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30 giugno 2020

CENTRALE A CARBONE DI CIVITAVECCHIA: SABATO 4 LUGLIO MANIFESTAZIONE PER LA SUA CHIUSURA

                                          Tratto da Lagone.it

                           
RIPORTIAMO LA SEGUENTE DICHIARAZIONE SULLA CENTRALE A CARBONE DI TORRE VALDALIGA NORD
SABATO 4 LUGLIO dalle ore 10.30: nei pressi della centrale a carbone TVN di Civitavecchia con i comitati e i movimenti provenienti da tutta Italia
Negli ultimi mesi molte imprese del settore energetico ma anche ministri e parlamentari di ogni schieramento, sostengono a gran voce che l’Italia è già pronta ad attuare una transizione ecologica epocale in piena sintonia con le indicazioni che arrivano dall’IPCC

In realtà, quella che da molti viene spacciata come la riconversione “green” del sistema energetico nazionale, sta posizionando il gas, che di ecologico non ha nulla, al centro di tanti costosissimi progetti sparsi in tutta Italia.

Dalle trivelle ai gasdotti, dai rigassificatori alle nuove centrali, passando per gli hub del gas e per la metanizzazione di intere regioni, il nostro Paese continua ad autorizzare e ad investire miliardi di euro nei combustibili fossili.

Così, legittimate anche da alcuni importanti documenti di indirizzo nazionale (SEN e PNIEC in primis, nonostante le osservazioni formalmente prodotte da un centinaio di associazioni) molte imprese continuano a lavorare indisturbate alla realizzazione di grandi opere inquinanti e climalteranti.

IN QUESTO SCENARIO IL TIMORE CHE IL PHASE OUT DEL CARBONE NON VENGA AFFATTO COMPLETATO ENTRO IL 2025 È PIÙ CHE CONCRETO.
Alcuni gruppi attualmente alimentati a carbone potrebbero, infatti, rimanere in piedi per essere usati come riserva fredda. Al danno delle nuove centrali a gas si aggiungerebbe, dunque, la beffa di impianti a carbone non del tutto smantellati.
.

Per questo, sabato 4 luglio i comitati attivi nella campagna nazionale “Per il clima, fuori dal fossile” si sono dati appuntamento a Civitavecchia e chiedono a Governo e istituzioni competenti:

1) che siano chiuse tutte le centrali a carbone ancora attive sul territorio italiano entro e non oltre il 31 dicembre 2025;

2) che venga vietata la realizzazione di nuove centrali turbogas a partire dai progetti di Brindisi, Civitavecchia, Fusina e La Spezia;

3) che siano bloccati tutti i cantieri afferenti alla realizzazione di opere riconducibili all’estrazione, al trasporto e allo stoccaggio di combustibili fossili;

4) che cessi immediatamente ogni forma di finanziamento pubblico ai combustibili fossili, gas compreso;

5) che i fondi così recuperati vengano utilizzati per la bonifica dei siti inquinati e per un serio utilizzo delle energie rinnovabili.

Per tutti questi motivi, perché la transizione ecologica non sia la nuova facciata del solito modo di fare impresa a danno del territorio e delle comunità, la campagna nazionale chiama al presidio di sabato 4 luglio a Civitavecchia

“Per il clima, fuori dal fossile”

 

Vaccinazione antinfluenzale: la posizione di ISDE

                                                  

Tratto da Isde

Vaccinazione antinfluenzale: la posizione di ISDE Italia

Abbiamo letto con sorpresa che, in previsione della complessa situazione infettivologica che potrebbe venirsi a creare nel prossimo autunno – inverno per l’insorgenza dell’influenza stagionale e della possibile ripresa di Covid 19, il Ministero della Salute nella Circolare del 5 giugno 2020 raccomanda un’estesa vaccinazione antinfluenzale che coinvolga anzitutto le seguenti categorie: bambini oltre 6 mesi, anziani oltre 65 anni, donne in gravidanza, sanitari. Tali raccomandazioni in alcune regioni si stanno già trasformando in obblighi, e ciò suscita notevole sconcerto da parte di Associazioni Mediche e di Riviste scientifiche[1] [2].

