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31 maggio 2013

FNOM CeO – ISDE Italia-Tutela del diritto individuale e collettivo alla salute e ad un ambiente salubre

Tratto da  Isde
FNOM CeO – ISDE Italia
Tutela del diritto individuale e collettivo alla salute e ad un ambiente salubre.
Inquinamento atmosferico urbano, stili di vita e salute

“Per l’ambiente gli uomini sono responsabili, i medici due volte”

Dal momento che i rischi per la salute sono largamente legati al degrado ambientale e ai modelli di vita, i medici devono orientare il loro ruolo professionale e civile per promuovere la salute anche attraverso scelte di tutela ambientale.

La dimostrazione che molti processi patologici trovano una loro eziopatogenesi in cause ambientali, quali l'accumulo di inquinanti nell'aria, nell'acqua, nel suolo e nel cibo, e l'esistenza su scala mondiale di gravi e irreversibili dissesti ambientali, hanno sollecitato una crescente attenzione verso questi temi.

Ambiente degradato, esposizioni occupazionali a sostanze nocive e modelli di vita scorretti sono responsabili del 75% delle patologie e delle cause di morte. Da decenni  nei convegni medici si discute di salute, rischi da lavoro, ambiente e inquinamento e i ricercatori si impegnano per evidenziarne le correlazioni.....


Agli specialisti che tutti i giorni verificano, per le loro specifiche competenze, i danni che l'ambiente inquinato determina nella popolazione devono affiancarsi i medici del territorio che possono rappresentare la reale congiunzione tra sistema sanitario, popolazione e mondo scientifico.

  ........E’ opportuno sostenere e consigliare le altre categorie professionali e le amministrazioni affinché promuovano politiche di prevenzione e quindi di salvaguardia ambientale, creando consenso intorno a scelte talvolta scomode e impopolari. E’ altresì necessario intervenire nei confronti di  soggetti che  perseguono iniziative non rispettose della salute e dell'ambiente di vita e di lavoro.

La nozione di responsabilità personale su cui la nostra cultura si è basata per millenni sembra ormai inadeguata. Sorge la necessità di elaborare concezioni nuove che ampliano tale nozione ad una dimensione collettiva.

Questo allargamento di prospettiva coinvolge il medico nella sua funzione sociale: il medico nella attuale società non ha più soltanto una veste nel rapporto individualizzato con il paziente ma un più ampio mandato nei confronti della collettività e della organizzazione sanitaria per gli aspetti di assistenza e di tutela della salute umana inserita nell’ecosistema.
Danno ambientale, ricadute sulla salute ed evidenze

L’inquinamento atmosferico rappresenta un grave problema di sanità pubblica dal momento che l’aria dei nostri centri urbani è resa sempre più irrespirabile dalla presenza di molteplici inquinanti.

  Anche le emissioni di gas serra, di origine antropica, sono cresciute e l’effetto serra è certamente una delle cause del cambiamento climatico che ha portato anche nel nostro Paese ad un aumento della temperatura media e a eventi climatici estremi, con la prospettiva di un profondo dissesto dell’ecosistema terrestre e di un avvenire incerto per le future generazioni.

Per la riduzione delle emissioni di gas serra in atmosfera – responsabili dei cambiamenti climatici – l’Italia si è impegnata (insieme ad altri 158 paesi nel mondo) a ridurre entro il 2010 l’anidride carbonica in atmosfera del 6.5% mentre in realtà dal 1990 al 2004 si è registrato un aumento dell’11,6%.

Nell’ultimo secolo la temperatura media mondiale è salita di 0,6° e l’aumento previsto entro la fine di questo secolo potrebbe essere fra 1,4° e 5,8°.  In Italia l’aumento di temperatura  negli ultimi decenni e’ stato  leggermente superiore alla media mondiale....

 Complessivamente l’inquinamento ambientale urbano è responsabile di effetti nocivi sull’apparato respiratorio e cardiovascolare, di effetti oncogeni e dell’aumento della mortalità generale.  
I principali studi condotti in Europa ed U.S.A. sulla correlazione fra inquinamento atmosferico e cancro al polmone sono concordi nel valutare che per ogni 10 µg/m3 di PM 2.5 si registra un incremento tra l'8% ed il 14% di neoplasie polmonari. 
 Si ricorda che l'OMS ha stimato la quota di decessi attribuibili a valori di PM10 oltre 20µg/m3 in 13 città italiane con oltre 200.000 abitanti sulla base dei valori di PM10 registrati negli anni 2002-2004. 
La stima è di 8220 morti/anno di cui 742 morti/anno per cancro del polmone

Da studi recenti emerge, altresì, che i decessi che si misurano o si stimano come effetto dell’inquinamento atmosferico non sono una semplice anticipazione di eventi che sarebbero comunque accaduti ma rappresentano un effetto netto di una mortalità che sarebbe stata evitata se i livelli di inquinamento fossero stati inferiori.

 E’ noto che i principali determinanti della qualità dell’aria sono la mobilità motorizzata, i sistemi di riscaldamento e le immissioni in atmosfera di sostanze chimiche da insediamenti produttivi e dagli inceneritori. E’ dunque su tutti questi elementi che si deve agire se si vuole migliorare la qualità dell’aria.......
Proposte operative

 Il nuovo codice di deontologia medica ha dedicato un articolo, il numero 5, alla “Educazione alla salute e rapporti con l’ambiente” che recita Il medico è tenuto a considerare l’ambiente nel quale l’uomo vive e lavora quale fondamentale determinante della salute dei cittadini. A tal fine il medico è tenuto a promuovere una cultura civile tesa all’utilizzo appropriato delle risorse naturali, anche allo scopo di garantire alle future generazioni la fruizione di un ambiente vivibile. Il medico favorisce e partecipa alle iniziative di prevenzione, di tutela della salute nei luoghi di lavoro e di promozione della salute individuale e collettiva.”



