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29 settembre 2020

I testimoni al processo Tirreno Power: «Vivevamo con la polvere sulle auto e i terrazzi e la paura per la nostra salute»

Tratto da La Stampa 

I testimoni al processo Tirreno Power: «Vivevamo con la polvere sulle auto e i terrazzi e la paura per la salute»

Sentite 10 delle 48 persone che si sono costituite parte civile


Polvere sui terrazzi, sui panni stesi e sulle auto e poi la paura per la salute. 

E’ quello che è emerso oggi  in tribunale dalle testimonianze di 10 delle 48 persone che si sono costituite come parte civile con Medicina Democratica nel processo sulla centrale di Vado Ligure, nel quale sono imputate 26 persone tra vertici e dirigenti dell’azienda, rinviati a giudizio con l’accusa di disastro ambientale e sanitario colposo. 

Davanti al giudice Francesco Giannone hanno raccontato quello che succedeva negli anni 70-80 e 90, periodi nel quale l’azienda era gestita da Enel. «Facevo palettate di carbone sul terrazzo e lo portavo tutti i giorni in comune» ha ricordato Mauro Berruti che ha vissuto a Vado dal 1973 al 2019. Franca Poggi ha ricordato i problemi di insonnia «e che a causa di queste emissioni si sono ammalate diverse persone tra i quali alcuni della mia famiglia». 

«Ho vissuto 22 anni di forte stress prolungato, ho sempre sperato che non mi succedesse mai niente di grave» ha continuato in aula il sessantenne Simone Franco fino al 2017 residente a Quiliano che nel 2015 si è ammalato di miocardite. 

Massimo Pastorino ha parlato dell’allergia di cui ha incominciato a soffrire fin da bambino. E la mamma Maria Rosa Giusto ha ricordato: «Quando andavamo nell'orto mio figlio diventava gonfio, aveva un'eruzione cutanea. Il dottore gli ha diagnosticato un’allergia che va avanti ancora oggi». Il processo è stato rinviato al 6 ottobre per l’audizione di altre dieci persone che si sono costituite parte civile .  

Leggi anche su Savona News 

Processo Tirreno Power: "Angoscia e paura". I decenni del carbone nelle testimonianze delle parti civili

..... La vadese Franca Poggi che ha vissuto in via Piave e poi sull'Aurelia di fronte alla piattaforma Maersk ha ricordato i nastri trasportatori di carbone che rifornivano la ex centrale Enel i quali secondo la sua testimonianza gli hanno provocato dei problemi di salute. 

"Ho visto nascere la centrale e la mia abitazione era a circa dieci metri dai nastri. Eravamo costantemente ricoperti dal carbone, io per esempio facevo delle scritte sul marmo della finestra e facevo un sacchetto con una paletta di carbone e ogni giorno lo portavo in comune. Ho potuto fare ben poco, ho dovuto recarmi dal pneumologo, ci vado da anni e anni e questo mi ha provocato un ansia tremenda, reputo che a causa di queste emissioni si siano ammalate diverse persone tra i quali alcuni della mia famiglia. Il nastro trasportatore mi ha provocato problemi di insonnia, quando non riuscivano a assorbire, gli operai spazzavano il carbone e andava dappertutto, il rumore dei rulli mi rimaneva nella testa ed era rumorosissimo. C'era la paura di doversi ammalare" ha spiegato la donna commossa ricordando la morte del marito.

27 settembre 2020

Questa è l’unica possibilità che abbiamo per limitare il riscaldamento globale ma....

 Dalla pagina Facebook del Medico Isde Giovanni Ghirga

La malattia Covid-19 ha devastato l'economia globale e ha costretto i governi di tutto il mondo a riversare trilioni nello sforzo di ripresa.

LA PANDEMIA AVREBBE POTUTO ESSERE IL MOMENTO DECISIVO NELLA LOTTA CONTRO IL CAMBIAMENTO CLIMATICO, UN'OPPORTUNITÀ PER I LEADER DI SALVARE L'AMBIENTE E ORIENTARE IL PIANETA VERSO UN FUTURO PIÙ VERDE.

INVECE, LA CNN HA SCOPERTO CHE ALCUNI DEI PIÙ GRANDI PAESI PRODUTTORI DI COMBUSTIBILI FOSSILI STANNO INIETTANDO DENARO DEI CONTRIBUENTI PER SOSTENERE LE INDUSTRIE INQUINANTI. E NUOVI DATI ESCLUSIVI MOSTRANO CHE QUESTE DECISIONI STANNO PORTANDO IL MONDO UN PASSO AVANTI VERSO UNA CATASTROFE CLIMATICA .

"Questa è l'unica possibilità che abbiamo", ha detto il professor Niklas Höhne, partner fondatore del NewClimate Institute, un think tank sul clima e coautore di un prossimo studio del Climate Action Tracker condiviso con la CNN.

La ricerca mostra che il mondo sta andando ben oltre i suoi obiettivi già insufficienti di limitare il riscaldamento globale al di sotto di 2 gradi Celsius sopra i livelli preindustriali e persegue gli sforzi per limitarlo a 1,5 gradi.

"Siamo in una situazione in cui vengono spesi enormi somme di denaro", ha detto Höhne. "Un'opportunità simile per spendere così tanti soldi dai bilanci pubblici non arriverà nei prossimi 10 o 20 anni".

23 settembre 2020

A PRESA DIRETTA “ LA RIPARTENZA VERDE

IL DIRITTO AD UN AMBIENTE SANO

Ormai risulta chiaro che la chiusura delle centrali a carbone è associata ad un miglioramento della salute pubblica, una riduzione della spesa per la sanità e, quindi, un miglioramento anche per l’economia del paese.  (Tratto dalla pagina facebook del Medico Isde Giovanni Ghirga ).

