Tratto da genovapost.com
Energia, WWF: "Chiusura centrale a carbone di Genova è una prima buona notizia"
Genova - "Ci fa molto piacere che il Ministero dello Sviluppo Economico abbia riconosciuto l'inutilità di mantenere in vita la centrale a carbone di Genova. Ci aspettiamo che ora si affronti il problema complessivo dell'uscita rapida dal carbone, per mostrare una vera leadership sul clima e per preservare la salute dei cittadini da una fonte inquinante e molto dannosa. Ci auguriamo anche che si faccia un piano complessivo per assicurare piani di sviluppo dell'economia verde al posto delle centrali inquinanti, anche per minimizzare l'impatto sociale e per assicurare una transizione rapida e giusta. Per la mia Liguria, questo è essenziale anche per la centrale di Vado Ligure, ormai chiusa, e per quella di La Spezia che deve chiudere al più presto, per aprire nuove prospettive per i lavoratori e il territorio": lo dichiara la presidente del WWF Italia Donatella Bianchi commentando la notizia del via libera del Ministero dello Sviluppo economico alla definitiva dismissione della Centrale a carbone Enel di Genova.
"Il WWF, che aveva sottoposto anche al ministro Calenda l'esigenza di un segnale sul percorso di uscita dal carbone, considera l'autorizzazione alla chiusura della centrale a carbone di Genova Sampierdarena da parte del MISE una prima buona notizia. La piccola centrale a carbone, infatti, era già stata chiusa a luglio dall'Enel, ma il MISE, a gennaio, non aveva autorizzato la sua dismissione. Il WWF ricorda che in Italia ci sono ancora 10 centrali a carbone attive. Tra queste persino quella umbra di Bastardo, inclusa nell'elenco delle centrali che l'Enel intendeva chiudere e rispetto alla quale il MISE non aveva concesso l'autorizzazione".
"Nel mondo le centrali a carbone continuano a chiudere, dagli USA alla Cina: il carbone, infatti, è il combustibile fossile che, se bruciato, provoca le maggiori emissioni di CO2, oltre a essere estremamente dannoso per salute, ambiente e attività economiche come l'agricoltura e il turismo. Le centrali a carbone italiane contribuiscono per oltre il 40% delle emissioni di CO2 del settore elettrico (dati 2015, ultimi disponibili)".
"Il WWF, che aveva sottoposto anche al ministro Calenda l'esigenza di un segnale sul percorso di uscita dal carbone, considera l'autorizzazione alla chiusura della centrale a carbone di Genova Sampierdarena da parte del MISE una prima buona notizia. La piccola centrale a carbone, infatti, era già stata chiusa a luglio dall'Enel, ma il MISE, a gennaio, non aveva autorizzato la sua dismissione. Il WWF ricorda che in Italia ci sono ancora 10 centrali a carbone attive. Tra queste persino quella umbra di Bastardo, inclusa nell'elenco delle centrali che l'Enel intendeva chiudere e rispetto alla quale il MISE non aveva concesso l'autorizzazione".
"Nel mondo le centrali a carbone continuano a chiudere, dagli USA alla Cina: il carbone, infatti, è il combustibile fossile che, se bruciato, provoca le maggiori emissioni di CO2, oltre a essere estremamente dannoso per salute, ambiente e attività economiche come l'agricoltura e il turismo. Le centrali a carbone italiane contribuiscono per oltre il 40% delle emissioni di CO2 del settore elettrico (dati 2015, ultimi disponibili)".
(Rinnovabili.it) – I primi tre generatori sono stati spenti lunedì. L’indomani è toccato ad altri tre. Mercoledì anche gli ultimi due si sono fermati per sempre. Oggi si spengono le ultime luci e si sbarrano gli ingressi, è il giorno del comunicato ufficiale: cala il sipario sulla centrale a carbone di Hazelwood. Il colosso da 1,5 GW sarà smantellato nel corso dei prossimi tre anni.
Era stata costruita tra il 1964 e il 1971 e soddisfaceva un quarto del fabbisogno energetico dello stato di Victoria e il 5% di quello nazionale. Per riuscirci la centrale, gestita dalla francese Engie, bruciava ogni anno 19 milioni di tonnellate di lignite dalla vicina miniera a cielo aperto. Numeri che l’hanno fatta entrare nel poco ambito guinness dei primati quanto a emissioni. Hazelwood era una delle centrali più inquinanti al mondo con una media stimata di 1,56 t di CO2 per MWh.
Lungo tutto il suo periodo di attività ha riversato in atmosfera, da sola, la stessa quantità di anidride carbonica che emetterebbe la Tanzania in un intero secolo, ai ritmi attuali. O l’Italia in 12 mesi. Hazelwood valeva il 3% dei gas serra dell’Australia. Ma i danni per l’ambiente e la salute non sono arrivati solo dalla centrale. Nel febbraio del 2014 divampò un incendio nella vicina miniera di lignite. Durò per un mese intero, costringendo le autorità a evacuare le aree abitate circostanti, mentre migliaia di cittadini sono stati colpiti dal fumo e dalle ceneri sprigionati dal rogo.
Engie, che sta disinvestendo dal carbone in tutto il mondo, ha deciso formalmente di chiudere la centrale perché l’attuale politica della compagnia “fa del clima una priorità”. I motivi veri sono più prosaici. Il carbone diventa sempre meno sostenibile e chi guarda i profitti se n’è accorto da tempo. E per ammodernare Hazelwood sarebbero serviti centinaia di milioni di euro di investimenti.
L’altissimo valore simbolico della centrale rende la sua chiusura una vittoria per gli ambientalisti che la chiedevano da anni. Ma i numeri dicono che non basterà, l’Australia ha bisogno di sforzi ben più consistenti. Non basterà per centrare i pur bassi obiettivi sul clima fissati dal governo Turnbull: l’operatore nazionale del mercato dell’energia stima che bisogna dismettere altri 8,7 GW cioè altre cinque grandi centrali a carbone. E gli impegni del governo, sottolineano gli osservatori da tempo, non sono neppure in linea con l’obiettivo internazionale di tenere il riscaldamento globale entro i 2°C. Per raggiungerlo, l’Australia dovrebbe chiudere ogni anno una centrale a carbone del calibro di Hazelwood. Ne restano altre 20 attive, negli ultimi 5 anni ne sono state chiuse 9.