveri ospedalieri per valutare gli effetti sulla salute dell' inquinamento da centrale a carbone

Tirreno Power, il pm: “Non è sufficiente il solo rispetto dei limiti di legge, ma le migliori tecnologie disponibili”

Tratto da Savona News

PROCESSO TIRRENO POWER le dichiarazioni dell’ Avvocato Matteo Ceruti di Uniti per la Salute.


In aula magna in apertura della mattinata sono intervenuti gli avvocati delle parti civili. 

"Mi sono soffermato su specifici punti che riguardano tematiche centrali, che sono quelle dell'anti giuridicità dei comportamenti posti in essere e i profili di responsabilità soggettiva in capo ai vertici della società - ha detto l'avvocato di Uniti per la Salute Matteo Ceruti - il giudice ha un fardello pesante sulle spalle perchè il processo è stato lungo e articolato, con un alto tasso di specificità e con tante tematiche giuridiche importanti da affrontare in un ordine processuale sostanziale e mi aspetto una buona sentenza".

Martedì prossimo, 3 ottobre, si svolgerà l’udienza conclusiva, con la sentenza del giudice Francesco Giannone.


TRATTO DA IVG

Tirreno Power, il pm: “Non è sufficiente il rispetto dei limiti di legge, ma le migliori tecnologie disponibili”



Questa mattina intervento dell'avvocato della difesa, del pubblico ministero e dell'avvocato delle parti civili

Savona. “Non è sufficiente il rispetto dei limiti di legge“. Lo ha ribadito il pm Elisa Milocco questo pomeriggio in udienza nell’ambito del processo di Tirreno Power. “Le migliori tecnologie disponibili si rivolgono a Pubbliche Amministrazioni e imprese: è obbligatorio rispettare i limiti di legge ma anche contenere le emissioni”, ha proseguito.

L’associazione Rete Savonese Fermiamo il Carbone ha commentato: “La Pm Elisa Milocco dopo una lunga replica di due ore ha ribadito l’accusa di disastro ambientale colposo, confermando l’impianto accusatorio, rimarcando la solidità della consulenza sanitaria e ambientale, e confermando la richiesta di condanne per gli imputati. Ricordiamo che secondo la Procura, l’inquinamento della centrale a carbone avrebbe provocato in 8 anni sul territorio savonese circa 440 decessi e 1.700 ricoveri (escludendo le forme tumorali) per un costo sociale per lo Stato che oscillerebbe tra i 770 e gli 860 milioni”

Anche secondo lo studio del Consiglio Nazionale delle Ricerche, effettuato dal 2001 al 2013 su 144.000 residenti, si è registrato un aumento della mortalità pari al 49% (con punte di eccessi di mortalità per malattie del sistema respiratorio del +90%). E’ molto grave che, mentre la Procura sostiene in un’aula di tribunale savonese un’accusa di disastro ambientale, nello stesso momento la Regione Liguria per la stessa area voglia imporre altri due impianti altamente inquinanti (un rigassificatore e i depositi GLN), oltre che un nuovo rischio potenziale (ricordiamo che sussistono nell’area già diversi stabilimenti RIR a Rischio Incidente Rilevante)”.

“La Regione, in queste procedure, è tenuta ad attenersi al principio di precauzione, e dato che non è stato mai elaborato successivamente nessun nuovo studio di eguale portata che abbia eventualmente rilevato la diminuzione dello stato di sofferenza sanitaria e ambientale del savonese, non è ammissibile anche solo ipotizzare in questo territorio l’installazione di un impianto di rigassificazione“, hanno concluso.

Il pubblico ministero al termine della requisitoria di giugno aveva chiesto tre anni e 6 mesi di reclusione per ciascuno dei 24 imputati ad eccezione di Jacques Hugé (membro del CdA dal 13/11/2002 al 31/10/2008 nonché membro del comitato esecutivo), per il quale è stata chiesta l’assoluzione e di un altro imputato, nel frattempo deceduto. La pena richiesta è la stessa per tutti i manager coinvolti.

Nel mirino della procura l’atteggiamento dell’azienda, mancati investimenti di Tirreno Power per limitare l’inquinamento (la mancata copertura del carbonile), il posizionamento del sistema di monitoraggio delle emissioni sui camini della centrale. Milocco ha presentato le relazioni depositate dai consulenti dell’accusa a sostegno della tesi secondo cui i fumi emessi dai gruppi a carbone avrebbero causato un aumento dell’inquinamento nonché della mortalità dei residenti.


25 settembre 2023

NO AL RIGASSIFICATORE :protesta di massa dei cittadini a Genova GIU’ LE MANI DAL NOSTRO MARE.