Guardate la puntata di presa diretta “ LA RIPARTENZA VERDEIN CUI IL DOTTOR FABRIZIO BIANCHI DEL CNR DI PISA  DAL MINUTO 30 PARLA DELLO STUDIO  SULLA  CENTRALE A CARBONE DI VADO LIGURE 

Ecco alcune importanti immagini tratte dal suo intervento a PRESA DIRETTA 







La malattia Covid-19 ha devastato l'economia globale

Tratto da Facebook del Medico Isde Giovanni Ghirga  

La malattia Covid-19 ha devastato l'economia globale e ha costretto i governi di tutto il mondo a riversare trilioni nello sforzo di ripresa.

LA PANDEMIA AVREBBE POTUTO ESSERE IL MOMENTO DECISIVO NELLA LOTTA CONTRO IL CAMBIAMENTO CLIMATICO, UN'OPPORTUNITÀ PER I LEADER DI SALVARE L'AMBIENTE E ORIENTARE IL PIANETA VERSO UN FUTURO PIÙ VERDE.

INVECE, LA CNN HA SCOPERTO CHE ALCUNI DEI PIÙ GRANDI PAESI PRODUTTORI DI COMBUSTIBILI FOSSILI STANNO INIETTANDO DENARO DEI CONTRIBUENTI PER SOSTENERE LE INDUSTRIE INQUINANTI. E NUOVI DATI ESCLUSIVI MOSTRANO CHE QUESTE DECISIONI STANNO PORTANDO IL MONDO UN PASSO AVANTI VERSO UNA CATASTROFE CLIMATICA .

"Questa è l'unica possibilità che abbiamo", ha detto il professor Niklas Höhne, partner fondatore del NewClimate Institute, un think tank sul clima e coautore di un prossimo studio del Climate Action Tracker condiviso con la CNN.

La ricerca mostra che il mondo sta andando ben oltre i suoi obiettivi già insufficienti di limitare il riscaldamento globale al di sotto di 2 gradi Celsius sopra i livelli preindustriali e persegue gli sforzi per limitarlo a 1,5 gradi.

"Siamo in una situazione in cui vengono spesi enormi somme di denaro", ha detto Höhne. "Un'opportunità simile per spendere così tanti soldi dai bilanci pubblici non arriverà nei prossimi 10 o 20 anni".

Marco Grondacci :La semplificazione della VIA.....

 

Tratto da Note di Marco Grondacci 

La semplificazione della VIA: riduzione tempi delle istruttorie e della partecipazione del pubblico

Un altro colpo di accetta alla funzionalità del procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale con la conversione del Decreto Legge semplificazioni.

In particolare: 

1. si riduce il contenuto del progetto sottoponibile a VIA: dal progetto definitivo a quello di fattibilità , 

2. si riducono i tempi della istruttoria che porta al provvedimento conclusivo di VIA, 

3. si riducono i tempi di partecipazione del pubblico, 

4. si trasformano in parte le prescrizioni vincolanti del provvedimento di VIA nelle più generiche linee guida aumentando la confusione su cosa è vincolante o no e soprattutto la discrezionalità del decisore, in questo modo rischia di venire meno la trasparenza del contenuto della decisione e quindi la possibilità di contestarla nel merito.

Vediamo in particolare le più significative modifiche apportate alla disciplina della VIA e i principi di diritto comunitario ma anche delle buone pratiche internazionali in materia,  a mio avviso violati da questa nuova legge…

19 settembre 2020

Clima, sei ragazzi portoghesi portano 33 Paesi in tribunale: una sfida da Davide contro Golia

 Tratto da Il Fatto Quotidiano 

Clima, sei ragazzi portoghesi portano 33 Paesi in tribunale: una sfida da Davide contro Golia


di Mattia Zàccaro Garau

Sei contro trentatré. La competizione, anche ci limitassimo al solo dato numerico, sembrerebbe impari. Ma questa sfida va ben oltre. Da una parte la versione moderna di Davide, sei attivisti portoghesi fra gli otto e i ventuno anni; dall’altra, la versione ripulita del gigante dei filistei, Golia, cioè 33 nazioni dell’area europea, i 27 membri Ue più Svizzera, Turchia, Norvegia, Ucraina, Regno Unito e Russia.

Oggetto del contendere di questa rivisitazione dell’episodio biblico in cui coraggio e volontà sconfiggono violenza e ottusità sono le emissioni inquinanti prodotte dai paesi tirati in causa dai sei giovani lusitani.

Capitalismo estrattivo da una parte, rivendicazione dei diritti dall’altra. Il casus belli, infatti, è proprio l’impossibilità di porre in essere il diritto a vivere all’aria aperta a causa dell’inquinamento. Che è uno dei motivi preponderanti di malesserepsicofisico delle generazioni più giovani.

Nell’ultimo decennio, sociologi e specialisti dell’educazione stanno discutendo sulla necessità di istituzionalizzare questo diritto in maniera chiara e distinta, con una postilla alla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza – dove comunque è già riscontrabile in senso lato, nel testo del 1991, agli articoli 3, 6, 24, 27, 36 ma soprattutto 30: “Gli Stati riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica”.

Senza bisogno di scomodare il quasi centenario Edgar Morin e la sua teoria della comunità di destino che lega tra loro tutte le attività umane del pianeta, sia quelle singole sia quelle collettive, possiamo capire facilmente quanto l’azione legale intentata dagli attivisti ambientali portoghesi riguardi appunto il futuro di tutti.

Già in altri procedimenti (in totale, nell’ultimo decennio, i casi sono più di 1500) erano state citate singole aziende o nazioni intere per il loro pesante quanto  evitabile impatto  climatico. Il caso più importante, in questo senso, è quello olandese: la Corte suprema ha costretto il governo a ridurre del 25% le emissioni di gas serraentro l’anno in corso, avendolo giudicato colpevole dopo una causa intentata nel 2014 da alcuni gruppi ambientalisti.

