COOKIES POLICY DI UNITIPERLASALUTE.

QUESTO BLOG UTILIZZA COOKIES ,ANCHE DI TERZE PARTI.SCORRENDO QUESTA PAGINA ,CLICCANDO SU UN LINK O PROSEGUENDO LA NAVIGAZIONE IN ALTRA MANIERA ,ACCONSENTI ALL'USO DEI COOKIES.SE VUOI SAPERNE DI PIU' O NEGARE IL CONSENSO A TUTTI O AD ALCUNI COOKIES LEGGI LA "COOKIES POLICY DI UNITIPERLASALUTE".

31 gennaio 2019

La Stampa- Processo Tirreno Power: cinquanta vadesi chiedono il risarcimento dei danni morali

Tratto da La Stampa

Processo Tirreno Power: cinquanta vadesi chiedono il risarcimento dei danni morali

Risultati immagini per tirreno power
Si sono costituiti parti civili sostenendo di aver dovuto cambiare il loro stile di vita a causa dello stress, della paura di ammalarsi per la vicinanza della centrale alle loro case
Una cinquantina di abitanti di Vado Ligure, tutti residenti nella cosiddetta «zona di ricaduta» delle emissioni (secondo l’accusa inquinanti) della centrale Tirreno Power si sono costituiti questa mattina parti civili nell’udienza per disastro ambientale e sanitario colposo che vede a giudizio ventisei persone tra manager ed ex manager di Tirreno Power.
Con loro anche il Ministero della Salute, l’Accademia Kronos, il Codacons, Cittadinanza Attiva, Articolo 32, Adoc e le associazioni ambientaliste (Greenpeace, Medicina Democratica, Legambiente, Uniti per la salute, Wwf e Anpana) e il Ministero dell’Ambiente.
I 50 vadesi hanno chiesto il risarcimento dei danni morali legati alla paura di poter contrarre delle patologie a causa dell’esposizione alle emissioni della centrale perchè avrebbero subito, secondo la loro tesi, un aumento del rischio di potersi ammalare ed avrebbero anche cambiato il loro stile di vita a causa del timore e dello stress. La discussione sull’ammissione delle parti civili è stata fissata per la prossima udienza fissata per il 19 marzo.
A giudizio ci sono: Giovanni Gosio, direttore generale dal 2003 al 2014; Massimo Orlandi, presidente del Cda in diversi periodi nonché membro del Comitato di Gestione; Mario Molinari, Andrea Mezzogori, Jacques Hugé, Denis Lohest, Adolfo Spaziani, Jean-Francois Louis Yves Carriere, Pietro Musolesi, Domenico Carra, consiglieri d’amministrazione e, per i primi sei, membri del Comitato di Gestione, in periodi differenti; Mario Franco Leone, presidente del Da tra 2010 e 2014; Olivier Pierre Dominique Jacquier, Giovanni Chiura, Aldo Chiarini, Pascal Renaud, Agostino Scornajenchi, Giuseppe Gatti, Alberto Bigi, Charles Jean Hertoghe e Luca Camerano, tutti consiglieri d’amministrazione e membri del Comitato di Gestione negli ultimi anni; Pasquale D’Elia, capo centrale dal dicembre 2005 al 2014; Ugo Mattoni, direttore della Direzione Energy Management dal 2004 al 2014; Maurizio Prelati, direttore della Direzione Produzione dal 2008 al 2014; Guido Guelfi, direttore della Direzione Ingegneria dal 2004 al 2014; Andrea De Vito, direttore della Direzione Amministrazione Finanza dal 12007 al 2014; Claudio Ravetta, direttore Produzione dal 2004 al 2008 e vice direttore generale dal 2008.

30 gennaio 2019

A Tarquinia il,Medico Isde Giovanni Ghirga parla di patologie pediatriche ed inquinamento

Tratto da Terzo binario

A Tarquinia il 4 febbraio si parla di patologie pediatriche e inquinamento


“Una ricerca pubblicata lo scorso anno sul Journal of Intellectual Disability Research circa uno studio effettuato su 18.000 bambini del Regno Unito ha evidenziato come vivere in aree inquinate aumenti il rischio nei bambini di disabilità intellettuali.
Una simile ricerca fa’ inevitabilmente riflettere anche sui fattori inquinanti più vicini a noi, specie se ad indicarla é il dott. Giovanni Ghirga, noto e stimato pediatra e medico ISDE, che il 22 novembre scorso ne ha parlato sui suoi canali social. E di nuovo il dott. Ghirga affronterà il tema della correlazione tra patologie infantili ed inquinamento, prendendo ad esempio il case-study di Londra, nel convegno “Ambiente e Salute: lo stato delle cose” previsto per lunedì 4 febbraio dalle 17:30, presso la sala consiliare del Comune di Tarquinia. Un appuntamento imperdibile, interessante per tutti ma in particolare per chi è genitore.
Nel tempo sono state davvero numerose le informazioni diffuse dal pediatra civitavecchiese, da sempre molto seguito sui social e paladino della divulgazione. Solo negli ultimi mesi, Ghirga ha parlato della correlazione tra l’aumento dei casi di autismo e l’ambiente (oltre che la genetica), della pubertá precoce per via probabilmente delle diossine, delle disabilità intellettuali dei bambini, della maggiore probabilità per gli under 24 che abitano in zone inquinate di contrarre leucemie, linfomi, tumori al testicolo e sarcomi.

