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30 aprile 2020

Giovanni Ghirga : inquinamento e patologie nei bambini ,i rischi per il neurosviluppo.

Tratto dalla pagina Facebook del Medico Isde Giovanni Ghirga
Bloccare subito la costruzione di nuovi impianti di incenerimento dei rifiuti significa ridurre le emissioni in atmosfera di sostanze che, causando l'infiammazione delle vie respiratorie, aprono la strada all'attacco del SARS-CoV-2, causa della COVID-19. Diminuire le emissioni riduce il fattore di rischio, in soggetti geneticamente predisposti, di soffrire della sindrome dello spettro autistico e di altri disturbi del neurosviluppo quali il deficit dell'attenzione associato ad iperattività, disturbi del linguaggio ed altri.  Non solo la salute ma anche l'economia ne trarrebbe un grande beneficio.


Guarda il video  integrale qui

Celestino Panizza:Inquinamento atmosferico e pandemia .

Tratto da https://siamobenefit.apotecanatura

 Inquinamento atmosferico e pandemia

La rapida diffusione dell’epidemia di Covid-19 che si sta verificando in tutto il mondo (in particolare in Cina, Nord Italia, Spagna e Stati Uniti) ed il conseguente impatto sulla mortalità, ha suscitato attenzione sul ruolo svolto dalle elevate concentrazioni locali di particolato nell’aria (PM) nella diffusione del virus e nell’aggravamento degli effetti sulla salute.
Le PM sono una miscela di particelle solide e liquide in sospensione nell’aria. Le particelle più grandi (diametro > 10 μm) non restano a lungo nell’atmosfera e possono essere trasportate in aria per pochi Km (1-10). Le particelle più piccole sono: il PM 10 (diametro < 10 μm), il PM 2.5 (fine) e il PM 0.1 (ultrafine). Esse persistono più a lungo in atmosfera, in media da pochi giorni fino a diverse settimane, e possono essere trasportate dalle correnti anche per centinaia di Km. 
Balza all’attenzione il fatto che le aree di maggiore diffusione del virus in Italia, coincidano con territori come la Pianura Padana, particolarmente critici dal punto di vista dell’inquinamento atmosferico. 
È noto che l’inquinamento atmosferico rappresenta un rischio di mortalità e di patologie dell’apparato respiratorio, oltre che di altri organi e apparati.
Un gran numero di studi epidemiologici (l’epidemiologia è la parte dell’igiene che studia la frequenza con cui si manifestano le malattie e le condizioni che favoriscono od ostacolano il loro sviluppo) ha rilevato un’associazione tra i livelli di inquinamento atmosferico e svariati effetti sulla salute sia a breve termine, cioè nei giorni immediatamente seguenti ai picchi di inquinamento, che a lungo termine, ossia negli anni che seguono a perdurare di esposizione agli inquinanti atmosferici.

Effetti dell’aumento del particolato sulla popolazione 

Già negli anni 70 i primi studi osservarono che nei giorni a maggior inquinamento la mortalità per cause cardiovascolari e respiratorie aumentava nella popolazione esposta
Studi successivi hanno anche chiarito (Schwartz, 2001; Zanobetti et al., 2002) che l’eccesso di decessi osservato nei giorni che seguono l’aumento del PM atmosferico non è seguito da un deficit di decessi. Questa osservazione è importante perché è indicativa di un deterioramento della salute su tutta la popolazione esposta e non solo sulle persone “suscettibili”. 
Infatti, se da un lato l’aumento dell’inquinamento atmosferico fa precipitare lo stato di salute di un “pool” di persone particolarmente suscettibili provocandone la morte, dall’altro peggiora lo stato di salute di altri soggetti esposti reclutandoli all’interno dello stesso “pool” e quindi con il permanere della condizione di inquinamento anche per queste persone l’evento morte viene anticipato (Crosignani et al., 2018). 
Per quanto riguarda gli effetti a lungo termine dell’inquinamento atmosferico sulla mortalità, gli studi hanno osservato per un tempo considerevole grandi gruppi di individui esposti a differenti concentrazioni di inquinamento atmosferico. Uno degli studi più citati (Pope A et al., 2002) ha rilevato come per ogni incremento di 10 ug/m3 (la concentrazione di un inquinante atmosferico è indicata in microgrammi per metro cubo d’aria) di esposizione a particolato “fine” (PM 2.5, che rappresenta circa l’80% del PM 10) vi sia un aumento della mortalità cardiopolmonare del 9,0%
Gli effetti a lungo termine sono quindi di un ordine di grandezza superiori a quelli a breve termine, che sono dell’ordine dello 0,6% per ogni aumento di particolato PM 10 (Biggeri A. et al., 2004).