Ma questa è la prima volta che la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo vede portati alla sbarra la totalità dei paesi che la formano, il numero più alto di sempre. Il collegio alsaziano (che, per inciso, è in una città che da pochi mesi è amministrata da una quarantenne sindaco di Europa Ecologia I Verdi, Jeanne Barseghian) potrà stabilire degli standard insindacabili per i tribunali dei singoli stati. Questo rende il processo che verrà di possibili proporzioni storiche.

E il passaggio dalla cronaca alla storia è possibile solo quando la volontà di agire per rivoluzionare lo stato delle cose è corroborata dall’intenzione, da una scelta morale volta al miglioramento, da un atto di adesione alla nostra costituzione interiore. Nello specifico: solo quando la volontà è diretta in maniera etica. E oggi urge fondare questa etica sull’ecologia.....


Inquinamento. I cieli azzurri diventano .......grigi

 Tratto da europaverde


Il Covid-19 ha ucciso centinaia di migliaia di persone e decimato le economie di tutto il mondo. Ma così come è diminuito il PIL, allo stesso modo è diminuito anche l’inquinamento atmosferico. Questa primavera, per esempio, è stata la prima dopo decenni in cui gli abitanti di Jalandhar, nel nord dell’India, hanno potuto godere della vista delle montagne innevate dell’Himalaya, a 160 km di distanza.

Un inquinante particolarmente comune è il biossido di azoto (NO2). L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ritiene che i livelli di NO2 superiori a 40 microgrammi in ogni metro cubo d’aria (40μg/m3) siano nocivi per le persone. A Delhi, una delle grandi città più inquinate del mondo, l’NO2 è sceso drasticamente dopo che la città ha imposto il suo blocco, da 46μg/m3 a marzo a 17μg/m3 all’inizio di aprile. Analogamente, i livelli di NO2 a Londra sono scesi da 36μg/m3 a marzo a 24μg/m3 due settimane dopo.

I livelli di inquinamento dell’aria non dipendono dalle sole condizioni atmosferiche, come la velocità del vento, le precipitazioni e l’umidità dell’aria. Il Centro di ricerca sull’energia e l’aria pulita (CREA), un think-tank, ha prodotto un modello che tiene conto di questi fattori per valutare l’impatto che il Covid-19 ha avuto sui livelli di inquinamento dell’aria in 12 grandi città del mondo. Si è scoperto che i livelli di NO2 sono diminuiti di circa il 27% dieci giorni dopo che i governi hanno imposto i lockdown, rispetto allo stesso periodo del 2017-19. I livelli di particolato di meno di 2,5 micrometri di larghezza (PM2,5), anch’essi nocivi per la salute, sono diminuiti in media di circa il 5% nel gruppo delle 12 grandi città oggetto di studio.

I benefici per la salute derivanti da un’aria più pulita sono profondi. Qualcuno ritiene che circa il 90% della popolazione mondiale viva in luoghi in cui la qualità dell’aria è inferiore agli standard. Si stima che, solo nel 2016, 4,2 milioni di persone siano morte prematuramente a causa di malattie legate all’inquinamento atmosferico, come le infezioni delle vie respiratorie e il cancro ai polmoni. Di questi, 290.000 sono bambini. Altri milioni di persone soffrono di problemi di salute cronici.

Secondo le stime di CREA, il miglioramento della qualità dell’aria dall’inizio della pandemia di Covid-19 ha salvato circa 15.000 vite in 12 grandi città.

A Delhi, circa 4.600 persone sono scampate alla morte da inquinamento dell’aria: quasi lo stesso numero di quelle che sono morte a causa del Covid-19, anche se il vero conteggio della malattia è probabilmente più alto e ancora in aumento.

Mentre le persone tornano dalle vacanze estive nell’emisfero nord e le economie cominciano a riprendersi, l’inquinamento atmosferico si sta avvicinando ai livelli pre-pandemici. Sebbene la gente sia ancora diffidente nell’uso dei trasporti pubblici, sembra avere meno riserve sulla guida delle auto: i dati di TomTom, un’azienda di tecnologia di localizzazione, mostrano che la congestione nelle grandi città è quasi tornata ai livelli pre-Covid.

Questo aumento dell’inquinamento sarà mortale, soprattutto per coloro che soffrono di asma grave, che sono anche vulnerabili al Covid-19.

Da un articolo di The Economist

17 settembre 2020

Appello: «Gel disinfettanti per il Covid, verificatene la tossicità»

 Tratto da Il Cambiamento

L'appello dei malati di MCS: «Gel disinfettanti per il Covid, verificatene la tossicità»



Sette associazioni che raccolgono malati di Sensibilità Chimica Multipla, fibromialgia ed encefalite mialgica hanno scritto ai ministri della Salute e dell'Ambiente nonché agli assessori regionali alla sanità: «Anche triclosan ed etanolo nei gel disinfettanti per le mani, se ne verifichi la tossicità».

Sette associazioni che raccolgono malati di Sensibilità Chimica Multipla, fibromialgia ed encefalite mialgica hanno scritto ai minitri della Salute e dell'Ambiente nonché agli assessori regionali alla sanità: «Anche triclosan ed etanolo nei gel disinfettanti per le mani, se ne verifichi la tossicità».

Le associazioni che hanno sottoscritto la lettera aperta inviata alle autorità competenti sono A.m.i.c.a., Comitato Veneto Sensibilità Chimica Multipla, Comitato Oltre la MCS, A.N.A.S.I.N.T.A., CFU-Italia Odv, MCS Ilness e W.A.T.C.H. Ingreen.

Nella lettera inviata a ministri e assessori sottolineano quanto segue.