29 gennaio 2019

Dai rifiuti all’energia, Ministeri di Salute e Ambiente siglano accordo per prevenire l’inquinamento

Tratto da  Quotidiano sanita'

Dai  rifiuti all’energia, Ministeri di Salute e Ambiente siglano accordo per prevenire l’inquinamento

Prevenire l'inquinamento anche grazie alle migliori tecniche disponibili, ridurre la produzione di rifiuti, orientarsi verso un energia utilizzata in modo efficace, porre attenzione in materia di bonifica e  ripristino ambientale al momento della cessazione definitiva di una attività. Questi alcuni degli obiettivi legati all’Accordo procedimentale per il coordinamento delle attività di competenza nell’ambito dei procedimenti di Autorizzazione Integrata Ambientale sottoscritto lo scorso 19 dicembre. IL TESTO

26 GEN - Una maggiore attenzione sulle misure di prevenzione dell’inquinamento, applicando in particolare le migliori tecniche disponibili, uno sforzo per ridurre la produzione di rifiuti ed in caso contrario recuperarli e, se ciò non è economicamente o tecnicamente possibile, eliminarli evitandone e riducendone l’impatto sull’ambiente, orientarsi verso una energia utilizzata in modo efficace evitando qualsiasi rischio di inquinamento al momento della cessazione definitiva di una attività sorvegliando che il sito stesso sia ripristinato ai sensi della normativa vigente in materia di bonifiche e ripristino ambientale.

Sono solo alcuni degli obiettivi che tendono a mantenere e migliorare la salute legati all’Accordo procedimentale per il coordinamento delle attività di competenza nell’ambito dei procedimenti di Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) di competenza statale, pubblicata qualche giorno fa e sottoscritta il 19 dicembre scorso tra la Direzione Generale per le Valutazioni e le Autorizzazioni Ambientali del Ministero dell’Ambiente e la Direzione Generale della Prevenzione sanitaria del Ministero della Salute.

Il rilascio dell’AIA contempla una conferenza decisoria, a convocazione obbligatoria, con partecipazione del privato richiedente l’autorizzazione e acquisizione obbligatoria dei pareri del Sindaco, relativamente alle emissioni nocive all’ambiente, e dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (I.S.P.R.A.) o delle Agenzie regionali e provinciali per la protezione dell’ambiente, relativamente al monitoraggio e al controllo degli impianti e delle emissioni nell’ambiente.

L’ambito oggettivo di applicazione della direttiva riguarda le industrie di maggior impatto ambientale, quali ad esempio l’industria dei metalli, le attività energetiche, l’industria dei prodotti minerali o l’industria chimica, ed è centrata sull’obbligo dell’autorità competente al rilascio dell’autorizzazione di garantire che siano applicate le migliori tecnologie disponibili. Mentre la procedura di valutazione di impatto ambientale investe, più propriamente, i profili localizzativi e strutturali dell’impianto, l’autorizzazione integrata ambientale incide specificamente sugli aspetti gestionali.

Con tale accordo sono regolamentati l’istituto del Riesame delle autorizzazioni su proposta del Ministero della Salute al pari delle altre amministrazioni competenti in materia sanitaria e ambientale, alla partecipazione sempre del Ministero della salute al procedimento di autorizzazione, anche con propri contributi e all’accesso dello stesso Ministero ai dati riservati in possesso del Ministero dell’Ambiente. Viene rafforzata, in questo modo, su impulso della Ministro Grillo, la tutela della salute definendo in maniera formale il ricorso ad approfondimenti, riflessioni e integrazioni attraverso aggiornamenti di valutazioni degli specifici effetti sanitari già effettuati in precedenza, ha precisato Claudio D’Amario direttore generale Prevenzione del Ministero della Salute.

Si tratta di interventi non solo preventivi in sede di Conferenza di Servizi, ma anche correttivi o modificativi sulla base di nuove conoscenze e risultati scientifici. Per rendersi conto delle rafforzate garanzie legate a questo Accordo, basta considerare la possibilità prevista dal comma b dell’articolo 4 di chiedere a soggetti non direttamente destinatari del provvedimento, alla luce degli esiti istruttori, l’adozione di specifiche azioni, quali ad esempio, la conduzione di indagini epidemiologiche, l’aggiornamento dei piani di qualità ambientale, la fissazione di limiti più rigorosi da parte delle Regioni.

La validità dell’Accordo è legata soprattutto allo studio finalizzato alla salvaguardia della salute e dell’ambiente, che potrebbe essere avviato congiuntamente dagli enti afferenti ai due Ministeri sulle informazioni tecnico gestionali e su quelle di carattere territoriali rese o confermate delle pubbliche amministrazioni che intervengono alla conferenza dei servizi.

Il campo su cui spaziare va dalle matrici ambientali (aria, acqua e suolo) agli impatti prodotti durate l’esercizio, alla produzione dei rifiuti, al rumore alle emissioni odorigene. 

Domenico Della Porta
Docente di Medicina del Lavoro Università Telematica Uninettuno – Roma
Presidente Osservatorio Nazionale Malattie Occupazionali e Ambientali – Università degli Studi Salerno
 

28 gennaio 2019

Australia: fa cosi caldo che i pesci muoiono nei fiumi, e i cavalli collassano morti

Tratto da  http://dorsogna.blogspot.comAustralia: fa cosi caldo che i pesci muoiono nei fiumi, e i cavalli collassano morti

Ecco una diversa manifestazione dei cambiamenti climatici in Australia.