La principale motivazione avanzata per l’estensione della vaccinazione è l’ipotesi che la maggior copertura vaccinale contro l’influenza sarebbe vantaggiosa nel “semplificare la diagnosi e la gestione dei casi sospetti, dati i sintomi simili tra Covid19 e Influenza”.ISDE Italia ritiene che:

  • la motivazione addotta sia debole e basata su ipotesi non validate in modo adeguato (l’efficacia della vaccinazione si aggira tra il 30 e il 40%): inserire una variabile quale l’incremento della vaccinazione antinfluenzale potrebbe viceversa aumentare anziché diminuire il “rumore di fondo”, con il rischio che i vaccinati pensino, al sorgere di un po’ di febbre o al primo starnuto, di essere affetti da Covid19.
  • una vaccinazione antinfluenzale generalizzata alle suddette categorie non è basata su prove scientifiche adeguate e – al di fuori di specifiche categorie a rischio – ancora non si dispone di un chiaro rapporto favorevole costi/benefici né rischi/benefici.
  • l’obbligo, già anticipato in alcune regioni, appare improprio dal punto di vista scientifico, giuridico ed etico e probabile causa di logoranti contenziosi.

ISDE Italia pertanto, in attesa di avere prove più chiare da ricerche con disegni di alta validità, indipendenti da sponsor commerciali e condotte da ricercatori senza relazioni finanziarie con i produttori, auspica una moratoria su estensioni generalizzate della vaccinazione antinfluenzale e sugli obblighi disposti da alcune Regioni e auspica che:

  • la politica si impegni ad assicurare un ambiente antidogmatico favorevole a un dibattito scientifico libero, non basato sul “principio di autorità” ma sulle migliori prove ad oggi disponibili, trasparente, esente da conflitti d’interessi.
  • si apra un confronto approfondito nelle sedi scientifiche e istituzionali dedicate, a livello nazionale e regionale, senza chiusure pregiudiziali, se possibile indicendo una Conferenza di Consenso aperta a un libero confronto di posizioni scientifiche, che metta al tavolo tutti i soggetti competenti e portatori di interessi.
  • la vaccinazione antinfluenzale continui a essere offerta in modo gratuito a categorie a rischio e quando liberamente richiesta, purché tutti siano informati in modo completo ed equilibrato delle incertezze scientifiche esistenti, per consentire un vero consenso informato, principio cardine per qualsiasi intervento sanitario.
[1]https://www.scienzainrete.it/articolo/ha-senso-estendere-vaccinazione-antinfluenzale/simonetta-pagliani/2020-06-18
[2]https://www.sostenibilitaesalute.org/la-vaccinazione-antinfluenzale-estesa-alla-popolazione-e-resa-obbligatoria-puo-risultare-piu-dannosa-che-utile-comunicato-stampa-del-16-giugno-2020/

28 giugno 2020

Marco Grondacci: Il governo nazionale vuole semplificare la Via : proposta sbagliata e confusa...

Tratto da Note di Marco Grondacci 
IL governo  vuole semplificare la VIA: proposta sbagliata e confusa

Ancora una proposta di semplificare la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA). Questa volta da parte del governo nazionale che mi pareva in materia ambientale nato per fare funzionare le procedure ambientali non per ridurne efficacia con inutili e pericolose semplificazioni.
Nell’ennesimo decreto legge semplificazioni ci sarà un articolo che prevede nel caso il procedimento di VIA non si concluda nei termini di legge la questione venga assorbita dal Consiglio dei Ministri.



Il Sole24ore oggi definisce la VIA come “uno dei poteri di veto più forti”.  Ma davvero è un potere di veto? Semmai questa procedura è diventata una giustificazione ex ante della compatibilità ambientale di un progetto, tanto che uno dei padri della introduzione della VIA in Italia scrisse qualche anno fa un libro intitolato: "Ecologia dell'Impatto Ambientale" !