«Il Comitato Tecnico Scientifico per il contenimento dell’epidemia da SARS-CoV-2, in base alle evidenze scientifiche, ha elaborato criteri e raccomandazioni di carattere sanitario tra le quali troviamo l’uso dei gel disinfettanti per le mani. Noi ne abbiamo preso in esame alcuni, eseguendo una vasta ricerca nei vari siti dell’U.E. deputati allo scopo, es. ECHA, REACH et altri, per capire la nocività o meno dei componenti dei gel stessi. 
Abbiamo controllato diverse marche usate sia nella GDO, che nei negozi ed enti in genere ed abbiamo riscontrato che riportano come avvertenza:
- attenzione
- pericolo
- pericolo - effetti tossici e cronici
- pericolo - effetti cronici

Tra le sostanze presenti in alcuni gel troviamo:
- Triclosan, sostanza bandita dalla F.D.A., già nel 2016 , può accumularsi nei tessuti e nel latte materno, causando, tra l’altro, alterazioni della funzionalità epatica e polmonare;
- Etanolo, alcool tossico, in quantità variabili dal 50 al 75% del totale dei componenti;
- Metilisotiazolinone segnalato (già nel 2013) dall’ “American Contact Dermatitis Society” quale "allergene da contatto”;
- Thimerosal, composto organico (sale di Mercurio) con il 49,55% di mercurio . Sostanza che si può accumulare nel cervello, reni e fegato e, tra l’altro, l’uso del mercurio è fortemente limitato e scoraggiato per motivi ambientali dal Trattato delle Nazioni Unite di Minamata (UNEP 2008);
- Propanolo, etanolo methoxisopropanol, isopropylalcohol, sostanze non approvate o in attesa, da anni dell’approvazione dall’UE;
- ACRYLATES/C10-30, ALKYL ACRYLATE, CROSSPOLYMER, riportate nel registro ECHA in attesa (anche dal 2018) di valutazione, insieme ad altre 145.297 sostanze;
- alcune sono classificate come sostanze infiammabili (H 225);
- in presenza di quantità inferiori al 3% del principio attivo nella miscela, il produttore è autorizzato a non segnalare situazioni di pericolo;
- Metanolo, usato come solvente e reagente nei processi chimici industriali, controindi-cato per la disinfezione della pelle per via dei suoi effetti collaterali.“ È tossico in quanto induce depressione del sistema nervoso centrale, può causare cecità e morte se ingerito”;
- Fragranze: si ignorano i componenti di TUTTI i prodotti indicati con questa dicitura.
Considerando che:
- la F.D.A., Food and Drug Administration, l'ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, a luglio del 2020 ha ritirato dal mercato circa 75 prodotti disinfettanti per le mani in quanto contenenti meta-nolo. Il metanolo viene usato come solvente e reagente nei processi chimici industriali, e non è indicato come prodotto per disinfettare la pelle per via dei suoi effetti collaterali. Pericoloso per la salute, è un composto tossico che induce depressione del sistema nervoso centrale e può causare cecità e persino la morte se ingerito;
- ad agosto del 2020 la F.D.A. allunga l’elenco dei disinfettanti per le mani pericolosi a oltre 100 ».

Le associazioni hanno dunque chiesto alle autorità competenti, appellandosi al principio di precauzione:

«- di verificare la tossicità di queste sostanze in base alle norme vigenti dettate dalle varie organizzazioni come OMS, Ministero della Salute, F.D.A. ecc.;
- di informare la popolazione con la massima urgenza sugli effettivi rischi nei quali può incorrere.
- il Principio di Precauzione è importante e fondamentale base d’azione quando, la Scienza non riesce a fornire una chiara risposta in relazione alla protezione della salute umana, animale e vegetale;
- Secondo la Commissione europea, il “Principio” può essere invocato quando: può presentare effetti potenzialmente pericolosi e la valutazione Scientifica non con-sente di determinare il rischio con sufficiente certezza».

Cambiamenti climatici: un impatto che vale l'8% del PIL. "Analisi del Rischio. I cambiamenti climatici in Italia".

 Tratto da IL Cambiamento

Cambiamenti climatici: un impatto che vale l'8% del PIL

In Italia i rischi collegati ai cambiamenti climatici possono arrivare a incidere fino all'8% del Pil pro capite, contribuendo anche ad acuire le differenze tra Nord e Sud, tra fasce di popolazione piu' povere e piu' ricche, e arrivando ad insistere su una serie di settori strategici per l'Italia. Sono i risultati del rapporto "Analisi del Rischio. I cambiamenti climatici in Italia".

Realizzato dalla Fondazione CMCC, Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, e' la prima analisi integrata del rischio climatico in Italia. Un documento che, a partire dal clima atteso per i prossimi anni, si concentra su singoli settori per fornire informazioni su cosa aspettarci dal futuro e fornire uno strumento a supporto di concrete strategie di sviluppo resiliente e sostenibile.

L'analisi parte dagli scenari climatici che, attraverso un avanzato utilizzo di modelli climatici ad alta risoluzione applicati allo studio della realta' italiana, forniscono informazioni sul clima atteso per il futuro del Paese. Queste informazioni sono poi applicate all'analisi del rischio in una serie di settori del sistema socio-economico italiano. Ne emerge un quadro in cui il rischio cresce, nei prossimi decenni, in molti ambiti, con costi economico-finanziari consistenti per il Paese e con impatti che interessano in maniera piu' severa le fasce sociali piu' svantaggiate e tutti i settori, con particolare riferimento alle infrastrutture, all'agricoltura e al turismo.

"Il rapporto- ha detto spiega Donatella Spano, membro della Fondazione CMCC e docente dell'Universita' di Sassari, che ha coordinato i trenta autori che hanno redatto i 5 capitoli che compongono la ricerca - rappresenta il punto piu' avanzato della conoscenza degli impatti e l'analisi di rischio integrato dei cambiamenti climatici in Italia".