 Tratto da Dire

‘No al rigassificatore di Vado Ligure’: protesta di massa dei cittadini a Genova

Immagini tratte da IVG

GENOVA – Striscioni, cartelli, tamburi e fischietti. I cittadini savonesi si sono spostati in massa stamattina a Genova per protestare, davanti alla sede del consiglio regionale, contro l’installazione della nave rigassificatrice Golar Tundra al largo di Vado Ligure dal 2026, in occasione della seduta monotematica dell’assemblea legislativa, richiesta dal centrosinistra.
“Giù le mani dal nostro mare” e “Vergogna” gli slogan urlati a squarciagola più gettonati. Oltre duecento le persone che si sono assiepate all’ingresso del palazzo. Tante le scritte contro il rigassificatore e contro il governatore Giovanni Toti, commissario del progetto per il governo, ritratto anche mente fuma una pipa, con il commento “vado a gas”.
Mentre una rappresentanza di manifestanti è entrata in consiglio regionale fino al numero di posti massimo consentito dal regolamento d’aula, la maggior parte dei manifestanti savonesi, si è spostata in corteo dal palazzo dell’assemblea legislativa a quello della giunta regionale, in piazza De Ferrari.
I manifestanti si sono assiepati tra il palazzo della Regione e Palazzo Ducale, con una catena umana e di striscioni attorno alla fontana.




Leggi l’articolo su IVG

“No al rigassificatore”, la protesta arriva in Regione


21 settembre 2023

OSSERVAZIONI di Uniti per Salute ODV.

     Pubblichiamo le osservazioni di 

        Uniti per Salute ODV.

OGGETTO: EMERGENZA GAS- INCREMENTO DELLA CAPACITÀ DI RIGASSIFICAZIONE.















ALLEGATO 1: ESTRATTO DAL VERBALE CONFERENZA FRSU PIOMBINO

ALLEGATO  2 : ESTRATTO DA ARPAL CONTROLLO AMBIENTE MARINO 2010





20 settembre 2023

UNITI PER LA SALUTE ODV. Vuoi darci una mano a “TUTELARE LA NOSTRA SALUTE”


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Anche per l’anno in corso prosegue il nostro impegno per la tutela della Salute sul nostro Territorio e per riuscirci abbiamo bisogno della vicinanza e del sostegno dei cittadini che condividono le nostre finalità.

 Ottenere più voce nelle sedi opportune anche mediante la competenza e la professionalità di tecnici e legali è un grande impegno per noi,  compreso l’aspettò economico.

Sotto gli estremi per  il versamento  o per dare un eventuale  erogazione  liberale 

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Un rigassificatore spaventa la Liguria

Un rigassificatore spaventa la Liguria (e non solo). Ma cos’è e a cosa serve?

Savona - Ci sono alcune parole che entrano a far parte del vocabolario comune senza che ce ne rendiamo conto e senza, talune volte, saperne davvero assumere un significato preciso. Per chi vive nel savonese la definizione di “nave-rigassificatore” è una di queste. Ma di cosa si tratta? Le Floating Storage and Regasification Units (FSRU), chiamate anche navi-rigassificatore sono navi dedicate allo stoccaggio e alla rigassificazione, ovvero sono impianti capaci di trasformare il gas naturale liquefatto (Gnl) in stato gassoso.

Nel momento dell’estrazione infatti, per ridurre notevolmente i costi e i rischi di trasporto viene effettuata una prima trasformazione della materia prima dallo stato gassoso a quello liquido, processo che viene poi invertito prima di essere immesso nella rete dei gasdotti.

Questo procedimento di riconversione prevede che il gas liquefatto – che deve essere mantenuto ad una temperatura di -162° C per garantirne la stabilità – subisca un processo di riscaldamento controllato all’interno di un vaporizzatore: il gas liquefatto viene inserito quindi all’interno di tubi immersi in acqua marina che, sfruttando la differenza di temperatura, garantiscono la buona riuscita dell’operazione.

LA NAVE GOLAR TUNDRA E IL SUO PROGETTO

La maggior parte delle navi ad oggi esistenti, utilizzate nel processo di trasformazione e fornitura del gas è nata con lo scopo di essere mezzi per trasportarlo. Negli ultimi anni sono state poi riadattate per riuscire a svolgere sia la funzione di spostamento del gas che quella di rigassificazione. Anche la nave Golar Tundra, che si trova al centro di dibattito savonese, è arrivata a Piombino già con questa doppia funzione. Il progetto che la vede protagonista dello spostamento dal mare toscano a quello ligure, prevede che diventerà un hub fisso al porto, con il ruolo di ricevere il gas trasportato via mare, trasformarlo e introdurlo nella rete dei gasdotti.