Conclusioni

  • È ragionevole assumere che l’inquinamento atmosferico abbia un certo ruolo concausale nel decorso della Covid-19, in quanto il PM, come il virus SARS-CoV-2, sembra agire a livello cellulare con meccanismi molecolari analoghi che inducono una rapida insorgenza di uno stato di infiammazione tissutale e che, per la loro azione sinergica, portano ad amplificare gli effetti sulla salute.  Il PM è causa conosciuta di effetti sugli apparati cardiaco e respiratorio (e non solo) nella popolazione esposta e quindi rappresenta una causa della prevalenza di persone affette da queste patologie croniche che sono quindi di per sé maggiormente sensibili all’insulto virale tanto più se di età avanzata
  • Le prove che il particolato atmosferico sia veicolo della diffusione del virus sono, ad oggi, quantomeno deboli. 
  • La grande maggioranza dei contagi avviene tra persone con esposizioni ravvicinate, in ambienti chiusi. È molto difficile che ci si contagi in strada, salvo assembramenti. La trasmissione di aerosol di agenti patogeni è stata documentata in spazi confinati. Si ritiene che la trasmissione di SARS-CoV-2 nell’uomo avvenga attraverso l’inalazione di goccioline liquide prodotte da stretto contatto con persone infette e contatto con superfici contaminate

Autore

Dottor Celestino Panizza, Medico Specializzato in Medicina del lavoro ed epidemiologia, Presidente sezione ISDE Brescia e membro comitato scientifico ISDE (Associazione Medici per l’Ambiente).

PULVIRUS: Inquinamento atmosferico e Covid-19, Enea, Iss e Snpa studiano la relazione.

Tratto da Qualenergia 

Inquinamento atmosferico e Covid-19, Enea, Iss e Snpa studiano la relazione

Un progetto di ricerca battezzato Pulvirus.


L’inquinamento dell’aria sembra avere un ruolo importante per spiegare la diffusione del virus SARS-CoV-2 e la letalità della sindrome associata: sono ormai molte le evidenze scientifiche che rafforzano questa ipotesi, come abbiamo raccontato in questo recente articolo e in diversi altri.
Su questa pista ha iniziato a muoversi anche un’alleanza scient
In particolare – spiega una nota Enea –  il progetto vuole approfondire:
  • il discusso legame fra inquinamento atmosferico e diffusione della pandemia,
  • le interazioni fisico-chimiche-biologiche fra polveri sottili e virus
  • gli effetti del “lock down” sull’inquinamento atmosferico e sui gas serra.
Per farlo si utilizzeranno per lo studio di interazione fra particolato atmosferico e virus sia analisi “in silico”, ossia la riproduzione dell’interazione fra virus e particolato atmosferico mediante la simulazione matematica al computer, sia un modello biologico rappresentativo delle caratteristiche di SARS-CoV-2.
Pulvirus si svilupperà sull’arco di un anno, ma fra pochi mesi saranno comunque disponibili alcuni risultati significativi, fra i quali l’analisi di fattibilità di un sistema di rivelazione precoce da attivare possibilmente prima della prossima stagione autunnale.
Inoltre – spiega l’Enea – dati, modelli ed elaborazioni, rapporti e pubblicazioniverranno resi disponibili al pubblico e alla comunità scientifica nazionale attraverso un apposito sito web, costituendo una base di dati per gli studi successivi.
I dati di partenza
Nello specifico, il progetto parte dall’evidenza che l’introduzione delle misure di contrasto al Covid-19 ha causato riduzioni delle concentrazioni di alcuni inquinanti atmosferici, riscontrata dai dati delle reti di monitoraggio della qualità dell’aria.
L’analisi preliminare indica che le concentrazioni degli inquinanti non seguono gli stessi andamenti, come è inevitabile che sia per fenomeni complessi e non lineari. La diminuzione delle concentrazioni di alcuni inquinanti come il biossido di azoto (NO2) sembra interessare maggiormente le stazioni di monitoraggio vicine al traffico veicolare e meno quelle lontane dalle sorgenti. Gli andamenti altalenanti della concentrazione del particolato dipendono dal ruolo che la variabilità meteorologica e le reazioni chimiche in atmosfera giocano nella sua formazione e dispersione.
L’obiettivo – conclude l’Agenzia nazionale – è quindi quello di effettuare un’analisi seria e approfondita su queste tematiche, fondata su protocolli scientifici verificabili, così da fornire a istituzioni e cittadini informazioni attendibili utili per la migliore comprensione dei fenomeni e l’assunzione delle opportune decisioni.