"L'analisi del rischio - ha aggiunto - e dei suoi effetti sul capitale ambientale, naturale, sociale ed economico, consentono di prendere in considerazione le opzioni di risposta individuate dalla ricerca scientifica e di sviluppare piani di gestione integrata e sostenibile del territorio valorizzandone le specificita', peculiarita' e competenze dei diversi contesti territoriali".

I diversi modelli climatici sono concordi nel valutare un aumento della temperatura fino a 2 C nel periodo 2021-2050 (rispetto a 1981-2010). Nello scenario peggiore l'aumento della temperatura puo' raggiungere i 5 C. Questo implica la diminuzione delle precipitazioni estive nelle regioni del centro e del Sud, aumento di eventi precipitazioni intense. In tutti gli scenari aumenta il numero di giorni caldi e dei periodi senza pioggia. Le conseguenze dei cambiamenti climatici sull'ambiente marino e costiero avranno un impatto su "beni e servizi ecosistemici" costieri che sostengono sistemi socioeconomici attraverso la fornitura di cibo e servizi di regolazione del clima.

Anche se piu' ricche e sviluppate le regioni del Nord non sono immuni agli impatti dei cambiamenti climatici, ne' sono piu' preparate per affrontarli. Per quanto riguarda gli eventi estremi, la probabilita' del rischio e' aumentata in Italia del 9% negli ultimi vent'anni. I costi degli impatti dei cambiamenti climatici in Italia aumentano rapidamente e in modo esponenziale al crescere dell'innalzamento della temperatura nei diversi scenari, con valori compresi tra lo 0,5% e l'8% del Pil a fine secolo.

I cambiamenti climatici aumentano la disuguaglianza economica tra regioni. Tutti i settori dell'economia italiana risultano impattati negativamente dai cambiamenti climatici, tuttavia le perdite maggiori vengono a determinarsi nelle reti e nella dotazione infrastrutturale del Paese, nell'agricoltura e nel settore turistico nei segmenti sia estivo che invernale. I cambiamenti climatici richiederanno numerosi investimenti e rappresentano un'opportunita' di sviluppo sostenibile che il Green Deal europeo riconosce come unico modello di sviluppo per il futuro.

E' il momento migliore in cui nuovi modi di fare impresa e nuove modalita' per una gestione sostenibile del territorio devono entrare a far parte del bagaglio di imprese ed enti pubblici, locali e nazionali. In seguito all'incremento delle temperature medie ed estreme, alla maggiore frequenza (e durata) delle ondate di calore e di eventi di precipitazione intensa, bambini, anziani, disabili e persone piu' fragili saranno coloro che subiranno maggiori ripercussioni. Sono attesi, infatti, incrementi di mortalita' per cardiopatie ischemiche, ictus, nefropatie e disturbi metabolici da stress termico e un incremento delle malattie respiratorie dovuto al legame tra i fenomeni legati all'innalzamento delle temperature in ambiente urbano (isole di calore) e concentrazioni di ozono (O3) e polveri sottili (PM10). Dall'analisi combinata di fattori antropici e degli scenari climatici si evince che e atteso l'aggravarsi di una situazione di per se molto complessa. L'innalzamento della temperatura e l'aumento di fenomeni di precipitazione localizzati nello spazio hanno un ruolo importante nell'esacerbare il rischio. Nel primo caso, lo scioglimento di neve, ghiaccio e permafrost indica che le aree maggiormente interessate da variazioni in magnitudo e stagionalita' dei fenomeni di dissesto sono le zone alpine e appenniniche. Nel secondo caso, precipitazioni intense contribuiscono a un ulteriore aumento del rischio idraulico per piccoli bacini e del rischio associato a fenomeni franosi superficiali nelle aree con suoli con maggior permeabilita'.

Gran parte degli impatti dei cambiamenti climatici sulle risorse idriche prospettano una riduzione della quantita' della risorsa idrica rinnovabile, sia superficiale che sotterranea, in quasi tutte le zone semi-aride con conseguenti aumenti dei rischi che ne derivano per lo sviluppo sostenibile del territorio. I cambiamenti climatici attesi (periodi prolungati di siccita', eventi estremi e cambiamenti nel regime delle precipitazioni, riduzione della portata degli afflussi), presentano rischi per la qualita' dell'acqua e per la sua disponibilita'. I rischi piu' rilevanti per la disponibilita' idrica sono legati a elevata competizione settoriale (uso civile, agricolo, industriale, ambientale, produzione energetica) che si inasprisce nella stagione calda quando le risorse sono piu' scarse e la domanda aumenta (ad esempio per fabbisogno agricolo e turismo). I sistemi agricoli possono andare incontro ad una aumentata variabilita' delle produzioni con una tendenza alla riduzione delle rese per molte specie coltivate, accompagnata da una probabile diminuzione delle caratteristiche qualitative dei prodotti, con risposte tuttavia fortemente differenziate a seconda delle aree geografiche e delle specificita' colturali.

L'aumento delle temperature e la riduzione delle precipitazioni medie annue, la maggiore frequenza di eventi meteorologici estremi quali le ondate di calore o la prolungata siccita', interagiscono con gli effetti dell'abbandono delle aree coltivate, dei pascoli e di quelle che un tempo erano foreste gestite, del forte esodo verso le citta' e le aree costiere, e delle attivita' di monitoraggio, prevenzione e lotta attiva sempre piu' efficienti.

Si prevede che i cambiamenti climatici esacerberanno ulteriormente specifiche componenti del rischio di incendi, con conseguenti impatti su persone, beni ed ecosistemi esposti nelle aree piu' vulnerabili. Sono attesi incrementi della pericolosita' di incendio, spostamento altitudinale delle zone vulnerabili, allungamento della stagione degli incendi e aumento delle giornate con pericolosita' estrema che, a loro volta, si potranno tradurre in un aumento delle superfici percorse con conseguente incremento nelle emissioni di gas a effetto serra e particolato, con impatti quindi sulla salute umana e sul ciclo del carbonio.

