BEYOND COAL
Tratto da SIERRA CLUB VERSIONE ORIGINALE
CHIUSURA DELLA CENTRALE A CARBONE : - accordo raggiunto per mandare in pensione il Vecchio, Sporco impianto a carbone sul Fiume Potomac.
Il Sindaco di New York Michael R.Bloomberg, e il direttore esecutivo del Sierra Club Michael Brune si trovano su una barca davanti alla vecchia , sporca e mortale centrale a carbone Genon in Alexandria, sul fiume Potomac per annunciare una nuova partnership per spostare l'America Al di là del carbone.
Ha annunciato Bloomberg alla Campagna del Sierra Club Oltre il carbone . Oggi, la notizia più importante per quel famigerato impianto è la chiusura - Il Comune di Alexandria e Genon hanno raggiunto un accordo per chiudere il Potomac River Station dal 1 Ottobre 2012 .
Oggi, dopo anni di duro lavoro da parte degli attivisti locali e dei residenti interessati, il Comune di Alexandria e Genon ha annunciato che l'impianto andrà definitivamente in pensione l'anno prossimo.
"Il far chiudere questa importante fonte di inquinamento nella capitale della nostra nazione segna un enorme passo simbolico verso il movimento della nazione al di là di carbone", ha detto Michael Brune. "L'inquinamento di questa centrale elettrica a carbone ha fatto ammalare i residenti dal 1949 - ha contribuito all'aumento dei tassi di asma , malattie respiratorie e altri problemi di salute prodotti dalla centrale a carbone sul fiume Potomac .PENSIONARE QUESTA CENTRALE significa aria più pulita, acqua più pulita e più sana per i bambini e le famiglie.."
Questa centrale a carbone sporco ha iniziato ad operare nel 1949 e mancando ancora i controlli dell'inquinamento moderni, rende le persone malate vomitando l'inquinamento del carbone direttamente sui condomini vicini, case e aziende.
L'annuncio di oggi è il culmine di molti anni di dure lotte da parte degli attivisti locali, dei residenti ,di Sierra Club, e diverse organizzazioni nazionali tra cui Greenpeace, Chesapeake Climate Action Network e del movimento inter-religioso Greater Washington Interfaith Power and Light.
Questo accordo tra Genon e la città di Alexandria è un passo enorme nella nazione del movimento al di là del carbone. L'annuncio di oggi è un percorso in avanti e riflette veramente l'interesse di entrambe le parti ", ha detto il sindaco di Alexandria William D. Euille in un comunicato stampa." Questa notizia rafforza il futuro di Alexandria e apre la porta per una migliore qualità della vita dei nostri residenti. "
L'affermazione del Sindaco Euille sulla qualità della vita non potrebbe essere più corretta . I recenti risultati della modellazione del Sierra Club sull' inquinamento dimostrano che livelli pericolosi di particolato e smog viaggiano sottovento dalla centrale direttamente nel Ward 8, producendo impatti sulla salute e sul benessere di migliaia di residenti DC
Oltre 400.000 residenti in Virginia e Washington DC vengono direttamente influenzati dall' inquinamento della centrale, che secondo una analisi del Dossier Ambientale del Sierra CLUB rilascia più di 1.400 tonnellate di sostanze inquinanti nell'aria ogni anno.
Questo inquinamento può scatenare attacchi d'asma, malattie respiratorie, e contribuisce alle malattie cardiache, al cancro e ad altre malattie.
A livello nazionale, l'inquinamento delle centrali elettriche a carbone è responsabile per miliardi di dollari di spese sanitarie e di giornate di lavoro e scuola perse».
Anne Hitt, però avverte: «Dobbiamo essere chiari: c'è ancora da lavorare prima che questo accordo sia completamente concluso, dato che i regolatori e gli operatori di rete dovranno approvare l'accordo, per questo dobbiamo mantenere la pressione nel corso dei prossimi mesi, per garantire che l'impianto vada in pensione . Ma siamo molto, molto vicino a ottenere, ciò che vogliamo.
Ricordo ancora che eravamo in piedi davanti alla centrale a carbone in quel giorno di luglio con il sindaco Bloomberg - i nostri occhi bruciavano dall'inquinamento... Mi ricordo di immaginare la rabbia e la paura che avrei avuto se dovessi far crescere la mia giovane figlia all'ombra di quelle ciminiere, temendo ogni giorno per la sua salute, la sua vita, e il suo futuro.
Questa notizia arriverà come un gran sollievo per le famiglie di Alexandria, e sarà come un faro di speranza per decine di altre comunità , che vivono nel perimetro di centrali a carbone mortali proprio come questa. Il messaggio è chiaro - lavorando insieme, possiamo spostare le nostre città, i nostri stati e la nostra nazione, al di là di carbone. Ci complimentiamo con questa decisione e il duro lavoro di molti residenti impegnati che vogliono un pulito e sano futuro energetico per la loro comunità.