Sono stati trovati morti, stecchiti, quaranta cavalli selvatici. Una morte di massa di caldo, presso
Santa Teresa, vicino ad una sorgente di acqua prosciugata, la Apwerte Uyerreme waterhole. 

Altri 50 cavalli sono stati trovati in fin di vita e sono stati abbattuti. 


E' la prima volta che succede, e non si sa ancora che fare con i corpi dei 90 cavalli morti.
Intanto le temperatura continua a mantenersi sui 42 o 43 gradi.

Oltre ai cavalli morti si pianifica di ucciderne altri per evitargli la stessa fine, cioe' di morire di caldo o di sete o di fame.  Ma la gente e' arrabbiata, anche se nessuno sa trovare la soluzione. 

Ad Adelaide siamo arrivati a 46.6 gradi centigradi, c'e' siccita' e questo pare destinato ad essere il gennaio piu' caldo della storia. Circa 300 chiamate in pochi giorni al pronto soccorso su bambini che stanno male.
Se uno mette la padella al sole, il cibo si cucina da solo. E' facile prendere insolazioni, veschiche ai piedi, malori uscendo di casa.  I giardinieri hanno riportato ustioni nel solo prendere in mano i loro attrezzi. Nessuno va a sedersi fuori ai ristoranti.  Le citta' sono deserte. Agli Austrialian Open la temperatura raggiunge i 40 gradi.
Nel Queensland sono stati registrati 40 gradi centigradi per 40 giorni di seguito.

La cittadina di Noona ha fatto registrare la piu' alta minima del paese: 35.9 gradi centigradi, cioe' la temperatura non e' mai scesa sotto tale livello. Erano le 7 del mattino, alle 12 si era a 45 gradi.....


I pesci muoiono nei fiumi. 

In particolare sono morte centinaia di specie di Murray cod, una specie di merluzzo che puo' vivere per decenni e arriva ad un metro di lunghezza. Sono morte a causa di una esplosione di alghe proliferate a causa del caldo e dei batteri che li hanno mangiato. Assieme, alghe e batteri, hanno tolto  l'ossigeno ai pesci che sono morti.  
Che dire, come sempre: non c'e' aria condizionata per pesci, cavalli e pipistrelli
. 
E' tutto l'ecosistema che cambia, che muore.  

27 gennaio 2019

INIZIATIVA CONGIUNTA DEI MINISTRI DELL'AMBIENTE S. Costa E DELLA SALUTE G.Grillo

Tratto da Crema News
Iniziativa congiunta dei ministri dell' Ambiente  Sergio Costa e della Salute  Giulia Grillo



Regione, 26 gennaio 2019
"Giulia Grillo e Sergio Costa convocheranno nelle prossime settimane i presidenti delle Regioni per discutere di qualità dell'aria. I dati recentemente diffusi dall'Agenzia Europea dell’Ambiente attestano che il 95% dei cittadini europei a rischio di malattie per polveri ultrasottili pm 2.5, biossido d’azoto e ozono vivono nel nord del Paese. Che si siano mossi in sinergia i Ministeri di Ambiente e Salute è particolarmente significativo e attesta che finalmente a Roma sta cambiando qualcosa nell'interesse dei cittadini.L'inquinamento atmosferico si vince con politiche ambientali e di tutela della salute pubblica sinergiche...
 Dalla pagina Facebook di Giulia Grillo:
"Pianura padana: basta ammalarsi e morire di mal d’aria. È ora di agire tutti insieme! Per questo di concerto con il Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, abbiamo deciso di convocare il tavolo per la qualità dell’aria, invitando nelle prossime settimane i governatori di Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Veneto e con loro i sindaci dei grandi centri urbani di queste regioni, per trovare un nuovo accordo che preveda misure e azioni sempre più efficaci a tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente. I dati recentemente diffusi dall'Agenzia Europea dell’Ambiente attestano che il 95% dei cittadini europei a rischio di malattie per polveri ultrasottili pm 2.5, biossido d’azoto e ozono vivono nel nord del Paese. In Italia, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dell’Istituto Superiore della Sanità, ogni anno si registrano tra le 85mila e le 90mila morti premature causate dall'inquinamento, la maggior parte nelle regioni della pianura padana, una delle zone più inquinate d’Europa e del mondo. Anche per questo l’Italia è sotto infrazione europea per la qualità dell’aria. Il Ministero dell’Ambiente sta firmando protocolli con le regioni maggiormente coinvolte per azioni strutturali mirate a migliorare la qualità dell’aria. Ma è giusto agire insieme perché quello dello smog è un problema di ambiente e di salute. Secondo il rapporto Legambiente Onlus Mal’Aria, nel 2018 sono stati superati i limiti di legge in ben 55 capoluoghi di provincia in Italia e Brescia risulta la città più inquinata della Penisola. È tempo di agire tutti per intraprendere senza esitazione i cambiamenti necessari. L’aria e la salute sono un bene comune! La lotta all'inquinamento e ai cambiamenti climatici non deve vederci divisi ma uniti. Per noi, per i nostri figli, per il nostro futuro. Tutti insieme per la salute e l’ambiente dei nostri cittadini. Basta #MALaria".Fonte tabella: http://maps.who.int/airpollution/

