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30 luglio 2020

UNICEF /Inquinamento: 1 bambino su 3 avvelenato da piombo .

 Tratto da thedailycases

UNICEF/Inquinamento: 1 bambino su 3 – quasi 800 milioni – avvelenato da piombo .

Lanciato primo rapporto UNICEF – Pure Earth “The TOXIC TRUTH”

Secondo un nuovo rapporto lanciato oggi dall’UNICEF e da Pure Earth, l’avvelenamento da piombo sta colpendo una quantità massiccia e mai conosciuta prima di bambini.  Il rapporto, il primo di questo genere, rileva che circa 1 bambino su 3 – quasi 800 milioni a livello globale – ha nel sangue livelli di piombo superiori a 5 microgrammi per decilitro, livello per il quale è necessario intervenire. Circa la metà di questi bambini vive in Asia Meridionale.

“Con pochi sintomi iniziali, il piombo silenziosamente distrugge la salute e lo sviluppo dei bambini, con conseguenze anche fatali,” ha dichiarato Henrietta Fore, Direttore generale UNICEF. “Conoscendo la diffusione dell’inquinamento da piombo – e comprendendo la distruzione che causa a singole vite e comunità – dobbiamo ispirare azioni urgenti per proteggere i bambini una volte per tutte.”

Il rapporto, “The TOXIC TRUTH: Children’s exposure to lead pollution undermines a generation of potential”, è un’analisi sull’esposizione al piombo dei bambini, realizzata dall’Institute of Health Metrics Evaluation (IHME) e verificato con uno studio approvato per la pubblicazione su Environmental Health Perspectives.

“Lo studio mostra che il piombo è una neurotossina potente che causa danni irreparabili al cervello di un bambino.  È particolarmente distruttivo per i bambini molto piccoli e fino ai 5 anni di età e danneggia il loro cervello prima che abbiano l’opportunità che si sviluppi completamente, causando disabilità neurologica, cognitiva e fisica” –  ha detto  Francesco Samengo, Presidente dell’UNICEF Italia  “In Italia in media 160.862 bambini e ragazzi (0-19 anni) hanno livelli medi di piombo nel sangue superiori ai 5 microgrammi per decilitro e 20.963 hanno livelli medi di piombo nel sangue superiori a 10 microgrammi per decilitro”.

Secondo il rapporto, l’esposizione dei bambini al piombo è stata correlata anche a problemi di salute mentale e comportamentali e a un incremento del crimine e della violenza. I bambini più grandi soffrono di conseguenze gravi, compreso un rischio più alto di danni ai reni e malattie cardiovascolari nel corso della vita. 

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Inquinamento atmosferico causa molti più morti del COVID-19

Tratto da Notizie scientifiche.it 
https://notiziescientifiche.it/inquinamento-atmosferico-causa-molti-piu-morti-della-covid-19/

Inquinamento atmosferico causa molti più morti della COVID-19


I ricercatori hanno preso in considerazione soprattutto l’inquinamento atmosferico provocato dal cosiddetto  particolato , quella polvere fine che si forma nell’aria a causa della  combustione dei combustibili fossili . Hanno scoperto che il livello di inquinamento atmosferico, nonostante i progressi indubbi fatti dalla  Cina negli ultimi anni, sono rimasti stabili nel corso degli ultimi 20 anni.
In alcuni paesi, come  Bangladesh e  India , la situazione è così allarmante che lo stesso inquinamento atmosferico è causa di  riduzione della durata media della vita di quasi 10 anni , in particolari nelle aree più sottoposte al fenomeno.

I ricercatori hanno inoltre calcolato che l’89% dei 650 milioni di persone che abitano nell’area del sud-est asiatico vivono in regioni in cui l’ inquinamento dell’aria supera ampiamente le linee guida raccomandate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità . La situazione peggiore vige nel Bangladesh e nell’area settentrionale dell’India, regioni in cui le persone vivono in media otto anni di meno a causa di un  inquinamento atmosferico oramai fuori controllo .
Si tratta, in sostanza, di un rischio per la salute molto più grave ed allarmante della stessa COVID-19 perlaquale in mezzo mondo si è fermato e centinaia di milioni di persone si sono chiuse in casa.