11000 decessi in meno in Europa per la riduzione dell’inquinamento durante il lockdown....Lo studio.

Tratto da GreenMe 

11000 decessi in meno in Europa per la riduzione dell’inquinamento durante il lockdown. Lo studio

Il crollo dei consumi di petrolio e carbone ha risparmiato 11mila vite legate all’inquinamento atmosferico. Lo ha stimato un nuovo studio condotto dal Center for Research on Energy and Clean Air che ha messo in relazione la qualità dell’aria e l’impatto sulla salute legato al ridotto uso di combustibili fossili durante l’epidemia da Covid-19.
Secondo la valutazione del Crea, le misure per combattere l’epidemia hanno portato in tutta Europa a riduzioni senza precedenti della combustione di carbone e petrolio e dell’inquinamento atmosferico associato.
Le restrizioni hanno portato a una riduzione di circa il 40% del livello medio di inquinamento da biossido di azoto (NO2) e del 10% del livello medio di inquinamento da particolato negli ultimi 30 giorni. In termini di vite umane, ciò si traduce in 11mila vittime in meno in un solo mese. In Itala, il calo dell’inquinamento da NO2 è stato addirittura più alto della media Europa (43%), mentre quello del particolato è stato del 5%.
Il maggior numero di morti per inquinamento evitate è stato registrato in Germania (2.083), seguita da Regno Unito (1.752), Italia (1.490), Francia (1.230) e Spagna (1.083). Quasi il 40% delle riduzioni della mortalità erano correlate a insufficienza cardiaca, il 17% a disturbi polmonari come bronchite ed enfisema e il 13% a ictus e cancro.
Ciò è legato al fatto che la produzione di energia dal carbone è diminuita del 37% e il consumo di petrolio è calato di circa 1/3. La combustione di carbone e petrolio infatti è la principale fonte di inquinamento da NO2 e da particolato in Europa.

Meno nati pretermine e meno casi di asma nei bambini

Lo studio ha valutato anche altri impatti sulla salute. Ad esempio, la riduzione dell’inquinamento ha evitato 6.000 nuovi casi di asma nei bambini e anche e 600 nascite pretermine in meno.

29 aprile 2020

Greenpeace: Consumi #Energia Finanza fossile

Tratto da Greenpeace 

In un nuovo studio, Greenpeace Italia e Re:Common analizzano gli impatti negativi sul clima del settore della finanza italiana. Il report “Finanza Fossile ”mostra infatti nel dettaglio il ruolo che le più grandi banche, le compagnie assicurative e i fondi di investimento italiani hanno nel peggioramento dell’emergenza climatica.
Nel 2019, la finanza italiana ha causato 90 milioni di tonnellate di CO2, più delle emissioni dell’intera Austria in un anno. Le due maggiori banche italiane, Intesa Sanpaolo e UniCredit, sono responsabili di oltre 75 milioni di tonnellate di CO2, e si pongono al vertice di questa non invidiabile classifica.

28 aprile 2020

Il Comune dice no alla tecnologia 5G: il sindaco firma l’ordinanza











Trattore da Il giunco

Il Comune dice no alla tecnologia 5G: il sindaco firma l’ordinanza

GROSSETO – Il sindaco di Grosseto Antonfrancesco Vivarelli Colonna ha firmato un’ordinanza (in vigore da oggi, 24 aprile) che vieta la sperimentazione e l’installazione di impianti con tecnologia 5G nel territorio comunale. Questo per prevenire qualsiasi possibile rischio per l’ambiente e la salute dei cittadini.