PeaceLink esprime immensa soddisfazione per la Sentenza di Strasburgo: una vittoria storica in sede internazionale

Tratto da Peacelink
PeaceLink esprime immensa soddisfazione per questa vittoria storica in sede internazionale

Sentenza di Strasburgo, Italia condannata per non aver fermato l'inquinamento dell'ILVA a Taranto

La sentenza della Corte di Strasburgo di oggi è il punto di partenza per anche chiedere la cancellazione dell'immunità penale. Attendiamo il ricorso alla Corte Costituzionale da parte dei magistrati competenti.
24 gennaio 2019
Associazione PeaceLink
ILVA di Taranto
PeaceLink esprime immensa soddisfazione per questa vittoria storica in sede internazionale. 
Per la prima volta un autorevole tribunale internazionale riconosce la responsabilità delle istituzioni italiane nella mancata tutela dei diritti umani. La pronunica della Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU) con sede a Starburgo è un passo fondamentale anche per rimuovere le condotte politico-istituzionali lesive dei diritti dei cittadini, condotte che hanno consentito il perpetuarsi di un evidente inquinamento che ha violato i fondamentali diritti umani, primo fra tutti il diritto alla vita. In tal senso le leggi Salva-Ilva sono state il prodotto eclatante di queste condotte lesive dei diritti fondamentali dei cittadini.
Secondo i giudici di Strasburgo l’Italia è colpevole della “persistenza di una situazione di inquinamento ambientale”, che mette a rischio la salute di quanti vivono nell’area circostante l’impianto industriale. Per la CEDU le istituzioni “non hanno adottato tutte le misure necessarie per garantire una protezione efficace” della popolazione. Secondo la stessa Corte, esposti e denunce presso le autorità nazionali non hanno avuto esito efficace e in questo senso va considerato che ben 42 esposti alla Procura attualmente giacciono nei cassetti per via dell'immunità penale concessa ai commissari e ai gestori.
Pertanto la sentenza della Corte di Strasburgo di oggi è il punto di partenza per anche chiedere la cancellazione dell'immunità penale. Attendiamo il ricorso alla Corte Costituzionale da parte dei magistrati competenti.
Fulvia Gravame - responsabile nodo PeaceLink Taranto
Alessandro Marescotti - presidente nazionale di PeaceLink

26 gennaio 2019

Medico Isde Giovanni Ghirga:"Cittadini aprite gli occhi!"

Tratto dalla pagina facebook del
Medico Isde Giovanni Ghirga
Cittadini aprite gli occhi!
DI ESTREMO INTERESSE PER CIVITAVECCHIA, DOVE LA PREVALENZA DI CASI DI TUMORE AL SENO È ELEVATA ...

 Laddove le concentrazioni di polveri fini sono calcolate su dati satellitari e non sulle centraline di rilevamento, soggette ad appalti e subappalti, studiosi hanno scoperto che la mortalità nelle pazienti esposte a maggiori concentrazioni di particolato atmosferico fine, ha mostrato un incremento tra il 72% e l’82% rispetto al rischio delle pazienti esposte a concentrazioni minori di PM2.5».

«I risultati dello studio sono altamente rappresentativi in quanto basati su un Registro Tumori di popolazione capace di intercettare tutti i casi di neoplasia presenti su un territorio e su una popolazione di donne numericamente elevata (2021)- illustra Contiero-. Inoltre i risultati sono simili a quanto già osservato nello studio californiano e in quello cinese.
Uno dei punti di forza dello studio di INT è l’utilizzo innovativo dei dati satellitari (gli studi californiani e cinesi usano metodiche basate sulle centraline di rilevazione degli inquinanti) che identificano le concentrazioni di particolato nelle diverse zone con copertura esaustiva di tutto il territorio».
https://bmjopen.bmj.com/content/6/11/e012580. BMJ OPEN, 2016.

25 gennaio 2019

Enea- Inquinamento e Salute :la cura più efficace è la prevenzione.

Alcune slide tratte da ENEA
Qui  il Pdf  integrale








                                
     



                           

Malattie e danni all’ambiente, cittadini in giudizio contro Eni e governo...

Tratto da Quotidiano di Gela

Malattie e danni all’ambiente, cittadini in giudizio contro Eni e governo: verso la decisione


Gela. Non saranno brevi i tempi per la decisione sul ricorso presentato da alcune famiglie e da cittadini che hanno deciso di citare in giudizio sia Eni sia gli enti che avrebbero dovuto garantire controlli e monitoraggi ambientali nell’area locale. L’azione civile è stata avviata già tre anni fa, con il ricorso proposto dall’avvocato Emanuele Maganuco, nell’interesse di chi deve convivere con gravi patologie o si ritiene danneggiato dalle condizioni ambientali accertate in città. La causa è stata incardinata davanti ai giudici civili del tribunale di Caltanissetta e sono state chiamate a rispondere le principali istituzioni locali e nazionali. C’è anche la presidenza del consiglio. In apertura, il legale ha subito declinato eventuali responsabilità, facendo leva sulla nomina, già dopo lo stato d’emergenza del 1999, di un commissario individuato nel Presidente della Regione. Tra le parti in giudizio, non manca neanche il Comune, rappresentato dall’avvocato Mario Cosenza. Per Palazzo di Città sarebbero stati effettuati tutti gli interventi di competenza comunale proprio per prevenire fenomeni d’inquinamento e contaminazione legati alla presenza industriale, con tanto di ordinanze ufficiali. Inoltre, è stato sottolineato come le amministrazioni comunali succedutesi nel tempo abbiano scelto, perlomeno negli ultimi anni, di costituirsi sempre parte civile nei vari procedimenti penali scaturiti dalle indagini dei magistrati della procura.

