COOKIES POLICY DI UNITIPERLASALUTE.

QUESTO BLOG UTILIZZA COOKIES ,ANCHE DI TERZE PARTI.SCORRENDO QUESTA PAGINA ,CLICCANDO SU UN LINK O PROSEGUENDO LA NAVIGAZIONE IN ALTRA MANIERA ,ACCONSENTI ALL'USO DEI COOKIES.SE VUOI SAPERNE DI PIU' O NEGARE IL CONSENSO A TUTTI O AD ALCUNI COOKIES LEGGI LA "COOKIES POLICY DI UNITIPERLASALUTE".

31 maggio 2014

BRINDISI : lL PANE E LA MORTE

Riceviamo dagli Amici NoalCarbone di  Brindisi 

PRESENTAZIONE DEL LIBRO

-IL PANE E LA MORTE-

Il 18 giugno 2014 alle ore 18.00, presso il Susumaniello in Vicolo Tarantafilo a Brindisi, si terrà la presentazione del libro "Il pane e la morte - Lo scambio salute-lavoro nel polo industriale brindisino".
Evento promosso da Salute Pubblica, I Segni di Teti, Medicina Democratica, Cobas Brindisi, No al Carbone, con l'introduzione di Maurizio Portaluri.

Il libro, edito da Sensibili alle Foglie, a cura di Renato Curcio, propone i risultati di un cantiere socioanalitico tenuto a Brindisi nel 2013 sullo scambio salute-lavoro, al quale hanno partecipato una trentina di persone, tra lavoratori e familiari di operai del polo industriale, medici, epidemiologi, cittadini impegnati in comitati per la difesa dell’ambiente. Le narrazioni raccolte nel cantiere hanno fatto emergere la stretta connessione fra la produzione e disseminazione di veleni del polo industriale – le Centrali termoelettriche e il Petrolchimico e l’aumento della mortalità e delle malattie fra i lavoratori e gli abitanti dei quartieri prossimi agli stabilimenti.
Ci si è allora interrogati sui dispositivi che hanno reso impossibile, in questi ultimi 50 anni, determinare delle responsabilità e porre dei rimedi alla situazione. 
Il libro illustra, attraverso il sapere delle persone direttamente coinvolte, tali dispositivi e li inquadra in quella complicità istituzionale che, a Brindisi come in diverse altre parti del mondo, opera privilegiando il profitto a discapito della salute dei lavoratori e dei cittadini.

Il libro può essere acquistato qui

Link a Noalcarbone

Obama,l' energia pulita è motore di crescita

Tratto da Ansa

Obama,l' energia pulita è motore di crescita

Presidente, è un passo che richiede scelte difficili


"Dobbiamo muoverci verso un'energia più pulita e sicura": questo non accadrà da un giorno all'altro ma richiede "scelte difficili. Un'economia basata su energia pulita può essere un motore di crescita per i prossimi decenni". Lo dice il presidente Usa Barack Obama, nel consueto discorso settimanale sottolineando che "una delle cose migliori che possiamo fare per l'economia, i nostri figli e l'ambiente è quella di spingere il mondo verso un'energia più pulita e sicura".

Ambiente, il Ddl della discordia. Peacelink ha lanciato una petizione

Tratto da Dazebaonews.it

Ambiente, il Ddl della discordia. Peacelink ha lanciato una petizione

Ambiente, il Ddl della discordia. Peacelink lancia una petizione
 Inquinamento, processi e siti di “interesse nazionale”, la nuova proposta di legge e le reazioni delle popolazioni locali
“Costituisce disastro ambientale l’alterazione irreversibile dell’equilibrio dell’ecosistema, o l’alterazione la cui eliminazione risulti particolarmente onerosa e conseguibile solo con provvedimenti eccezionali, ovvero l’offesa alla pubblica incolumità in ragione della rilevanza oggettiva del fatto per l’estensione della compromissione ovvero per il numero delle persone offese o esposte al pericolo
Questa frase, contenuta nell’articolo 452-ter, ha letteralmente spaccato in due l’Italia. Una spaccatura che non segue apparentemente alcuna logica geografica o culturale nè era mai stata così evidente.
La frattura parte a Vado Ligure, scossa dai due filoni di inchiesta aperti dalla magistratura sull’attività di Tirreno Power, di cui uno per disastro ambientale. Arriva, dunque, a Brescia, città in cui oltre 200 ettari di terreno a sud della Caffaro risultano contaminati da policloro binefili e diossine. Dal 2002 il sito è tra quelli inquinati di interessi nazionale, ma nessuna bonifica è stata fatta.
La ferita ambientale è aperta anche in Veneto, precisamente a Rovigo per il disastro ambientale della centrale a olio di Porto Tolle, e in Friuli a Trieste dove i cittadini combattono contro le emissioni della ferriera.
Gli appennini portano l’Italia inquinata fino a Falcognana e poi giù alla Terra dei fuochi, a Crotone, a Melfi, a Brindisi, a Gela, a Milazzo e a Taranto. Questa è l’Italia dei siti di interesse nazionale poco interessanti che a quella frase guardano con paura, per chi ha indagini in corso, come a Rovigo, a Savona, a Taranto per il caso ILVA e per chi quelle indagini cerca di farle partire.