Noi medici siamo i primi osservatori di questi fenomeni in tutte le nostre professionalità:

  • Come operatori delle Aziende Sanitarie dei Dipartimenti di prevenzione contribuiamo a rilevare la frequenza e distribuzione delle malattie ed osserviamo il progressivo consolidamento dei dati che indicano un aumento delle patologie e della mortalità da inquinamento atmosferico.
  • Come medici di medicina generale constatiamo direttamente nei nostri ambulatori la diffusione sempre maggiore di patologie tumorali e soprattutto l’abbassamento dell’età di incidenza (K mammari, Linfomi ecc.)
  • Come pediatri vediamo aggravarsi nei bambini residenti in zone più inquinate o più trafficate patologie come l’asma, il raffreddore primaverile, le bronchiti, le broncopolmoniti e soprattutto i tumori (in Europa negli ultimi 30 anni si è registrato un incremento dell'1,2 % annuo dei tumori fra 0 e 14 anni  e dell'1,4% tra i 14-19 anni)

  • Come medici specialisti in tutte le branche vediamo il costante aumento delle patologie cronico-degenerative tra cui quelle cardiocircolatorie e respiratorie che rappresentano le cause principali di mortalità e di ricovero o  di disturbi nello sviluppo del sistema nervoso centrale legati all’esposizione a un vasto spettro di inquinanti chimici ambientali 

  • Come dirigenti del Servizio Sanitario Nazionale vediamo le risorse indirizzarsi prevalentemente verso la cura, la riabilitazione e la diagnosi precoce piuttosto che verso la prevenzione primaria.
  • Come medici universitari e ricercatori studiamo le correlazioni tra patologie ed ambiente insalubre e le portiamo a conoscenza degli studenti..........


Leggi l'articolo integrale su ISDE


 Tutte le immagini sono tratte da  
Facebook del Medico Isde Dott G.Ghirga

30 maggio 2013

Discariche, l’Italia rischia 100 milioni di multa dall’UE:gestione dei rifiuti insostenibile.


Tratto da Ecologiae

Discariche, l’Italia rischia 100 milioni di multa dall’UE


La gestione dei rifiuti in Italia è insostenibile. Per questo ora rischiamo oltre 100 milioni di euro di multa da parte dell’Unione Europea. Una multa che dovrebbero pagare quelle decine di amministratori locali e soprattutto nazionali che per anni hanno limitato la progressione della raccolta differenziata o di altre forme di smaltimento ed hanno invece preferito buttare tutto in discarica. 
L’Italia si conferma così, non solo per il problema rifiuti, la maglia nera dell’Europa.
Siamo recordman (o per meglio dire “recordcountry”) per quanto riguarda le procedure d’infrazione, ben 98, di cui un terzo soltanto per quanto riguarda i temi ambientali. Lo ha spiegato il Ministro per gli Affari Europei Enzo Moavero Milanesi che spiega come, a causa delle discariche abusive, dei mancati controlli e per altri problemi che l’Europa ci contesta, si attende da un giorno all’altro una multa da 61,5 milioni di euro per inadempimento ed un’altra da 46 milioni di euro per mancati controlli. Insomma, veniamo puniti due volte, la prima perché in molti casi non si seguono le regole, la seconda perché, una volta che l’UE ci fa notare l’infrazione, non facciamo niente per risolverla.
L’esecutivo spesso ritarda le attuazioni, mentre il Parlamento ritarda il recepimento delle direttive. Le attuali infrazioni riguardano per lo più il settore ambiente: sono 31 delle quali 28 ricadono sotto la competenza specifica del ministro. Le difficoltà di adempimento chiamano in causa anche regioni ed enti locali
spiega Moavero Milanesi, che punta il dito contro i ministeri dell’ambiente, della salute, del lavoro, dell’economia, dello sviluppo e dei trasporti.
E l’assurdità in tutta questa vicenda è che potremmo benissimo evitare queste sanzioni che non fanno altro che peggiorare la situazione ambientale e monetaria del nostro Paese, ma purtroppo la lentezza della burocrazia italiana rallenta ogni tentativo di miglioramento di questo Paese, facendoci risultare sempre gli ultimi della classe.

Giudicare gravi i 'crimini ambientali contro l'umanità' e rendere omogenee le pene in Ue

