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31 ottobre 2010

"Promemoria per gli amministratori"

PROMEMORIA PER GLI AMMINISTRATORI

PERIODICAMENTE CONTROLLIAMO I "POCHI INQUINANTI" MISURATI SUL NOSTRO TERRITORIO E I DATI DI QUESTA SETTIMANA NON CI CONFORTANO PROPRIO........
FORSE SAREBBE OPPORTUNO MANDARE TALI DATI AL MINISTERO DELL'AMBIENTE O FORSE........... LI LEGGERANNO SUL NOSTRO BLOG .
SONO MOLTO UTILI PER FARGLI AVERE UNA AGGIORNATA FOTOGRAFIA DEL NOSTRO TERRITORIO........

Riportiamo alcuni VALORI tratti da Ambiente in Liguria
Ve ne proponiamo alcuni del 24 ottobre relativi al Pm 10 di Vado Ligure
tratti dall'Articolo Integrale pubblicato in data 26 ottobre.
Leggi l'articolo completo
24/10/2010 03:0024/10/2010 04:00130.09

24/10/2010 04:0024/10/2010 05:00130.79

24/10/2010 05:0024/10/2010 06:00135.51

24/10/2010 06:0024/10/2010 07:00124.24

24/10/2010 07:0024/10/2010 08:00131.29

24/10/2010 08:0024/10/2010 09:00125.11

24/10/2010 09:0024/10/2010 10:00119.38

24/10/2010 10:0024/10/2010 11:00134.32

24/10/2010 11:0024/10/2010 12:00135.11

24/10/2010 12:0024/10/2010 13:00130.04

24/10/2010 13:0024/10/2010 14:00137.88

24/10/2010 14:0024/10/2010 15:00128.69

24/10/2010 15:0024/10/2010 16:00122.73

30 ottobre 2010

1)Carbone: Italia Nostra interviene presso il Ministero dell'Ambiente2)IDV:Parte l'Interrogazione Parlamentare suTirreno Power e Arpal

Ci hanno segnalato che da oggi tutti i gruppi della centrale(sia il turbogas che i gruppi a carbone)
parrebbero fermi.........

Tratto da Savona News

Carbone: Italia Nostra interviene presso il Ministero dell'Ambiente

Presentate oggi le osservazioni alla Domanda di Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) per la centrale termoelettrica di Vado Quiliano

Italia Nostra interviene nel dibattito sull'ampliamento della centrale Tirreno Power di Vado Ligure con una serie di osservazioni improntate ad una "forte perplessità" a firma di Roberto Cuneo, presidente della sezione savonese della Onlus.

"Con relazione al vasto dibattito avvenuto in questi mesi sottolineiamo una forte perplessità sulla domanda in oggetto.

Infatti la domanda è unica per i due impianti gestiti attualmente da Tirreno Power nel sito produttivo di Vado; le unità alimentate a carbone da 660 MW, avviate nel 1972 ed il ciclo combinato a gas naturale da 760 MW avviato nel 2007.

Nel testo della domanda si cita spesso il termine BAT (migliori tecnologie disponibili -Best Available Technologies) per quanto riguarda gli impianti ausiliari e di abbattimento;

si ha quindi una forte incoerenza in quanto le unità 3 e 4 a carbone, avviate circa 40 anni fa e progettate quasi 50 anni, fa sono molto lontane dal concetto di BAT.

Si tratta di unità sub critiche che oggi non si realizzano più nel mondo da almeno 20 anni e che sono superatissime come efficienza e quindi inquinamento come testimonia la stessa proposta di Tirreno Power di realizzare una nuova unità ultra super critica sullo stesso sito.

Le due unità produttive sono fisicamente separate e totalmente indipendenti, sia nel combustibile, sia nelle unità di produzione calore ed energia elettrica sia nello scarico dei fumi. Solo alcuni impianti secondari sono in comune tra le due unità produttive.

Il fatto di sommarle in una unica richiesta di autorizzazione è una forzatura per mascherare i limiti dell’unità più vecchia che da sola non avrebbe alcuna possibilità di ottenere l’autorizzazione.

Il fatto di fare un medione tre le due unità, data la eccellenza del ciclo combinato dal punto di vista energetico e ambientale, porta a non tenere sufficientemente in conto la totale obsolescenza energetico ambientale della vecchia unità a carbone.

Richiediamo pertanto che l’autorizzazione ambientale sia valutata separatamente per la centrale a vapore a carbone e per la centrale a ciclo combinato a gas."

Roberto Cuneo,

Presidente della Sezione di Savona di Italia Nostra


Esclusiva Savonanews:

Parte l'Interrogazione Parlamentare suTirreno Power e Arpal

Depositata dal Sen. Elio Lannutti (Idv) e rivolta al Presidente del Consiglio dei ministri, ai Ministri dell'Ambiente, della Salute e dello Sviluppo economico. Atto n. 4-03955 / seduta 447.