L’associazione Peacelink che da tempo si occupa dell’inquinamento a Taranto ha lanciato una petizione, avvalorata da interventi di autorevoli esperti di diritto ambientale. Prima di tutto, il disegno di legge 1245 stabilisce una pena per il reato di “disastro ambientale”, ma nel frattempo ne sancisce le caratteristiche come quelle di una “alterazione irreversibile dell’ecosistema”, senza definire i concetti di “compromissione” e di “deterioramento” dell’ambiente, lasciando così ampi margini di interpretazione. Resta inoltre estremamente difficoltoso (per fortuna) ritenere un danno ambientale “irreversibile”, data la stessa possibilità di bonifica del terreno.
Una seconda criticità è il vincolo del reato di disastro ambientale a violazioni di disposizioni legislative o amministrative ben esplicato dalle parole del procuratore generale di Civitavecchia Gianfranco Amendola, secondo cui: 
“Fare addirittura dipendere la punibilità di un fatto gravissimo dall’osservanza o meno delle pessime, carenti e complicate norme regolamentari ed amministrative esistenti significa subordinare la tutela di beni costituzionalmente garantiti a precetti amministrativi spesso solo formali o a norme tecniche che, spesso, sembrano formulate apposta per essere inapplicabili”.
Il disegno di legge configura inoltre il disastro come reato di evento e non di pericolo concreto quale è il “disastro innominato” (art. 434 del codice penale, comma primo), finora utilizzato dalla giurisprudenza, che permette di punire chi commette “fatti diretti a causare un disastro” anche quando il disastro, come nel caso dell’amianto, non è immediatamente percepibile.
Una lettura molto interessante a tale proposito è quella del Dott. Maurizio Santoloci su dirittoambiente.net   

L’approvazione di questa legge potrebbe in particolare compromettere la validità del processo portato avanti nei confronti dei Riva, proprietari dell’Ilva di Taranto, perassociazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale, proprio attraverso la dimostrazione della non irreversibilità del danno, lasciando come ulteriore accusa quella di avvelenamento di sostanze alimentari (un’accusa ad ogni modo, pesantissima, che prevede un minimo di 15 anni di carcere ed un massimo di ergastolo se l’avvelenamento ha causato morti).
Il senatore Felice Casson, toga autorevole in fatto di reati ambientali, ha già espresso la sua contrarietà a queste criticità presenti nel disegno di legge e ha annunciato emendamenti correttivi, così come il Movimento 5 stelle (che tuttavia era “caduto nella trappola” alla Camera, approvando il disegno di legge), ma il timore è che, ovviamente, non bastino.
Per questo Peacelink e altri vari comitati ambientalisti sul suolo nazionale chiedono di fermare immediatamente l’iter di questa legge e di formularne un’altra che utilizzi le norme previste dalla direttiva europea 75/2010 che sancisce il principio del “chi inquina, paga”.

30 maggio 2014

Ilva, il giudice dispone risarcimento danni per un condominio del rione Tamburi .