Tratto da  Adnkronos
Al lavoro sulle sfide di uno sviluppo sostenibile

Giudicare gravi i 'crimini contro l'umanità' e rendere omogenee le pene in Ue


Bruxelles, 29 mag. - (Adnkronos) - Estendere le competenze della Corte Penale Internazionale dell'Aja ai più gravi reati ambientali così da poterli giudicare quali crimini contro l'umanità, e istituire il Tribunale Penale Europeo dell'Ambiente per rendere omogeneo il contrasto e l'applicazione delle pene sul territorio europeo e, soprattutto, render possibile l'applicazione di quelle sanzioni. Sono i due obiettivi principali per raggiungere i quali da alcuni anni la International Academy of Environmental Sciences e poi la Fondazione Sejf -­Supranational Environmental Justice Foundation, stanno portando avanti un complesso lavoro legislativo e diplomatico.
Questo è stato anche il tema dell'audizione che si è tenuta oggi a Bruxelles, tra il presidente della fondazione Sejf, Antonino Abrami, e i rappresentanti della Globe International, l'organismo internazionale tra parlamentari europei che ha lo scopo di produrre politiche e legislazioni a favore della tutela dell'ambiente e di contrasto ai mutamenti climatici. ''La giornata di oggi - spiega Antonimo Abrami, ex magistrato alla Corte d'Appello di Venezia e docente universitario - è propedeutica verso una riforma che appare sempre più urgente e che è ormai nella coscienza dei popoli, ancor prima che nelle scelte politiche delle istituzioni.
 Per risolvere la 'questione ambiente' che è al centro della politica della sostenibilità è necessario prima di tutto considerare l'aspetto della responsabilità di chi lo distrugge o di chi lo danneggia. Un'emergenza che si scontra con l'inadeguatezza dell'attuale sistema giurisdizionale".  
........."Nonostante gli importanti passi in avanti compiuti con la direttiva europea del 2008 - conclude Abrami - serve uno scatto in avanti ulteriore per garantire a livello europeo un sistema sanzionatorio uniforme e a livello mondiale un riconoscimento del 'Disastro ambientale intenzionale' come crimine contro l'umanità''. Il convegno di Venezia del 21 giugno prossimo sarà l'occasione per presentare le proposte della fondazione Sejf per una riforma della tutela ambientale su scala internazionale e per una legislazione ambientale che deve tener conto di diversi aspetti.  
Si va da una scala delle urgenze ambientali nei diversi continenti alla necessità di elaborare un codice europeo ed internazionale dell'ambiente che formuli alcune definizioni base per definire le priorità ambientali; dall'importanza del riconoscimento della responsabilità ambientale del mondo dell'impresa, alla necessità di rendere imprescindibili i principi del ''chi inquina paga'', di precauzione, prevenzione, sostenibilità in tutti campi dell'industria e dell'economia.

Taranto, 15 mag. (Adnkronos) - "L'evoluzione dell'inchiesta 'Ambiente svenduto' conferma che i reati di corruzione e concussione se perpetrati in campo ambientale rappresentano indirettamente una seria minaccia per la salute dei cittadini".
 Lo afferma Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia..........

"Purtroppo assistiamo sempre piu' spesso - continua Tarantini - ad attivita' illecite accompagnate da un sistematico ricorso alla corruzione di amministratori pubblici e rappresentanti politici, funzionari incaricati di rilasciare autorizzazioni o di effettuare controlli. Non dimentichiamoci che tra le molte vittime della corruzione vi sono quanti pagano con la vita o con la salute l'arricchirsi di funzionari pubblici a libro paga dei corruttori. Lodevole il lavoro della magistratura tarantina che cosi' facendo contribuisce, insieme ad altre Procure, a diminuire il tasso di depenalizzazione dei reati di corruzione. 
Nel nostro Paese, infatti, la corruzione - sottolinea il presidente di Legambiente - rischia di trasformarsi in un crimine senza pena. Se si ipotizza che i protagonisti ne ponderino razionalmente costi e benefici attesi, le occasioni favorevoli e l'inefficacia dei controlli segnalano che smistando tangenti si puo' guadagnare molto rischiando poco o nulla. La credenza che la corruzione sia prassi corrente e che l'onesta' non paghi finisce per tradursi da sola in realta'
Se invece si diffonde la convinzione che la legge della tangente non sia senza scampo si puo' cominciare a intraprendere un cammino che sia davvero diverso e che avvii al cambiamento".
Qui  l'articolo integrale

La Spezia:Ambiente e salute, la centrale accende il dibattito

  Tratto da Città di La Spezia.com

Ambiente e salute, la centrale accende il dibattito

...."Non è la qualità dell'aria - ha spiegato la dottoressa Soggiu - a creare preoccupazione, ma semmai l'accumulo al suolo e negli organismi di particelle microinquinanti, che possono rappresentare un pericolo con il loro ingresso nella catena alimentare".

Il confronto è proseguito sino al momento in cui
Salvatore Bargabagallo, presidente dell'Ordine dei medici spezzino, è salito sul palco. "I dati non hanno chiarito le idee all'opinione pubblica - ha detto -. Quello che è certo è che la combustione dei combustibili fossili è nociva per al salute. Quanto? 
 ......Come Ordine dei medici abbiamo chiesto al Comune di inserire nella procedura di rilascio dell'Aia la riduzione dell'utilizzo del gruppo a carbone. Crediamo infatti che dopo cinquant'anni di attività l'azienda possa dimostrare un po' più di riguardo nei confronti della città"......
Per il comitato
'Spezia via dal carbone' ha preso la parola Daniela Patrucco, invitando gli esperti presenti a valutare l'ipotesi di fare della scuola di Fossamastra, a pochi metri dal molo di scarico del carbone della centrale, un caso di studio, anche solo per valutare l'ipotesi di spostare la scuola.Speravamo che il dibattito fosse finalizzato a comprendere meglio cosa fare per il rilascio dell'Aia, e in ogni caso quella di oggi è una iniziativa tardiva. Aggiungo che il monitoraggio deve essere fatto su tutte le malattie correlate all'ambiente, non solamente su alcune forme tumorali. Occorre una valutazione dell'impatto sanitario, secondo il principio di precauzione, onde evitare, e spero proprio che non accada, di trovarci tra vent'anni a parlare delle malattie indotte dalla combustione del carbone, come oggi facciamo con quelle causate dall'amianto.
La situazione che si è creata non è colpa di nessuno, ma responsabilità di tutti. Citando Einstein: non possiamo risolvere i problemi - ha concluso Patrucco - nello stesso modo in cui sono stati creati".
Il dottor Giovanni Marsili, dell'Iss, ha anticipato un paio di richieste che saranno inserite nella procedura di rilascio dell'Aia, derivanti dalle conclusioni raggiunte con lo studio commissionato dal Comune: "Chiederemo una rete di studio delle deposizioni per valutare al meglio l'impatto dei microinquinanti sul suolo e sulla salute. .......
La chiusura è stata affidata al dottor Paolo Bruzzi, epidemiologo, che ha spiegato come un monitoraggio su una popolazione con numeri piccoli può fornire dati non solidi, non significativi e manipolabili. "L'epidemiologia è una disciplina grossolana, che non va utilizzata per proteggere la salute, ma a scopo di ricerca e di conferma a posteriori. La vera prevenzione è agire sulle fonti di inquinamento e sull'esposizione".
 ......Il lavoro da fare per avere un quadro preciso della realtà è ancora molto, e quel che è certo è che tra pochi giorni si compirà uno dei passi fondamentali per il rilascio dell'Aia a quella centrale che tutti, al di là delle opinioni scientifiche, politiche e occupazionali, vorrebbero vedere quanto meno alimentata esclusivamente a metano. Tutti tranne Enel.

