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31 ottobre 2019

Patrizia Gentilini: «5G, troppi rischi. Occorre una moratoria»

Tratto da  Il Cambiamento 

L'oncologa Patrizia Gentilini: «5G, troppi rischi. Occorre una moratoria»


L'oncologa Patrizia Gentilini, membro dell'associazione Isde-Medici per l'Ambiente, riafferma la necessità di una maggiore precauzione sul 5G, la tecnologia che si sta diffondendo con una esposizione ai campi elettromagnetici ancora maggiore per la popolazione: «Troppi rischi per la salute, occorre una moratoria».

L'oncologa Patrizia Gentilini, membro dell'associazione Isde-Medici per l'Ambiente, riafferma da tempo, supportata da una nutrita schiera di scienziati, ricercatori e movimenti di cittadini, la necessità di una maggiore precauzione sul 5G, la tecnologia che si sta diffondendo con una esposizione ai campi elettromagnetici ancora maggiore per la popolazione. L'abbiamo intervistata.

Dottoressa Gentilini, il 5G, la nuova tecnologia che esporrà la popolazione a radiofrequenze ubiquitarie che connetteranno tutto ciò che ci sta intorno, pare essere ormai una scelta ineluttabile. Quali sono i potenziali rischi documentati e quali quelli non ancora completamente valutati e conosciuti?

La nuova tecnologia 5G (“5th Generation”) sarà una ulteriore fonte di esposizione a campi elettromagnetici (CEM) che andrà ad aggiungersi a tutte le altre sorgenti di CEM ad alta frequenza cui già oggi siamo tutti esposti: antenne radio e TV, Wi-Fi, smartphone, tablet, telefoni cordless, cellulari, dispositivi Bluetooth, ma anche ai CEM a bassa frequenza emessi da elettrodomestici, cavi elettrici, lampade etc. Con il 5 G ci sarà un cambiamento tecnologico enorme su scala globale che ci porterà ad avere case, imprese, autostrade, città sempre "collegate in rete" e auto a guida autonoma. L'obiettivo dichiarato è di arrivare, entro il 2022, a fare in modo che nelle case di almeno l’80% della popolazione nazionale (il 99,4% entro giugno 2023) ci sia la copertura 5G. Secondo l’AGCOM, per raggiungere questi obiettivi l’infrastruttura di rete del 5G sarà pienamente operativa con una densità di circa un milione di dispositivi connessi per Km2. Tutto ciò farà aumentare ulteriormente l’esposizione dell’intera popolazione ai CEM che dall’avvento delle telecomunicazioni nel secolo scorso sono aumentati a dismisura. Bisogna ricordare che le frequenze delle onde radio non esistono in natura e quindi né la nostra specie, né le altre specie viventi mai erano state esposte. Fino al 1940 il fondo naturale pulsato era di 0,0002 V/m ( Volt/metro), mentre attualmente il tetto legalizzato in Italia è di 6 V/m; si tratta di una media su 24 ore e non più del valore soglia da non superare. Questa apparentemente piccola modifica (media e non più soglia) è stato un “regalo” del governo Monti alle compagnie telefoniche nel 2012; con il 5G il limite potrebbe crescere ulteriormente fino a 61 V/m e va ricordato che a tutt’oggi, come è stato di recente ribadito da ARPA Piemonte nel corso di un Convegno svoltosi all’Ordine dei Medici di Torino, che a tutt’oggi non esistono dispositivi in grado di misurare i CEM generati dalle antenne del 5G!
Come si potrà chiedere il rispetto dei limiti se non si è al momento in grado di effettuare le misurazioni?