In realtà la VIA, lo ricordo per gli smemorati, è un processo di valutazione  preventivo non sulla compatibilità ma sull'impatto di un progetto con un determinato sito. Non deve essere interpretata come una mera autorizzazione. Infatti nella VIA conta l’istruttoria prima ancora che l’atto conclusivo finale, se la istruttoria è sfalsata, se i presupposti del quadro conoscitivo su cui si fonda il progetto sono sfalsati, la decisione finale sarà comunque errata per l’ambiente e la salute pubblica a prescindere dai termini rispettati dalla legge e non sarà un consesso politico estraneo al procedimento di VIA specifico, come il Consiglio dei Ministri a colmare quei gap istruttori.
Non solo ma aumentando a dismisura i poteri del Consiglio dei Ministri si ledono due principi cardine della VIAla specificità del sito e la partecipazione della comunità interessata.
Quando chi ci governa capirà che nella VIA non contano i termini ma l'impostazione del progetto e il coinvolgimento preventivo della comunità interessata? 



Gli ultimi governi, precedenti al Governo Conte bis, hanno ridotto la VIA da procedura di valutazione preventiva dell’impatto ambientale di un progetto in un dato sito ad una mera autorizzazione ex ante di compatibilizzazione del progetto con il sito. Si veda gli articoli 27 e 27-bis del DLgs 152/2006 sul provvedimento autorizzatorio unico statale e regionale.

Quando la smetteranno di prendere in giro i cittadini meno informati rimuovendo il fatto che la VIA è già stata anche troppo semplificata come dimostrano i percorsi di molte grandi opere (infrastrutture, centrali termoelettriche), ad esempio per il progetto del terzo valico in Liguria (vedi QUI)

I VINCOLI NORMATIVI PER GARANTIRE IL RISPETTO DEI TERMINI DELLA CONCLUSIONE DELLA VIA ESISTONO MA NON VENGONO RISPETTATI

Ma c’è di più perché già nella attuale versione della normativa nazionale sulla VIA ci sono vincoli normativi per rispettare i termini del procedimento: 
Per la verifica di assoggettabilità a VIAil comma 12 articolo 19 del DLgs 152/2006 recita: “12. I termini per il rilascio del provvedimento di verifica di assoggettabilità a VIA si considerano perentori ai sensi e per gli effetti di cui agli articoli 2, commi da 9 a 9-quater, e 2-bis, della legge 7 agosto 1990, n. 241.”
Per la procedura ordinaria di VIA il comma 7 dell’articolo  25 del DLgs 152/2006 recita: “7. Tutti i termini del procedimento di VIA si considerano perentori ai sensi e per gli effetti di cui agli articoli 2, commi da 9 a 9-quater, e 2-bis, della legge 7 agosto 1990, n. 241.”
Questi riferimenti alla legge 241 sono ripetuti anche negli articoli 27 e 27-bis del DLgs 152/2006 relativamente al Provvedimento unico in materia ambientale e al 
Provvedimento autorizzatorio unico regionale che come ho già scritto sopra assorbono anche la VIA.

Le norme della legge 241/1990 già prevedono una procedura accelerata fino alla nomina di un commissario  che si sostituisce all’ufficio competente che non ha rispettato i termini della conclusione del procedimento di VIA. Non solo ma l’altro articolo citato della legge 241/1990 , l’articolo 2bis recita: “1. Le pubbliche amministrazioni e i soggetti di cui all'art. 1, comma 1-ter, sono tenuti al risarcimento del danno ingiusto cagionato in conseguenza dell'inosservanza dolosa o colposa del termine di conclusione del procedimento. 1-bis. Fatto salvo quanto previsto dal comma 1 e ad esclusione delle ipotesi di silenzio qualificato e dei concorsi pubblici, in caso di inosservanza del termine di conclusione del procedimento ad istanza di parte, per il quale sussiste l'obbligo di pronunziarsi, l'istante ha diritto di ottenere un indennizzo per il mero ritardo.”.
Ma queste norme non sono mai state applicate perché? Io un’idea la ho: forse perché andavano a toccare le responsabilità della casta dei burocrati come pure indirettamente degli amministratori pubblici ? Visto che molti procedimenti  non si chiudono nei termini per ragioni che con la natura del procedimento di VIA non hanno nulla a che fare! 