Approfondimenti

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24 luglio 2020

5G,i sindaci non potranno introdurre limitazioni: lo stabilisce decreto

Tratto da tg 24 .sky

5G, sindaci non potranno introdurre limitazioni: lo stabilisce decreto.

Il DL cancella l'opposizione dei sindaci al 5G: Modica potenzia ...
E’ quanto stabilito dal decreto legge numero 76 del 16 luglio 2020 relativo a "Misure urgenti per la semplificazione e l'innovazione digitale”, consultabile sul sito del dipartimento dell'Innovazione

I sindaci non potranno introdurre limitazioni alla localizzazione sul proprio territorio di stazioni radio base per reti di 

comunicazioni elettroniche di qualunque tipologia e non potranno fissare limiti di esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici diversi rispetto a quelli stabiliti dallo Stato". È quanto stabilito  dal decreto legge numero 76 del 16 luglio 2020 relativo a "Misure urgenti per la semplificazione e l'innovazione digitale”, consultabile sul sito del dipartimento dell'Innovazione. Le amministrazioni comunali, dunque, in base alle previsioni contenute nel decreto Semplificazioni sul 5G, non potranno vietare o limitare l’installazione di reti 5G sul proprio Comune. 

Comma 6 dell'articolo 38 del decreto "Semplificazione"

 

Nello specifico, il comma 6 dell'articolo 38 del decreto "Semplificazione", che va a sostituire l'articolo 8, della legge 22 febbraio 2001, n. 36 recita che "i comuni possono adottare un regolamento per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l'esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici con riferimento a siti sensibili individuati in modo specifico, con esclusione della possibilità di introdurre limitazioni alla localizzazione in aree generalizzate del territorio di stazioni radio base per reti di comunicazioni elettroniche di qualsiasi tipologia e, in ogni caso, di incidere, anche in via indiretta o mediante provvedimenti contingibili e urgenti, sui limiti di esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, sui valori di attenzione e sugli obiettivi di qualità, riservati allo Stato ai sensi dell'articolo 4”. 


Protesta il sindaco di Vicenza

 

"La decisione del Governo, attraverso il decreto Semplificazione, vieta ai sindaci di intervenire con un'ordinanza a tutela della salute pubblica per quanto riguarda il tema dell'esposizione ai campi elettromagnetici”, ha dichiarato, in una notapubblicata sul sito ufficiale della città, il sindaco di Vicenza Francesco Rucco, contrario a quanto stabilito dal decreto legge “Misure urgenti per la semplificazione e l'innovazione digitale” riguardo alle reti di nuova generazione.

“Viene resa così inefficace l'ordinanza che ho firmato nel maggio scorso, come le tante altre ordinanze emesse dai sindaci di tutta Italia, che stabiliva la sospensione della sperimentazione o attivazione di impianti 5G in attesa di capire se tali dispositivi possano danneggiare la salute. In questo modo, pertanto, il Governo esautora i sindaci che rappresentano la massima autorità sanitaria locale e che quindi hanno la responsabilità della salute dei cittadini. Mi confronterò con gli altri sindaci per capire se è il caso di annullare l'ordinanza che comunque diviene inefficace”, conclude il primo cittadino di Vicenza. 

20 luglio 2020

L’elettrosmog è dannoso. Ecco qualche rimedio per difendersi!

Tratto da ComeDonchisciotte

L’elettrosmog è dannoso. Ecco qualche rimedio per difendersi!

Inquinamento elettromagnetico: come ridurre l'esposizione all ...L’inquinamento elettromagnetico, detto anche elettrosmog, è una delle conseguenze del progresso tecnologico. Ma, in estrema sintesi, di cosa si tratta? È un inquinamento causato dalle onde radio emesse dai campi elettromagnetici non ionizzanti, ossia che rientrano in un range di frequenze che va da 0 Hz alle frequenze di radiazioni visibili come, per esempio, il laser. Quello che a noi interessa, però, è: l’elettrosmog è dannoso per la nostra salute? E se sì, quanto? E se è nocivo, esistono delle precauzioni per difenderci?