Dove l'aria è più inquinata ci sono più morti per Covid

 Tratto da Wired

Dove l'aria è più inquinata ci sono più morti per Covid-19


Dove l’aria è più sporca il coronavirus fa più danni. È la conclusione a cui un team di ricercatori statunitensi è arrivato confrontando i livelli di inquinanti atmosferici pericolosi e mortalità procapite per Covid-19 in oltre 3mila contee del Paese. A dimostrazione – sostengono gli esperti – che l’esposizione a lungo termine al particolato fine e ultrafine rende le persone più vulnerabili alle infezioni.

Esiste ormai una nutrita schiera di studi che indaga la relazione tra l’inquinamento atmosferico e la mortalità per tutte le cause. Ed è in questo contesto che si inserisce la nuova analisi, commissionata anche da ProPublica e pubblicata su Environmental Research Letters, perché per il momento un’associazione tra le condizioni dell’aria e la vulnerabilità al coronavirus non è – almeno secondo le istituzioni – abbastanza comprovata.

I ricercatori, dunque, hanno confrontato l‘indice di inquinamento atmosferico (il National Air Toxics Assessment 2014, l’ultimo disponibile) dell’agenzia statunitense per la protezione ambientale Epa con la mortalità procapite per Covid-19 nelle oltre 3mila contee statunitensi, mettendo in luce come in alcune aree del Paese – che ricordiamo essere il primo al mondo per numero di casi e decessi per Covid-19 – non particolarmente popolose ma indubbiamente molto inquinate(per esempio le aree rurali della valle del Mississippi, della Louisiana e della Georgia) la mortalità procapite per Covid-19 sia più alta rispetto a quella delle aree urbane.

Per i ricercatori non ci sono molti dubbi: esiste una correlazionetra le condizioni ambientali preesistenti, nella fattispecie gli inquinanti atmosferici, e la vulnerabilità della popolazione all’infezione. E i loro risultati – sostengono – sono tanto più forti perché a differenza di studi precedenti i dati sono stati normalizzati per parametri socioeconomici e vari indicatori di salute della popolazione residente, tra cui l’esposizione a Pm2,5 e ozono.

L’analisi indica una possibile spiegazione. L’esposizione a lungo termine al particolato rende le persone suscettibili alle infezioni, non solo da coronavirus. L’inquinamento atmosferico avrebbe ripercussioni sulla salute che predispongono allo sviluppo di forme gravi di Covid-19, da qui il maggior tasso di mortalità. Gli effetti, inoltre, sarebbero permanenti, come delle cicatrici che lasciano l’organismo vulnerabile; e infatti il crollo dei livelli di inquinamento atmosferico a New York durante il lockdown non ha prodotto un effetto di protezione

Non solo, l’analisi ha permesso di costruire dei modelli della mortalità per Covid-19 in relazione alla concentrazione di inquinanti atmosferici pericolosi, che dovrebbero servire alle istituzioni per comprendere il valore delle azioni di prevenzione dell’inquinamento sulla salute della popolazione.

15 settembre 2020

Il cambiamento climatico rappresenta il più grande e più esteso insuccesso commerciale cui si sia mai assistito.

 Tratto da https://www.eea.europa.eu/it/themes/climate/about-climate-change

A proposito del cambiamento climatico


I cambiamenti climatici sono una delle maggiori minacce ambientali sociali ed economiche. Come afferma il gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC), il riscaldamento del sistema climatico è un fatto inequivocabile. Dalle osservazioni risulta un aumento della temperatura media globale dell'aria e degli oceani, un diffuso scioglimento delle nevi e dei ghiacci e un aumento del livello medio globale dei mari. È molto probabile che il riscaldamento possa essere attribuito per la maggior parte alle emissioni di gas a effetto serra prodotti dalle attività umane.

Il cambiamento climatico rappresenta il più grande e più esteso insuccesso commerciale cui si sia mai assistito.

Sir Nicholas Stern, responsabile del servizio economico del governo britannico 
ed ex economista capo della Banca mondiale, 2006

Nel corso degli ultimi 150 anni, la temperatura media è aumentata di quasi 0,8°C a livello globale e di circa 1°C in Europa. Undici degli ultimi dodici anni (1995-2006) sono tra i 12 anni più caldi nella registrazione strumentale della temperatura superficiale globale (dal 1850). Se non si intraprenderà un'azione globale per limitare le emissioni, l'IPCC prevede che le temperature globali potranno salire ulteriormente di 1,8°C - 4,0°C entro il 2100. Ciò significa che l'aumento della temperatura rispetto a prima della rivoluzione industriale supererebbe i 2 °C. Al di là di questa soglia diventa molto più probabile il verificarsi di cambiamenti irreversibili ed eventualmente catastrofici. (Ulteriori informazioni)

Gli impatti del cambiamento climatico sono già osservabili e si prevede che diverranno ancora più evidenti. Eventi meteorologici estremi, come ondate di calore, siccità e alluvioni, diventeranno presumibilmente più frequenti e intensi. In Europa gli aumenti di temperatura più significativi si registrano in Europa meridionale e nella regione artica. Le precipitazioni diminuiscono in Europa meridionale e aumentano a nord/nord-ovest. Ciò ha ripercussioni sugli ecosistemi naturali, sulla salute umana e sulle risorse idriche. Settori economici come la silvicoltura, l'agricoltura, il turismo e l'edilizia saranno quelli che più ne risentiranno. Il settore agricolo in Europa settentrionale potrebbe trarre vantaggio da un limitato aumento di temperatura.

Per fermare il cambiamento climatico, occorre ridurre in misura significativa le emissioni globali di gas a effetto serra e si stanno attuando politiche a tal fine.