24 gennaio 2019

Ilva, la Corte europea dei diritti umani condanna l’Italia: “Non ha protetto i cittadini di Taranto dall’inquinamento” I giudici hanno stabilito che le misure per assicurare la protezione della salute e dell’ambiente devono essere messe in atto il più rapidamente possibile. A chiamarli in causa erano stati due ricorsi presentati nel 2013 e 1015 da 180 tarantini, lamentando gli effetti tossici delle emissioni e l’inefficacia dei rimedi italiani. E infatti la Corte censura i decreti Salva-Ilva

Ilva, la Corte europea dei diritti umani condanna l’Italia: “Non ha protetto i cittadini di Taranto dall’inquinamento”

Ilva, la Corte europea dei diritti umani condanna l’Italia: “Non ha protetto i cittadini di Taranto dall’inquinamento”

I giudici hanno stabilito che le misure per assicurare la protezione della salute e dell’ambiente devono essere messe in atto il più rapidamente possibile. A chiamarli in causa erano stati due ricorsi presentati nel 2013 e 1015 da 180 tarantini, lamentando gli effetti tossici delle emissioni e l’inefficacia dei rimedi italiani. E infatti la Corte censura i decreti Salva-Ilva

cittadini di Taranto avevano ragione: l’Italia ha violato i diritti umani, mettendo in pericolo la loro salute a causa delle emissioni inquinanti dell’Ilva e i rimedi messi in campo dal governo sono stati inefficaci. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani accogliendo il ricorso di 180 persone che nel 2013 e 2015 avevano chiamato in causa i giudici di Strasburgo.
E ora – specifica la Corte, censurando i decreti Salva-Ilva che avevano garantito  l’immunità penale (e la garantiscono tuttora ad ArcelorMittal, non essendo stati abrogati dall’esecutivo Lega-M5s) – le misure per assicurare la protezione della salutee dell’ambiente devono essere messe in atto il più rapidamente possibile. Per i 7 giudici europei, che hanno deciso all’unanimità, le autorità italiane hanno violato gli articoli 8  e 13 della Convenzione europea sui diritti umani.
Nella sentenza si sottolinea che la popolazione “resta, anche oggi, senza informazioni sulle operazioni di bonifica del territorio” e si evidenzia inoltre che i cittadini non hanno avuto modo di ricorrere davanti a un giudice italiano contro l’impossibilità di ottenere misure anti-inquinamento, violando quindi il loro diritto a un ricorso effettivo. Un riferimento chiaro ai decreti Salva-Ilva che hanno garantito la non punibilità penale. E pur rigettando la misura richiesta di fermare l’attività del siderurgico, la Corte ha chiesto che il piano anti-inquinamento sia messo in atto il prima possibile. Continua  la lettura su Il Fatto Quotidiano 

Caso trivelle scuote governo: ministro Costa minaccia dimissioni

Tratto da Wallstreetitalia

Caso trivelle scuote governo: ministro Costa minaccia dimissioni



Il caso trivelle, ossia le autorizzazioni alla ricerca e all’ estrazione di gas nel mare Adriatico, mette a rischio la tenuta del governo giallo-verde. Il Movimento Cinque Stelle vuole una moratoria sulle ricerche dopo che i dirigenti del ministero dello Sviluppo hanno autorizzato delle prospezioni al largo della Puglia. .....

Passano per la valutazione di impatto ambientale, e io non le firmo. Mi sfiduciano come ministro? Torno a fare il generale dei Carabinieri, lo dico con franchezza.

Così in un post su facebook il ministro dell’Ambiente Sergio Costa.

Le Commissioni Affari costituzionali e Lavori pubblici del Senato sono quindi bloccate nell’attesa che la maggioranza trovi un’intesa. 

A dare il suo assist a Costa il presidente della Camera Roberto Fico.“Non si può pensare di vivere il presente e progettare il futuro restando ancorati a modelli del passato. Viviamo un’epoca di transizione energetica che può solo andare avanti e non ammette passi indietro. Un momento di evoluzione e trasformazione che riguarda l’energia e i modelli di sviluppo e che detta la strada da seguire, quella delle fonti rinnovabili, con l’abbandono progressivo delle fonti fossili. In questo quadro di rivoluzione economica ed energetica vanno sospese le ricerche di nuovi giacimenti di idrocarburi, a partire dalle trivellazioni in Italia. Dobbiamo investire nelle rinnovabili, nel futuro. Il passato e le tecnologie obsolete, lasciamoceli alle spalle”. continua qui

https://www.wallstreetitalia.com/caso-trivelle-scuote-governo-ministro-costa-minaccia-dimissioni/

L‘inquinamento atmosferico di pm10 ed ozono provoca tumori e malattie cardiovascolari