Il 5G inizialmente userà le bande 700 MHz, 3.4-3.8 GHz, 26 GHz (onde centimetriche) e, successivamente, le bande comprese nella gamma tra 24.25 e 86 GHz ( onde millimetriche). Questo tipo di onde penetra nella cute fino a 10mm e per i fautori del 5G questa limitata penetrazione viene considerata scevra da rischi per la salute, ma non è affatto così, perché la penetrazione anche di un solo centimetro nella cute può generare effetti sulle cellule cutanee, in particolare danni alle membrane cellulari dei cheratinociti , ma anche alterazioni delle terminazioni nervose, delle ghiandole sudopripare e del microcircolo con liberazione di citochine infiammatorie e potenziali effetti sia locali che sistemici. C’è da dire che le onde centimetriche erano conosciute in Unione Sovietica già negli anni ’50 ed uno studio del 1955 riporta che anche una singola esposizione a onde centimetriche in conigli aveva indotto seri danni agli occhi con sviluppo di cataratta. Attualmente disponiamo di altre numerose conoscenze derivanti da indagini sperimentali condotte sia su colture cellulari che su animali, mentre ovviamente mancano conoscenze adeguate sul piano epidemiologico. I dati sperimentali attestano che le onde centimetriche/millimetriche possono indurre l’alterazione dell’espressione genica e delle membrane citoplasmatiche, modificare la funzionalità dei sistemi neuro-muscolari, aumentare della temperatura della cute, stimolare la proliferazione cellulare, modulare la sintesi di proteine coinvolte in processi infiammatori/immunologici. Inoltre l’esposizione di fibroblasti umani adulti e fetali a 25 GHz per 20’ ha comportato effetti sui cromosomi (aneuploidia) noti come predisponenti al cancro. Per quanto riguarda altri tipi di frequenze, quali quelle dei cellulari o delle antenne radio –base, disponiamo viceversa di moltissimi studi sia epidemiologici (ovvero sulle popolazioni esposte) che sperimentali che attestano i numerosi effetti biologici che vanno ben oltre l’effetto termico, ossia l’azione di riscaldamento dei tessuti, l’unica di cui si tiene conto per stabilire i limiti di legge.Continua su Il cambiamento

30 ottobre 2019

29 ottobre 2019

Caso COIMPO :"Era un'azienda pericolosa. Sono serviti quattro morti per capirlo"

Tratto da Polesine 24

"Era un'azienda pericolosa. Sono serviti quattro morti per capirlo"



Le reazioni degli avvocati di parte civile dopo la sentenza sul caso Coimpo

"Da un lato, c'è la soddisfazione di vedere messo un punto fermo in una vicenda lunga e dolorosa. Dall'altro, l'amarezza che deriva dal fatto che siano state necessarie quattro morti per fare emergere una situazione di irregolarità e di pericolo diffusi". Questi i sentimenti degli avvocati di parte civile Matteo Ceruti ,Claudio Maruzzi ,Carmelo Marcello, Cristina Guasti e Marco Casellato tutti componenti della rete professionale Lpteam, dopo la sentenza che ha chiuso il processo di primo grado sul caso Coimpo (LEGGI ARTICOLO).

Incentrato, cioè, sulla tragedia sul lavoro che, il 22 settembre del 2014, vide quattro persone venire fulminate da una nube tossica nello stabilimento delle ditte Coimpo - Agribiofert, in località America, Ca' Emo, Comune di Adria. Un sito nel quale venivano trattati fanghi, industriali e da depurazione, perché potessero poi essere smaltiti, sotto forma di spandimenti sui terreni agricoli, come fertilizzante...

"Riteniamo - proseguono i legali - che già la consulenza disposta dal giudice avesse perfettamente fotografato quanto sosteniamo dall'inizio di questa devastante vicenda: ossia che in quell'impianto le lavorazioni avvenivano in maniera difforme da quella autorizzata, con grave rischio, purtroppo concretizzatosi in maniera tanto grave, per i dipendenti. Ma anche per chi viveva nelle vicinanze: non dimentichiamo che, come emerso nel corso dell'istruttoria, quel giorno per fortuna il vento portò la nube in aperta campagna, a rarefarsi. Se, invece, la avesse condotta all'abitato di Ca' Emo, il bilancio avrebbe potuto essere ancora peggiore".

"Il dispositivo ci fa capire una cosa importante - spiegano - Nella gestione di questa azienda ha sicuramente prevalso la logica del profitto su quella della difesa dell'uomo, del lavoratore, del bene ambiente. Ci aspettavamo una sentenza di condanna, perché le prove andavano in questa direzione. Per noi era importante che venisse riconosciuta la responsabilità di chi ha gestito l'azienda in questa maniera. Riteniamo di dovere dare un grande merito al giudice che da solo, come giudice monocratico, ha saputo imprimere ritmi veloci, efficienti e impegnativi al procedimento, che hanno consentito di arrivare a sentenza in tempi celeri, per un reato contravvenzionale, ma molto importante per le persone che vivono nelle vicinanze. Le loro legittime aspettative sono state soddisfatte".

E' giunto a conclusione un processo emblematico, di come una cattiva gestione di un impianto di trattamento di rifiuti possa essere pericolosa per una comunità e possa portare a delle vittime tra i lavoratori. Emblematico anche perché evidenzia come le molestie olfattive, in determinati casi, possano essere il segnale di una situazione di pericolo".