Ilva, il giudice dispone risarcimento per condominio rione Tamburi


tamburi-57TARANTO -Nelle settimane scorse il Giudice Unico del Tribunale di Taranto ha depositato la propria sentenza con cui ha deciso il giudizio promosso da un condominio, il primo, di cittadini residenti nel quartiere Tamburi che ha avuto il coraggio di affrontare il colosso industriale Ilva, perché venisse riconosciuto il proprio diritto ad essere risarcito dei danni subiti a causa dell’inquinamento proveniente dallo stabilimento industriale. Il condominio, assistito dagli avvocati Massimo Moretti ed Eligio Curci, ha introdotto la propria azione risarcitoria sin dal 2006, formalizzando la prima richiesta stragiudiziale dopo il passaggio in giudicato della sentenza di condanna in sede penale di amministratori e dirigenti Ilva per il reato di “getto pericoloso di cose”.
Azione stragiudiziale poi sfociata, viste le resistenze di Ilva spa a riconoscere il risarcimento in via bonaria, nel giudizio civile oggi deciso con la sentenza sopra richiamata.....
Al fine di evidenziare la qualità quasi rivoluzionaria, per l’epoca, dell’azione in questione, per la quale la stampa coniò appunto il termine “i ribelli dei Tamburi”, bisogna ricordare che in quegli anni Ilva aveva una diversa forza “persuasiva” nei confronti di cittadini (specie di quelli residenti ai Tamburi, per molti dei quali era presente il timore dettato dal fatto che qualche familiare lavorasse o fosse in predicato di essere assunto in Ilva), stampa ed istituzioni, nonché poteva vantare precedenti giurisprudenziali quasi sempre favorevoli, che la inducevano e rigettare con sprezzo ogni tentativo di definizione “bonaria”, come è accaduto nella fattispecie.......
La perizia, alle quale sono stati chiesti due complessi supplementi, ha infatti richiesto diversi accessi all’interno dello stabilimento. In corso di giudizio, inoltre, due degli attori sono deceduti, e anche tali tristi circostanze hanno comportato un allungamento dei tempi. Alla fine, però, i primi “ribelli” dei Tamburi, tra i quali anche gli eredi dei due deceduti, hanno vinto la propria battaglia, con l’affermazione del nesso di causalità tra inquinamento subito e produzione industriale Ilva ed il riconoscimento del diritto al risarcimento subito a causa dell’inquinamento.
Qualche giorno fa i condomini hanno quindi ricevuto dalle mani dei propri difensori gli assegni relativi ai risarcimenti riconosciuti in sentenza e liquidati da Ilva spa. Somme comprese tra gli undicimila e i quindicimila euro a famiglia e che vanno a risarcire una voce di danno che per la prima volta viene riconosciuta in sede giudiziale, cioè il danno conseguente alla ridotta possibilità di godimento dell’immobile di proprietà a causa dell’inquinamento industriale proveniente dallo stabilimento Ilva.
Una sentenza innovativa e che costituisce un precedente particolarmente importante in materia, anche perché il diritto risarcitorio riconosciuto, e mai reclamato da nessun altro, appare difficilmente revocabile in sede di impugnativa, non dipendendo da valutazioni tecniche o da dati che possono essere suscettibili di varia interpretazione. “Per oggi non possiamo che gioire del risultato raggiunto dai ribelli – commentano gli avvocati Curci e Moretti – e sperare che questi risarcimenti riescano, almeno parzialmente, a lenire la pena di quanti hanno dovuto sopportare l’ingiusta compressione dei propri diritti a causa dell’inquinamento industriale. Qui l'articolo integrale

L'utopia del carbone pulito ....


Riceviamo e Pubblichiamo.

Tratto da Ecoblog.it

L'utopia del carbone pulito ....nel dossier del National Geographic

Scritto da:  - 
La filiera dell'energia a carbone viene analizzata in 26 pagine corredate da splendide foto dal National Geographic, un lavoro giornalistico pulito e onesto che fa riflettere anche sullo stato dell'informazione in Italia