29 maggio 2013

Enel e Greenpeace ormai è guerra aperta.Greenpeace: «Non desisteremo».

Tratto da La Stampa

Enel e Greenpeace  ormai è guerra aperta


ANSA
La società elettrica denuncia gli autori di un cortometraggio che attacca le centrali a carbone. Greenpeace: «Non desisteremo». L’Enel: «Assurda accusa di strage»


Greenpeace ha inviato a tutti i parlamentari il filmato sull’uso del carbone che «l’Enel vuole censurare» e per il quale risulta indagato il regista Mimmo Calopresti. Ad accompagnare la copia del film, una lettera in cui l’associazione chiede «alle Istituzioni di farsi carico della condotta di un’azienda controllata dallo Stato». 
 Si tratta del cortometraggio "Uno al giorno "che l’associazione ha realizzato lo scorso autunno e su cui è scattata «una denuncia di Enel contro ignoti». Greenpeace dice che nel corto viene «mostrato a tutti cosa vuol dire produrre elettricità col carbone»; ad essere «indagati, presumibilmente per diffamazione, sono il regista Mimmo Calopresti e lo sceneggiatore Manfredi Giffone». 

Nel cortometraggio......  si parla degli «impatti sanitari ed economici del carbone che Enel utilizza per produrre in Italia quasi il 50% della sua elettricità». Secondo uno studio commissionato da Greenpeace, spiega l’associazione, «i fumi delle centrali a carbone di Enel causano nel nostro Paese una morte prematura al giorno e circa 1,8 miliardi di euro di danni l’anno». «Greenpeace accusa da tempo Enel per gli impatti del suo carbone - Andrea Boraschi, responsabile della campagna energia e clima di Greenpeace - E in una delle volte in cui è stata trascinata in tribunale, la scorsa estate, la magistratura ha rigettato il ricorso dell’azienda e giudicato legittime le nostre accuse poiché fondate su dati veridici: `Uno al giorno´ nasce proprio da quei dati e da quella storica sentenza. Greenpeace non mollerà».  

Immancabile la replica di Enel. L’azienda, si legge in un comunicato, «riconosce il diritto di critica e anche di satira, ma si vede costretta a tutelare la propria reputazione di fronte a un’assurda accusa di strage premeditata e continuata ......Leggi l'articolo integrale

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Tratto da La Repubblica Bari

Brindisi, protesta sul camino dell'Enel attivisti Greenpeace a processo

Il colosso dell'energia chiede un risarcimento di un milione e 200mila euro ai protagonisti dell'azione dimostrativa rivolta ai grandi del G8 nel luglio del 2009



L'assalto degli arrampicatori agli impianti di Brindisi andò in scena mentre altri attivisti scalavano le centrali di Porto Tolle (parco regionale sul Delta del Po), Vado Ligure (Savona), Marghera (Venezia). L'obiettivo: ottenere la riduzione delle emissioni di anidride carbonica, e dunque il ridimensionamento della produzione di energia da carbone.........

Le immagini con l'enorme scritta fecero il giro del mondo, e quando gli ospiti indesiderati abbandonarono Brindisi, Enel dovette ritinteggiare la ciminiera alta duecento metri con più di una passata di vernice per non lasciare traccia dell'epiteto rivolto ai membri del G8. Pittura e cancello da riparare giustificherebbero secondo i legali di parte civile l'esosa richiesta risarcitoria, oltre alla violazione di domicilio e l'interruzione del servizio.

L'ennesima disputa giudiziaria non scoraggia però Greenpeace: "Abbiamo protestato più volte contro l'inquinamento della centrale Enel di Brindisi, e per una di quelle proteste oggi siamo a processo, mentre pende su di noi la spada di Damocle di risarcimenti milionari", ha commentato Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e clima di Greenpeace. "Eppure due anni dopo la nostra azione, del 2009, è stata l'Agenzia europea per l'ambiente a stabilire che la centrale a carbone Federico II è l'impianto industriale più inquinante d'Italia, diciottesimo nell'Unione, perché - dice - causa su base annua 119 morti premature e danni economici compresi tra i 536 e i 707 milioni di euro". Nessuna commento da parte dei dirigenti della centrale termoelettrica, che preferiscono non replicare. Per Enel la battaglia si gioca tutta in tribunale.

VELENO, quando la dose diventa letale . LA BATTAGLIA DI UNA GIOVANE DONNA NELLA CITTA' OSTAGGIO DELL' ILVA .