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Tratto da Strilli it
Coira 27 agosto 2011 NO al CARBONE
Da Saline Joniche alla Svizzera per dire ''no'' al carbone
La manifestazione ha suggellato l’impegno del Coordinamento delle associazioni dell’area grecanica, Legambiente e WWF sul fronte del no al carbone e all’impianto di Saline Joniche e ha rafforzato l’eco contro l’uso di questo combustibile, conferendo ad essa una risonanza internazionale necessaria. Il tutto attraverso una manifestazione che la Svizzera ricorderà a lungo e che è stata raccontata dalle più importanti testate elvetiche.Leggi tutto
Tratto da "Il Fatto Quotidiano"
Uniti contro le centrali a carbone.
Sabato 27 agosto oltre 1000 persone a Coira, Svizzera, hanno preso parte alla manifestazione appoggiata da diverse organizzazioni ecologiste “Nessun danno al clima dai Grigioni: centrali a carbone addio”, per protestare contro la prevista costruzione di due centrali elettriche a carbone, in Germania e in Italia.
La manifestazione, che ho potuto seguire direttamente, promossa dall’associazione Zukunft Statt Kohle (“Futuro invece di carbone”), si è data l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione locale per bloccare gli investimenti di Repower, un’azienda elettrica con sede nel cantone svizzero. Al Governo grigionese, che controlla il 46 per cento della società, sono state rivolte dure critiche e gli oppositori hanno annunciato di voler presentare un’iniziativa che imponga al governo locale di assicurare che l’azienda elettrica non possa investire all’estero in nuove centrali a carbone. Erano almeno centocinquanta gli attivisti giunti da Brunsbüttel in Germania e dall’Italia da Saline Joniche, dove dovrebbero tradursi in impianti insalubri gli investimenti di capitali elvetici. L’iniziativa nella capitale grigionese dimostra che l’impegno per il clima va ben oltre l’ambito locale e ha un riconosciuto valore internazionale.
Coira si connota nella storia elvetica come luogo di partecipazione, che associa il rispetto dell’ambiente all’immagine delle Alpi. Sebbene abbia ospitato un evento circoscritto, ha saputo rappresentare al meglio lo sbocco efficace di uno sforzo di preparazione in territori tra loro distanti e diversissimi, una volta tanto uniti da valori non commerciali.
Il messaggio simbolico che la manifestazione ha rimandato, in un formidabile intreccio locale e globale, è stato molto forte e potrà produrre un effetto rilevante sugli stessi programmi energetici italiani. Pertanto la notizia va diffusa, proprio perché la stampa nazionale l’ha colpevolmente oscurata.
Per la verità, una conferenza stampa tenuta a Reggio Calabria da Legambiente e dai movimenti meridionali contro il carbone ha cercato di rompere il silenzio, almeno sul territorio, ma la partita si gioca a un livello più alto.
Nonostante le forzature del nostro governo e le pressioni sul posto, emerge l’incapacità dei sostenitori della centrale di dare risposte credibili ai ragionevoli dubbi sulla sicurezza, sui pericoli d’inquinamento e sulla reale ricaduta occupazionale.
Mentre emerge chiaramente l’incompatibilità con le scelte di sviluppo sostenibile dell’area, l’operazione della centrale si manifesta per quello che è: il risultato della saldatura tra schieramenti politici, interessi d’impresa e interessi speculativi di soggetti locali, dove le infiltrazioni mafiose sono all’ordine del giorno. Con una copertura nelle sedi nazionali che contano.
Il nostro governo spinge, anche dopo il risultato referendario, per riconfermare un ricorso sconsiderato all’energia fossile, a discapito del modello territoriale fondato sul risparmio e sulle rinnovabili voluto dai cittadini. ......
Nessun cenno o nessuna misura sul tema centrale dell’energia che contempli un rilancio occupazionale e un risanamento ambientale, né che si misuri con la rivoluzione necessaria nella lotta ai cambiamenti climatici, con gli orientamenti energetici più avanzati dell’Europa e con la volontà espressa dal corpo elettorale.
I segnali che vengono, ad esempio, dal Giappone, dalla Germania e, sempre più sorprendentemente, perfino dalla Svizzera, dicono che 27 milioni di cittadini italiani hanno anticipato i tempi di una difficile battaglia politica, economica e culturale, che non si è risolta evidentemente solo con un plebiscito, ma va istruita giorno per giorno sia a livello locale sia a livello più ampio.
Le dimissioni del premier giapponese, le decisioni del governo tedesco, i nuovi obiettivi di contenimento delle emissioni approvate dall’Europa nel silenzio dei governanti italiani, fino ai fatti più “minuti” di Coira, indicano un processo attivo comunque in corso, dall’esito non scontato, ma a direzione irreversibile.