"E' stato un processo lungo e difficile - chiudono i legali - ma che, alla fine, crediamo abbia messo bene in evidenza una situazione di pericolo e di irregolarità che si è protratta per anni, senza interventi di sorta, cessata unicamente dopo una delle peggiori tragedie sul lavoro della storia del Polesine".


28 ottobre 2019

Inquinamento a Taranto ,nuovo manifesto delle associazioni:ANCHE I BAMBINI DI TARANTO VOGLIONO VIVERE.

Tratto da Corriere di Taranto
Genitori tarantini, LiberiAmo Taranto, Comitato Donne e Futuro per Taranto Libera e Comitato Quartiere Tamburi annunciano l’esposizione di un grande manifesto in alcune via cittadine. Ecco le motivazioni: “Mentre continuano ad arrivare notizie sempre più allarmanti relative alle emissioni del siderurgico e agli effetti nefasti sulla salute dei cittadini di Taranto, assistiamo sgomenti alla presa di posizione del governo italiano che assicura la continuità produttiva di impianti pericolosi, non a norma, posti sotto sequestro penale, pur non essendo economicamente sostenibile per Mittal. Noi siamo seriamente preoccupati per la salute, per la vita e per il futuro dei nostri figli. Per questo, ormai sfiduciati della politica italiana che continua a tutelare l’interesse economico a discapito della salute pur essendo stata l’Italia condannata dalla Corte dei diritti dell’Uomo di Strasburgo il 24 gennaio 2019, abbiamo voluto mostrare con un grande manifesto tutto il nostro sostegno alla Magistratura di Taranto che si è impegnata in difesa dell’ambiente e della sicurezza sul lavoro, chiedendo inoltre di valutare la possibilità di una verifica della compatibilità dei decreti salvailva con le normative dell’Unione europea che tutelano la vita e la sicurezza nei luoghi di lavoro, mediante un ‘rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione europea ai sensi dell’art. 267 TFUE (Trattato sul funzionamento dell’Unione europea)’. Il manifesto di metri 6×3 verrà affisso tra lunedì 28 e martedì 29 ottobre in viale Magna Grecia, tra via Emilia e Corso Italia”.

Clima, l’economista Rifkin: “Civiltà fossile finirà entro il 2028, serve un Green New Deal mondiale.

Tratto da Il Fatto Quotidiano 

Clima, l’economista Rifkin: “Civiltà fossile finirà entro il 2028, serve un Green New Deal mondiale. Fridays for Future? Rivolta planetaria”


 | 23 OTTOBRE 2019
Green New Deal globale (Mondadori). “Questo avverrà perché oggi il costo dell’energia solare ed eolica è diventato inferiore di quella prodotta dal nucleare, dal carbone o dal gas naturale”. Rifkin tesse le lodi del movimento Fridays For Future definendolo come “la prima vera rivolta planetaria della razza umana nella storia” e indica la via per un il nuovo Green New Deal: “Non servono nuove imposte, abbiamo bisogno di creare sistemi puliti finanziati da banche green nazionali e globali che emettano obbligazioni green per creare infrastrutture”. Un cambio di paradigma che può avvenire su scala nazionale: “Questo cambiamento climatico è così enorme che nessun governo può pensare di gestirlo a livello centralizzato. Non si può fare geopolitica, ma dobbiamo trovare un equilibrio di coscienza”.
Continua la lettura e guarda il video su Il Fatto Quotidiano 

26 ottobre 2019

Dal carbone danni anche ai bilanci: in rosso 4 centrali su 5 in Europa

Tratto da Il Sole 24 ore

Dal carbone danni anche ai bilanci: in rosso 4 centrali su 5 in Europa


Il carbone non solo inquina, ma è diventato una minaccia per i bilanci delle utilities europee. Quattro su cinque centrali elettriche che utilizzano questo combustibile nel Vecchio continente oggi operano in perdita secondo uno studio di Carbon Tracker, che stima per il 2019 un “rosso” complessivo di 6,6 miliardi di euro


La continua discesa dei costi di generazione da fonti rinnovabili e il recente crollo dei prezzi del gas nel Vecchio continente hanno reso il carbone sempre meno competitivo (anche se il carbone stesso è calato di prezzo). 
Un duro colpo è arrivato dall’ impennata dei diritti per l’emissione di CO2, il cui valore è triplicato nell’ultimo anno (e quintuplicato rispetto a un paio di anni fa) stabilizzandosi tra 25 e 30 euro per tonnellata: livelli che per la prima volta nella storia, commenta Carbon Tracker, rendono poco conveniente persino la lignite.