“Si tratta della tecnologia di quinta generazione, che garantisce multi-connessione e velocità, ma su cui al momento non esistono studi sull’impatto sull’ambiente e sulla cittadinanza. Abbiamo quindi fatto riferimento al principio di precauzione, articolo 191 del trattato sul Funzionamento Unione Europea, sull’approccio della gestione del rischio – dice il sindaco Vivarelli Colonna -: se vi è la possibilità che un’azione possa danneggiare persone o ambienti, e se non c’è consenso scientifico, la politica non deve essere perseguita. Solo in un secondo momento, con le indicazioni della comunità scientifica alla mano, si valuterà se procedere. In questo caso manca manca uno studio a medio-lungo termine”.

“Altro riferimento in questo senso è la Legge nazionale 36 del 22 febbraio 2001 che contempla il principio di precauzione. Tra l’altro – continua il sindaco di Grosseto – abbiamo ricevuto richieste di cautela da diverse associazioni, come ‘Atto primo: salute, ambiente e cultura’, l’associazione A.m.i.c.a e il Coordinamento nazionale nuove antenne”.


“Considerato quindi il carattere di novità rivestito dall’avvio della tecnologia 5G, abbinata ad una mancanza di riscontri da parte della comunità scientifica sulle potenziali ripercussioni sulla salute umana e in attesa degli esiti dello studio dell’Università degli studi di Siena sopra richiamato – così è scritto nell’ordinanza – si ritiene necessario valutare, al fine di prevenire qualsiasi rischio per la popolazione interessata, l’opportunità di emettere – a scopo precauzionale in prima battuta – una specifica ordinanza di divieto di sperimentazione e/o installazione di impianti con tecnologia 5G nel territorio di competenza, rimandando la definizione del problema in esame all’attenzione del Consiglio comunale”.        Continua qui 

Tratto da://Da Ansa



5G: minoranze chiedono stop alla sperimentazione

Gruppi politici, "deve valere il principio di precauzione"


(ANSA) - IVREA (TORINO), 27 APR - "Stop alla sperimentazione 5G a Ivrea". La richiesta arriva dai gruppi politici di minoranza Viviamo Ivrea, Pd e Movimento 5 Stelle. Nei giorni scorsi - ricordano - la Tim ha presentato la richiesta per l'installazione di nuove antenne sul traliccio di piazza San Francesco d'Assisi che si trova vicino a due scuole, questura, uffici, negozi e abitazioni. "Nel cuore del centro storico il traliccio è una ferita sullo skyline della città", segnalano i capigruppo Francesco Comotto, Maurizio Perinetti e Massimo Fresc. La richiesta di sospendere la sperimentazione si appella al "principio di precauzione", non essendoci studi medici chiari sulle possibili ricadute per la salute. (ANSA).
   


Isde: E’ online il video del webinar su Cambiamenti ambientali e Covid-19

Tratto da Isde 

E’ online il video del webinar su Cambiamenti ambientali e Covid-19


ISDE Italia ha organizzato un webinar per approfondire e discutere sui legami tra cambiamenti ambientali e pandemia da SARS-Cov-2 e sul ruolo dell’inquinamento.
Al webinar hanno partecipato Roberto Romizi, medico di medicina generale e Presidente nazionale di ISDE-Italia,  Gianni Tamino, Biologo, Università di Padova e membro del comitato scientifico di  ISDE-Italia, Giuseppe Onufrio, Direttore esecutivo di Greenpeace Italia, Fabrizio Bianchi, epidemiologo di IFC-CNR Pisa e membro del comitato scientifico di ISDE-Italia e Ferdinando Laghi, Medico, Presidente ISDE International.

27 aprile 2020

Lettera al Congresso su COVID-19, Clima e salute.