Immagine tratta da facebook del Dottor  G.Ghirga Medico ISDE
Veleno. Il veleno funziona attraverso un meccanismo chimico, sai? Tutto dipende dalla dose. In natura praticamente ogni sostanza può essere tossica per un organismo vivente, ma è la dose che provoca il danno. 
 Taranto è stata avvelenata lentamente... dall’industria, dalla bulimia del profitto, dai silenzi dei politici, dalla fame di lavoro, dai giochi dei sindacati, dall’ignoranza, dalla nostra paura di reagire. 
Abbiamo lasciato che tutto ciò accadesse. E il veleno ha fatto effetto. La dose è diventata letale”.

 Cristina Zagaria e Daniela Spera presentano -Veleno-, oggi, mercoledì 29 maggio (ore 21)  presso il Caffè Letterario "Cibo per la Mente", via Duomo a Taranto.


Tratto da Noalcarbone

VELENO. LA BATTAGLIA DI UNA GIOVANE DONNA NELLA CITTA' OSTAGGIO DELL' ILVA

di Daniela Patrucco  
Nelle 30 ore trascorse a Taranto il 1 Maggio scorso, passeggiando tra le bancarelle intorno alle 9 di sera, mi sono imbattuta in un tavolinetto su cui erano allineate nove copie di Veleno. 
Appena presa in mano una copia del libro, il signore al banchetto mi spiega il contenuto della seconda, terza e quarta di copertina... 
"Come in tutti i libri, peraltro" gli rispondo un po' acida.
"Sì, solo che questo l'ha scritto mia figlia" mi risponde, dolcissimo, lasciandomi fulminata.
Su una sedia poco lontano è seduta una ragazza minuta "Lei è la protagonista del romanzo", mi dice il papà di Cristina Zagaria, l'autrice di Veleno.
 Si chiama Daniela Spera.
 
Ho letto il romanzo e intervistato Daniela...
l'articolo è pubblicato qui su Scienze in rete
Spero che l'articolo sia sufficientemente intrigante da indurvi ad acquistare e leggere il libro.
Vi ricorderà senz'altro qualcosa di familiare, ovunque viviate. 
Perchè Taranto, è l'Italia, eventualmente in proporzioni differenti. Ci riguarda tutti.

ILVA OPERAZIONE A CUORE SPACCATO

Leggi su L' Huffingtopost

ILVA

OPERAZIONE A CUORE APERTO

Dopo una giornata di drammatiche riunioni a palazzo Chigi si va verso il commissariamento del gruppo Riva. Potrebbe toccare ancora una volta a Enrico Bondi prendere le redini. Ma ci sono dei nodi legislativi che il governo non è riuscito a sciogliere (di F.Bini)

Per la prima volta l’ombrello di intervento del governo potrebbe non coprire più soltanto lo stabilimento siderurgico di Taranto, né anche le altre sedi del gruppo. Se di amministrazione straordinaria dovesse trattarsi, ad essere commissariata potrebbe essere la società controllante, la Riva Fire, destinataria della maggior parte dei sequestri disposti dai magistrati tarantini. E il nome che circola per prendere in mano la capogruppo dell'impero dei Riva potrebbe essere quello dell’ “uomo per tutte le stagioni”. Uno che l’Ilva, già da qualche settimana, la conosce bene: Enrico Bondi. 
 È una strada tortuosa, ma non impercorribile, quella che porterebbe al commissariamento della Riva Fire. Che passa, innanzitutto, per un intervento legislativo non sulla Salva Ilva – che a questo punto verrebbe letteralmente scavalcata, se non ignorata - ma sulla legge Marzano sull’amministrazione straordinaria......
Di certo, paradossalmente, malgrado gli appelli lanciati nel corso della giornata da sindacati e politici, la soluzione della crisi non passa per una mera applicazione della legge 231/2012. La Salva Ilva, così com’è, non serve più. Lo sa Letta, lo sanno i suoi ministri e lo sa l’azienda.  

........La novità, da otto mesi ad oggi, è che a differenza di allora il governo punta solo e soltanto alla continuità produttiva dello stabilimento, e al contestuale risanamento degli impianti, ad ogni condizione. Anche, le premesse lasciano intendere, separando per la prima volta dal 1995 ad oggi il destino del grande polo siderurgico da quello della famiglia Riva. Al primo ci penserà il governo, al secondo i magistrati.
Leggi l'articolo integrale


Leggi anche su Il Fatto Quotidiano

Ilva: caro Prodi, a Taranto ha sbagliato lo Stato non i cittadini

di Alessandro Marescotti

 

28 maggio 2013

Inquinamento e reati ambientali: l'intervento del MEDICO Isde G.Ghirga del 16 marzo 2013

   A distanza di due mesi  ripubblichiamo il nostro post del 25 marzo 2013 poichè presenta aspetti  molto importanti ,da imprimere bene nelle  menti ......

Inquinamento e reati ambientali: l'intervento del MEDICO 

Isde G.Ghirga

  Ecco la Risposta Medica e Scientifica  dedicata chi vuole per i nostri territori Sempre ......TANTO CARBONE.(Da leggere con attenzione.....)

Intervento tratto da Medicina Democratica

“Inquinamento e reati ambientali – Le battaglie a tutela della salute nei posti di lavoro e nella vita quotidiana dei cittadini."

Daniela Patrucco -21 marzo 2013 -


Il video integrale si può vedere qui

Il medico è tenuto a considerare l’ambiente nel quale l’uomo vive e lavora quale fondamentale determinante della salute dei cittadini. 