Il carbone è tutto intorno a noi, parafrasando una famosa pubblicità. In Italia abbiamo 13 centrali a carbone che inquinano, perché bruciare carbone inquina. National Geographic molto coraggiosamente pubblica un reportage di 26 pagine dedicato proprio al carbone e analizzando questo carburante, il suo uso e le prospettive in maniera completa e complessa. Ne fa una egregia disamina SpeziaPolis che racconta in effetti il perché il carbone sia ancora una delle forme di energia fossile tra le più usate e del perché la lobby del carbone ci tenga tanto a accentrare ulteriormente il suo potere proprio su questo combustibile.NatGeo intervista il presidente di Assocarboni, WWF e l'ISPRA che sottolinea come:le emissioni di particolato delle centrali a carbone in Italia sono trascurabili mentre è significativo l'impatto per gli ossidi di zolfo e per i metalli pesanti.
Sostanzialmente NatGeo effettua una ricerca approfondita sull'intera filiera energetica dall'estrazione del carbone alla combustione nelle centrali elettriche.
Analizza NatGeo anche la soluzione proposta dello stoccaggio della CO2, ovvero di uno di quegli argomenti sbandierati dai sostenitori del carbone ma di cui non abbiamo applicazioni reali se non esperimenti:l'ambaradan costa troppo oltre a poter sortire effetti sulla staticità dei sottosuoli. E poi chiosa nel reportage Nomisma energia:
Il carbone pulito non esiste: bisogna dirlo chiaramente. Per un chilowattora di energia elettrica il carbone emette circa 800 grammi di CO2, contro i 350 grammi del metano e l'assenza di emissioni del fotovoltaico o del nucleare. E vale anche per Civitavecchia, tra le centrali più moderne al mondo.
D'altra parte il carbone è responsabile, in tutto il processo che va dall'estrazione alla produzione di energia, del 40 per cento delle emissioni in anidride carbonica in atmosfera. In altre parole, è il principale responsabile del riscaldamento globale provocato dalle attività umane. Che fare?......
Non è esente dalla discussione l'America per cui il presidente Barack Obama con il Clea Air Act ha lanciato un chiaro segnale in merito alla necessità di ridurre le emissioni a causa delle implicazioni sulla salute umana. Anche l'Europa sostiene politiche a favore dell'aria pulita e abbiamo anche noi un clear air Act, il CAFE.
Infine ribadisce Speziapolis:
Gli scienziati ribadiscono che le soglie non escludono gli effetti sanitari, dipendono dall'azione sinergica di un insieme di inquinanti che interagendo tra loro possono amplificare enormemente e in maniera non prevedibile la propria azione nociva, anche quando si trovassero a basse concentrazioni ambientali. Di questi aspetti, e in questi termini, al momento in Italia pare se ne occupino in prevalenza le Procure pur tra mille difficoltà. E una buona parte - inascoltata - della comunità scientifica, a onor del vero.

29 maggio 2014

Chiuse le indagini su smaltimento ceneri della centrale Tirreno Power di Vado Ligure

Tratto da Primo Canale

Chiuse le indagini su smaltimento ceneri

 della centrale Tirreno Power

Chiuse le indagini su smaltimento ceneri della centrale Tirreno Power

Savona - La procura di Genova ha chiuso l'indagine, affidata alla Dda, sullo smaltimento delle ceneri della centrale a carbone di Tirreno Power a Vado Ligure.

Il pm Giovanni Arena  ha inviato l'avviso di conclusione indagini a nove persone tra le quali Pasquale D'Elia in qualità di capo centrale e legale rappresentante dello stabilimento e Aldo Foce quale responsabile del settore materie prime e combustibili.
L'accusa è quella, a vario titolo, di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti e sversamento di ceneri. L'azienda è indagata solo per illecito amministrativo.

La Stampa:Truffe internazionali in Svizzera il tesoro dell’ex ministro Clini

Ecco chi ha contribuito ,per molti  anni,a  dare l' Okay ambientale per  tanti progetti sul nostro territorio italiano .
Ecco chi aveva il  titolo per tutelare il nostro ambiente  .......... e per direzionare molte scelte...ambientali ed economiche 

Come cittadini non abbiamo parole........
Attendiamo attoniti ,ma ormai desolatamente consapevoli  dei "Grandi Problemi dell'Italia" ........, gli  ulteriori accertamenti e gli eventuali doverosi  provvedimenti  .

Tratto da La Stampa 

Truffe internazionali in Svizzera il tesoro dell’ex ministro Clini

Da Roma nuove accuse: associazione per delinquere
ANSA
Corrado Clini indagato a Roma

ROMA
Altro che attenzione all’impatto ecologico e alla tutela ambientale in Italia e all’estero. Secondo due Procure e due Comandi della Guardia di Finanza, l’ex ministro dell’Ambiente Corrado Clini ha pensato solo a riempire le proprie tasche e quelle dei suoi amici, fidanzata in testa.  

Da Ferrara a Roma, è il protagonista di un terremoto giudiziario. E se dall’ affare «New Eden» per l’Iraq, era riuscito a intascare la bellezza di 1 milione e 20 mila - depositato in Svizzera sul conto «Pesce», mentre 2 milioni e 30 mila erano finiti sul conto «Sole» dell’altro arrestato, l’ingegnere Augusto Pretner - per i progetti di riqualificazione in Cina e Montenegro Clini è sospettato di aver incassato tangenti milionarie. 
In quest’ultimo caso con la complicità di sei persone, tra cui la compagna Martina Hauser, assessore comunale a Cosenza dove già in molti chiedono a gran voce le sue dimissioni.
Il plenipotenziario dell’Ambiente - lavora al ministero da 30 anni e dal 1989 al 2011 ha ricoperto la carica di direttore generale - dall’altro ieri è agli arresti domiciliari con l’accusa di peculato, avanzata dalla Procura di Ferrara.  