Savonanews.it è in grado di anticiparvene il testo integrale e le richieste con le quali il Senatore Elio Lannutti e presidente di Adusbef chiede a Governo e Ministeri di Ambiente, Salute e Sviluppo economico di sapere:

" - quali siano i motivi per cui la ditta Tirreno Power vuole ampliare la centrale a carbone di Savona, contro ogni logica democratica, visto il volere contrario del 90 per cento della cittadinanza, dei partiti, di tutti i Comuni, della Regione, dell'Ordine dei medici, di tutto l'associazionismo, incluso quello ambientale, considerati i 40 anni di dati drammatici in termini di mortalità e di inquinamento nella città di Vado Ligure, con migliaia di morti in più rispetto alla media regionale;

- quali urgenti iniziative, il Presidente del Consiglio dei ministri e i Ministri in indirizzo, per quanto di competenza, intendano assumere al fine di impedire lo scempio ambientale e tutelare la salute dei cittadini del savonese, rispetto al progetto di espansione dell'impianto a carbone di Vado Ligure, visto che a morire non sono solo i dipendenti, ma anche i cittadini che vivono nel territorio circostante;

- se, alla luce di quanto riportato dai giornali in seguito al vertice svoltosi presso la Regione sulla decisione di far partire un controllo pubblico, risulti al Governo che fino ad oggi quest'ultimo sia mancato nonostante l'alta mortalità che si registra nella zona interessata dalla centrale e conseguentemente se intenda avviare le opportune verifiche su cosa abbiano fatto gli organi competenti in tutti questi anni;

- quanto possano essere affidabili eventuali dati elaborati da un ente, come l'ARPAL, a cui vengono affidati i controlli sulle emissioni della centrale in questione,che non solo è indagato esattamente per non aver svolto correttamente questo stesso lavoro, ma ha già avvalorato in passato l'inesatta, incompleta e falsa informazione a proposito dello studio del 2008, che si voleva far passare per "tranquillizzante", quando oggi si scopre, a detta degli stessi scienziati che l'hanno elaborato, che l'ARPAL non ha mai potuto stabilire un rapporto tra salute e inquinamento, perché neppure ha mai cercato di definirlo"

Questo il testo integrale:

"Premesso che: a quanto risulta all'interrogante, i vertici di Tirreno Power, società che gestisce l'impianto a carbone di Vado Ligure, vogliono ampliare la struttura;Vado Ligure è un paese in provincia di Savona con ottomila abitanti, una centrale a carbone e il 30 per cento di tumori maligni ai polmoni in più rispetto al resto della Regione; i progetti espansivi di Tirreno Power, controllata dalla Sorgenia di De Benedetti, hanno scosso la comunità locale, che si sta battendo per arginare la crescita di quello che tutti definiscono "mostro";

in Liguria ci sono tre centrali a carbone, che costituiscono un terzo di tutte quelle italiane.L'impatto sulla salute pubblica è facile da immaginare anche senza una laurea in oncologia: i metalli pesanti che le ciminiere liberano nell'atmosfera a combustione avvenuta sono tutt'altro che salutari;

L'associazione "Moda" di Savona ha calcolato i costi totali in rapporto alla emissioni, in caso di ampliamento della centrale a carbone Tirreno Power di Vado Ligure: 36,5 milioni di euro all'anno per danni alla salute, alle coltivazioni, alle cose e 106 per i cambiamenti climatici. Il totale supera i 142 milioni di euro. Si parla anche di possibili 3.380 morti premature in 30 anni di funzionamento del sito;

desta molta preoccupazione la denuncia dei medici Virginio Fadda (biologo) e Agostino Torcello (pneumologo), dell'associazione ambientalista "Moda", secondo cui, se la Regione Liguria nei prossimi giorni deciderà di dare il via libera all'ampliamento della centrale a carbone Tirreno Power di Vado Ligure (Savona), i cittadini pagheranno un prezzo altissimo;

"Moda", scrive Curzio Rosso su "Il Fatto Quotidiano", ha paragonato le emissioni della Tirreno Power con quelle della centrale a carbone di Sempra Twin Oaks 3 in Texas, sulla base di uno studio condotto negli Usa su sviluppo ed energia sostenibile. «» replica la Tirreno Power secondo quanto riportato nel citato articolo. Per l'azienda, le posizioni degli ecologisti savonesi sono «», del tutto estranee al contesto dell'impianto ligure che «»;

le stime del "Moda", ribattono Fadda e Torcello, a quanto risulta dal citato articolo, sono state calcolate in base ai parametri della Commissione Extern dell'Unione europeatenendo conto della produzione media di emissioni degli ultimi anni.

Anche per la mortalità le stime sarebbero «prudenti», perché viene considerata una zona del Texas con una popolazione notevolmente inferiore a quella di Savona. Per le associazioni ambientaliste è questo il motivo che spiega il basso prezzo del carbone: costa poco finché non si considerano tutti i costi esterni, che stabiliscono una relazione diretta tra l'uso del carbone per generare energia e il suo impatto sulla salute; scrive Rosso, ».