L’identikit dell’elettrosmog Sembra un bel quadro ma si tratta, invece, di elettromagnetismo
Sento parlare di elettrosmog da anni così, quando mi è capitata l’occasione di assistere – lo scorso 15 gennaio – a una serata informativa che trattava di campi elettromagnetici e geopatie e su come possiamo difenderci, ho colto la palla al balzo. Mi sono , così, fatta un quadro generale della situazione che vorrei condividere con voi.
Le onde dirette e i raggi gamma che riceviamo costantemente, se siamo in movimento sono meno dannosi, se stiamo tanto tempo fermi in un posto, possono addirittura contribuire a far fermare il nostro cuore. L’infarto, infatti, accade quando stai fermo e non quando sei in movimento. Le onde – per non essere nocive al nostro organismo – vanno “armonizzate”, per cui non si tratta di schermarle totalmente che non sarebbe possibile, ma di renderle armoniche con le nostre onde vibrazionali. Noi siamo antenne ricetrasmittenti e le nostre cellule comunicano tra loro attraverso esse. Si tratta di non permettere alle onde dell’ambiente di interferire con le nostre onde vitali per non avere gravi problemi nel lungo periodo.
L’atto di armonizzare le onde elettromagnetiche per recuperare il nostro equilibrio, si chiama biorisonanza.
Perché è così importante conoscere l’elettrosmog?
Dal 2013 – a oggi – sono state avviate ricerche sempre più approfondite sull’inquinamento elettromagnetico e dall’inizio del 2019 sono disponibili i risultati di indagini iniziate negli anni ’70, quando la situazione era ancora molto diversa da quella attuale.
Il telefonino se usato in modo scorretto può essere molto dannoso per la salute: lo confermano più istititi di ricerca scientifica
L’OMS – Organismo mondiale della salute – nel 2011 dichiara che il telefonino è un oggetto cancerogeno di serie 2B, ossia un possibile pericolo quindi per i tumori all’orecchio. Gli studi dimostrano che le radiofrequenze possono provocare rotture a livello di DNA. Il cranio dei bambini è molto più penetrabile dalle onde di quello di un adulto in quanto il corpo di un bimbo contiene il 70%di acqua contro il 50%di una persona in età matura.
Si chiama PHONEGATE, lo scandalo sulle esposizioni alle onde elettromagnetiche i cui valori limiti erano stati superati di 4 volte da parte di diversi marchi di cellulari, da oltre venti anni.
Secondo l’Istituto Ramazzini di Bologna – un centro per la ricerca indipendente e la prevenzione del cancro e delle malattie di origine ambientale – i risultati ottenuti con le cavie sono stati gli stessi dell’America, ossia che troppa esposizione alle onde radio dei cellulari può essere causa di tumori al sistema nervoso, che influenza il muscolo cardiaco e il suo funzionamento fino ad arrivare – in casi estremi – al blocco cardiaco.


Per quanto riguarda l’Italia è stato creato un sito dove viene spiegato, in maniera non molto allarmistica sull’uso corretto dei cellulari.

Sette regole base per proteggersi
1- Evita di stare a contatto diretto del cellulare anche se stai parlando 
2- Utilizza cuffie e vivavoce
3- No cellulare vicino a seno e cuore, no vicino organi riproduttivi (tasca davanti del pantalone), no attaccato all’orecchio
4- Quando dormi cellulare almeno a un metro dal cuscino (anche la radiosveglia)
5- No chiamate in macchina dato che l’auto muovendosi continua a far cercare l’onda al tuo cellulare per cui l’elettrosmog è più elevato
6- Il cellulare emette sempre radiazioni sia che venga utilizzato oppure no, perché è in continua ricerca di campo e aggiornamenti
7- No cellulare ai bimbi piccoli. Se proprio lo vogliono, metterlo in modalità aereo


Una legge europea del 2011
Le informazioni della comunità scientifica considerate da diversi organismi internazionali – tra cui il Consiglio d’Europa – hanno portato alla Risoluzione 1815 del 27 maggio 2011 che raccomanda agli Stati membri di:
 intervenire per diminuire l’esposizione umana all’inquinamento elettromagnetico prestando attenzione a bambini e ragazzi;
 evitare l’uso di reti wireless nelle scuole, come pure l’utilizzo di telefoni cellulari da parte di bambini e ragazzi;
 applicare il PRINCIPIO DI PRECAUZIONE, considerando la crescente esposizione della popolazione alle onde elettromagnetiche e, in particolar modo, l’esposizione dei gruppi vulnerabili come bambini e ragazzi.