A meno di un improbabile capovolgimento della situazione sul mercato, il carbone in teoria potrebbe estinguersi per motivi economici in Europa prima ancora del 2030, data auspicata per il phase-out dagli Accordi di Parigi sul clima. Ma si tratta per l’appunto di teoria.
Le perdite infatti non colpiscono tutti allo stesso modo. E in alcuni Paesi – grazie ad aiuti governativi e/o prezzi elevati sul mercato elettrico – bruciare carbone può ancora essere conveniente. Almeno dal punto di vista finanziario.....

23 ottobre 2019

Inquinamento. Fnomceo lancia appello a Governo e Ue: “Decarbonizzare e ridurre concentrazioni polveri sottili”

Tratto da Quotidiano Sanità  

L’Ordine dei medici commenta i dati del Report 2019 sulla qualità dell’aria dell’Agenzia europea per l’ambiente. “I medici possono svolgere un ruolo importante operando come “Sentinelle per l’Ambiente” secondo modelli organizzativi già da noi proposti con la RIMSA - Rete Italiana Medici Sentinella per l’Ambiente- attuando una sorveglianza e una prevenzione primaria in stretta collaborazione con le Istituzioni, al fine di porre la salute al centro di ogni politica”.

23 OTT - Un doppio appello, al Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, insieme all’intero Governo italiano, perché mettano in atto a tutti i livelli un ‘Green new deal’ che preveda, anche nel nostro Paese, la riduzione progressiva delle emissioni di anidride carbonica e della concentrazione nell’aria delle polveri sottili. A lanciarlo, il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, insieme a tutto il Comitato Centrale, riunito in queste ore a Roma, all’indomani della diffusione, da parte dell’Agenzia europea per l’ambiente, del Report 2019 sulla qualità dell’aria.

Dati “inquietanti”, quelli che emergono dallo studio condotto su 41 paesi europei nel 2016, e che contano, in quell’anno, 412mila morti premature causate dalle polveri sottili, PM2.5, 71.000 riconducibili al biossido di azoto, 15100 all’ozono. Ancora più impressionante il calcolo sugli anni di vita persi: 4.223.000 quelli attribuibili all'esposizione alle polveri sottili, 707.000 quelli causati dal biossido di azoto e 147.000 quelli per l'ozono. L’Italia è in cima alla classifica dei paesi più colpiti dall’inquinamento, sia per numero di morti premature (58.600 per le polveri sottili, 14.600 per biossido di azoto e 3.000 a causa dell'ozono), sia per anni di vita persi.

“I nuovi dati dell’Agenzia europea per l’ambiente sui decessi prematuri e anni di vita persi attribuibili alle polveri sottili confermano, per l’ennesima volta, l’importanza dei fattori ambientali e sociali nel determinare lo stato di salute e malattia degli individui e della collettività – commenta Emanuele Vinci, Coordinatore della Commissione Professione, Salute, Ambiente e Sviluppo Economico della Fnomceo -. Pur continuando a informare e ad educare sull’importanza di seguire corretti stili di vita, è sempre più evidente che occorre porre l’attenzione sui determinanti socio - ambientali della salute, che sono all’origine delle gravi diseguaglianze di salute tra le persone e popolazioni”.

“Da ciò la necessità di superare gli attuali sistemi di sorveglianza sanitaria basati sulla valutazione del danno sanitario con il conteggio di morti e feriti (registri di morte, di tumori e di patologie, schede di dimissioni ospedaliere) e l’urgenza di passare ad una valutazione preventiva di impatto sulla salute dei fattori clima-alteranti, inquinanti ambientali e socio-economici – prosegue Vinci -. I medici possono svolgere un ruolo importante operando come “Sentinelle per l’Ambiente” secondo modelli organizzativi già da noi proposti con la RIMSA - Rete Italiana Medici Sentinella per l’Ambiente- attuando una sorveglianza e una prevenzione primaria in stretta collaborazione con le Istituzioni, al fine di porre la salute al centro di ogni politica”.

“Questi dati, posti oggi dalla Commissione Ambiente e Salute all’attenzione del Comitato Centrale, ci preoccupano fortemente – afferma il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli -. È ormai improcrastinabile un intervento del Governo italiano affinché l’eliminazione del carbone a favore dei combustibili fossili sia inserita tra le prescrizioni di tutela ambientale e siano riviste le soglie stabilite per legge per PM10 e PM2.5”.