Tratto in traduzione simultanea da Physicians for social responsability

Il PSR si è unito a migliaia di medici, infermieri e operatori sanitari nel chiedere al Congresso di considerare i danni alla salute dei cambiamenti climatici nella legislazione COVID-19. È fondamentale che il Congresso utilizzi saggiamente gli ingenti investimenti della legislazione sulla risposta al coronavirus per costruire la resilienza di fronte alle future pandemie e alle minacce alla salute pubblica legate al clima. Questa lettera delinea i passi chiave che il Congresso può prendere

Lettera al Congresso su COVID-19, Clima e salute


13 aprile 2020
L'onorevole Nancy Pelosi
altoparlante
Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti
H-232, Il Campidoglio
Washington DC 20515
L'onorevole Mitch McConnell
Leader di maggioranza
Senato degli Stati Uniti
S-230, Il Campidoglio
Washington DC 20510
L'onorevole Kevin McCarthy
Leader di minoranza
Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti
H-204, Il Campidoglio
Washington DC 20515
L'onorevole Chuck Schumer
Leader di minoranza
Senato degli Stati Uniti
S-221, The Capitol
Washington DC 20510
Leader onorevoli,  
Congratulazioni per aver ottenuto il sostegno schiacciante per il pacchetto di misure del 27 marzo per aiutare il paese attraverso la crisi COVID-19. Mentre continui il tuo lavoro per affrontare gli impatti sulla salute e sull'economia della pandemia di COVID-19, le sottoscritte organizzazioni mediche e di salute pubblica ti esortano a progettare una legislazione che protegga gli americani dalle emergenze della salute pubblica, sia ora che in futuro. Investire nella sanità pubblica è vantaggioso per le comunità americane, in particolare alla luce degli ulteriori danni alla salute creati dai cambiamenti climatici.
COVID-19 dimostra chiaramente che dobbiamo prestare attenzione agli esperti di scienza e salute e che prima agiremo per prevenire e prepararci al peggio, più vite verranno salvate. Gli investimenti ora possono prevenire future emergenze sanitarie, comprese sia future pandemie sia il peggioramento degli impatti sulla salute dei cambiamenti climatici. Gli impatti sanitari, economici e sociali del riscaldamento climatico si stanno già verificando e saranno devastanti senza agire ora per mitigare i cambiamenti climatici e prepararsi per i suoi impatti ampiamente riconosciuti. Questi includono caldo estremo, tempeste, inondazioni e incendi (con i relativi danni alla salute); cambio della trasmissione di zanzare e malattie trasmesse da zecche; e minacce al nostro cibo e alla fornitura di acqua potabile pulita.  
È della massima importanza che il Congresso utilizzi saggiamente gli ingenti investimenti della legislazione sulla risposta al coronavirus per rafforzare la capacità di resistenza di fronte a queste minacce per la salute pubblica legate al clima. Il riscaldamento e gli incendi aumentano anche l'inquinamento da ozono e particolato e le prime prove suggeriscono che un'esposizione costante all'inquinamento atmosferico può rendere le persone più sensibili ai sintomi di COVID-19. La crisi COVID-19 sta già ostacolando gli sforzi di preparazione agli incendi e potrebbe porre così tanto stress sul nostro sistema sanitario che ostacolerà la risposta sanitaria richiesta per gli incendi e le emergenze inondazioni.  
Ti invitiamo a fare riferimento all'Agenda per le politiche allegata mentre progetti una legislazione aggiuntiva. In questo modo il Congresso sarà fermamente in grado di affrontare le preoccupazioni della comunità sanitaria ( vedi ClimateHealthaction.org ).