Molte associazioni sono nate a sostegno di queste normative come, per esempio, la A.P.P.L.E. fondata dal professor Gino Levis che fu il primo a parlare di elettrosmog in conferenze aperte.
A.P.P.L.E. – Assiciazione per la Prevenzione e la lotta all’ELETTROSMOG

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Marco Grondacci. Decreto Semplificazione: la VIA non è un bollino da staccare più velocemente possibile

Tratto da Note di Grondacci 

Decreto Semplificazione: la VIA non è un bollino da staccare più velocemente possibile


Con gli articoli 50 e 51 del Decreto Legge 16 luglio 2020, n.76 Misure urgenti per la semplificazione e l'innovazione digitale” (QUI)  è stato modificato il testo unico ambientale (DLgs 152/2006 e s.m.i.) in relazione alle procedure di Valutazione di Impatto Ambientale, in particolare riducendo tutti i termini procedurali ma anche relativi alla consultazione del pubblico.  
Con il presente post, nella prima  parte, analizzo criticamente le più significative modifiche apportate dal Decreto Legge in oggetto per poi svolgere nella seconda parte un ragionamento sui principi  di diritto comunitario in materia di VIA palesemente violati, a mio avviso, dal provvedimento legislativo in esame.  

16 luglio 2020

Svolta sul 5G, accolte in Europa le istanze degli avvocati sardi Scifo e Appeddu

Tratto da castedduonline

Svolta sul 5G, accolte in Europa le istanze degli avvocati sardi Scifo e Appeddu

I potenziali rischi per la salute da esposizione ai campi elettromagnetici, prodotti dalla tecnologia 5G, verranno valutati da organismi indipendenti che affiancheranno l’ICNIRP (Commissione Internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti) nelle cui linee guida ha sempre escluso ogni sorta di rischio per la salute.La Commissione Eu preannuncia grandi rivoluzioni. I potenziali rischi per la salute da esposizione ai campi elettromagnetici, prodotti dalla tecnologia 5G, verranno valutati da organismi indipendenti che affiancheranno l’ICNIRP (Commissione Internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti) nelle cui linee guida ha sempre escluso ogni sorta di rischio per la salute.

Questo ripensamento da parte della Commissione EU era inaspettato viste le posizioni favorevoli espresse in precedenza sul 5G e sull’affidabilità delle linee guida di ICNIRP.

In Europa, a rompere i giochi degli interessi finanziari e a riaprire la discussione su uno dei temi internazionali più dibattuti di questi tempi, sono gli avvocati sardi Francesco Scifo e Alberto Appeddu. Le tesi dettagliate degli avvocati hanno consentito alla Commissione EU di valutare i potenziali rischi sulla salute derivanti dalla tecnologia 5G e di far luce sul conflitto d’interessi di ICNIRP, società privata notoriamente legata all’industria delle telecomunicazioni.

Chi legifera non può che affidarsi ai dati della Ricerca e alle Raccomandazioni degli Istituti Internazionali di ricerca, anche se i pareri non sono mai univoci. Di certo la maggior parte degli “studi rassicuranti” in materia di inquinamento elettromagnetico sono finanziati da privati, compresi gestori di telefonia mobile.

Ciò chiarisce le ragioni per le quali la ricerca indipendente considera insufficienti gli studi dell’ICNIRP poiché limitati solo agli “effetti termici” da esposizione ai campi elettromagnetici 5G, a differenza di altri studi finanziati in prevalenza da fondi pubblici, che hanno riscontrato numerosi effetti biologici e sanitari “non termici” prodotti da onde elettromagnetiche anche a bassa e bassissima frequenza.

Stella Kyriakides della Commissione UE, ha accolto il contributo degli avvocati sardi con l’impegno di rivedere le linee guida ICNIRP che ignorano numerosi studi internazionali sugli effetti cancerogeni delle radiazioni 5G. L’auspicio è che si ponga fine alle pressioni dell’ICNIRP per l’adeguamento del limite italiano per le radiofrequenze, tra i più bassi d’Europa, ai livelli internazionali ben più alti e pericolosi stabiliti proprio dall’ICNIRP.