“A livello europeo, abbiamo un’occasione unica: la Presidente eletta della Commissione, Ursula von der Leyen, ha posto al centro della sua ‘Agenda per l’Europa’ le politiche ambientali, delineando un ‘European Green deal’ che renda il nostro il primo continente al mondo a impatto climatico zero – continua -. Un programma che, come medici, non possiamo che sostenere appieno, chiedendone l’applicazione anche e soprattutto nel nostro Paese, dove molte, a livello ambientale, sono le ferite aperte”.

“Recentemente, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, oltre, com’è naturale, al Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, hanno mostrato grande sensibilità e apertura su queste tematiche, ventilando l’istituzione di un Comitato interministeriale per il contrasto ai cambiamenti climatici, che entrerà nel Cipe – continua Anelli -. Nel richiedere alla Camera la fiducia al nuovo Governo, lo stesso Conte si è posto sulla linea europea del ‘Green New Deal’, che promuova la rigenerazione urbana, la riconversione energetica verso un progressivo e sempre più diffuso ricorso alle fonti rinnovabili, la protezione della biodiversità e dei mari, il contrasto ai cambiamenti climatici”.

“Ora dobbiamo essere pragmatici – aggiunge ancora – e, partendo da queste ottime intenzioni, mettere in pratica un programma serio di decarbonizzazione e riduzione delle polveri sottili. Possiamo cominciare dall’Ilva, che la Scienza e la Giustizia indicano come responsabile di tante morti, anche infantili”.

“Ci appelliamo dunque al Presidente Conte e al Governo, in particolare al Ministro dell’Economia e dell’Ambiente, perché mettano in atto urgentemente tutti gli adempimenti necessari, fissando obiettivi progressivi, definendo un cronoprogramma sul breve, medio, lungo periodo e stanziando finanziamenti adeguati - conclude -. Noi medici come sempre ci siamo, siamo pronti a fare la nostra parte, intervenendo, come consiglieri, a tutti i Tavoli italiani ed europei cui saremo chiamati e portando i dati raccolti con la Rete dei Medici Sentinella per l’Ambiente, messa in piedi insieme all’Isde, l’associazione Medici per l’Ambiente, con il sostegno del Ministero della Salute”.  Tratto 

22 ottobre 2019

EEA:L'inquinamento atmosferico nuoce all'ambiente e alla salute umana.

Tratto da EEA .europa.eu

           Inquinamento atmosferico

L'inquinamento atmosferico nuoce all'ambiente e alla salute umana. In Europa, le emissioni di molti inquinanti atmosferici sono diminuite in modo sostanziale negli ultimi decenni, determinando una migliore qualità dell'aria nella regione. Le concentrazioni di inquinanti sono tuttavia ancora troppo elevate e i problemi legati alla qualità dell'aria persistono. Una parte significativa della popolazione europea vive in zone, in particolar modo nelle città, in cui si superano i limiti fissati dalle norme in materia di qualità dell'aria: l'inquinamento da ozono, biossido di azoto e particolato pone gravi rischi per la salute. Diversi paesi hanno superato uno o più dei loro limiti relativi alle emissioni per il 2010 per quattro importanti inquinanti atmosferici. Ridurre l'inquinamento atmosferico, quindi, continua a essere importante.
L’inquinamento atmosferico è un problema locale, paneuropeo e di tutto l’emisfero. Gli inquinanti atmosferici emessi in un paese possono essere trasportati nell’atmosfera contribuendo o determinando una cattiva qualità dell’aria altrove.
Il particolato, il biossido di azoto e l’ozono troposfericoen sono attualmente considerati i tre inquinanti che in maniera più significativa incidono sulla salute umana. La gravità dell’impatto delle esposizioni prolungate e di picco a questi inquinanti varia dall’indebolimento del sistema respiratorio fino alla morte prematura. Circa il 90 % degli abitanti delle città è esposto a concentrazioni di inquinanti superiori ai livelli di qualità dell’aria ritenuti dannosi per la salute. Per esempio, si stima che il particolato sottile (PM2.5) riduca l’aspettativa di vita nell’UE di più di 8 mesi. Un motivo di crescente preoccupazione è il benzo(a)pirene, un inquinante cancerogeno le cui concentrazioni sono superiori alla soglia fissata per proteggere la salute umana in diverse aree urbane, specie nell’Europa centrale e orientale.
L’inquinamento atmosferico sta danneggiando la salute umana e gli ecosistemi. Larghe fasce della popolazione non vivono in un ambiente sano, in base alle norme attuali. Per imboccare un cammino sostenibile, l’Europa dovrà essere ambiziosa e andare oltre la legislazione attuale.