I documenti e gli studi raccolti da biologi e medici dei comitati "Moda" e "Uniti per la Salute" nonché dall'Ordine dei medici di Savona «descrivono un territorio compromesso dal punto di vista ambientale e della salute pubblica elasciano molti dubbi sulla volontà della proprietà di investire e ridurre l'inquinamento», stabilendo una correlazione «tra le sostanze emesse in atmosfera, come ossidi di azoto e anidride solforosa, e le morti causate»;

per chi abita nella zona, continua "Il Fatto", la centrale di Vado Ligure è un incubo ricorrente: l'impianto è ritenuto responsabile di emissioni che provocano gravi danni alla salute. E la nuova unità alimentata a carbone da 480 Megawatt è altra benzina sul fuoco delle polemiche per gli abitanti che vivono a poche centinaia di metri dalle ciminiere. «È assodato che l'inquinamento da centrale a carbone produce sempre malattie e morti», sostiene Paolo Franceschi, pneumologo ed esperto di salute e ambiente per l'Ordine dei medici di Savona.

Gli effetti sulla salute, precisa Curzio Rosso, ricadono principalmente su cittadini che risiedono entro i 50 chilometri da un sito alimentato a carbone. Nel periodo 1999-2004 il tasso standardizzato di mortalità per tumori all'anno è maggiore nella provicia savonese: 273 decessi (uomini) ogni centomila abitanti contro i 240 della media nazionale. Le aree in cui la mortalità per tumore è aumentata corrispondono a quelle maggiormente inquinate con picchi per i maschi a Quiliano (287.8) e Vado Ligure (326.9), i due Comuni più vicini alla centrale. Ancora maggiore la discrepanza tra i dati nazionali e la provincia di Savona per la popolazione femminile: rispettivamente 140 e 199. E sempre a Vado si arriva addirittura a 211.9. Anche gli ictus sono aumentati rispetto alla media regionale con un eccesso di mortalità standardizzata del 36,8 per cento fra i maschi e del 22,6 per cento tra le femmine;

lo stesso dottor Franceschi ha redatto la perizia (commissionata dal Comune di Spotorno) per il progetto di ampliamento della centrale di Vado dal punto di vista degli "aspetti sanitari e ambientali correlari alla salute umana". Un dubbio condiviso da medici e ambientalisti: che per risparmiare si apportino solo miglioramenti marginali per l'uso di un combustibile che appartiene alla storia dell'800. Nella perizia si sottolinea che, nel calcolo delle emissioni, Tirreno Power non prende in considerazione l'inquinamento da polveri sottili secondarie, che costituiscono la stragrande maggioranza delle pericolose Pm 2.5 (particolato fine considerato una delle sostanze più pericolose per i polmoni);

i dati della perizia, continua "Il Fatto", raccontano una versione precisa: contando anche le polveri sottili secondarie si avrebbe una maggiore emissione, rispetto a quelle dichiarate, del 3000 per cento passando da 158 tonnellate all'anno a 4876. Da parte dell'azienda nessun dubbio: si va avanti con il progetto, nonostante tutto.

E dopo l'ok del Ministero dell'ambiente all'ampliamento ora la decisione è in mano alla Regione Liguria, che nei prossimi giorni esprimerà il suo parere.
La Tirreno Power intende dialogare con le istituzioni, data la disponibilità di investire 150 milioni di euro per migliorare e potenziare l'impianto, a patto che vi sia un chiaro ritorno economico;

un ulteriore potenziamento della centrale porterebbe a livelli di inquinamento superiori a quelli già intollerabili raggiunti fino ad oggi senza voler tener conto degli ulteriori danni derivanti dallo smaltimento del CDR (combustibile derivato rifiuti) previsto dal piano provinciale rifiuti;


a causa della loro obsoleta tecnologia, gli impianti della centrale hanno bassi rendimenti e non rispettano la migliore tecnologia disponibile prevista per gli impianti termoelettrici dalla direttiva della comunità europea recepita con il decreto legislativo 4 agosto 1999, n. 372;


anche il Comune di Vado Ligure con il ricorso al TAR del novembre 2010,esprime il netto dissenso contro questo ampliamento;

i sindaci di Vado e Quiliano ritengono di avere ormai fatto tutto ciò che era in loro potere contro l'ampliamento della centrale di Vado Ligure e di poter solo attendere gli sviluppi che verranno imposti dall'alto (nell'ordine, da Regione e Governo nazionale);

il 25 ottobre 2010 si è svolto presso la Regione il "vertice" sull'inquinamento della centrale a carbone e la discussione sul suo possibile ampliamento tra l'assessore regionale all'ambiente Renata Briano, i sindaci di Vado e QuilianoCaviglia eFerrando, i rappresentanti dell'Ordine dei medici savonese con il Presidente dottor Ugo Truccoe il referente scientifico dottor Paolo Franceschi, il direttore generale dell'Agenzia regionale per l'ambiente (ARPAL), Bruno Soracco e l'assessore provinciale ai trasporti e all'ambiente PaoloMarson. Grande assente, il Presidente della Regione Claudio Burlando;

l'ARPAL è al lavoro per elaborare i dati raccolti nel 2008 e trasmetterli all'Agenzia regionale per l'energia; il giorno dopo l'incontro in Regione i giornali riportano "Centrale, parte il controllo pubblico" decisione che farebbe presupporre che, in 40 anni, milioni di tonnellate di carbone bruciato e di fumi siano stati felicemente inalati dalla popolazione savonese senza un controllo pubblico;

l'ARPAL, a cui viene affidato il controllo delle emissioni, è sotto inchiesta e come riporta un articolo del quotidiano "La Repubblica", 4 maggio 2010