In sintonia con l’ICNIRP, la beffa dell’iper-liberista Vittorio Colao. Colao, al timone della Vodafon per 10 anni e con alti ruoli nel mondo della finanza internazionale, oggi è stato scelto da Conte alla guida della Task Force per il “piano della ripartenza economica” in Italia. Il Piano Colao mira ad accelerare lo sviluppo del 5G innalzando i limiti delle emissioni elettromagnetiche e impedendo ai sindaci dissidenti di fermare i lavori per il 5G. 

L’azione dei nostri avvocati è stata recepita dalla Commissione come un importante contributo all’organizzazione di un “Piano europeo contro il cancro”. Si apre un nuovo scenario che avrà i suoi riflessi ben oltre la Sardegna.

Isde Sardegna, Alleanza Italiana Stop 5G e il Comitato NO 5G Sardegna, attendono che l’Europa dichiari una “moratoria sul 5G fino a quando la ricerca indipendente, condotta da scienziati senza legami con l’industria, ne confermasse la sicurezza”, così come richiesto dai nostri avvocati.


14 luglio 2020

RICERCATORI DI STANFORD RIVELANO LA CONNESSIONE TRA INQUINAMENTO E MORTALITÀ INFANTILE

Tratto da Innaturale.com

I RICERCATORI DI STANFORD RIVELANO LA CONNESSIONE TRA INQUINAMENTO E MORTALITÀ INFANTILE

Uno studio condotto da Stanford si concentra sull'inquinamento dell'aria dovuto dalle polveri sottili inquinanti che viaggiano per migliaia di chilometri dal deserto del Sahara fino agli Stati Uniti.


Il documento, pubblicato il 29 giugno su Nature Sustainability, rivela come il cambiamento climatico potrebbe intensificare il problema e indica soluzioni per ridurre l’inquinamento.

inquinamento mortalità infantile

Il pericolo dell’inquinamento per i bambini

bambini sotto i 5 anni sono particolarmente vulnerabili alle minuscole particelle, o particolato, dell’inquinamento atmosferico che può avere una serie di impatti negativi sulla salute, tra cui un minor peso alla nascita e una crescita ridotta nel primo anno di vita.

Nelle regioni in via di sviluppo, si stima che l’esposizione a livelli elevati di inquinamento atmosferico durante l’infanzia riduca l’aspettativa di vita complessiva in media di 4-5 anni.

Quantificare gli impatti sulla salute dell’inquinamento atmosferico – un passaggio cruciale per comprendere gli oneri sanitari globali e valutare le scelte politiche – è stata una sfida in passato.

ricercatori hanno lottato per separare adeguatamente gli effetti sulla salute dell’inquinamento atmosferico dagli effetti sulla salute delle attività che generano l’inquinamento.

Ad esempio, un’economia in forte espansione può produrre inquinamento atmosferico ma anche stimolare sviluppi, come una riduzione della disoccupazione, che portano a un migliore accesso all’assistenza sanitaria e a migliori risultati sanitari.

Per isolare gli effetti dell’esposizione all’inquinamento atmosferico, lo studio condotto da Stanford si concentra sulla polvere trasportata a migliaia di miglia dalla depressione di Bodélé in Ciad, la più grande fonte di emissioni di polveri al mondo.

Queste polveri sottili è una presenza frequente in Africa occidentale e, in misura minore, in altre regioni africane.

I ricercatori hanno analizzato 15 anni di sondaggi sulle famiglie di 30 paesi dell’Africa subsahariana che coprono quasi 1 milione di nascite.

La combinazione dei dati sulla nascita con i cambiamenti rilevati dal satellite nei livelli di particolato causati dalle polveri sottili di Bodélé ha fornito un quadro sempre più chiaro degli impatti sulla salute della scarsa qualità dell’aria sui bambini.

L’inquinamento aumenta del 18% la mortalità infantile

I ricercatori hanno scoperto che un aumento di circa il 25 percento delle concentrazioni medie annue locali di particolato nell’Africa occidentale provoca un aumentdel 18 percento della mortalità infantile.

Il nuovo studio, combinato con i risultati precedenti di altre regioni, chiarisce che l’inquinamento atmosferico, anche da fonti naturali, è un fattore determinante critico per la salute dei bambini in tutto il mondo.