«Da quanto abbiamo evinto dal progetto presentato – mi spiega Filippo Taglieri, campaigner energia e infrastrutture di ReCommon che incontro a Savona –, la parte di gasdotto che vogliono realizzare ex novo correrà parallelo all’oleodotto già esistente, che si trova proprio davanti al golfo che guarda Savona. Si prevede che la piattaforma che accoglierà la Golar Tundra sia collocata a una distanza di 4 chilometri dalla costa e l’impianto di 24 chilometri di gasdotti che vorrebbero realizzare, collegherà la nave al futuro impianto, che verrà costruito a Quiliano».

«Quest’ultimo avrà il compito di regolare la pressione e la qualità del gas introdotto nella rete. Se il progetto arrivasse alla sua realizzazione, tali impianti dovrebbero rimanere attivi fino al 2049 e in un periodo in cui bisognerebbe trovare delle strategie per uscire dal mercato dei combustibili fossili, optando ad alternative meno impattanti sul clima, è un impegno non da poco che lo Stato si prende», aggiunge Taglieri. 


LA SCELTA DI VADO

A giugno di quest’anno a ricevere la nomina di Commissario straordinario di Governo è Giovanni Toti, presidente della regione Liguria, e tra gli incarichi assegnatigli vi è quello di identificare una nuova meta per Golar Tundra. Il progetto presentato i mesi scorsi vede Vado Ligure (SV) come località scelta, che come già accennato fa parte di un territorio già altamente impattato dall’estrattivismo in tutte le sue forme.

«Ad oggi sono presenti già sei impianti nell’hinterland tra Savona e Vado – continua Filippo – che sono soggetti alla direttiva Seveso II (Direttiva 96/82/CE), ovvero la norma europea per la prevenzione e il controllo dei rischi di incidenti rilevanti e di sostanze classificate pericolose. La nave dovrebbe essere messa vicino a un attracco di un oleodotto, attraverso cui la società Sarcom importa petrolio per conto di Exxon, per raffinarlo e mandarlo verso Novara. Vi è una delle piattaforme di logistica per navi di grandi dimensioni più grande del Mediterraneo e che già rilevano difficoltà di manovra, trattandosi di un golfo non ampio».

La situazione degli impianti già esistenti sembra quindi essere già al limite di quanto un territorio così piccolo può gestire. Il progetto della nave-rigassificatore, insieme alla realizzazione dei nuovi impianti, in particolare quello previsto a Quiliano, aumenterebbe dunque ancor di più i rischi di inquinamento e il consumo di suolo e di mare già in atto da anni. La richiesta della cittadinanza è quella di invertire questa rotta e ricercare alternative valide per la Liguria, ma non solo.


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Leggi anche 

Rigassificatore a Vado Ligure: oltre i conflitti, cosa succede veramente?


Non solo: abbiamo deciso di approfondire e comprendere da vicino quali altri impianti simili esistono e quali sono le conseguenze che hanno creato nel loro territorio, nel sistema ambientale. Vogliamo capire, per fornire un’informazione utile, che possa andare oltre al solo “sì” o “no”, poggiando su nuove consapevolezze e una visione più ampia e reale possibile. Ma partiamo dal comprendere con esattezza di cosa si sta parlando.

IL TERRITORIO E L’EX CENTRALE

Fino agli anni ’70 il territorio di Vado basava la sua economia su industrie medio-piccole e su un porto di limitate dimensioni, oltre che un’agricoltura già sviluppata e conosciuta e riconoscibile dal di fuori per i suoi prodotti tipici. In pochi anni la situazione ha iniziato a cambiare, con l’arrivo del cosiddetto sviluppo: venne installata una centrale a carbone, convertita poi in centrale a turbogas, alle quali si accostarono anche due discariche, due stabilimenti Rir (Rischio di Incidente Rilevante) e altre industrie.

La centrale, chiusa nel 2014, ad oggi è ancora elemento di dibattito, in quanto dopo anni di lotta da parte di cittadini e associazioni – fondamentale è stato il lavoro del comitato cittadino Uniti per la salute –, vi è un processo in corso che sta approfondendo le responsabilità degli ex dirigenti indagati per disastro ambientale e sanitario; il pubblico ministero ha chiesto la condanna a tre anni e mezzo per 24 imputati su 25, per un totale di oltre 86 anni di carcere.

