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24 settembre 2021

Antonio Tricarico : Le bugie di Terna e del governo sul nostro sistema elettrico

 Tratto da Recommon

Le bugie di Terna e del governo sul nostro sistema elettrico

Altro che ritornare al nucleare, come prefigurato dal ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani. O approntare nuove centrali a gas necessarie quando si spegneranno quelle a carbone perché il sistema elettrico italiano non reggerebbe il soddisfacimento della domanda, come sostiene Terna, il gestore della rete italiana. 

A fare bene i conti, la realtà sembra ben diversa. Ce lo dice ilCentre for Research on Energy and Clean Air (CREA), che pubblica oggi il rapporto “RIPE FOR CLOSURE: Accelerating the energy transition and saving money by reducing excess fossil fuel capacity” con i risultati dell’analisi condotta insieme agli esperti di Transition Zero sul fabbisogno energetico di tutti i paesi europei. 

Ben nove tra questi, tra cui l’Italia, potrebbero da subito chiudere centrali a combustibili fossili per un totale di 48,8 GW di potenza installata senza mettere a rischio le forniture di elettricità per famiglie ed imprese. Si tratta di ben il 17% di tutta la potenza installata in centrali fossili in Europa. Con il pensionamento anticipato delle centrali non necessarie, il risparmio dei costi fissi operativi e di manutenzione sarebbe di quasi 2 miliardi di euro l’anno. Il 77% della potenza in eccesso riguarda le centrali a carbone (che in Italia, a meno di sorprese, dovrebbero chiudere i battenti entro il 2025), il resto sarebbero centrali ad olio combustibile e gas in qualche caso.

Se guardiamo ai dati del Bel Paese, in termini assoluti l’Italia risulta al secondo posto per eccesso di capacità di generazione installata, dietro solo alla Spagna. Secondo CREA, anche considerando un legittimo margine di riserva del 15% per garantire la sicurezza delle forniture, oggi vi è lo stesso un eccesso di 8,7 GW di centrali fossili per soddisfare il picco della domanda. Si tratta principalmente delle centrali a carbone che dovrebbero chiudere al 2025; quindi l’uscita dal carbone può avvenire senza bisogno di installare nuova capacità di generazione a gas, smentendo così palesemente il governo italiano sul tema. Anche alcune centrali ad olio combustibile dovrebbero essere mandate in pensione. Il tutto per un risparmio nei costi fissi operativi e di manutenzione di 465 milioni di euro l’anno, a detta degli esperti di CREA.

In barba all’emergenza climatica, da noi il 57% dell’energia elettrica è ancora prodotta da fonti fossili, con il gas passato dal 40% del 2015 al 46% attuale. La tendenza è stata accelerata dalla sostituzione di 14 GW di centrali a carbone con impianti a gas, invece che con impianti ad energia rinnovabile e distribuiti sul territorio. Un approccio legato al passato, che sembra continuare visto che il gestore della rete Terna ha raccomandato l’installazione di circa 5 GW di nuove centrali a gas per riserva. Le utility elettriche italiane, in primis Enel, si stanno prontamente muovendo in tal senso, addirittura pianificando le nuove centrali negli stessi siti di quelle a carbone. Ma non si accontentano di 5 GW: hanno già proposto progetti di nuove centrali a gas per ben 14 GW con la speranza di usufruire dei lauti sussidi del “mercato di capacità”, come spiegato nel rapporto pubblicato da ReCommon lo scorso maggio. A 5,8 GW sono già stati attribuiti i nuovi sussidi e dovrebbero andare in funzione nel 2023.

Nel frattempo le nuove aste per attribuire i sussidi per il 2024 e 2025 previste in estate sono state rimandate, ma probabilmente di poco. Ancora una volta, un attento esame dei numeri smentisce le lobby fossili che trovano ampio ascolto nel governo Draghi. Oltre che calmierare i sovrapprezzi nelle bollette elettriche – per altro dovuti sull’aver puntato in maniera ottusa solo sul gas negli ultimi anni – una autentica transizione ecologica che sia anche giusta richiederebbe di fermare subito le nuove centrali a gas senza se e senza ma.

Pandemia e crisi climatica, cause comuni di una sindemia: riflessioni e proposte per il cambiamento

 Tratto da Isde 

24 settembre 2021
ore 09:00-12:30

                        Pandemia e crisi climatica, cause comuni di una sindemia: riflessioni e proposte per il cambiamento
Allarme del mondo scientifico

Nell’ambito del programma All4Climate – Italy 2021, in preparazione della riunione

Le sfide globali come la pandemia da COVID-19 ed il deregolamento climatico stanno mostrando sempre di più le fragilità  sostanziali dell’attuale modello di sviluppo; cambiare il modello di sviluppo e trasformare le attività umane porterebbe a benefici immediati sulla salute. Occorre accelerare il percorso verso azioni di mitigazione ed adattamento agli effetti del cambiamento climatico, e di riduzione dell’inquinamento.

Occorre definire politiche basate sulle evidenze scientifiche e sostenere la partecipazione alle decisioni che condizioneranno la nostra vita quotidiano sulla terra. Occorre fare proposte, ma soprattutto trovare le soluzioni per realizzarle. Le relazioni si concentreranno su due temi principali:

  • La pandemia da COVID-19 e la crisi climatica: gli impatti
  • Quali risposte alle crisi globali? un  nuovo modello di sviluppo

All’incontro parteciperanno Roberto Romizi ( ISDE, Medici per l’Ambiente), Marco Talluri ( giornalista scientifico), Giovanni Viegi (CNR), Roberto Buizza (Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa), Paolo Vineis (Imperial College London), Andrea Manto (Ist. Sup. di Scienze Religiose “Ecclesia Mater”. Pontificia Università Lateranense), Maria Grazia Petronio ( ISDE, UNIPI e M4OH), Claudio Gianotti (ISDE Giovani, UNIMI), Antonio Bonaldi (Slow Medicine) Alberto Mantovani (Istituto Superiore di Sanità ISS), Paolo Lauriola (Rimsa) e Eleonora Evi (Parlamentare europea)

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19 settembre 2021

Note di Grondacci Infrastrutture energetiche, stradali, gestione rifiuti : quale coerenza con gli obiettivi UE sui mutamenti climatici

 Tratto da Note di Grondacci 

Infrastrutture energetiche, stradali, gestione rifiuti : quale coerenza con gli obiettivi UE sui mutamenti climatici



La Comunicazione della Commissione UE del 29 luglio 2021 (QUI) fornisce una guida tecnica sulla resilienza ai mutamenti climatici delle infrastrutture che coprono il periodo di programmazione 2021-2027. 

La guida è destinata principalmente a promotori di progetti ed esperti coinvolti nella preparazione delle infrastrutture/progetti. Può anche essere un utile riferimento per le autorità pubbliche, i partner esecutivi, investitori, stakeholder e altri. Ad esempio, include indicazioni su come integrare la tematica dei mutamenti climatici nelle valutazioni di impatto ambientale (VIA) e nelle valutazione ambientali strategiche (VAS).

Se scorriamo questo documento viene da chiedersi, per fare un esempio, come sia possibile che in Italia si prevedano nuovi 15.000 Mwe di centrali a gas che risulterebbero totalmente incoerenti con i parametri di questa Guida della UE, oppure come si possano mantenere, per fare un altro esempio, incentivi alle fonti fossili e regalare incentivi a pioggia per far proliferare i biodigestori oltre le esigenze di chiusura del ciclo dei rifiuti come sta avvenendo in molte regioni. 

Ma vediamo il contenuto di queste linee guida... su Note di Grondacci