Come salvare i bambini dall’inquinamento globale

Le emissioni da fonti naturali potrebbero essere la soluzione. Ad esempio, la concentrazione di polveri sottili nell’Africa subsahariana dipende fortemente dalla quantità di precipitazioni nella depressione di Bodélé.

Poiché i futuri cambiamenti delle precipitazioni sulla regione del Bodélé dovuti ai cambiamenti climatici sono altamente incerti, i ricercatori hanno calcolato una serie di possibilità per l’Africa sub-sahariana che potrebbero tradursi in un declino del 13% della mortalità infantile in un aumento del 12% solo a causa dei cambiamenti delle precipitazioni nel deserto.

Questi impatti sarebbero maggiori di qualsiasi altra proiezione pubblicata per l’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute in tutta l’Africa.

Salvaguardare i bambini dall’inquinamento atmosferico è quasi impossibile in molte regioni in via di sviluppo perché molte case hanno finestre aperte o tetti e pareti permeabili e è improbabile che neonati e bambini piccoli indossino maschere.

Invece, i ricercatori suggeriscono di esplorare la possibilità di inumidire la sabbia con le acque sotterranee nella regione di Bodélé per impedirle di volare nell’aria – un approccio che ha avuto successo su piccola scala in California.

ricercatori stimano che l’implementazione di sistemi di irrigazione a energia solare nell’area del deserto potrebbe evitare 37.000 morti infantili all’anno in Africa occidentale ad un costo di $ 24 a vita, rendendolo competitivo con molti importanti interventi sanitari attualmente in uso, tra cui una gamma di vaccini e progetti di acqua e servizi igienico-sanitari.


Non è possibile contare su strumenti politici standard per ridurre tutte le forme di inquinamento atmosferico, ha affermato l’autore principale dello studio Sam Heft-Neal, studioso di ricerca presso il Centro di sicurezza alimentare e ambiente di Stanford. Sebbene il nostro calcolo non consideri i vincoli logistici per lo spiegamento dei progetti, evidenzia la possibilità di una soluzione mirata alle fonti di inquinamento naturale e che produca enormi benefici a un costo modesto.

FONTE: Air Pollution’s Connection to Infant Mortality © Stanford UniversityStanfordCalifornia 94305.

11 luglio 2020

Covid 19: Se anche l’ aria è malata

Tratto da Il sostenibile

Diversi studi cercano di capire se esista un nesso tra trasmissione Covid e inquinamento atmosferico

In questi mesi ci siamo tutti interrogati sulla possibile correlazione tra inquinamento atmosferico e diffusione del Covid 19 e sul perché si sia diffuso così nell’area della Pianura Padana, risaputamente tra le più inquinate d’Europa. Può essere trasportato dalle particelle inquinanti? È più letale per le persone esposte più a lungo all’inquinamento?

Una ricerca italiana condotta da studiosi delle Università di Bari, Bologna, Milano e Trieste, insieme alla Società Italiana Medicina Ambientale (Sima), e rilanciata su tutti i media nazionali e internazionali ipotizza la trasmissione del virus attraverso il particolato, ovvero le particelle di inquinamento contenute nell’aria. Il condizionale è d’obbligo e una task force mondiale appositamente istituita cercherà di far chiarezza. Quel che però è noto ormai da anni è l’effetto deleterio dell’inquinamento atmosferico sull’apparato cardiocircolatorio.

In Italia anche l’aria è malata

Nel Rapporto annuale sulla qualità dell’aria pubblicato a fine 2019 dall’Aea (Agenzia Europea per l’Ambiente), l’Italia risulta essere il primo Paese dell'Ue per morti premature da biossido di azoto e il secondo per il particolato fine PM2,5, con un sistematico sforamento dei limiti di legge per i principali inquinanti atmosferici. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, gli inquinanti che hanno dimostrato di avere effetti sulla salute sono il particolato, l'ozono, il biossido di azoto e il biossido di zolfo. L’Italia è tra i primi Paesi per concentrazione di polveri sottili, al punto che Torino contende a Parigi e Londra il primato di città europea più inquinata da biossido di azoto; tra le città più piccole, invece, spicca Padova per l'alta concentrazione media di PM2,5 e PM10. La situazione non migliora nelle aree rurali, con superamenti dei limitTRatti giornalieri di particolato registrati in 16 delle 27 centraline. Due milioni di italiani vivono in aree, soprattutto della Pianura Padana, dove i limiti Ue per i tre inquinanti principali sono continuamente violati.