In realtà, con riguardo all'effettiva trasparenza, assicurata attraverso la pubblicazione dei dati d'inquinamento atmosferico gestiti dall'ARPAL, si rileva che questi risultano praticamente introvabili ed illeggibili;

va considerato che è l'ARPAL a decretare se i parametri di legge dell'inquinamento vengono rispettati o meno, senza addentrarsi nel lungo e tortuoso corso dei dati acquisiti da queste centraline che vengono prima vagliati, poi validati e infine certificati in un iter articolato: si può portare l'esempio della centralina di rilevazione della qualità dell'aria (analizzatore di so2 matr. 2519 MOD. 8850 ML) collocata strategicamente in via Silvio Torcello, loc. Pilalunga, un chilometro a nord delle Ciminiere di Tirreno Power, a 700 metri dal depuratore consortile e a meno di 600 metri dai depositi Petrolig;

La società che si occupa della manutenzione di queste apparecchiature in Italia spiega vagamente che non si tratta di uno strumento "recentissimo" e l'azienda produttrice, relativamente all'analizzatore di ossidi di zolfo 8850ML., afferma che questo strumento è fuori produzione da almeno 20 anni; pertanto risulta che ARPAL utilizzerebbe e manderebbe in manutenzione a Padova un misuratore di SO2 - ossidi di zolfo, del quale secondo il fabbricante non esistono più nemmeno i pezzi di ricambio essendo fuori produzione da almeno 20 anni,

SI CHIEDE DI SAPERE:........

Leggi l'articolo integrale su Savona News

29 ottobre 2010

1)UNITI PER LA SALUTE: SEMPLICEMENTE GRAZIE

"UNITI PER LA SALUTE ONLUS"
GRAZIE PER LE 50.000 VISITE


UN LUNGO PERCORSO...
PER NOI UN GRANDE TRAGUARDO....
SEMPLICEMENTE GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE SEGUONO E VISITANO IL NOSTRO BLOG .

Che non vuol essere un "Blog di Successo "ma...
un Blog con un "Valore Aggiunto"
dato dall'importanza dei contenuti trattati:
LA MASSIMA TUTELA E SALVAGUARDIA DELLA NOSTRA SALUTE.

PERCHE' "ACCRESCERE LA CONOSCENZA E DARE UNA CORRETTA INFORMAZIONE AMBIENTALE E' PER NOI FONDAMENTALE
ed è fondamentale trasmetterle ad altri.
SINCERAMENTE GRAZIE.

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28 ottobre 2010

Centrale Enel di Genova, due operai intossicati:Sul posto anche i vigili del fuoco per accertare le condizioni di sicurezza..

Tratto da Primocanale.it
Fumi dalla centrale Enel di Genova, due operai intossicati
28/10/2010

Incidente alla centrale dell'Enel di Genova, nei pressi della Lanterna, dove due dipendenti sono rimasti intossicati dopo aver respirato fumi di cenere di carbone. Sono stati trasportati in codice giallo all'ospedale Villa Scassi di Sampierdarena, dai paramedici del 118, intervenuti per i primi soccorsi. Sul posto anche i vigili del fuoco per accertare le condizioni di sicurezza della centrale. Ancora ignote le cause dell'incidente. Secondo una prima ricostruzione la polvere di carbone sarebbe fuoriuscita da un flangia di raccordo all'interno della centrale.

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Tratto da 'NtaCalabria

F. Curatola, sindaco di Bagaladi, spiega il suo no al carbone a Saline Joniche

di Francesco Iriti

"«Come era ampiamente prevedibile, il Ministero dell’Ambiente ha espresso parere positivo sulla Valutazione di Impatto Ambientale per la Centrale a Carbone di Saline Joniche. Questo non vuol dire che domattina arriveranno le ruspe e iniziano i lavori di costruzione, ma l’attenzione, ora più che mai, deve rimanere alta, perché il rischio concreto che i lavori partano, c’è». Federico Curatola, sindaco di Bagaladi, da sempre si è battuto contro il progetto Sei anche ultimamente quando, insieme al sindaco di San Lorenzo Sapone ha rifiutato di aderire all’iniziativa degli altri primi cittadini dell’area grecanica.

«Nelle scorse settimane sono stato oggetto di attacchi e strani messaggi per essermi rifiutato di firmare il protocollo d’intesa per incaricare il Sindaco di Montebello Jonico di nominare una Commissione di “esperti” – dichiara Curatola -per valutare il progetto e dirci se nuoce o meno alla salute. Ritengo con questo di essere stato “coerente” (vocabolo sconosciuto a tanti…) con quello che ho sempre sostenuto: il carbone non é una strada percorribile per il nostro territorio».