Ma ora la Procura di Roma gli contesta un reato ancora più grave: associazione a delinquere per corruzione aggravata dalla transnazionalità. Stessa ipotesi anche per la compagna Martina Hauser, triestina, 46 anni, ex moglie del ministro dell’Interno montenegrino Andrjia Jovivevic. A Cosenza la donna ha le deleghe per la Sostenibilità ambientale e le Energie rinnovabili, insieme alla Programmazione e l’ottimizzazione dell’uso delle risorse idriche. Ma la sua poltrona balla: da destra a sinistra chiedono tutti che faccia un passo indietro. 

L’inchiesta romana, coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Caporale e il pm Alberto Galanti, si concentra su presunte super mazzette intascate per garantire appalti per la riqualificazione di aree. Cifre da capogiro, se si pensa che per la sola Cina sono stati elargiti circa 200 milioni. Le indagini puntano a chiarire se dietro queste commesse si nascondano bustarelle o giri sospetti di denaro. ..... I militari hanno infatti acquisito importanti documenti negli uffici e nell’abitazione dell’ex ministro.....  

Si indaga su un arco temporale ampio, salendo a ritroso nella gestione dei progetti anche di alcuni anni. Per quanto riguarda le operazioni per il Montenegro si ipotizzano almeno 14 milioni di euro di fondi stanziati in favore di imprenditori coinvolti per la ristrutturazione ambientale.  
 «Lo dimostreremo con i documenti che esporremo ai giudici». 
Intanto in Svizzera l’ex ministro se la dovrà vedere anche con l’accusa di riciclaggio. 
  Su  La Stampa l'articolo integrale

28 maggio 2014

Il mondo aspetta le scelte di Obama in difesa dell'ambiente. Noi Italiani aspettiamo quelle dell'Italia ,ormai da troppo tempo !


Tratto da America24

Il mondo aspetta le scelte di Obama in difesa dell'ambiente
-Quale sarà l'eredità del presidente?-L'inquinamento danneggia l'economia

Il presidente Usa presenterà un piano contro il riscaldamento globale. L'obiettivo internazionale è un accordo nel 2015, per superare il fallimento di Kyoto

PATRIZIO CAIROLI

Il mondo aspetta le scelte di Barack Obama sul clima. Lunedì prossimo, il presidente degli Stati Uniti svelerà il suo piano complessivo contro il cambiamento climatico, che prevederà anche tagli all'inquinamento provocato dalle 600 centrali elettriche a carbone, con un discorso che - sottolinea il New York Times - sarà analizzato a "Pechino, Bruxelles e oltre" per comprendere quanto Obama faccia sul serio per combattere il 'global warming'. Si tratterà di una serie di norme che rappresenta il maggiore sforzo della Casa Bianca per invertire la rotta degli Stati Uniti dopo 20 anni di "relativa inazione", che ha costituito il "maggiore ostacolo agli sforzi internazionali per rallentare l'aumento" dei gas a effetto serra prodotti dalla combustione del carbone e del petrolio.

...... Obama ha scelto di compiere un passo controverso: userà il suo potere esecutivo, sotto l'ombrello del Clean Air Act del 1970 - la legge che ha fissato le regole sul controllo dell'inquinamento dell'aria a livello nazionale - per emettere un pacchetto di norme dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente (Epa) che limiterà l'inquinamento delle centrali a carbone, la maggiore fonte di gas a effetto serra della nazione. "Questo sarà il vero test sulla serietà di Obama" ha dichiarato Qi Ye, direttore del Centro di politica climatica all'università Tsinghua, a Pechino, una delle istituzioni a cui il governo cinese avrebbe chiesto di analizzare immediatamente le nuove norme. Il dialogo sul clima tra Cina e Stati Uniti, i due maggiori responsabili dell'inquinamento, è ormai bloccato da tempo..... Un piano efficace di Obama potrebbe avere un impatto sulla Cina, obbligandola a riaprire il dibattito sul clima. "Siamo ansiosi di vedere le nuove regole sulle centrali già in funzione. Le consideriamo la colonna vertebrale della strategia statunitense sul clima" ha dichiarato Gunter Hormandinger, consigliere per l'ambiente della delegazione dell'Unione europea a Washington.