Le ipotesi sul rapporto tra Covid e inquinamento

Alte concentrazioni di polveri fini per tutto il mese di febbraio potrebbero aver favorito un’accelerazione alla diffusione dell’epidemia nella Pianura Padana? Da questa ipotesi sono partiti due differenti studi di un gruppo di ricercatori della Sima con alcune Università italiane. Nel primo studio sono stati analizzati la correlazione fra la diffusione del virus SARS-CoV-2 nel nostro Paese e il numero di sforamenti di PM10 nel mese di febbraio, prima del lockdown, mettendo a confronto Nord e Sud.Continua su Il sostenibile


09 luglio 2020

Insieme a quella per l’ inquinamento atmosferico all ‘ Italia arrivano altre due procedure di infrazione ambientali .

Tratto da rinnovabili.it

Dove è finito il programma italiano sull’inquinamento atmosferico

L’Italia avrebbe dovuto adottare il proprio NAPCP oltre 1 anno fa. Il ritardo fa scattare la lettera di costituzione in mora da parte della Commissione Europea.

Insieme a quella per l’inquinamento atmosferico arrivano altre due procedure di infrazione in ambito ambientale

(Rinnovabili.it) – Ad oltre 1 anno di distanza dal termine massimo consentito, l’Italia non ha ancora adottato il proprio programma nazionale di controllo dell’inquinamento atmosferico (NAPCP). Per questo motivo, Bruxelles (che comunque ha concesso una sorta di “proroga” giustificata dalla difficile situazione economica e sociale derivante dall’epidemia) ha inviato ieri una lettera di costituzione in mora, primo passo della procedura di infrazione Ue.

I NAPCP sono uno degli strumenti lanciati dalla direttiva comunitaria 2016/2284, detta anche direttiva NEC, per ridurre alcuni inquinati atmosferici e migliorare la qualità dell’aria. Nel dettaglio, il provvedimento prende di mira gli ossidi di azoto (NOx), i composti organici volatili non metanici (Covnm), il biossido di zolfo (SO2), l’ammoniaca (NH3) e il particolato fine (Pm2,5). E impone agli Stati Membri di assumere impegni nazionali di riduzione (rispetto al 2005) da raggiungere entro il 2020 e il 2030.

La direttiva – si legge nel comunicato della Commissione -, mira ad ottenere livelli di qualità dell’aria che non comportino significativi impatti negativi e rischi per la salute umana e l’ambiente. Gli Stati membri devono adottare programmi di controllo dell’inquinamento atmosferico nei quali definiscono le modalità per il raggiungimento delle riduzioni concordate delle loro emissioni annuali”. Peccato che l’Italia, nonostante la presentazione del documento, non lo abbia mai adottato.

“Malgrado diversi solleciti, l’Italia e il Lussemburgo non hanno finora ottemperato a questo obbligo”, scrive l’esecutivo in una nota stampa. “La Commissione ha pertanto deciso di inviare lettere di costituzione in mora concedendo all’Italia e al Lussemburgo 3 mesi per l’adozione dei programmi. In caso contrario, la Commissione potrà decidere di inviare un parere motivato”.

Leggi anche L’inquinamento atmosferico riduce di 20 mesi l’aspettativa di vita dei bambini

Altre due procedure di infrazione di carattere ambientale

Oltre a quella riferita alla “direttiva Nec”, l’Italia è stata investita di altre due procedure di infrazione riguardanti la direttiva del 2004 sulla responsabilità per danno ambientale(2004/35/Ce) ed il regolamento del 2013 sul riciclaggio dei materiali ricavati dalla rottamazione delle navi (Ue 1257/2013).