L’accusa che li coinvolge – e coinvolge, insieme a loro, la Tirreno Power – è quella di essere stati a conoscenza dell’inquinamento provocato e di non essere intervenuti; i fumi emessi dai gruppi a carbone avrebbero causato infatti un aumento dell’inquinamento nonché della mortalità dei residenti nei lunghi anni di funzionamento della centrale.

IL RIGASSIFICATORE

In questo contesto complesso a pochi anni dalla chiusura dell’ex centrale, con un territorio che si trova ancora a fare i conti con le conseguenze sulla salute dei suoi abitanti e sull’equilibrio ambientale alterato, arriva poche settimane fa l’annuncio di un nuovo impianto previsto sempre nella stessa area: una nave rigassificatrice, che verrà spostata dal mare toscano a quello ligure nei prossimi tre anni e che ha una capacità di stoccaggio di 5 miliardi di metri cubi l’anno e una dimensione di 292,5 metri di lunghezza per 43,4 di larghezza e circa 55 metri di altezza.

Il compito di un impianto di rigassificazione è quello di convertire il gas naturale liquefatto, o GNL, in forma gassosa permettendone così l’immissione nella rete di distribuzione nazionale. Il gas estratto non viene infatti trasportato nella sua nella sua forma naturale, perchè i volumi occupati sono estramente superiori; viene quindi trasformato in forma liquefatta e una volta giunto nel rigassificatore viene sottoposto al processo opposto.

“La nave scarica ben 100 milioni di metri cubi di gas liquefatto (Gnl) a -160°C in una nave rigassificatrice che la affianca e che trasforma nuovamente il gas in forma gassosa, per poter poi essere immesso nella rete di distribuzione. La capacità annua di rigassificazione nel caso della Golar Tundra (questo il nome della nave gasiera) è di cinque miliardi di metri cubi. Un processo che per quanto sicuro non manca di margini di pericolosità, così come invece ne è certo l’inquinamento“.

“Una nave di questa tipologia infatti brucia circa 100 tonnellate di carburante al giorno (senza contare il viaggio dal prelievo alla destinazione) e il ciclo prevede il prelievo di 18mila metri cubi di acqua di mare ogni ora, acqua che dovrà essere sterilizzata con pura candeggina e scaricata fredda, a -7°C rispetto a quando prelevata, con tutto ciò che questo può provocare a livello di biocenosi marina”1. All’installazione della nave si aggiungeranno inoltre altre opere a terra, come la stazione di pompaggio, anch’esse previste per il 2026.


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19 settembre 2023

Processo Tirreno Power alle battute finali. Il 3 ottobre ci sarà’ la sentenza.

Tratto da Savona News

Attenzione focalizzata sulle BAT (le migliori tecnologie disponibili). "Un gestore diligente non si deve limitare solo a rispettare i limiti di legge ma anche le Bat. È anti giuridico il comportamento di chi non le rispetta"


"Nel 2013 hanno ridotto notevolmente le emissioni di anidride solforosa per non incorrere nella riduzione della produzione. Come si fa a sostenere che non ci sia una colpa almeno generica? Non si sono posti minimamente il problema". 

Così il Pubblico Ministero Elisa Milocco nell'aula magna del Tribunale di Savona nell'ambito del processo legato alla centrale Tirreno Power arrivato praticamente alle battute finali. 

Il pm nelle sue repliche (svolte anche dall'avvocato di Medicina Democratica Laura Mara) si è soffermata su diversi aspetti, contrastando le tesi degli avvocati difensori che hanno concluso proprio oggi le loro arringhe difensive. 

"Le BAT secondo la difesa sarebbero rivolte solo alle pubbliche amministrazioni, invece sono dei documenti scientifici di settore ma non si rivolgono solo alle pubbliche amministrazioni ma anche alle imprese. Al fine di contenere le emissioni le imprese per ciascun inquinante devono infatti applicare la migliori tecnologie disponibili - ha detto il Pm - Le BAT dicono esattamente le modalità, non solo il valore forchetta, che devono essere attuate per contenere le emissioni. Dicono cosa deve fare Tirreno Power e tutto ciò non è stato fatto - ha proseguito il Pubblico Ministero - Un gestore diligente non si deve limitare solo a rispettare i limiti di legge ma anche le Bat. È anti giuridico il comportamento di chi non le rispetta".

3 anni e sei mesi erano stati richiesti dal Pubblico Ministero lo scorso 5 giugno per 24 imputati oltre ad una assoluzione……

Il prossimo martedì settembre verranno effettuate le repliche degli avvocati delle parti civili e dei legali della difesa e una settimana dopo, martedì 3 ottore, il giudice Francesco Giannone leggerà la sentenza

Leggi l’articolo integrale su Savona News