L'UNICO VERO POTERE DI INTERVENTO DEL GOVERNO NAZIONALE UTILE PER L'AMBIENTE IN CASO DI INADEMPIENZE DEI RESPONSABILI DEL PROCEDIMENTO DI VIA  

Ma c’è di più l’unico vero utile potere di intervento statale in caso di inadempienze da parte ad esempio delle Regioni e degli enti locali in materia di procedure ambientali come la VIA è previsto dall’articolo 8 della legge istitutiva del Ministero Ambiente (legge 349/1986) che prevede poteri di diffida e poi di ordinanza da parte del Ministro se l’inadempimento può  produrre un rischio per ambiente e salute pubblica. Ecco questo si che può essere un intervento sostitutivo utile ma non certo quello proposto ora dal Governo Conte! 


LE VERE RAGIONI DELLA INTRODUZIONE DI QUESTA ENNESSIMA "SEMPLIFICAZIONE" DELLA PROCEDURA DI VIA
Ma diciamo la verità la cultura di governo che sta dietro questa ennesima “semplificazione” delle procedure ambientali (c’è di mezzo anche il tentativo di spostare il parere della Soprintendenza sempre al Consiglio dei Ministri) è che spostando la decisione al Consiglio dei Ministri si vuole rimuovere il conflitto sul territorio rispetto a progetti che spesso vengono calati dall’alto in base ad interessi che la tutela dell’ambiente lo sviluppo sostenibile non c’entrano nulla!
Progetti calati dall’alto che violano i principi fondanti delle normative sulla valutazioni ambientali che sono:
1. la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) dei piani e programmi definisce con la partecipazione delle comunità locali preventivamente le localizzazioni sostenibili di progetti ed opere su un dato territorio
2. la VIA definisce a livello puntuale in attuazione dei piani valutati dalla VAS la compatibilità del singolo progetto con lo specifico sito. 

Di fronte agli scempi che il legislatore e gli amministratori pubblici hanno prodotto in questi anni nelle procedure di VAS e di VIA ormai, anche se non sempre, l’ultimo organo di resistenza per una corretta interpretazione di queste procedure secondo le loro finalità originaria, resta la magistratura comunitaria e nazionale come ho spesso dimostrato in questo blog. 


27 giugno 2020

Il MODA: no all'ampliamento della discarica del Boscaccio e al CSS da rifiuti

Tratto da La Nuova Savona

Il MODA: no all'ampliamento della discarica del Boscaccio e al CSS da rifiuti

Il MODA: no all'ampliamento della discarica del Boscaccio e al CSS da rifiuti

Virginio Fadda: “E’ noto che l'incenerimento di combustibili derivati da rifiuti produce nei fumi pericolose diossine e metalli pesanti, mettendo a rischio la salute della popolazione esposta. L'Unione Europea chiede agli Stati membri di vietare il collocamento in discarica dei rifiuti riciclabili e biodegradabili entro il 2025 e  di impegnarsi per abolire quasi completamente il collocamento in discarica entro il 2030, ma qui in Liguria a Vado Ligure si progetta in direzione opposta”

Presentazione VAS Savona 2017 (QUI): “... i dati progettuali ci consentono di ritenere che il pubblico impianto esistente in Località Boscaccio a Vado Ligure (affidato al momento in gestione, da parte del comune proprietario, alla società Ecosavona) sia ampiamente sufficiente a smaltire il rifiuto residuo per un arco temporale di 15 anni a partire dal 2021 (Start Up completa del nuovo sistema) e non sia pertanto necessario procedere a nuovi ampliamenti e/o alla costruzione di nuovi impianti...”

Del tutto inutile appare quindi l’ampliamento proposto oggi in Regione che prevede una prima fase di 786.000 metri cubi e una fase 2 con l’ampliamento a monte della Fase 1 per una volumetria totale lorda per i rifiuti di 1.489.000 m.c. .

In tale progetto la sezione di trattamento meccanico sarà implementata sostituendo il trituratore ed il vaglio attuali con nuove macchine e introducendo i macchinari necessari alla raffinazione della frazione secca ai fini della produzione di CSS.