 A tal fine il medico è tenuto a promuovere una cultura civile tesa all’utilizzo appropriato delle risorse materiali, anche allo scopo di garantire alle future generazioni la fruizione di un ambiente vivibile. Il medico favorisce e partecipa alle iniziative di prevenzione, di tutela della salute nei luoghi di lavoro e di promozione della salute individuale e collettiva”. Così recita l’art. 5 del Nuovo Codice Deontologico dedicato all’educazione alla salute e ai rapporti con l’ambiente con cui il dott. Giovanni Ghirga – pediatra, membro del comitato degli esperti della Società Internazionale dei Medici per l’Ambiente (ISDE) – ha aperto il suo intervento al convegno di Savona su Inquinamento e reati ambientali (vedi intervento Sost. Proc. di Torino Dott. Raffaele Guariniello).

Oggetto del suo intervento sono i costi economici, ambientali, sociali e per la salute derivanti dall’utilizzo del carbone per la produzione di energia elettrica.

 
 I limiti all’inquinamento stabiliti dalla legge. “La salute è minacciata anche quando l’inquinamento rientra nei limiti di legge, perché la legalità ambientale può solo ridurre, ma assolutamente non evita, i danni alla salute e all’ambiente (anche nei luoghi di lavoro). 
Cosa significa che un inquinante è nei limiti della norma? Occorre distinguere fra la soglia socialmente accettabile, e la soglia biologica. Mentre la soglia socialmente accettabile è quantificata sulla base di logiche che sono in parte scientifiche, in parte economiche e politiche, la soglia biologica si basa solo sui dati sperimentali. E per i dati sperimentali, come sa ogni cancerologo che abbia studiato questi problemi, non esiste una soglia limite. Inoltre, i limiti sono “tarati” su individui adulti, mentre andrebbero posti a difesa dei più deboli: i bambini.”


 I numeri dell’inquinamento, per la salute e per l’economia. “Secondo un recente documento dell’Agenzia Europea dell’ambiente, l’inquinamento industriale in Europa costa quasi 170 miliardi di euro per danni alla salute e all’ambiente, e la maggior parte di questi danni sono prodotti dalle industrie energetiche

 
Un recente studio dell’Alleanza per la sanità e l’ambiente – un importante centro di ricerca europeo – dimostra che in Europa la spesa annua causata da morti premature e malattie imputabili all’utilizzo del carbone supera i 42 miliardi di euro. Oltre 18.200 morti premature l’anno e circa 8.500 i nuovi casi di bronchite cronica causati dalle emissioni generate dagli impianti a carbone. Veri e propri “killer invisibili”. 

Tra le 622 industrie europee più inquinanti c’è anche la centrale di Vado Ligure, che non dovrebbe essere ulteriormente ampliata per almeno altre due ragioni oltre a quelle già viste”.

 Non abbiamo bisogno di nuove centrali a carbone. 
 
 “Il Comitato degli Esperti delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (IPCC) ha dichiarato che “nel 2050, fino all’80 % dell’energia mondiale potrebbe essere fornita da fonti rinnovabili se i governi facessero i passi giusti.” 
 
Nel frattempo, non abbiamo bisogno di produrre più energia di quella di cui già disponiamo perchè la potenza attualmente installata è di circa 120 GW,contro una richiesta massima storica di circa 56,8 GW verificatasi nel 2007. 
 I dati pubblicati da Terna confermano che l’Italia dal punto di vista energetico è tecnicamente autosufficiente grazie ai 120 GW che le nostre centrali (termoelettriche, idroelettriche, solari, eoliche, geotermiche) sono in grado di sviluppare. Perché allora importiamo energia dall’estero?
Soprattutto di notte, quando l’elettricità prodotta dalle centrali nucleari francesi – che strutturalmente non riescono a modulare la potenza prodotta – costa molto meno, spegniamo le nostre centrali meno efficienti e acquistiamo energia all’estero.”




Continuiamo a privilegiare il carbone. “Nell’ultima stesura della Strategia Energetica Nazionale (SEN) – elaborata pochi giorni fa dai Ministeri dello Sviluppo Economico e dell’ambiente con un vero e proprio colpo di mano non si fa alcun cenno al carbone. Pochi giorni fa l’amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti, nel corso della presentazione del bilancio del 2012 e del piano 2013 – 2017  aveva dichiarato: Noi facciamo un forte affidamento sul carbone. Dal 2009 la produzione di energia da carbone è aumentata di quasi il 50 per cento e oggi l’impatto sanitario ed economico di un’azienda (Enel) che va per metà a carbone è semplicemente insostenibile per il Paese.  
La produzione a carbone di Enel è passata dai 32,4 TWh del 2011 ai 36 del 2012, nonostante la produzione totale di energia sia scesa da 79 a 74,5 TWh. In questo modo Enel ha portato dal 34% del 2010 al 48,4% la quantità di energia prodotta con il carbone.”

 
Chi inquina paga? Quanto costerebbero all’Italia i nuovi impianti programmati? 
Secondo lo studio commissionato da Greenpeace alla società SOMO, il danno per emissioni simili a quelle dichiarate nel progetto della nuova centrale a carbone nel Parco del Delta del Po sarebbe pari a 85 morti premature l’anno. Morti causate da “carbone pulito” in una centrale che opera nei limiti di legge. La sanità italiana costa oltre 110 miliardi di euro l’anno e l’inquinamento causa sino all’8/9% di tutte le malattie. Secondo il principio  
“Chi inquina paga” quando si presenta un progetto di un impianto industriale inquinante, insieme ai costi di costruzione e esercizio, si dovrebbe presentare un resoconto dei possibili costi per danni alla salute e all’ambiente causati dalle emissioni nella fase di esercizio. Una volta approvato il progetto, tale spesa dovrebbe essere a completo carico dell’azienda che lo ha presentato” http://europa.eu/legislation_summaries/enterprise/interaction_with_other_policies/l28120_it-htm

  
Rifiuti: pericolosi o non pericolosi?. “Il Ministero dell’Ambiente (DM 5 febbraio 1998) dichiara che le ceneri provenienti dalla combustione del carbone possono essere riutilizzate nei materiali edili e nell’asfalto. Non costituiscono rifiuti pericolosi le ceneri della combustione del carbone di provenienza dalle centrali termoelettriche e la lignite, anche additivati con calcare e sottoposti alle procedure di recupero ai sensi degli articoli 31 e 33 dl 5 febbraio 1997, n. 22.13.13.1.