Le fonti principali di gas a effetto serra prodotti dall'uomo sono:

  • la combustione di combustibili fossili nella produzione di elettricità, trasporti, industria e unità familiari;
  • i cambiamenti nell'agricoltura e nello sfruttamento del suolo, come la deforestazione;
  • la creazione di discariche e
  • l'utilizzo di gas fluorurati industriali.

 

Nonostante l'efficacia delle politiche e degli sforzi per ridurre le emissioni, alcuni cambiamenti climatici sono inevitabili. Pertanto, dobbiamo sviluppare anche strategie e azioni per adattarci agli impatti del cambiamento climatico in Europa e soprattutto al di là dei suoi confini, in quanto i paesi meno sviluppati sono tra i più vulnerabili, avendo una scarsa capacità finanziaria e tecnica di adattamento.

13 settembre 2020

Affrontare l'inquinamento e il cambiamento climatico in Europa per migliorare salute

 Tratto da isprambiente .gov

Affrontare l'inquinamento e il cambiamento climatico in Europa per migliorare salute e benessere dei più vulnerabili

L'Agenzia Europea pubblica il report "Healthy environment, healthy lives: how the environment influences health and well-being in Europe"

L'inquinamento atmosferico e acustico, gli impatti dei cambiamenti climatici come le ondate di calore e l'esposizione a sostanze chimiche pericolose causano problemi di salute in Europa. Gli ambienti di scarsa qualità contribuiscono al 13% (uno su otto) dei decessi secondo un'importante valutazione su salute e ambiente pubblicata oggi dall'Agenzia europea dell'ambiente (EEA).

Migliorare la salute e il benessere dei cittadini europei è più importante che mai, con l'attenzione attualmente concentrata sull'affrontare la pandemia COVID-19. La pandemia fornisce un chiaro esempio dei complessi legami tra l'ambiente, i nostri sistemi sociali e la nostra salute.

Una percentuale significativa del carico di malattie in Europa continua ad essere attribuita all'inquinamento ambientale derivante dall'attività umana. Secondo il rapporto dell'EEA "Ambiente sano, vite sane: come l'ambiente influenza la salute e il benessere in Europa" che attinge ampiamente ai dati dell'Organizzazione mondiale della sanità sulle cause di morte e malattia, la qualità dell'ambiente europeo svolge un ruolo chiave nel determinare la nostra salute e il nostro benessere.

“Esiste un chiaro legame tra lo stato dell'ambiente e la salute della nostra popolazione. Tutti devono capire che prendendoci cura del nostro pianeta non solo stiamo salvando gli ecosistemi, ma anche delle vite, soprattutto quelle più vulnerabili. L'Unione europea è dedita a questo approccio e con la nuova strategia per la biodiversità, il piano d'azione per l'economia circolare e altre iniziative imminenti siamo sulla buona strada per costruire un'Europa più resiliente e più sana per i cittadini europei e oltre”, ha affermato Virginijus Sinkevičius, Commissario per Ambiente, oceani e pesca.

“Se da un lato vediamo significativi miglioramenti in Europa e un chiaro obiettivo nel Green Deal, il rapporto ci indica che è necessaria un'azione forte per proteggere i più vulnerabili nella nostra società, poiché la povertà spesso va di pari passo con la vita in condizioni ambientali carenti e cattive condizioni di salute. Affrontare queste connessioni deve essere parte di un approccio integrato verso un'Europa più inclusiva e sostenibile ", ha affermato Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell'AEA.

Il Rapporto dell’EEA ancora una volta evidenzia le connessioni tra salute dell’ambiente e salute umana che si è reso ancora più evidente nella pandemia COVID-19 da virus SARS-Cov-2 come evidenzia Stella Kyriakides, Commissaria per la salute e la sicurezza alimentare: COVID-19 è stato un ulteriore campanello d'allarme, rendendoci profondamente consapevoli della relazione tra i nostri ecosistemi e la nostra salute e la necessità di affrontare i fatti: il modo in cui viviamo, consumiamo e produciamo è dannoso per il clima e ha un impatto negativo sulla nostra salute. Dalla nostra strategia Farm to Fork per un'alimentazione sostenibile e sana al futuro piano europeo contro il cancro, abbiamo assunto un forte impegno per proteggere la salute dei nostri cittadini e del nostro pianeta “

Molti dei temi affrontati nel Rapporto riguardano attività SNPA  di prevenzione della tutela della salute da fattori ambientali (aria, acqua, clima etc) come indicato dall’art.1 della stessa legge istitutiva 132/2016 .

In particolare sul tema COVID e ambiente ISPRA e SNPA hanno dato avvio a due progetti nazionali, citati nel rapporto  EEA nella sessione COVID:

  • lo studio epidemiologico nazionale ISS/ISPRA/SNPA su inquinamento atmosferico e COVID-19 e
  • il progetto Pulvirus in collaborazione con ENEA e ISS in cui è compresa anche l’analisi di fattibilità di un sistema di rivelazione precoce della circolazione virale in aria che potrà, una volta verificata la congruità, dare avvio ad una rete di early warning integrato sul territorio

I progetti danno risposta alle crescenti preoccupazioni della cittadinanza sollecitate da alcuni studi in merito allepossibili connessioni tra le dinamiche epidemiologiche di COVID-19 e l’esposizione a inquinanti atmosferici.

Un altro progetto a cui SNPA ha aderito di recente è  il progetto  SARI coordinato dall’ISS  (“Sorveglianza ambientale di sars-cov-2 attraverso i Reflui urbani in Italia: indicazioni sull'andamento epidemico e allerta precoce) per la definizione di un protocollo comune di rilevazione del virus SARS-CoV-2 nei reflui civili come strumento predittivo della prevalenza di COVID-19 nella popolazione.