1. Fornire ai dipartimenti sanitari locali e statali i finanziamenti necessari per identificare, preparare, monitorare e rispondere alle minacce emergenti, siano esse pandemie o cambiamenti climatici.  
2. Investire nel nostro sistema sanitario per garantire che gli operatori sanitari dispongano delle risorse e delle strutture di cui hanno bisogno per essere preparati di fronte alle crisi sanitarie e climatiche.
3. Avviare la necessaria trasformazione dei nostri sistemi energetici, di trasporto e agricoli per mitigare i cambiamenti climatici e proteggere la nostra salute ora e per il futuro. È giunto il momento di raddoppiare le politiche a favore delle energie rinnovabili e dell'efficienza energetica; costruzione di elettrificazione e weatherization; trasporto pubblico e infrastrutture di trasporto attivo; camion, autobus e automobili a emissioni zero.
4. Migliorare la resilienza della comunità garantendo l'accesso a cibo economico e sano, acqua potabile pulita, spazio verde ed ecosistemi sani.
5. Promuovere una transizione equa per alleviare gli impatti su lavoratori e comunità colpiti da perdite legate alla politica climatica e COVID-19 attraverso maggiori investimenti nella formazione e sviluppo della forza lavoro, programmi di assunzione locali e infrastrutture guidate dalla comunità.
6. Attuare politiche permanenti per sostenere la salute di tutti e proteggere le popolazioni più vulnerabili, come i congedi di malattia retribuiti, i congedi medici familiari retribuiti, i salari di sussistenza e la sicurezza economica.
Questi investimenti possono migliorare la salute della comunità, ridurre i costi dell'assistenza sanitaria e ridurre il rischio di impatti catastrofici sulla salute. Ad esempio, ripulire i sistemi energetici e di trasporto della nazione riduce l'inquinamento atmosferico che aggrava l'asma, le malattie cardiache e il diabete, il che non solo danneggia chi soffre di queste condizioni, ma aumenta anche il rischio di esiti avversi COVID-19. Ti invitiamo a non annullare o rinunciare alla protezione della salute pubblica o ambientale né a sovvenzionare l'industria dei combustibili fossili come parte di qualsiasi accordo di stimolo.  
Infine, gli Stati Uniti hanno perso tempo prezioso perché gli americani non sono stati informati in anticipo sulla potenziale gravità della minaccia del coronavirus. Ti chiediamo di fornire finanziamenti ai dipartimenti sanitari locali per coinvolgere e informare pienamente le loro comunità in modo che le persone abbiano le conoscenze, le capacità e la volontà di supportare e attuare in modo proattivo le azioni a volte difficili necessarie per proteggere la salute nell'era delle pandemie e del clima modificare.
Siamo pronti ad aiutarvi a progettare la prossima legislazione di emergenza che affronti gli impatti sanitari ed economici di COVID-19 attraverso investimenti che creano ed espandono gli sforzi di resilienza climatica statale e locale e proteggono le nostre comunità e i nostri bambini. La lezione di COVID-19 è di ascoltare gli avvertimenti degli operatori sanitari e degli esperti di salute pubblica.Per favore ascoltaci ora. Il cambiamento climatico è un'emergenza sanitaria incombente.  
Cordiali saluti,
Mona Sarfaty, MD MPH FAAFP 
Direttore esecutivo 
Consorzio della Società medica per il clima e la salute
msarfaty@gmu.edu
Gary Cohen
Il presidente / fondatore
Assistenza sanitaria senza danni
gcohen@hcwh.org