Tratto da  Radioondaurto
L´INQUINAMENTO  ATMOSFERICO DI PM10 E OZONO PROVOCA TUMORI E MALATTIE CARDIOVASCOLARI
“E’ ormai ampiamente dimostrato che l’inquinamento atmosferico provoca gravi danni alla salute: patologie cardiovascolari e di tipo ischemico, bronchiti e asma, inoltre ogni anno anche nel nostro paese causa decine di migliaia di morti premature. La Iarc, agenzia internazionale di ricerca sul cancro, considera l’inquinamento dell’aria un cancerogeno certo per i tumori al polmone e alla vescica e l’OMS, organizzazione modiale della sanità, lo mette al primo posto dei fattori ambientali nocivi alla salute. Bisogna intervenire in modo efficace riducendo il più possibile le combustioni, il traffico e le emissioni degli inceneritori.” Così, ai nostri microfoni, la dottoressa Patrizia Gentilini – medico oncologo ed ematologo, con una lunga esperienza professionale al reparto di oncologia all’ospedale di Forlì, di Medicina democratica e dell‘Isde, Associazione medici per l’ambiente – commenta i dati del dossier di Legambiente Mal d’aria riguardanti gli esuberi dei livelli massimi consentiti di concentrazioni di polveri sottili e di ozono nell’aria delle città italiane. Il quadro che emerge per la Lombardia è molto preoccupante e Brescia, nel 2018, ha registrato la situazione peggiore con 150 giornate oltre i limiti di legge per il pm 10 e per l’ozono.
Cosa provocano alla salute, quali sono le principali fonti di emissione di questi inquinanti? Come intervenire su questa emergenza sanitaria? La dottoressa Patrizia Gentilini   Ascolta o scarica

22 gennaio 2019

Ansa:Inquinamento non diminuisce solo la salute,anche la felicità

Tratto da Ansa 

Inquinamento non diminuisce solo la salute,anche la felicità

Più aumenta il particolato più le persone sono di cattivo umore


ROMA, 22 GEN - Lo smog non ha solo effetti negativi sulla nostra
salute ma ci rende anche più infelici. Questa la conclusione di uno studio pubblicato sulla rivista Nature Human Behaviour, che ha dimostrato come l'inquinamento dell'aria sia dannoso anche per il benessere emotivo.

I ricercatori del Massachusetts Institute of Technology o MIT in collaborazione con quelli dell'Università di Pechino, hanno utilizzato i dati sull'inquinamento di 144 città cinesi.

Contemporaneamente hanno monitorato la felicità generale degli abitanti di queste aree urbane osservando l'umore attraverso 210 milioni di messaggi dalla più grande piattaforma di microblogging della Cina, Sina Weibo. Hanno così trovato una correlazione significativamente negativa tra la quantità di particolato presente
nell'aria e i livelli di felicità espressi dalle persone attraverso le loro iterazioni sul popolare social media cinese. Le donne inoltre sono sembrate più sensibili a questa associazione rispetto agli uomini. Come noto, l'inquinamento atmosferico è dannoso per l'apparato respiratorio e cardiocircolatorio oltre ad esser collegato a una maggiore incidenza di tumori.
Ma quello che pochi sanno, spiegano i ricercatori, che ha anche un 'costo emotivo' e un impatto sulla vita sociale e sul comportamento. "Se le persone sono di cattivo umore possono prendere più facilmente decisioni irrazionali", spiega Siqi Zheng, professore associato presso il Dipartimento di Studi Urbani del MIT. (ANSA).

21 gennaio 2019

L’inquinamento aumenta gli accessi al pronto soccorso

Tratto da lanuovaecologia  

L’inquinamento aumenta gli accessi al pronto soccorso

A certificarlo è uno studio pubblicato sull'American journal of respiratory and critical care medicine dell'American thoracic society. Più aumentano i livelli di ozono e inquinamento da polveri sottili maggiormente si fa richiesta dell'aiuto dei medici d'emergenza