Curatola sposta l’attenzione alla questione nazionale ed in particolare al «Ministro Stefania Prestigiacomo che, “coerentemente” con quanto sostenuto a Copenhagen, ha dato parere positivo ad un progetto che aumenterà di 7,5 milioni di tonnellate il quantitativo di CO2 emesso nell’atmosfera dal nostro paese, in barba agli accordi di Kyoto. La signora Ministro è rimasta coerente con sè stessa e con gli ordini di scuderia impartiti dal governo».

Curatola ripercorre tutte le campagne della sua battaglia contro il carbone «iniziata nel luglio del 2008, la costituzione del coordinamento delle associazioni contrarie al progetto, la raccolta di firme (più di 2000 in un solo week-end), gli incontri, i comunicati stampa, le iniziative. Qualcuno pensava che ora, rappresentando io un’istituzione, avrei cambiato opinione o “qualcosa” mi avrebbe fatto cambiare opinione. Mi spiace avere deluso chi era convinto di ciò, ma la mia idea è che la “vita” di un territorio e di un popolo non sia “monetizzabile”».

E’ necessaria, per Curatola, «una mobilitazione di massa per contrastare dal basso un progetto che si intende calare dall’alto e nei confronti del quale tutti gli Enti, a suo tempo, si erano espressi negativamente (Regione Calabria, Provincia di Reggio, Comune di Reggio con a capo l’attuale Governatore Scopelliti, e vari Comuni interessati)».

Il giovane sindaco di Bagaladi ribadisce il suo no al carbone in quanto «64 veleni vengono sprigionati nei cieli e quello che non ricade direttamente sul suolo, ci ritorna attraverso le piogge acide.

In Veneto ed in Liguria, – conclude Curatola – così come a Brindisi ed in ogni altro posto al mondo dove esistono centrali a carbone…che piaccia o no, si muore.
Costruire una simile mostruosità equivale ad ammorbare un intero territorio e negare a tutti noi la possibilità di “viverci”».

1)Perché il Governo non dice tutta la verità sul benzo(a)pirene? 2)Tutta la verità su Acerra....


Tratto da Peacelink

Un'analisi dettagliata delle nuove norme. Punto per punto, ecco come si smontano le tesi dell'Ufficio Legislativo del Ministero dell'Ambiente

Perché il Governo non dice tutta la verità sul benzo(a)pirene?


Il benzo(a)pirene è un potente cancerogeno che viene veicolato nei polmoni dalle polveri sottili e che è originato dalle combustioni delle industrie e delle auto. Fa parte degli IPA, gli Idrocarburi Policiclici Aromatici. Perché il governo ha rimosso la norma che a partire dal 1999 proibiva il superamento di 1 nanogrammo a metro cubo e con il decreto 155/2010 ha prorogato al 2013 le norme a tutela della salute dei cittadini delle città con più di 150 mila abitanti?

Parliamo di una sostanza che è anche genotossica: può modificare il DNA trasmesso dai genitori ai figli.

25 ottobre 2010 - Associazione PeaceLink


Abbiamo "smontato" pezzo per pezzo la risposta del Governo alla risoluzione dell'on. Alessandro Bratti che chiedeva il ripristino delle norme precedenti all'entrata in vigore del decreto con cui il governo lascia "briglia sciolta" al benzo(a)pirene.
Il testo del Governo non è in grassetto.
Il nostro commento invece è in grassetto blù.


Associazione PeaceLink

Ministero dell'Ambiente della Tutela del Territorio e del Mare UFFICIO LEGISLATIVO

Oggetto: Risposta a risoluzione in Commissione n. 7-00393 (VIII° Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici) (On. Alessandro Bratti). Concentrazioni di benzo(a)pirene in atmosfera.

Il decreto legislativo n. 155/2010 ha previsto, per il benzo(a)pirene, un valore obiettivo pari a 1 ng/m3, da raggiungere entro il 31 dicembre 2012 su tutto il territorio nazionale, in piena conformità a quanto stabilito dalla direttiva comunitaria 2004/107/CE.

NOTA BENE: La direttiva comunitaria 2004/107/CE fissa al 31 dicembre 2012 il termine ultimo: le legislazioni nazionali possono decidere di anticipare tale scadenza. E infatti la legislazione italiana nel 1994 aveva stabilito che il valore non doveva essere superato a partire dall'1/1/1999 per le città oltre i 150 mila abitanti. Tale norma è stata cancellata segnando un evidente passo indietro. Il governo non specifica inoltre che la direttiva comunitaria 2004/107/CE era già stata recepita con decreto legislativo 152/2007. Perché abrogarlo con il decreto legislativo 155/2010? Il fine del governo era quello di cancellare le norme più avanzate contenute nel decreto legislativo 152/2007, dando agli inquinatori altri due anni di tempo (fino al 31 dicembre 2012) per sforare il valore di 1 ng/m3 mentre la normativa precedente costringeva gli inquinatori a scendere sotto 1 ng/m3 fin dal 1° gennaio 1999. Il benozo(a)pirene è un cancerogeno molto pericoloso: respirare mediamente 1 ng/m3 di benzo(a)pirene per un bambino equivale a inalare il fumo di circa 700-800 sigarette/anno.