 
Esiste tuttavia uno studio spagnolo (Mortality due to lung, laryngeal and bladder cancer in towns lying in the vicinity of combustion installations) nel quale gli autori mettono in evidenza il rischio causato dalle ceneri del carbone per il loro elevato contenuto di sostanze tossiche e per la radioattività causata da uranio e torio. Tale pericolosità viene paragonata a quella delle scorie nucleari. (Science of the Total Environment. 2009:407;2593–2602).

Studi recenti effettuati dalla U.S. Geological Survey hanno mostrato che dai derivati delle ceneri del carbone, usati per fare il manto stradale, con il tempo si volatilizzano gli IPA (cancerogeni) ai quali sembrano particolarmente esposti i bambini tra i 3 ed i 5 anni. Inoltre, sostanze tossiche possono raggiungere le falde acquifere e contaminarle. Negli USA numerosi Stati si stanno opponendo a questo uso delle ceneri del carbone (qui e qui)”




 Rifiuti: risorsa o incenerimento? “La collaborazione di 50 centri di ricerca in 20 nazioni, in 20 anni di lavoro, ha prodotto un software che consente di verificare il danno provocato da una specifica fonte inquinante, a partire dai dati dichiarati dall’impresa.
 Grazie a questo strumento si può stimare che gli inquinanti emessi dall’incenerimento dei rifiuti costano oltre 21€/t contro i 12€ che si spenderebbero per il loro conferimento in discarica. Significa che 400.000 tonnellate di rifiuti bruciate in un anno potrebbero comportare una spesa per i danni provocati alla salute e all’ambiente di circa 8.480.000€. Dopo 20 anni di attività, pari alla combustione di 4.000.000 di tonnellate di rifiuti, i costi esterni potrebbero ammontare a circa 169.600.000€. 
Danni economici e morali che subiamo in piena legalità.

La Commissione Europea, in occasione della pubblicazione lo scorso gennaio del Rapporto sulla gestione dei rifiuti” ha reso noto che una corretta gestione dei rifiuti produrrebbe 2.400.000 posti di lavoro oltre che salute e benessere.”




 I limiti delle polveri. “Le polveri dannose sono quelle con un diametro di un milionesimo di metro ma quelle ancora più tossiche hanno un diametro di miliardi di volte inferiore al metro: in una sezione di un capello ce ne sono un numero infinito. Polveri di queste dimensioni, come i virus, non sono filtrabili se non dai nostri polmoni o da quelli dei bambini.



Uno studio realizzato nel 1993 in sei città americane ha confermato che non esiste un livello di PM 2.5 al di sotto del quale non ci siano effetti negativi sulla salute. (Dckery DW et al. Air Pollution and Mortality. N Engl J Med 1994; 330:1237-1238) 


Tuttavia noi ci dobbiamo accontentare che il P.M. 2.5 non superi 25 µg m3 entro il 2015 e 20 µg m3 entro il gennaio 2020. Per le polveri ultrafine, invece, non c’è limite. Il nostro organismo si è talmente abituato a queste polveri che uno studio realizzato su bambini sani (Leicester, UK) ha rilevato un deposito carbonioso nei polmoni di tutti i bambini esaminati. Senza che nessuno avesse manifestato alcun sintomo a carico delle vie respiratory (Thorax 2001).


Quando ci sono alti livelli di smog, neppure chiudere le finestre ci preserva dall’inquinamento. Anche a infissi chiusi, nel peggiore dei casi fino all’80% delle poveri ultrafini penetra all’interno (Ghirga, G. Are children safe indoor from outdoor air pollution? A short review. Open Journal of Pediatrics, 2, 93-96.doi: 10.4236/ojped.2012.22016).

 L’unica arma realmente efficace, per la riduzione di questi inquinanti, è non produrli!”

  
Come si combattono le polveri. “L’agenzia europea per l’ambiente (EEA) ci dice che quasi la metà delle polveri derivano dai processi di produzione dell’energia e l’altra metà dal traffico.


La prima quota d’inquinamento dell’aria si può ridurre in tempi relativamente brevi, attraverso la riduzione dell’uso del carbone;quella causata dai trasporti, in tempi più lunghi attraverso interventi efficaci sulla mobilità. La presenza di alberi e piante verdi in città riduce la concentrazione dei maggiori inquinanti di ben otto volte. Mentre la concentrazione del diossido di azoto (NO2) e delle polveri fini si riduce rispettivamente del 40 e del 60 %. (T. A. M. Pugh et al. Effectiveness of Green Infrastructure for Improvement of Air Quality in Urban Street Canyons. Environmental Science & Technology, 2012)”.