Lo richiama un’affermazione di Francesca Panuccio del Coordinamento dei movimenti contro la centrale di Saline Jonica: “Abbiamo studiato, ci siamo informati, abbiamo condiviso, facendo rete con gli altri movimenti nocoke nazionali e internazionali, acquisendo quelle competenze che oggi ci permettono di ribattere punto su punto alle baggianate di Repower, che con fare presuntuoso tenta di scavalcare i pareri contrari degli enti locali e di imporre dall’alto il suo progetto scellerato: sappia che potrà derogare alle norme, ma non alla volontà popolare”.
E lo conferma la prima vittoria ottenuta dai movimenti del delta del Po: il Tar si è pronunciato contro l’avvio dell’impianto Enel a Porto Tolle (una megacentrale di potenza pari a tre reattori nucleari Epr cancellati dal sì del 13 giugno) con la motivazione che non è possibile calpestare il parere degli enti locali e delle popolazioni o eludere gli scenari alternativi al carbone.
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Tratto da Zeroemission
ONU: Clean energy revolution, per un mondo più sicuro ed equo
Il segretario Generale Ban Ki-moon richiede con forza l'accesso universale alle energie moderne, il raddoppio dell'efficienza energetica e il raddoppio delle energie rinnovabili a livello globale
"I paesi che si muovono velocemente lungo un percorso di energia pulita saranno le potenze economiche del 21 ° secolo", ha dichiarato Ban Ki-Moon durante una tavola rotonda sull’energia sostenibile a Denver negli Stati Uniti. Il segretario generale ha invocato una clean energy revolution mondiale ed ha sottolianeato come il sistema dell'Onu è a favore di tre obiettivi energetici che contribuiranno ad aiutare a trasformare l'economia globale ed a prendere una strada più pulita, più sicura e più equa. Primo, garantire l'accesso universal ai servizi delle energie moderne. Secondo, raddoppiare l'efficienza energetica e terzo, raddoppiare la quota delle energie rinnovabili nell'insieme dell'energia globale.
La combinazione di questi obbiettivi permetterà di rafforzare l'equità, di rivitalizzare l'economia mondiale e di aiutare a proteggere gli ecosistemi.
“Ciò di cui abbiamo più bisogno è un forte sostegno politico per guidare questa rivoluzione energetica pulita alla velocità necessaria. – ha aggiunto Ban Ki-moon - Il cambiamento climatico sta dimostrando che il vecchio modello è più che obsoleto, è pericoloso. Abbiamo bisogno di una rivoluzione nel pensiero e nell'azione che comporterà grandi cambiamenti - nel nostro stile di vita, i nostri modelli economici e nella nostra vita sociale e politica. Soprattutto, dobbiamo vincere le sfide come i cambiamenti climatici la scarsità delle risorse idriche la penuria energetica e alimentare.” (h.b.)
Tratto da Zeroemission
Iea: "Nel 2060 energia elettrica in gran parte prodotta con il Sole"
Questo il nuovo scenario delineato dall’Iea
Elettricità in gran parte fornita dall’energia solare con il resto del fabbisogno elettrico soddisfatto dalle altre fonti di energia rinnovabili. Gas serra drasticamente abbattuti, grazie al bando pressoché completo delle fonti fossili. Così sarà il mondo tra 50 anni secondo l’Internazional Energy Agency (Iea). Anno 2060: gli impianti fotovoltaici e a concentrazione solare dominano ormai il mix energetico mondiale soddisfacendo gran parte della domanda mondiale di elettricità e le metà di tutto il fabbisogno elettrico. Eolico, biomasse e idroelettrico garantiscono il resto della copertura.
A delineare lo scenario di un mondo ‘carbon free’ Cedric Philibert, analista senior per le energie rinnovabili dell’Iea nel corso di un’intervista a Bloomberg. “Ci sarà molta più energia elettrica di oggi, ma la maggior parte sarà prodotta con le tecnologie solari”, ha detto Philibert. Che ha offerto un’anticipazione di un rapporto che sarà pubblicato prossimamente nel quale le precedenti stime sull’energia solare dell'Iea vengono corrette decisamente al rialzo: per l’esattezza di circa il 30% in più rispetto al 21% assegnato al Sole per la copertura della domanda energetica al 2050. Parallelamente, i nuovi scenari indicano una fuga dell’economia dai combustibili fossili che riguarderà anche i trasporti e i sistemi di riscaldamento che passeranno a fonti di alimentazioni più ecocomptibili. A quel punto - ha spiegato Philibert - le emissioni di anidride carbonica crolleranno dalle 30 miliardi di tonnellate all’anno del 2011 a circa 3 miliardi di tonnellate all’anno. (f.n.)