Lo schema n. 37 della Regione Liguria del 7/10/2016 “Soluzioni per la chiusura del ciclo di gestione rifiuti” e la Deliberazione n. 6 del 27/7/2017 del “Comitato d'Ambito per il ciclo dei rifiuti” di Regione Liguria e Province liguri prevedono per l'Area savonese la chiusura del ciclo con la produzione di CSS combustibile e nella discarica del Boscaccio a Vado Ligure hanno previsto la produzione di combustibile da rifiuti CSS da 22.000 t/a a 30.250 t/a nell' ipotesi di raccolta differenziata al 65% mentre oggi in Regione siamo appena al 50% di RD ed in Provincia di Savona ancora al 60%.

Con invece una auspicabile Raccolta differenziata spinta (80-90 %), come avviene oggi in molte parti del Mondo e d’Italia (vedi ad esempio la Provincia di Treviso ed il Comune di Cairo Montenotte), si eviterebbe definitivamente la “chiusura del ciclo con la produzione di CSS ”programmata nella delibera regionale in premessa, eliminando così del tutto la produzione e la successiva combustione di CSS.

E' ben noto che l'incenerimento di combustibili derivati da rifiuti in impianti dedicati, centrali termoelettriche e cementifici ( come autorizzato dalla Regione nel Piano rifiuti 2015 - QUI ) produce nei fumi pericolose diossine e metalli pesanti mettendo a rischio la salute della popolazione esposta. Tali inquinanti sono presenti anche nelle ceneri residuali della combustione che risultano così poi difficili da smaltire (allegato QUI).

L'Unione Europea chiede agli Stati membri di vietare il collocamento in discarica dei rifiuti riciclabili di plastica, metallo, vetro, carta e cartone e dei rifiuti biodegradabili entro il 2025 chiede di impegnarsi per abolire quasi completamente il collocamento in discarica entro il 2030...ma qui in Liguria a Vado Ligure si progetta in direzione opposta!

 

Virginio Fadda

23 giugno 2020

Comunicato di "Uniti per la Salute ODV" del 23 giugno

Comunicato di Uniti per la Salute ODV

Leggiamo su un giornale on line un articolo che riferisce alcune prese di posizione del sindaco di Vado.
Nel testo dell'articolo si riporta la seguente dichiarazione di Monica Giuliano: “E poi non potevo non ricordare tutti i lavoratori che negli anni scorsi hanno perso il lavoro a causa di scelte che a volte sono state fatte con parte di coscienza civica, ma certo con poco coscienza umana. Ogni azione, anche di chiusura, ha provocato danni enormi”.
Quella che lo stesso giornale on line, non smentito dalla dott. Giuliano, definisce come “frecciata, nemmeno troppo velata, a tutti quei soggetti (la Procura, ma anche i vari comitati) che hanno voluto la chiusura della centrale” ci lascia sconcertati.
Stupisce infatti non poco il fatto che un sindaco, che rappresenta un’istituzione pubblica, anche come autorità sanitaria, invece di ringraziare chi ha evidenziato le gravi problematiche per la salute emerse nelle indagini, ostenti questo atteggiamento nei confronti dalla Magistratura e di molti cittadini.
Per la precisione ci risulta che la Procura abbia chiesto a suo tempo il sequestro preventivo di detti gruppi a carbone e che detto sequestro sia stato disposto da un Giudice con un atto corredato da consistenti motivazioni e che non sia stato impugnato dalla società.
Inoltre è importante ricordare che, a conclusione del provvedimento di sequestro, il Giudice lasciava aperta la strada della riapertura dei gruppi a carbone precisando che: “Peraltro, ove la “Tirreno Power S.p.A.” provvedesse all’installazione di un sistema di controllo adeguato, ...omissis... potrà provvedersi al dissequestro dei detti impianti. “ (*)
Ci chiediamo dunque ancor oggi il perché l'azienda non abbia provveduto all'installazione del misuratore delle emissioni a camino, come richiesto dal giudice e previsto in tutte le centrali termoelettriche: dunque un onere niente affatto eccessivo che (ovviamente qualora i dati emissivi fossero stati entro i valori assicurati dall'adozione delle tecnologie del settore) avrebbe permesso
il dissequestro. Siamo, come tutti, molto sensibili alle gravi problematiche legate a chi ha ingiustamente perso il proprio lavoro, ma sarebbe opportuno esaminare con obiettività quanto fin qui emerso e riflettere su chi non ha saputo conciliare salute e occupazione.
Ci permettiamo poi di ricordare al sindaco, anche nella sua qualità di autorità sanitaria, provvista evidentemente di “coscienza umana” (che ovviamente non può andare disgiunta dalla "coscienza civica" tantomeno in un sindaco!) che sempre nel citato provvedimento di sequestro il Giudice scriveva: ”Non si può poi dimenticare - ed anzi è l’elemento di maggior rilievo - che il reato contestato prevede, come sua ipotesi sicuramente più grave, l’ingente danno alla salute provocato dal dimostrato aumento del ricoveri ospedalieri e del numero dei decessi riconducibile direttamente alla presenza della centrale”.
Ci pare importante infine rammentare che i dati agghiaccianti sull'impatto sanitario della centrale a carbone su cui si è basata la Procura, sono stati confermati da uno studio successivo del tutto
autonomo: l'indagine epidemiologica condotta dal CNR, massimo ente di ricerca italiano che ha accertato come dal 2001 al 2013 si sia registrato un aumento della mortalità pari al 49% nell'area
della centrale a carbone Tirreno Power a Vado Ligure. (**)