Più aumentano i livelli di ozono e inquinamento da polveri sottili (quello delle Pm 2,5), maggiormente si fa richiesta dell’aiuto dei medici d’emergenza. L’inquinamento aumenta la richiesta di aiuto al pronto soccorso per problemi respiratori come asma, broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco) e infezioni respiratorie. A certificarlo è uno studio pubblicato sull’American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine dell’American Thoracic Society. Si tratta, spiegano gli studiosi, del più grande studio statunitense che affronta il tema dell’inquinamento atmosferico e lo collega alle visite di pronto soccorso per problemi respiratori di pazienti di tutte le età. “Precedenti studi di visite al pronto soccorso relativi a malattie respiratorie hanno mostrato che i bambini sono particolarmente sensibili all’inquinamento atmosferico, ma quegli studi erano per lo più confinati in una singola città”, ha detto Heather Strosnider, docente che ha condotto lo studio. In questa ricerca si sono esaminati i livelli degli inquinanti in 868 contee Usa e 40 milioni di pazienti che avevano avuto un accesso al pronto soccorso per motivi respiratori. L’aumento di ozono di 20 parti per miliardo ha aumentato l’accesso alla medicina di emergenza dell’1,7% tra i bambini, del 5,1% tra gli adulti sotto i 65 anni e il del 3,3% tra gli adulti sopra i 65 anni. Per un aumento di 10 microgrammi per metro cubo di Pm 2,5, invece, il tasso di visite al pronto soccorso è aumentato del 2,4 per cento nei bambini e dello 0,8 per cento tra gli adulti sotto i 65 anni.
Il tema complesso dei nessi di causazione tra inquinamento industriale e diffusione di patologie (Vineis, 1990) si arricchisce del punto di vista dell’antropologo Andrea Ravenda. (Carbone. Inquinamento industriale, salute e politica a Brindisi, Meltemi Ed. Milano, € 18)
Ravenda, docente presso l’università di Perugia, è brindisino di origine e proprio nella città natale ha condotto una ricerca etnografica con l’obiettivo di esplorare le reti di causazione nel rapporto inquinamento industriale-malattia all’interno di rapporti di forza, ovvero di processi “dominati dalle contese tra i movimenti per la giustizia ambientale e la salute pubblica, le istituzioni locali, e le compagnie energetiche ed industriali”.
Il libro ha diversi meriti. Uno di questi è la possibilità che offre di riflettere su aspetti dell’esperienza brindisina, comuni ad altre realtà nazionali, e su caratteristiche che invece rendono unica tale esperienza.
...........Basta studiare scientificamente i fenomeni?
Una domanda emerge: cosa hanno prodotto in termini pratici questi avanzamenti di conoscenza e quali iniziative istituzionali impongono (Salute Pubblica, 2017)?
Come classicamente accade in situazioni simili in tutto il mondo (Savitz, 2016), la richiesta di una indagine epidemiologica ha permesso a istituzioni ed aziende di guadagnare tempo. D’altra parte, l’indagine ha prodotto nuove evidenze scientifiche spendibili sui tavoli decisori e una sempre crescente consapevolezza della possibile esistenza di nessi di causazione.
Inoltre, l’indagine “istituzionale” ha tolto alle aziende energetiche e petrolchimiche ed a molti attori istituzionali l’argomento per cui le evidenze fino ad allora prodotte fossero per lo più di parte, o frutto di ricerca militante o svolte con dati non certificati.
Infine, quello che emerge con forza dalla ricerca di Ravenda è che il riconoscimento dei nessi di causazione non spetto solo alla ristretta cerchia dei tecnici[3]. Anzi, a parere dell’antropologo, i nessi di causazione si negoziano e si producono dal confronto di forze su campi non solo scientifici ma, per esempio, anche giuridici. Confronti in cui il dato tecnico-sanitario, con la sua centralità, innesca “frizioni e fratture” che riguardano “la storia dei territori e la produzione della memoria sul passato pre- o post-industriale fino a toccare le intimità dei rapporti tra le persone e tra questi e i luoghi che abitano Qui l‘articolo integrale http://www.salutepubblica.net/a-margine-di-carbone-inquinamento-salute-e-politica-a-brindisi/
Emilio Gianicolo

19 gennaio 2019

Ilva: la sentenza della Corte di Strasburgo in arrivo il 24 gennaio

Ilva Taranto M5S Taranto
La Corte di Strasburgo ha confermato ieri che giovedì prossimo pubblicherà la sentenza sul ricorso contro l’Italia di 180 cittadini per i danni che dicono di aver subito a causa delle emissioni dell’Ilva di Taranto. Nel ricorso accusano l’Italia di aver violato il loro diritto alla vita e quello al rispetto della vita familiare e privata. In particolare sostengono che lo Stato non ha adottato tutte le misure legislative per proteggere la loro salute e l’ambiente, soprattutto alla luce dei rapporti redatti negli anni sulla pericolosità dell’impianto. Le autorità non avrebbero neanche preso misure adeguate a informare la popolazione. Infine i ricorrenti accusano lo Stato di aver autorizzato l’acciaieria a continuare le sue attività attraverso i cosiddetti decreti “salva Ilva”. (Ansa)

17 gennaio 2019

Smartphone e rischi per la salute: TAR impone campagna informativa

Tratto da Adblog

Smartphone e rischi per la salute: TAR impone campagna informativa

Lo Stato dovrà adeguatamente informare i cittadini sui rischi legati all'utilizzo di cellulari, smartphone e telefoni cordless. Lo stabilisce la recente sentenza del TAR del Lazio che accoglie le richieste dell'Associazione per la prevenzione e la lotta all'elettrosmog. Nello specifico, l'obbligo di attivare la campagna informativa ricade sul Ministero dell'Ambiente, sul Ministero della Salute e sul Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca che dovranno adempiere entro sei mesi dalla data di notifica della sentenza (la data di pubblicazione è della medesima è quella di ieri, 15 gennaio) o, se anteriore, dalla comunicazione in via amministrativa della medesima - quindi nel corso dell'estate prossima..


SMARTPHONE E CELLULARI CANCEROGENI: NEL DUBBIO MEGLIO INFORMARE
La pronuncia arriva dopo una serie di precedenti atti amministrativi che hanno direttamente coinvolto il Ministero della Salute. Come si legge nella parte finale della sentenza (N. 00500/2019 REG.PROV.COLL): 
  • Il Ministero della Salute nel 2012 (nota prot. n.0001080 –P del 6 gennaio 2012) era intervenuto sul tema dei rischi per la salute legati all'uso dei cellulari sottolineando che l'argomento era alla sua costante attenzione, soprattutto in seguito alla pronuncia del 2011 dell'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro. 
  • Tale agenzia aveva classificato come agente possibilmente cancerogeno per l'uomo (Gruppo 2B) i campi elettrromagnetici a radiofrequenza. Ovvero il nesso di causalità tra campi elettromagnetici e insorgere di tumori è credibile, ma non si può escludere che l'effetto finale sia dovuto al caso, a distorsioni o ad effetti di confondimento. In altri termini, il nesso è plausibile ma non certo
  • Sempre nel 2011, il Consiglio Superiore di Sanità, basandosi sull'orientamento dell'Istituto Superiore di Sanità, rilevò che allo stato delle conoscenze scientifiche non è dimostrato alcun nesso di causalità tra esposizione a radiofrequenze e patologie tumorali, rimarcando tuttavia come l’ipotesi di un rapporto causale non possa essere del tutto esclusa in relazione ad un uso molto intenso del telefono cellulare
  • Contestualmente, il Consiglio Superiore di Sanità da un lato raccomandava di mantenere vivo l'interesse della ricerca e della sorveglianza del tema, dall'altroinvitava ad avviare una campagna di informazione per l'uso responsabile del telefono
Ciò che l'Associazione ricorrente ha contestato ai Ministeri coinvolti e quello che il TAR del Lazio ha appurato riguarda il fatto che: 