 Energie rinnovabili e lavoro. Nel vento c’è abbastanza energia per soddisfare il fabbisogno mondiale. Un nuovo tipo di turbine atmosferiche, capaci di convertire l’energia eolica in modo costante e rapido, sembra molto più efficiente di quelle attualmente in funzione sulla terraferma o in mare. Sembra che il vero ostacolo a questa soluzione sia più di tipo economico/politico piuttosto che un limite geofisico all’energia eolica disponibile ed alla capacità di sfruttarla. (K. Marvel et al. Geophysical limits to global wind power. Nature Climate Change, 2012; DOI: 10.1038/NCLIMATE1683)
 

In Europa, già un anno fa, i lavoratori nelle energie rinnovabili avevano superato il milione di unità. 500.000 posti di lavoro nel solare e nell’eolico http://www.rtcc.org/europe-hits-1-million-jobs-in-renewable-energy-but-discontent-remains/


Inquinamento a basse dosi e alta pericolosità. “Numerosi studi effettuati sia nell’uomo che negli animali hanno esaminato gli effetti degli inquinanti ad esposizioni relativamente alte. Purtroppo esiste un’evidenza scientifica, che va sempre più aumentando, sui gravi effetti sulla salute causati da esposizioni a basse dosi di inquinanti come mercurio, arsenico e piombo. 


 La maggior parte degli studi effettuati ha valutato le conseguenze sulla salute dell’esposizione a singoli inquinanti. Invece noi siamo esposti contemporaneamente/continuamente durante tutto il decorso della vita a un numero molto elevato di agenti chimici. Effetti patologici potrebbero essere la conseguenza di un’interazione d’inquinanti assunti a bassi livelli. Inoltre nulla sappiamo dell’esito dell’interazione tra basse dosi di diversi inquinanti chimici e di radiazioni cui siamo esposti. 
Un settantesimo del mercurio contenuto in un cucchiaino e depositato in un lago di una superficie quadrata di 4.000 metri può rendere il pesce pericoloso da mangiare. 
 Il carbone emette una quantità di mercurio enorme: è responsabile del 25% di mercurio emesso da tutte le fonti nel mondo. Per la maggior parte degli inquinanti non ci sono dati sufficienti per affermare che non provocano problemi durante lo sviluppo e la maturazione dei vari organi e sistemi: nel feto, nel neonato, nel bambino.”


 
Acqua e arsenico. “L’Arsenico nell’acqua potabile, perché sia sicura, deve avere una concentrazione < 10 µg/l. L’incenerimento dei rifiuti, la messa in discarica di rifiuti speciali, la combustione dell’olio combustibile e del carbone, l’industria mineraria e l’uso dei pesticidi hanno un’importanza rilevante nell’inquinamento ambientale da arsenico, non inferiore alle cause naturali (Guidelines Canadian Drinking Water quality, 2006; EPA, Locating and Estimating Air Emissions from Sources of Arsenic and Arsenic Compounds, 1998).


Con il passare del tempo, l’arsenico passa dai rifiuti urbani messi in discarica nelle falde acquifere (Arsenic & Landfills: Protecting Water Quality October 3 – 4, 2006
Tremont Courtyard – Boston, Massachusetts)



 
Le donne, in stato di gravidanza e nella fase di allattamento.....Un aumento del diabete in gravidanza e la preeclampsia sono stati osservati in associazione a livelli di ossidi di azoto anche entro i “limiti di legge” (gli ossidi di azoto sono prodotti dalla combustione dei fossili)


L’esposizione all’arsenico rappresenta un rischio per l’insorgenza del cancro al seno (Sodium arsenite alters cell cycle and MTHFR, MT1/2, and c-Myc protein levels in MCF-7 cells http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19766132)”


I bambini. “Arsenico, Diossine, As, Pb, Hg, Cd, Ni e numerosi altri elementi liberati nell’ambiente, anche a dosi incredibilmente basse, possono causare danni al sistema nervoso in via di accrescimento che si possono manifestare con turbe del carattere, ritardo mentale, turbe del linguaggio, riduzione della capacità scolastica, turbe della sfera emotiva, ecc. (Grandjean, PJ Landrigan. Developmental neurotoxicity of industrial chemicals. Lancet 2006;16;368:2167-78). 
 
L’esposizione agli inquinanti riduce infine il quoziente intellettivo dei bambini con un danno enorme: l’intelligenza dei bambini è il futuro della società (SF Suglia et al. Association of Black Carbon with Cognition among Children in a Prospective Birth Cohort Study. Am. J. Epidemiol. (2008) 167 (3): 280-286.).


Già nel 2010 la copertina di Time titolava “In che modo i primi nove mesi (di vita intrauterina) condizionano il resto della tua vita”. Arsenico, mercurio, piombo, diossine e altre centinaia d’inquinanti hanno la capacità di modificare l’espressione genetica. Tale modifica può predisporre a una malattia cronica come il diabete, l’arteriosclerosi e il cancro, che può manifestarsi decine e decine di anni dopo ed essere trasmesso alle generazioni successive. Gli effetti delle nostre azioni di oggi ricadranno sui nostri nipoti e pronipoti.” 
 


Il futuro. “Walter Kohn, Nobel per la Chimica nel 1998, ha dichiarato che, in relativamente poco tempo, le continue ricerche nel campo delle energie rinnovabili potrebbero condurre a una nuova era nella storia dell’essere umano, nella quale il sole e il vento saranno le due più importanti fonti di energia (Boston, American Chemical Society’s 240th National Meeting on August 24 2010). 

Il nuovo obiettivo di salute globale non è arrivare a vivere 110 anni ma “invecchiare con un livello di benessere accettabile”. (The Lancet. Global Burden of Disease Study 2010. Published Dec 13,2012) 



Solo il sole brucia e non fa male”.


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