21 ottobre 2019

Inquinamento ambientale "killer" di culle anche Sicilia...

Tratto da Lasicilia

Inquinamento ambientale "killer" di culle anche Sicilia: così diminuiscono le nascite

Come nella “Terra dei fuochi”, anche nell'Isola i giovani che abitano in zone ad alta concentrazione industriale hanno una maggiore riduzione di spermatozoi e ovociti

CATANIA - Anno dopo anno in italia si registra un minimo
storico di nuovi nati.
Un trend in atto da diverso tempo, certificato dall'Istat. La diminuzione delle nascite nel 2018 è di oltre 18 mila unità rispetto al 2017 pari al -4%: sono stati iscritti in anagrafe per nascita solo 439.747 bambini. Diminuzione che riguarda anche la Sicilia, regione che in passato ha tenuto alta la media. Spesso il calo è stato attribuito alla congiuntura economica sfavorevole. 
Ma chi l’ha detto che il calo delle nascite è da  attribuire principalmente alla crisi finanziaria economica che spinge sempre più coppie a rimandare il primo figlio? Forse ci si dimentica volutamente - perché non conviene a molti aprire un serio dibattito - che, al contrario, una buona percentuale di queste “culle vuote” è dovuta all’inquinamento. A quello che mangiamo, quello che respiriamo e all’acqua che beviamo che, alla distanza, provoca nell’apparato riproduttivo dell’uomo disfunzioni erettili e un calo vertiginoso del numero degli spermatozoi e della loro motilità. Nelle donne,invece, gli agenti esterni causano una diminuzione della “riserva ovarica”. Insomma oggi, nell’era moderna, soprattutto le popolazioni economicamente più ricche stanno vivendo il dramma della riduzione delle coppie che fanno figli, con dati allarmanti.
Del quadro che riguarda anche aree della Sicilia dove c’è un’alta percentuale di siti industriali di raffinazione, se n’è parlato nel corso di un convegno organizzato da Confsal, U.Di...
 Lo scenario preoccupante è stato tracciato in particolare dal dott. Luigi Montano, uroandrologo napoletano che vive nella “Terra dei fuochi”, una delle zone più inquinate d’Italia. Montano ha illustrato il progetto che sta conducendo in collaborazione col ministero della Salute, per invertire la percentuale allarmante di giovani vicini alla infertilità che in alcune aree riguarda il 60% dei soggetti in età procreativa, partendo dal presupposto che, in attesa dei tempi lunghi del risanamento delle aree inquinate, è necessaria l’introduzione di misure di compensazione e di contrasto del danno di inquinamento chimico e fisico. Ora, secondo il medico
capofila del progetto, ciò è possibile attraverso il cambiamento degli stili di vita e soprattutto della corretta alimentazione
con alimenti vegetali bio e nutraceutici utili nella detossicazione: «Negli ultimi 40 anni - ha detto il medico - abbiamo riscontrato un calo della concentrazione degli spermatozoi nel 60% nella
popolazione in età procreativa e l’uomo è molto più sensibile agli agenti inquinanti rispetto alla donna.
Il liquido seminale è più facilmente studiabile e misurabile. Quindo lo abbiamo utilizzato come marcatore dello stato di salute dell’individuo perché è molto più sensibile del sangue nel valutare l’impatto degli agenti inquinanti».....

Il Sicilia i dati preoccupanti riguardano anche la scarsa capacità delle donne a procreare a causa di una riduzione della “riserva ovarica”. «Abbiamo appurato - spiega il dott. Maurizio Di Noto, ginecologo e direttore sanitario del centro medico “Le Zagare” - che gli agenti inquinanti hanno una correlazione strettissima.
In particolare la riduzione degli ovociti è causata anche dalle polveri Pm10, Pm 250 e dal Biossido di azoto. Queste sostanze vanno ad intaccare la fertilità della donna riducendo in maniera indiretta la quantità di “Amh”, un ormone utilizzato per capire se quella donna ha ancora follicoli riproduttivi o no. Recentemente in alcuni gruppi di lavoratrici che lavorano in fabbrica circa il 60% aveva questa ridotta fertilità.
Il rischio, in definitiva, è quello che col passare degli anni avremo sempre più coppie che faticano ad avere un figlio».....
Il convegno ha preso in esame anche l’influenza dell’aria
inquinata nell’aumento delle malattie respiratorie. Per il dott. Giuseppe Cannaò, pneumologo in pensione del Garibaldi centro «a Catania oltre agli agenti inquinanti ci sono le polveri e l’emissione dell’anidrite solforosa dall’Etna che irrita le vie aeree. Anche la temperatura elevata e la mancanza delle piogge poi fanno il resto».