..... A dicembre, i leader di molti Paesi si incontreranno a Lima, in Perù, per un vertice delle Nazioni Unite che avrà l'obiettivo di preparare una bozza per un trattato sul clima da firmare nel 2015, che dovrebbe obbligare le maggiori economie del mondo a ridurre le emissioni di anidride carbonica.
La speranza è di evitare un altro fallimento, dopo quello del Protocollo di Kyoto (1997).......
Su  America24 l'articolo integrale

TARANTO CITTADINI ATTIVI :Dieci cose che ci fanno resistere, che ci danno speranza e che ci faranno vincere

Tratto da Peacelink pubblichiamo  l'interessante articolo del Presidente Marescotti
Cittadini attivi
Taranto resisti!

Dieci cose che ci fanno resistere, che ci danno speranza e che ci faranno vincere

La lotta di Taranto è sostanzialmente ispirata a dieci semplici principi guida, a dieci basilari rivendicazioni di civiltà.
26 maggio 2014 - Alessandro Marescotti
Vi sono dieci principi che spiegano la nostra fiera resistenza e la nostra determinazione a vincere. 

Primo: il diritto alla sovranità popolare. Vogliamo far prevalere l’interesse sociale su quello privato. Vogliamo una democrazia fatta dalla gente, non una sua manomissione partitica in funzione del profitto. Vogliamo riappropriarci di quella sovranità che la Costituzione garantisce al popolo:
 articolo 1.

Secondo: il diritto al futuro e alla felicità. Vogliamo scongiurare che i veleni intacchino il Dna che consegneremo alle future generazioni. I nostri figli dovranno nascere sani. Le mamme non dovranno allattare con la diossina. Nei prati e nei giardini i bambini dovranno tornare a giocare senza timore di essere contaminati. Nel sangue dei bambini non ci dovrà essere piombo. La nostra lotta è per il diritto alla felicità e a nulla serve se non a questo.

Terzo: il diritto alla conoscenza. Vogliamo scoperchiare i segreti. Ci hanno nascosto la diossina. Le malattie e i morti sono stati chiusi nel cassetto perché non sapessimo. La scuola e la cultura devono rovesciare questo potere che uccide, devasta e provoca rassegnazione. Ai dogmi dell’industria inquinante senza alternative opponiamo il pensiero critico delle alternative all’industria inquinante.

Quarto: il diritto alla libertà e all’autodeterminazione. Come le colonie che si liberarono dall’oppressione e dall’interesse economico superiore, noi ci libereremo dal colonialismo che ci ha distrutto, derubato e ucciso, sottraendoci persino la dignità.

Quinto: il diritto alla salute. Per troppo tempo abbiamo considerato il cancro come un impazzimento inspiegabile delle cellule. Il nesso fra inquinamento e malattie è stata una conquista troppo tardiva della consapevolezza nostra e di molti medici.

Sesto: il diritto alla partecipazione. La Convenzione di Aarhus sancisce il principio di partecipare alle scelte ambientali.Da tanti tavoli sono stati esclusi i cittadini. Il diritto di partecipare comincia fin dalla fase progettuale delle scelte, non arriva alla fine a cose già fatte.

Settimo: il diritto alle alternative. L’economia pulita è un’alternativa che dà più lavoro. L’economia sporca brucia il futuro, blocca lo sviluppo, pregiudica un lavoro duraturo. Le città pulite attirano di più rispetto a quelle inquinate. Il futuro è lì, è semplice nella sua finalità anche se complesso nella sua realizzazione, e per questo è permeato di conoscenza e di creatività. Se a scuola si insegna il problem solving è per imparare a costruire alternative nel presente e nel futuro.

Ottavo: il diritto a bonificare. Nelle viscere della terra scenderanno i veleni sempre più in profondità. Impedirlo è un dovere prima che sia troppo tardi. Realizzare la bonifica è un investimento sul futuro. E’ lavoro per risanare, dopo tanti anni di lavoro per inquinare.

Nono: il diritto alla legalità. Vogliamo il primato del diritto sulla prepotenza e l’arbitrio del potere. Se un’industria non rispetta una legge va cambiata l’industria, non la legge.