Nonostante il ragguardevole lasso di tempo intercorsola preannunciata continua qui

Oms, è l’inquinamento atmosferico il maggior rischio ambientale per la salute

Tratto da greenreport

Oms, è l’inquinamento atmosferico il maggior rischio ambientale per la salute

Il principale responsabile, come per i cambiamenti climatici, è il nostro impiego dei combustibili fossili. E l’Italia sotto entrambi i profili subisce record negativi

L’anno appena iniziato vede l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) impegnata nell’avvio del suo nuovo Piano strategico quinquennale – il Thirteenth general programme of work 2019−2023 –, con l’obiettivo di affrontare le molteplici sfide che riguardano la salute globale. Un orizzonte dove i rischi ambientali ricoprono un ruolo di primissimo piano: nel decalogo stilato dall’Oms per mettere a fuoco le principali minacce che occorre affrontare, l’inquinamento atmosferico e i cambiamenti climatici sono al primo posto.
Già oggi nove persone su dieci nel mondo sono esposte a livelli di inquinamento dell’aria pericolosi per la salute, e per questo «nel 2019 l’inquinamento atmosferico è considerato dall’Oms il maggior rischio ambientale per la salute». Sono 7 milioni l’anno le morti premature che si stima dipendano da questo fattore, e per il 90% sono concentrate nei Paesi a medio e basso reddito: una crudele forma di disuguaglianza, che non ci mette comunque al riparo. Anzi. Secondo gli ultimi dati elaborati dall’Agenzia europea dell’ambiente (Eea) in Italia l’inquinamento atmosferico causa 84.300 vittime, la performance peggiore d’Europa. Vive infatti nella “Padania” di memoria leghista circa il 95% dei cittadini europei chiamati a sopportare il frequente e contemporaneo sforamento degli standard emissivi per tre componenti principali dell’inquinamento atmosferico (ovvero PM10, NO2 e O3).
E se nel mondo le cause dell’inquinamento atmosferico spaziano fino a ricomprendere l’importante ruolo esercitato da stufe e combustibili inquinanti per la cottura dei cibi, nel nostro Paese la gerarchia dei responsabili è chiara, e accoppia al primo posto il traffico veicolare e un’inadeguata climatizzazione degli edifici.
Più in generale, spiegano dall’Oms, la principale causa dell’inquinamento atmosferico – ovvero i combustibili fossili – offre anche il principale contributo all’avanzata dei cambiamenti climatici, anch’essi fonte di ampia preoccupazione per quanto riguarda non solo la salute del pianeta, ma anche la nostra: «Tra il 2030 e il 2050 si prevede – argomenta l’Oms – che i cambiamenti climatici causeranno 250.000 ulteriori decessi all’anno», aumentando i casi di malnutrizione, malaria, diarrea e stress da calore.
Anche su questo fronte l’Italia si presenta impreparata alla portata della sfida; non a caso l’Istituto superiore di sanità – ovvero l’organo tecnico-scientifico del Servizio sanitario nazionale – ha recentemente organizzato a Roma un simposio dedicato al tema, spiegando come per le caratteristiche italiane rendano il nostro Paese «un vero e proprio laboratorio di ricerca sull’impatto del cambiamento climatico sulla salute». Un esempio? Secondo le stime più recenti in Italia entro il 2100 i giorni di ondata di calore aumenteranno in modo esponenziale, da 75 fino a 250 giorni all’anno, con i rischi per la salute moltiplicati di conseguenza.
E se questi sono orizzonti futuribili, i dati di fatto mostrano un’Italia che già oggi sta subendo l’impatto dei cambiamenti climatici in modo più intenso rispetto alla media globale. I dati messi in fila dal Cnr mostrano come il 2018 sia stato per il nostro Paese l’anno più caldo da oltre due secoli, con un’anomalia di +1.58°C sopra la media del periodo di riferimento (1971-2000), mentre a livello globale – informano i dati Copernicus – la temperatura media degli ultimi 5 anni è stata di 1,1°C superiore alla media preindustriale.
Per affrontare tutto questo è necessario mettere urgentemente in campo le necessarie misure per assorbire l’impatto di quei rischi climatici che ormai non possiamo più sperare di evitare, e quelle indispensabili per frenare l’ulteriore avanzata dei cambiamenti climatici. Purtroppo la proposta di Piano nazionale per l’energia e clima appena elaborata dal Governo nazionale non c’entra quest’obiettivo: la riduzione programmata delle emissioni climalteranti non è adeguata a centrare gli obiettivi imposti dall’Accordo di Parigi sul clima, che pure il nostro Paese si è impegnato ad onorare.