20 ottobre 2019

Convegno :L’ecomafia uccide ogni giorno, silenziosamente

L’ecomafia uccide ogni giorno, silenziosamente
con la Dott.ssa Patrizia Gentilini, medico oncologo ISDE – Associazione Medici per l’Ambiente
Focus: Fa subito notizia quando le mafie uccidono e minacciano chi le combatte ogni giorno. Ciò che invece non fa subito notizia sono i milioni di morti causati dall’inquinamento provocato dalle ecomafie e non solo. Muoiono lentamente tra i letti degli ospedali spesso per patologie oncologiche o cardiovascolari. Ciò che mangiamo e che respiriamo ha un impatto clinico significativo sul nostro organismo, tanto da far dichiarare all’ONU che «ogni 5 secondi l’inquinamento uccide una persona», più vittime di quante ne possano fare le guerre, le uccisioni, la tubercolosi, l’aids e la malaria messe insieme.
Ne parleremo con la Dott.ssa Patrizia Gentilini, medico oncologo, membro della Giunta Esecutiva e del Comitato Scientifico dell’ISDE – Associazione Medici per l’Ambiente. Tratteremo la relazione che c’è tra malaffare e salute e lo faremo partendo dallo Studio SENTIERI dell’ISS sui SIN, portando però anche dati su territori che non rientrano tra i SIN.

18 ottobre 2019

ISPRA: Il danno ambientale in Italia: i casi accertati negli anni 2017 e 2018. Il caso in provincia di Savona.

Tratto da Ispra

                  

RAPPORTO ISPRA SUL DANNO AMBIENTALE 
SCHEDE DI  10 CASI ACCERTATI IN ITALIA 
Leggiamo 
LIGURIA :Emissioni in atmosfera dalla Tirreno Power spa di Vado Ligure e Quiliano (Sv)
PROCEDIMENTO PENALE 5917/13 RGNR 
Tribunale di Savona (scheda n.11)

Emissioni in atmosfera dalla centrale elettrica della Tirreno Power spa di Vado Ligure e Quiliano  con contestazione di non conformità rispetto alle autorizzazioni ed all’applicazione delle migliori tecniche disponibili.

         ESITI DELL’ISTRUTTORIA
    Danno ex articolo 18 legge 349/96
Produzione di un carico emissivo in atmosfera superiore a quello atteso e autorizzato con effetti sulla qualità dell’aria.
    
Riparazione compensativa: finanziamento di interventi previsti dal piano regionale di qualità dell’aria commisurato alle esternalità ambientali associate al carico emissivo in eccesso(pari a circa 11.675.000 euro)



__________________________________

Il danno ambientale in Italia: i casi accertati negli anni 2017 e 2018

                


Azioni sul docume

L’edizione 2019 del Rapporto sul Danno Ambientale in Italia rappresenta il primo rapporto ISPRA sull’azione dello Stato in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale. Il Rapporto si sviluppa attraverso la ricostruzione dei casi di danno ambientale e di minaccia di danno ambientale accertati dal Sistema Nazionale a rete per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) negli anni 2017 e 2018 e permette di individuare gli aspetti caratterizzanti di una materia poco conosciuta ed in continua evoluzione. Il Rapporto si inserisce in un percorso di condivisione finalizzato a costruire un nuovo approccio al tema, fondato sulla interlocuzione tra tutti i soggetti interessati, pubblici e privati, per l’individuazione delle criticità da risolvere e delle linee di sviluppo future.
Pubblicazione disponibile solo in formato elettronico
Scarica il rapporto (pdf 14 Mb)
ISPRA
Rapporti
312/2019
978-88-448-0962-1







"GRAVE DANNO AMBIENTALE :Le emissioni della centrale nel report ministeriale sui siti nazionali a rischio.

Immagine tratta da Il Secolo XIX oggi in edicola 


Leggi su Il Secolo XIX on line 

«Grave danno ambientale»: Vado nel report del ministero per il caso Tirreno Power

Vado - «Gravi danni all’ambiente». Il riferimento è alle emissioni dello stabilimento Tirreno Power a Vado Ligure. È quanto accertato dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale) che ieri ha presentato alla Camera dei Deputati il suo rapporto sul danno ambientale in 30 aree dell’Italia. Tra queste Vado Ligure.