Decimo: il diritto all’obiezione di coscienza. Obiezione di coscienza ai lavori cancerogeni, a quelli che producono malattie e morte. Disobbedienza al potere politico che provoca malattie e morte, sottrazione di ogni consenso ad una politica che devasta i corpi, le coscienze, la dignità delle persone.

27 maggio 2014

Cosa succede dopo il carbone?




Tratto da Scientific  American

Cosa succede dopo il carbone?

Tratto da The Daily Climate (in traduzione simultanea ).

Pianificando  : La vita dopo il 

carbone a Salem

Salem Waterfront-768a
 28 maggio 2014

Quando  le centrali a carbone vengono chiuse , le comunità devono affrontare transizioni dolorose. 

Il dibattito su una centrale in  Massachusetts mostra gli effetti locali di un cambiamento nazionale per l'energia pulita.


di Jennifer Weeks
The Daily Climate
SALEM. - Il reverendo Jeff Barz-Snell non vede l'ora che arrivi  questa Domenica. Quindici anni di duro  lavoro, di  lotte nella comunità sono  in procinto di dare  i loro frutti. 
Nessuno guida una macchina di 30 anni, quindi perché dovremmo fare affidamento su centrali elettriche di 60 anni?
- Rev. Jeff Barz-Snell, Salem 
Alleanza per 
 l'Ambiente
La centrale a carbone di   di Salem, un gruppo da 720 megawatt a carbone e olio combustibile  che domina il lungomare in questa storica cittadina del New England, verrà spenta il 1 ° giugno. Dopo aver generato energia  dal 1951, la centrale di  Salem  ha ceduto ai bassi prezzi del gas naturale,a causa  della diminuzione della domanda di energia elettrica e per  il rafforzamento dei controlli dell' inquinamento federali.
"Nessuno guida una macchina di 30 anni, quindi perché dovremmo fare affidamento su centrali elettriche di 60 anni?" ha detto Barz-Snell, un ministro,  residente a Salem  e co-presidente della  Salem Alliance for the Environment  . Ha lottato per  far chiudere lo stabilimento dal 1999.
"E 'folle avere una centrale a carbone sporco in una zona densamente popolata".
Salem Derby St-600     Il Nuovo proprietario della centrale,Footprint Power , farà demolire la centrale a carbone,  farà pulire il sito di 65 acri, quindi farà  costruire un impianto a gas  da 674 megawatt. I restanti 47 ettari, se tutto va come previsto, saranno riconvertiti, con alcuni dei terreni bonificati  per la costruzione e  la gestione di parchi eolici off-shore. 

Priorità 

Parecchie centinaia di centrali elettriche a carbone si chiuderanno a livello nazionale entro il 2020, secondo il Dipartimento ,nelle ultime previsioni dell' energia.
  Nelle  comunità che guardano  al  loro futuro  OLTRE IL CARBONE, molti hanno difficoltà a bilanciare le  priorità conseguenti :  i posti di lavoro,  le entrate fiscali, l' aria pulita, l'  energia verde,un  proficuo sviluppo. 
Alcuni luoghi  saranno lasciati con centrali  abbandonate e siti contaminati dalla cenere e dal  fango che contiene arsenico, piombo e altri metalli pesanti tossici. 
"L'impatto è come perdere una grande fabbrica od  una base militare", ha detto Seth Kaplan, vice presidente per la politica e la difesa del clima a CLF."Non siamo bravi a gestire questi tipi di transizioni in una diversa economia di mercato."........

Salem, a differenza di altre città nella stessa  situazione, ha un progetto   pronto per ripulire il sito e mettere qualcosa di nuovo lì. Questa è  una buona notizia.
Ma la proposta di Footprint è stata approvato solo a febbraio dopo diversi anni di dibattito,e  si conclude con un accordo legale tra la centrale  e la  Law Foundation, il più grande gruppo di pressione ambientale nel New England. La CLF ha sostenuto che l'aggiunta di nuova  generazione di  combustibili fossili - anche se  un impianto a gas efficiente - impedirebbe al  Massachusetts di tagliare le sue emissioni di anidride carbonica dell' 80 per cento entro il 2050, come  la legge dello stato richiede . 
 La Stazione di Salem è diventato un bersaglio alla fine del 1990, quando  dei gruppi ambientalisti  per la tutela della salute  e delle  liste civiche  hanno lanciato una campagna per costringere il Massachusetts a ripulire quello che chiamavano il "Filthy Five" - un gruppo a  carbone e le centrali a olio combustibile costruito prima del 1977 e  la clausola di salvaguardia nell'ambito del Clean Air Act  obbliga a  soddisfare i nuovi standard di inquinamento atmosferico. 
Nel 2000 i ricercatori della Harvard School of Public Health hanno  stimato che le emissioni dalla stazione di Salem hanno causato 53 morti premature, 16 attacchi di cuore, più di 14.000 attacchi di asma e 570 visite al pronto soccorso ogni anno. Poi- il Gov. Mitt Romney ha tenuto una conferenza stampa a Salem nel 2003 e ha dichiarato: "Quella centrale  uccide le persone." ...