Al fine di assicurare il perseguimento di tale valore, il decreto ha definito un quadro istituzionale e procedurale idoneo affinché le autorità regionali e locali possano attivare tutti gli adempimenti necessari a svolgere, in modo corretto e continuativo, il monitoraggio di questa sostanza ed a individuare gli interventi da attuare per il risanamento. Il precedente decreto ministeriale 25 novembre 1994 prevedeva, per il benzo(a)pirene, un equivalente obiettivo di qualità (1 ng/m3) da rispettare, peraltro, solo presso alcuni grandi centri urbani a partire dal 1999. Tale obiettivo non aveva tuttavia mai trovato una reale applicazione. Questo perché il benzo(a)pirene, essendo un inquinante caratterizzato da specifiche tipicità, ha sempre determinato notevoli difficoltà tecniche e gestionali per le amministrazioni locali competenti, anche per l'assenza di metodi di analisi e verifica scientificamente provati.



NOTA BENE: Le ultime due frasi sono ambedue false. Non è vero che il rispetto dell'obiettivo di qualità non aveva mai trovato applicazione. Prova ne è il fatto che a Genova, nel quartiere di Cornigliano (accanto a cui sorge l'Ilva), erano state compiute misurazioni del benzo(a)pirene, era stato accertato un costante sforamento del benzo(a)pirene e - come "applicazione" della normativa la cokeria - è stata chiusa dato che era la fonte prevalente di benzo(a)pirene. La stessa cosa stava per accadere a Taranto: nel quartiere Tamburi vi è un costante sforamento del benzo(a)pirene dovuto prevalentemente (secondo Arpa Puglia) alla cokeria dell'Ilva di Taranto. A questo punto il governo è intervenuto modificando la normativa. La normativa è stata modificata perché rischiava di essere nuovamente applicata all'Ilva. La normativa è stata cambiata non perché non veniva applicata ma perché era "pericolosa" e dava fastidio agli inquinatori.
Inoltre è falso parlare di "assenza di metodi di analisi scientificamente provati": erano specificati negli allegati al decreto legislativo 152/2007.


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Agli organi tecnici e ai laboratori regionali e provinciali preposti al controllo e all'assicurazione di qualità dei dati era infatti affidata l'applicazione delle procedure per il corretto funzionamento degli strumenti di misura e la garanzia di qualità dei dati.
In particolare, le valutazioni sullo stato degli inquinamenti causati dagli IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici) - analisi delle cause e dei processi di diffusione, individuazione delle aree critiche - e le linee guida per gli interventi di prevenzione e gestione delle situazioni critiche dovevano essere inclusi nei piani regionali e locali per la qualità dell'aria elaborati secondo le norme all'epoca vigenti.
Per recepire la direttiva, si è, quindi, reso necessario adeguare, nel diritto interno, procedure e metodi di misura alle nuove regole comunitarie, secondo la logica propria di queste ultime, che, diversamente da quella sottesa al DM del 1994, tendente all'acquisizione di conoscenze, punta sul monitoraggio e sull'individuazione e l'adozione delle misure di risanamento e di prevenzione, prevedendo poteri sostituivi in caso di inadempienza dei soggetti preposti.
In questo nuovo quadro di riferimento, è apparso dunque incongruo mantenere vigente un obiettivo di qualità in un numero limitato di città da raggiungere sulla base di piani regionali impostati su norme abrogate nel 1999 in quanto difformi da quelle stabilite a livello europeo.



NOTA BENE: il governo in caso di "inadempienza del soggetti preposti" che fa? Rimanda l'applicazione delle norme che erano in vigore dal 1/1/1999! E offre ai soggetti inadempienti altri due anni (fino al 31/12/2012) per continuare ad essere inadempienti. L'argomentazione del governo è tesa ad evidenziare i "limiti" del DM 25.11.1994. In realtà il DM del 1994 è stato un fiore all'occhiello della legislazione italiana: ha fatto scuola in Europa, anticipando i tempi. Ha tracciato una strada nuova, facendo tesoro di esperienze compiute esperti italiani di valore. Era naturale che nel 1994 - partendo in anticipo rispetto all'Europa - la normativa mirasse inizialmente all'acquisizione di conoscenze nelle aree urbane con oltre 150 mila abitanti per poi estendere la rete di monitoraggio. L'attuale governo disconosce il valore delle novità del DM 25/11/1994. Ma chi aveva varato il DM 25/11/1994, così avanzato e positivo? Il primo governo Berlusconi.

Altrettanto incongruo sarebbe stato porre un limite vincolante da subito su tutto il territorio nazionale ancora prima di impostare una rete di monitoraggio che consentisse controlli effettivi.

NOTA BENE: il limite vincolante è stato tolto dal governo proprio perché c'era una rete di monitoraggio che consentiva controlli effettivi! E i controlli a Taranto erano diventati così efficaci che era scattata un'inchiesta sul benzo(a)pirene ed erano indagati 4 dirigenti Ilva. A questo punto, con straordinaria coincidenza, il governo ha varato il decreto legislativo che ha rimosso il "limite vincolante" di 1 ng/m3 in vigore dall'1/1/1999 per le aree urbane con più di 150 mila abitanti.