Risultati chiave

L'inquinamento atmosferico resta la principale minaccia ambientale europea per la salute, con oltre 400 000 morti premature dovute all'inquinamento atmosferico ogni anno nell'UE. L'inquinamento acustico è al secondo posto, contribuendo a 12000 morti premature, seguite dagli impatti dei cambiamenti climatici, in particolare dalle ondate di calore.

Il peso dell'inquinamento e del cambiamento climatico varia in Europa, con chiare differenze tra i paesi dell'Europa orientale e occidentale. La percentuale più alta di morti nazionali (27%) è attribuibile all'ambiente in Bosnia ed Erzegovina e la più bassa in Islanda e Norvegia al 9%.

Le comunità socialmente svantaggiate di solito lottano sotto il triplice carico di povertà, ambienti di scarsa qualità e cattiva salute. Le comunità più povere sono spesso esposte a livelli più elevati di inquinamento e rumore e ad alte temperature, mentre le condizioni di salute preesistenti aumentano la vulnerabilità ai rischi per la salute prodotti dall’ambiente. Sono necessarie misure mirate per migliorare le condizioni ambientali per i più vulnerabili in Europa.

Le persone sono esposte a molteplici rischi in qualsiasi momento, inclusi inquinamento atmosferico, idrico e acustico e sostanze chimiche, che si combinano e in alcuni casi agiscono all'unisono per avere un impatto sulla salute. Le città europee sono particolarmente vulnerabili a queste molteplici minacce, avendo meno accesso a spazi verdi e blu.

11 settembre 2020

Focus/ INQUINAMENTO ATMOSFERICO: CHE COSA C’È DENTRO ALL’ARIA CHE RESPIRIAMO

 Tratto da Focus Junior

INQUINAMENTO ATMOSFERICO: CHE COSA C’È DENTRO ALL’ARIA CHE RESPIRIAMO

Perché la nostra aria è così "sporca"? Cosa respirano i nostri polmoni ogni giorno? Ecco tutte le risposte riguardanti l'inquinamento atmosferico 

Respirare aria pulita è un diritto fondamentale, che nella maggior parte dei casi viene negato: 9 persone su 10 vivono, studiano e lavorano inalando aria fortemente contaminata da gas e particelle inquinanti, abbastanza sottili da penetrare nell’organismo e causare problemi seri per la salute. Per gli effetti dell’inquinamento atmosferico muoiono prematuramente, ogni anno, 800 mila persone in Europa, e quasi 8,8 milioni di persone nel mondo: più di quelle che si porta via il fumo di sigaretta - la differenza è che si può scegliere di non fumare, ma non si può scegliere di non respirare!

COSA RESPIRIAMO?

La maggior parte degli inquinanti dell’aria deriva dall’utilizzo di combustibili fossili che usiamo per far muovere auto e aeroplani, per scaldare le nostre case, produrre cibo, illuminare le strade, estrarre materie prime e far funzionare gli stabilimenti industriali. Sono le attività umane a immettere la maggior parte degli inquinanti in atmosfera: se impareremo a utilizzare fonti di energia rinnovabile non solo ridurremo le emissioni che contribuiscono all’effetto serra, che riscalda il Pianeta e determina il fenomeno del riscaldamento globale; diminuiranno di molto le morti legate alla contaminazione dell’aria. 

Una cattiva pianificazione urbana, che porta chi abita nelle città - la maggior parte dei terrestri - a dipendere sempre di più da mezzi di trasporto privati, contribuisce a peggiorare la qualità dell’aria. 

POLVERI TOSSICHE

L’inquinante più diffuso nelle aree urbane è il particolato atmosferico, un insieme di particelle solide e liquide di sostanze sospese nell’aria e liberate principalmente dai motori a combustione interna, dalle emissioni del riscaldamento domestico, dall’usura del manto stradale, dalle emissioni industriali e delle centrali energetiche (ma anche da fonti naturali, come eruzioni vulcaniche, incendi, erosione delle rocce). È formato da composti chimici come solfati, nitrati, ione di ammonio, cloruro di sodio, da particelle di carbonio, polvere minerale e acqua, ed è talmente sottile che rimane per giorni in atmosfera, arrivando anche molto distante da dove è stato originato. L’inquinamento è un fenomeno che non conosce confini: ecco perché per ridurlo servono soluzioni politiche condivise.

Il particolato si suddivide in base al diametro delle particelle che lo compongono: sentirete spesso parlare di PM10 (particelle con diametro inferiore a 10 µm, 6-7 volte più sottili di un capello) e di PM2.5 (diametro inferiore a 2,5 µm, 27 volte più sottile di un capello): il problema delle particelle così piccole, è che penetrano nelle vie respiratorie, e possono interferire con il normale scambio di gas che avviene nei nostri polmoni. Possono anche “dare un passaggio” a metalli pesanti e altre sostanze tossiche presenti nell’aria, dando loro il modo di entrare nel nostro corpo. Altri inquinanti sono i composti dell’azoto, i composti dello zolfo, i composti del carbonio. Alcune sostanze inquinanti sono emesse direttamente (inquinanti primari), altre si formano in un secondo momento in atmosfera (inquinanti secondari). 

SALVIAMO IL NOSTRO PIANETA

In questo momento, nell’aria si trovano 412,31 ppm (parti per milione) di anidride carbonica: una concentrazione mai così alta da 800 mila anni a questa parte

Che cosa possiamo fare, per cambiare le cose? 

EsserE consapevoli delle conseguenze che il nostro uso dell’energia ha sulla salute e sull’ambiente è il primo passo per chiedere interventi politici che investano su fonti pulite e rinnovabili, che non avvelenino la Terra e i suoi abitanti. Con questo spirito si svolgerà il Climate strike, lo sciopero mondiale sul clima organizzato per venerdì 15 marzo dagli studenti di tutto il mondo, ispirati dall’iniziativa e dal coraggio di una ragazza svedese di 16 anni, Greta Thunberg.