Katie Huffling, CNM RN FAAN 
Direttore esecutivo 
Alleanza di infermieri per ambienti sani
katie@envirn.org

Jeff Carter, JD 
Direttore esecutivo  
Medici per la responsabilità sociale
jcarter@psr.org

26 aprile 2020

Tratto da Greenreport

Le correlazioni tra inquinamento atmosferico e Covid-19 spiegate dall’Università di Cambridge

«Con ogni probabilità gli elevati tassi di inquinamento in alcune regioni in Italia hanno contribuito ad accentuare il numero di morti, ma non bisogna dimenticare che gli studi non evidenziano gli esatti meccanismi che legano l’inquinamento al Covid-19. È necessaria maggiore ricerca»
[24 Aprile 2020]
La Medical research council Toxicology unit dell’Università di Cambridge ha pubblicato in via preliminare su MedRXiv uno studio volto a indagare i legami tra inquinamento atmosferico (misurato in termini di concentrazione di ozono a livello del suolo e NOx, in particolare biossido di azoto) e Covid-19 in Inghilterra. Una linea di ricerca che sta accumulando contributi da prestigiose università di tutto il mondo, ed è un bene perché il bisogno di ulteriori studi nel merito è alto: al momento la comunità scientifica non ha ancora maturato un ampio consenso sul tema, anche se gli indizi finora raccolti suggeriscono che l’inquinamento atmosferico peggiori gli impatti di Covid-19 sulla salute. Per capirne di più abbiamo contattato il ricercatore Marco Travaglio, tra gli autori della ricerca condotta all’Università di Cambridge.
Lo studio Links between air pollution and COVID-19 in England che ha condotto insieme al suo team all’Università di Cambridge ha rilevato che, in Inghilterra, un’elevata esposizione all’inquinamento atmosferico è associato a una più alta letalità di Covid-19. Pensa che una correlazione simile sia plausibile anche per il contesto italiano, dove le regioni più colpite dalla pandemia sono anche le più esposte all’inquinamento atmosferico?
«Sì, con ogni probabilità gli elevati tassi di inquinamento in alcune regioni in Italia hanno contribuito ad accentuare il numero di morti da Covid-19. Ci sono molteplici studi nella letterature scientifica cha attestano una correlazione tra livelli di inquinamento atmosferico e letalità di Covid-19. In Italia è stato dimostrato che le regioni maggiormente colpite da Covid-19 (Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna) sono tra le più inquinate in Europa, e lo stesso discorso è stato applicato ad altri contesti al di fuori dei confini nazionali. Ciononostante non bisogna dimenticare che gli studi sono correlativi e non evidenziano gli esatti meccanismi che legano l’inquinamento al Covid-19. Maggior ricerca è necessaria in questo settore per capire come l’infezione del virus possa essere aggravata dal contesto atmosferico a cui la popolazione è esposta».
Tra i vari fattori che incidono sulla letalità da Covid-19, quanto pensa sia rilevante l’esposizione a elevate concentrazioni di inquinamento atmosferico?
«Per quanto sia difficile esprimersi con esattezza basandosi su studi preliminari, ritengo che l’esposizione a elementi atmosferici inquinanti possa avere un peso considerevole sulla letalità da Covid-19. Nello studio prodotto da Harvard qualche settimana fa è stata osservato che alcune delle malattie che predispongono al Covid-19 coincidono con note patologie indotte da lunga esposizione ad agenti inquinanti. Questa osservazione è importante perché spiegherebbe un nesso causale tra inquinamento e Covid-19. Ciononostante, bisogna puntualizzare che in assenza di studi più dettagliati, è complesso raggiungere simili conclusioni. Per adesso, posso solo riconoscere che un’associazione esiste tra Covid-19 e l’inquinamento».
In Italia circa il 43% delle emissioni di NOx è attribuibile al traffico su strada, sebbene il suo contributo sia calato del 71% dal 1990, mentre negli ultimi trent’anni è in forte crescita (+36%) l’apporto del riscaldamento: sostituire la produzione di energia da fonti fossili con quella derivante da una fonte rinnovabile come la geotermia potrebbe contribuire a migliorare lo stato di salute delle popolazioni locali?
«Assolutamente. Come giustamente osservato, una delle maggiori fonti di NOx è la combustione di fonti fossili. Ciò significa che un aumento di energia derivante da questo processo non fa che aumentare i livelli di agenti inquinanti nell’aria. A prescindere dal Covid-19, è imperativo diminuire i livelli di emissione per proteggere la salute pubblica. Ovviamente se la nostra ipotesi si dimostra corretta e un nesso causale può essere stabilito tra inquinamento e Covid-19, mi auguro che questo possa portare a considerevoli cambiamenti nell’approccio dei vari governi alla tematica dell’inquinamento ed delle energie sostenibili. Forme di energia alternativa come la geotermia potrebbero rivelarsi fondamentali in futuro per salvaguardare non solo il pianeta ma la nostra salute».
Più in generale, l’origine della pandemia in corso sembra legata in profondità alla progressiva distruzione degli ecosistemi naturali, che espone il genere umano a un numero crescente di zoonosi: pensa sia una lettura corretta, dalla quale poter trarre una lezione?
«Sì, a mio avviso si tratta di una lettura corretta. Sta diventando sempre più evidente che la distruzione dell’ecosistema coincide con un maggiore contatto dell’uomo con varie specie animali. Questo facilita il fenomeno della zoonosi, laddove agenti patogeni vengono trasmessi da un organismo animale a quello umano. Non c’è da meravigliarsi considerato l’impatto che l’uomo ha avuto sui vari ecosistemi. Molte malattie epidemiche iniziano con zoonosi e, per quanto esista un sistema di sorveglianza delle zoonosi, gli eventi recenti legati al Covid-19 sono un triste esempio di come la nostra società non sia pronta a fronteggiare epidemie di tali dimensioni. È necessario agire velocemente ed investire risorse per lo sviluppo di vaccini contro queste malattie. La lezione da imparare da tutto questo è che gli ecosistemi vanno rispettati per evitare un aumento della trasmissione di agenti patogeni da forme di vita selvatiche a esseri umani».