L'unica soluzione razionale era, pertanto, quella adottata con il decreto legislativo n. 155/2010, ossia quella di conformarsi all'ordinamento comunitario stabilendo, per il benzo(a)pirene, un valore obiettivo pari a 1 ng/m3, da raggiungere entro il 31 dicembre 2012 su tutto il territorio nazionale, e di definire un quadro istituzionale e procedurale idoneo affinché le autorità regionali e locali possano attivare tutti gli adempimenti necessari a svolgere, in modo corretto e continuativo, il monitoraggio di questa sostanza ed a individuare gli interventi da attuare per il risanamento e la prevenzione, prevedendo altresì, specifici obblighi, per lo Stato, in caso di inadempienza delle Amministrazioni preposte.

NOTA BENE: Il Governo dice di volersi uniformare alla normativa comunitaria. Ma il Trattato CE all'art. 176 recita: "I provvedimenti di protezione adottati per realizzare gli obiettivi della politica ambientale della Comunità non impediscono ai singoli Stati membri di mantenere e di prendere provvedimenti per una protezione ancora maggiore. Tali provvedimenti devono essere compatibili con il presente Trattato. Essi sono notificati alla Commissione".
Questa è una clausola di salvaguardia delle legislazioni nazionali più avanzate. Invece il Governo ha cancellato la data del 1/1/1999 a partire dalla quale assumeva un profilo penale superare 1 ng/m3 per le aree urbane con più di 150 mila abitanti. E' un oggettivo regalo all'Ilva, indagata per le emissioni di benzo(a)pirene della cokeria, ma è un danno per tutte le grandi città italiane inquinate da traffico o da emissioni industriali.


Il Governo ritiene che l'obbligo di realizzare un idoneo monitoraggio e di svolgere una precisa istruttoria per la selezione degli interventi di risanamento, potrà consentire, a differenza di quanto avvenuto in passato, l'attuazione effettiva di misure concrete ed efficaci.

NOTA BENE: è vero proprio il contrario: le misure concrete ed efficaci vengono "rinviate" al 31/12/2012. Da quella data entrano in vigore misure che non sono efficaci in quanto la nuova normativa parla solo di rispetto del "valore obiettivo" (non vincolante), mentre la precedente normativa introduceva il concetto di "obiettivo di qualità" (vincolante) per le aree urbane con più di 150 mila abitanti.


Resta peraltro inteso che, per assicurare il conseguimento del valore obiettivo entro il 31 dicembre 2012, il processo di monitoraggio e valutazione della qualità dell'aria e di analisi e selezione degli interventi dovrà essere immediatamente intrapreso dalle competenti autorità, sotto il coordinamento del Ministero dell'ambiente.

Si ribadisce, dunque, che il decreto legislativo n. 155/2010 non ha determinato alcun peggioramento delle precedenti condizioni di qualità dell'aria (alla luce del fatto che il decreto ministeriale 25 novembre 1994, era rimasto inattuato, come già chiarito) ma crea, invece, le condizioni affinché sia effettivamente realizzata una concreta attività di risanamento, da avviare immediatamente e da concludere in tempi certi.



NOTA BENE: non è assolutamente vero che il decreto ministeriale 25 novembre 1994 era rimasto inattuato. Prova ne è il fatto che la cokeria dell'Ilva di Genova è stata chiusa in presenza di un superamento costante (e accertato) dell'obiettivo di qualità di 1 ng/m3.

Si deve in ultimo osservare che, fin dalla prima stesura, il testo del decreto legislativo presentato alle competenti Commissioni parlamentari e dalle stesse approvato prevedeva che il decreto ministeriale 25 novembre 1994 fosse abrogato e che il valore obiettivo del benzo(a)pirene fosse perseguito negli stessi termini fissati per gli altri inquinanti di cui alla direttiva 2004/107/CE, concernente l'arsenico, il cadmio, il mercurio, il nickel e gli idrocarburi policiclici aromatici nell'aria (ossia entro il 31 dicembre 2012). Infine, va notato che queste previsioni contenute nel decreto legislativo sono state specificamente condivise anche dalle autorità regionali e locali in sede di Conferenza Unificata.


NOTA BENE: il decreto legislativo 155/2010 aveva lo scopo di recepire una direttiva del 2008 che non riguardava l'arsenico, il cadmio, il mercurio, il nickel e gli idrocarburi policiclici aromatici (dentro i quali si annida il benzo(a)pirene). Il governo quindi ha "usato" subdolamente il decreto legislativo 155/2010 per abrogare il precedente decreto 152/2007 che recepiva egregiamente direttiva 2004/107/CE. Gli inquinatori avevano l'obiettivo di cancellare le norme che conferivano rilievo penale agli sforamenti fin dal 1999. E il governo ha oggettivamente fatto ciò. Abrogare la normativa precedente (il decreto legislativo 152/2007) è stata una mossa scorretta che ha tolto l'attuale tetto agli sforamenti. Sotto il profilo strettamente formale non vi era nessuna necessità di abrogare un decreto legislativo di soli tre anni fa che recepiva correttamente la direttiva 2004/107/CE, potenziandola con le norme di qualità ambientale del DM 25.11.1994 che avevano valore cogente per le aree urbane con oltre 150 mila abitanti.