Nel dettaglio, per quanto riguarda la responsabilità per danno ambientale, la Commissione ha verificato ed appurato la mancata garanzia legale nell’ordinamento italiano del diritto per tutte le categorie di persone fisiche e giuridiche di ricorrere presso le autorità nazionali competenti affinché intervengano per prevenire o riparare i danni ambientali. La terza procedura di infrazione riguarda invece la mancata adozione di misure volte a prevenire e punire l’elusione del Regolamento sul riciclaggio dei materiali navali, secondo il quale tutte le grandi navi che battono bandiera di uno Stato membro dell’Ue devono essere riciclate in modo sicuro e sostenibile. Gli stati devono designare autorità competenti che vigilino sul rispetto del regolamento ma, anche in questo caso, l’Italia s’è dimostrata carente.

Ora rimangono tre mesi per porre rimedio. 


Gli spermatozoi indicano la rotta Anti-virus

Gli spermatozoi indicano la rotta anti-virus 

Dalla Valle del Sele uno studio sul liquido seminale rivela il legame tra inquinamento e patologia

La popolazione che vive nelle aree più inquinate del mondo è maggiormente esposta al coronavirus. A rivelare la connessione tra l’inquinamento ambientale, la salute umana e il Covid, è uno studio scientifico internazionale condotto sugli spermatozoi considerati quali “sentinelle” della qualità ambientale e della salute umana, pubblicato su una rivista scientifica internazionale per ora in preprint, che vede la partecipazione dei ricercatori dell’Asl di Salerno, delle Università di Brescia, Varese, Federico II, del centro Hera di Catania e del Ministero dell’Ambiente. Studio che esaminando la sovrapposizione tra fattori, ovvero le aree con il più alto tasso di mortalità nel mondo per via del Covid 19, il livello di inquinamento atmosferico e la qualità del seme negli ultimi decenni, dimostra come la maggiore suscettibilità di una popolazione ai fenomeni patogeni quali il coronavirus, possa essere valutata attraverso l’analisi della qualità del seme maschile.

Primo degli autori dello studio, l’uro-andrologo dell’Asl di Salerno, presidente della Società Italiana di Riproduzione Umana e autore di EcoFoodFertilty, Luigi Montano, i cui studi scientifici dimostrano che il liquido seminale sia un biomarcatore di esposizione alle condizioni ambientali. «Valutare gli indici di salute generale di una popolazione in relazione alle condizioni ambientali di un determinato luogo - spiega Montano - non solo con gli strumenti classici epidemiologici quali la mortalità o l’incidenza delle malattie, ma anche attraverso l’esame della qualità del seme può indicare la suscettibilità dell’uomo a diverse malattie, incluso il Covid. In pratica - svela lo studioso - le condizioni territoriali dannose per la salute umana, rendono le popolazioni più esposte a diversi insulti patogeni esterni ed il liquido seminale è il primo a risentirne e segnalare una condizione di stress generale dell’organismo». Così, grazie allo studio di Montano e di decine di ricercatori, viene evidenziato come la distribuzione dei contagi e l’indice di mortalità da Covid-19, a partire dall’area della città di Wuhan in Cina, Corea, Iran e il nord Italia, si è diffuso verso Spagna, Europa e New York, fra il 30° ed il 50° parallelo dell’emisfero nord, nella stagione climatica invernale quando il livello di inquinamento è più elevato. Temperatura, umidità, densità abitativa e inquinamento quali fattori principali per la diffusione del virus.
Proprio gli inquinanti atmosferici, infatti, esercitano attraverso stress ossidativo, infiammazione sistemica, squilibrio immunitario e coagulativo, un danno alle difese dell’organismo che facilità il contagio da coronavirus. Nelle cellule spermatiche quindi, ci sarebbe la possibilità di invertire la rotta, limitando la diffusione dell’epidemia, attraverso stili di vita alimentari sani e la tutela dell’ambiente. Le cellule degli spermatozoi mostrano un’alta sensibilità agli effetti proossidanti degli inquinati atmosferici, divenendo sentinelle dell’ambiente e indicando che nelle aree con maggiore pressione ambientale ci si può trovare di fronte ad una più alta incidenza di infertilità, di malattie cronico-degenerative e altre patologie. Liquido seminale che grazie all'intuizione di Montano, fornisce nuovi strumenti di valutazione degli effetti dell’impatto ambientale sulla salute e detta nuove linee scientifiche a disposizione delle Istituzioni per intervenire con la prevenzione primaria attraverso nuovi modelli metodologici per interventi di sanità pubblica nelle aree con maggiori criticità ambientali.
Mariateresa Conte