Salem protesta

Salem 1986-600TNel mese di febbraio, la centrale  e la  Law Foundation hanno concordato un piano che avrebbe permesso all' impianto di andare avanti a gas . Hanno   chiesto che calassero le emissioni di CO2 dello stabilimento e hanno  richiesto di  spegnerlo entro il 2050.....
L' inversione  della fortuna del carbone nella produzione di energia negli ultimi dieci anni è stato vertiginoso. La sua quota di produzione di energia elettrica degli Stati Uniti è scesa dal 52 per cento nel 2000 al 37 per cento nel 2012, grazie ad un boom di sviluppo del gas di scisto. L' Energy Information Administration prevede che entro il 2035 il gas naturale produrrà più energia di quella del carbone.

Riduce  i profitti

Dato che il  gas mangia i margini di profitto  delle centrali a carbone, i nuovi limiti sulle emissioni di mercurio e  delle  sostanze tossiche dell'aria che entreranno in vigore nel 2015 elimineranno  altre centrali. Un'altra misura, il federale Cross-State Air Pollution Rule, richiederà controlli ancora più costosi negli  impianti a carbone nel Midwest e nel  Sud per ridurre le emissioni di biossido di zolfo  che viaggia  attraverso i confini di stato e per  ridurre gli  ossidi di azoto,di  ozono e la creazione di polveri fini sottovento.
Molte aziende stanno invece chiudendo le centrali......
È il gas la risposta giusta ?  I Proprietari della centrale   sostengono che l'impianto a gas farà di Salem un luogo più sano in cui  vivere. Molte minoranze, a basso reddito e i residenti che  vivono vicino alla centrale di  Salem  sono a rischio per le  sue emissioni."L'impianto esistente è un  gran produttore  di ossidi di azoto e particolato  con delle emissioni che contribuiscono ad incrementare l' ozono al livello del suolo  ed aggravano l'asma. Furniss ha detto :Pensiamo che sia importante  spegnerlo e sostituirlo con uno che riduca  l'inquinamento a livello locale e regionale", . 
Egli ha stimato che il passaggio dal carbone al gas a Salem ridurrà le emissioni di anidride solforosa del New England del 10 per cento, di ossido di azoto dell'8 per cento, e di  mercurio del 6 per cento, e ridurrà le emissioni di anidride carbonica della regione di circa 450.000 tonnellate all'anno. 


 Gli Attivisti del  Massachusetts, nel frattempo, si stanno concentrando su Somerset, 60 miglia a sud di Salem, che ha due  vecchi impianti a carbone. L'impianto più piccolo,  la centrale di Somerset, stoppata nel 2010 , fu chiusa mentre il proprietario è  poi è andato in bancarotta, lasciando le imposte non pagate.  
L' altro impianto di Somerset,il  Brayton Point, è due volte più grande della  stazione di Salem e sta ancora bruciando il carbone, ma l'impianto da 1.500 megawatt è previsto che chiuda nel 2017. 
I residenti hanno criticato i funzionari locali per la  mancata individuazione di nuove opportunità di sviluppo o di usi alternativi per le centrali. Il Massachusetts ha offerto 6 milioni dollari a Somerset, Salem e Holyoke, sito di una terza  vetusta centrale a carbone , da investire in  progetti di energia rinnovabile, ma i funzionari statali dicono  che le decisioni sul futuro sono delle comunità.
"Le città devono essere realistiche  circa il futuro delle centrali a carbone. Ritenendo  che saranno sempre lì si  inibisce una  pianificazione razionale", ha detto Kaplan, il vice presidente CLF. "I funzionari dovrebbero riconoscere la possibilità che le centrali  dovranno chiudere e iniziare  a diversificare le loro  scelte industriali  per prepararsi.".....
© Jennifer Weeks, 2014.