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Tratto da Terra

Tutta la verità su Acerra

Alessandro De Pascale

RELAZIONE. Il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, ha più volte ribadito che il termovalorizzatore funziona bene. Ma la Commissione che a luglio lo ha collaudato non la pensa esattamente così. Ecco perché .

Il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, ha assicurato domenica che i rifiuti presenti nelle strade di Napoli verranno «portati nel termovalorizzatore di Acerra e questa sarà la prova del nove sul funzionamento dell’impianto, così vedremo se, come dicono, il termovalorizzatore non funziona e le strade resteranno sporche oppure no. A fine novembre la terza linea sarà accesa e sarà invece spenta la prima linea per la manutenzione». Il termovalorizzatore di Acerra, l’unico finora costruito in Campania, è stato avviato nel settembre 2009 nonostante i lavori per costruirlo siano partiti nell’agosto 2004. L’impianto dispone di tre linee indipendenti che sulla carta possono smaltire ciascuna circa 27 tonnellate di rifiuti all’ora.

Quindi a pieno regime dovrebbe trasformare in energia 1.950 tonnellate di rifiuti al giorno (600mila l’anno). Praticamente l’intera produzione della provincia di Napoli. Il condizionale è d’obbligo perché sono in molti a denunciare problemi e carenze dell’impianto, compresa la stessa Commissione di collaudo nella sua relazione del 16 luglio.


Il primo problema è la qualità dei rifiuti in entrata. Normalmente i termovalorizzatori sono progettati e autorizzati a ricevere soltanto Combustibile da rifiuto (Cdr) che deve rispettare i parametri stabiliti dai decreti ministeriali. Ma sette Cdr campani non hanno mai prodotto combustibile di qualità e sono stati declassificati a Stabilimenti di tritovagliatura e imballaggio rifiuti (Stir).

Tanto che in passato i Cdr sono più volte stati sequestrati dalla magistratura, proprio per la difformità del materiale prodotto finora: le famose sei milioni di ecoballe stoccate in giro per la Campania. Ma anche di quelle attuali. A questo punto pur di incenerirle lo stesso è intervenuto il governo. Una legge del 2008 «autorizza per il termovalorizzatore di Acerra, il conferimento e il trattamento di rifiuti» normali, semplicemente sminuzzati e impacchettati dai tritovagliatori. Creando molti problemi all’impianto di Acerra che deve bruciarle, visto che dentro quelle ecoballe c’è di tutto. «La presenza di percentuali di ferro a volte di notevole dimensione e di forma allungata nei rifiuti» creano «condizioni di alimentazione difformi da quelle progettuali», scrive la Commissione di collaudo.

Di conseguenza anche i macchinari installati ad Acerra sono «inadatti alla differente situazione» perché era previsto che «il rifiuto di alimentazione fosse stato Cdr di qualità».


Inoltre la Commissione ha notato che la monnezza tal quale semplicemente tritata e impacchettata «risultava visibilmente bagnata», dato che la spazzatura indifferenziata contiene anche la frazione umida. Tanto che il presidente della Commissione, l’ingegnere Gennaro Volpicelli, ha chiesto nel febbraio 2010 alla struttura del sottosegretario Bertolaso «per quanto possibile di conferire all’impianto un rifiuto con minor umidità, e cioè con maggior potere calorifico». Perché quello attuale oltre a usurare di più le linee del termovalorizzatore, richiedendo una continua manutenzione che finora sarebbe costata ben 50 milioni di euro, produce anche una minore quantità di energia.

Inoltre nei giorni del collaudo per ben due volte il gestore della rete elettrica nazionale Terna ha chiesto per problemi sulla linea di non immettere l’energia prodotta che così è andata persa. Infine risaltano anche diverse opere non ancora realizzate come il «portale di rilevamento della radioattività dei mezzi conferitori dei rifiuti, il sistema in continuo di monitoraggio del mercurio e di prelievo dei microinquinanti, al camino di ogni linea». E si tratta di opere importanti, soprattutto per la salute delle popolazioni che vivono nei pressi del termovalorizzatore. Poi c’è «l’impianto di inertizzazione mai utilizzato» che serve a trattare le ceneri e le polveri prodotte che invece vengono «smaltite dalla struttura competente tal quali fuori regione».


E non è dato sapere se e con quale aggravio di costi. Fa invece sorridere che durante una delle visite ad Acerra della Commissione sia andata via la corrente elettrica fornita al termovalorizzatore dall’Enel. Un’interruzione che avrebbe dovuto azionare in automatico i motori ausiliari dei ventilatori di estrazione dei fumi prodotti dai forni, attivare i bruciatori ausiliari e soprattutto avviare la fermata graduale e controllata dell’impianto. Strumentazioni di sicurezza che in caso di problemi all’impianto sarebbero dovute entrare in funzione, spegnendo il termovalorizzatore.

Ma tutto questo non è avvenuto.

E a dirlo non è un comitato locale di cittadini ma la Commissione di collaudo.