Il resoconto nazionale si basa sulle istruttorie tecnico-scientifiche aperte nel biennio 2017-2018 su incarico del Ministero dell’ambiente. Tra i 30 casi per i quali è stato accertato un grave danno o minaccia ambientale è stato inserito il sito di Tirreno Power in quanto oggetto di procedimento giudiziaro (penale). In 10 di questi 30 casi, tra cui Vado, il ministero dell’ambiente si è già costituito parte civile per chiedere un eventuale risarcimento danni. Il sito di Vado con le emissioni di Tirreno Power è stato inserito dall’Ispra nella lista con le discariche di Chiaiano e Casal di Principe in Campania, quelle di Malagrotta e Anagni nel Lazio, quella di Bellolampo in Sicilia......Continua su Il Secolo XIX

17 ottobre 2019

Ansa: Da Tirreno Power grave danno ambientale-Rapporto Ispra. Sos discariche, falde contaminate e aria

Tratto da Ansa


Da Tirreno Power grave danno ambientale.

Sono 30 i nuovi casi di grave danno ambientale accertati in Italia nel biennio 2017-2018 dall'Ispra, il centro studi del Ministero dell'Ambiente. Tra questi, le discariche di Chiaiano e Casal di Principe in Campania, quelle di Malagrotta e Anagni nel Lazio, quella di Bellolampo in Sicilia, le emissioni della centrale elettrica Tirreno Power a Vado Ligure e Quiliano, l'interramento di liquami, fanghi e scarti di lavorazione a Rende in provincia di Cosenza. I 30 casi hanno interessato soprattutto le acque sotterranee (32%), laghi e fiumi (23%), i terreni (19%). Sono i dati del primo "Rapporto sul danno ambientale" dell'Ispra, presentato alla Camera. Dei 30 nuovi casi accertati nel 2017-18, 22 sono procedimenti giudiziari (penali e civili) e 8 casi extra giudiziari (iter iniziati su sollecitazioni giunte dal territorio e al di fuori di un contesto giudiziario). In 10 di questi 30 casi, il Ministero dell'ambiente si è già costituito parte civile.

Tratto da Ansa

In Italia 30 gravi danni ambientali nel biennio 2017-2018.


Rapporto Ispra. Sos discariche, falde contaminate e aria

ROMA - Sono 30 i nuovi casi di grave danno ambientale accertati in Italia nel biennio 2017-2018 dall'Ispra, il centro studi del Ministero dell'Ambiente. Tra questi, le discariche di Chiaiano e Casal di Principe in Campania, quelle di Malagrotta e Anagni nel Lazio, quella di Bellolampo in Sicilia, le emissioni della Tirreno Power a Vado Ligure e Quiliano, l'interramento di liquami, fanghi e scarti di lavorazione a Rende in provincia di Cosenza. I 30 casi hanno interessato soprattutto le acque sotterranee (32%), laghi e fiumi (23%), i terreni (19%). Sono i dati del primo "Rapporto sul danno ambientale" dell'Ispra, presentato stamani alla Camera.

Dei 30 nuovi casi accertati nel 2017-18, 22 sono procedimenti giudiziari (penali e civili) e 8 casi extra giudiziari (iter iniziati su sollecitazioni giunte dal territorio e al di fuori di un contesto giudiziario). In 10 di questi 30 casi, il Ministero dell'ambiente si è già costituito parte civile.

Degli oltre 200 casi segnalati all'Istituto dal Ministero dell'Ambiente, nel 2017-2018 sono state aperte 161 istruttorie di valutazione del danno ambientale, grazie alle verifiche operate sul territorio dall'Ispra e dalle Arpa regionali, che insieme formano il Sistema nazionale di protezione dell'ambiente (Snpa): 39 per casi giudiziari (sede penale o civile), 18 per extra-giudiziari, 104 istruttorie per casi penali in fase preliminare (nei quali l'accertamento del danno è ancora a livello potenziale).

La Sicilia è la regione dove sono state aperte più istruttorie (29), seguita da Campania (20), Lombardia (14) e Puglia (13). Le attività che potenzialmente possono portare a danno ambientale sono risultate soprattutto quelle svolte dagli impianti di depurazione e di gestione dei rifiuti, dai cantieri edili e di realizzazione delle infrastrutture, dagli impianti industriali.

(ANSA).
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