Cara Sindaco ci spieghi dove mai in un tale contesto deve stare la "coscienza umana"
23 giugno 2020
unitiperlasalute@libero.it

 
                                       

Note

(*) Dal provvedimento di sequestro : …..Tenuto conto della pregressa condotta della società che gestisce l’impianto, la quale, a parte le altre inottemperanze, non ha provveduto nei termini stabiliti dall’AIA alla collocazione dello SME ed alla calibratura del medesimo (tant’è che i dati del sistema di controllo non appaiono attendibili), la scrivente non ritiene sufficiente ai fini di cui sopra autorizzare la prosecuzione dell’attività dei gruppi a carbone subordinandola alla installazione di un sistema SME che consenta di controllare la riduzione ed il mantenimento delle emissioni nei limiti delle MTD.

Appare infatti assai probabile (per non dire certo) che il gestore, non diversamente da quanto ha fatto sino ad oggi, cerchi in ogni modo di rinviare sine die l’adempimento richiesto, in tal modo vanificando l’esigenza (che il sequestro vuole soddisfare) di ridurre le emissioni pericolose dell’impianto, scongiurando il protrarsi del danno per l’ambiente e la salute.

Peraltro, ove la “Tirreno Power S.p.A.” provvedesse all’installazione di un sistema di controllo adeguato, da calibrare e monitorare ad opera di uno o più tecnici nominati da questo Giudice, ai quali andrebbe anche affidato il compito di accertare, attraverso i controlli giornalieri dello SME, che i gruppi a carbone VL3 e VL4 siano gestiti in modo da mantenere le emissioni nei limiti delle MTD, potrà provvedersi al dissequestro dei detti impianti.


(**)(ANSA) – GENOVA 3 SET 2019 -Dal 2001 al 2013 si è registrato un aumento della mortalità pari al 49% nell'area della centrale a carbone Tirreno Power a Vado Ligure(Savona). Lo indica la ricerca dell'Istituto Gvdi fisiologia clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Ifc) pubblicata sulla rivista Science of the Total Environment.

Leggi su  IVG

Chiusura Tirreno Power, Uniti per la Salute risponde al sindaco di Vado: “Dichiarazioni sconcertanti” 

Il riferimento è alle parole di Monica Giuliano durante la  cerimonia per la demolizione del carbodotto....


20 giugno 2020

Tutti uniti contro l’ampliamento della discarica del Boscaccio

Tratto da Uomini Liberi 

 Tutti uniti contro l’ampliamento della discarica del Boscaccio

Torniamo a scrivere del progetto di ampliamento della discarica del Boscaccio presentato in Regione.

Chi è stato sul posto a vedere la zona dove avverrà la prima fase del progetto si è detto molto preoccupato. La vallata è molto bella, ricca di vegetazione con sorgenti d’acqua, l’ampliamento arriverà molto vicino alle case. 

Nel piano dei rifiuti della Regione ci sono fattori escludenti e penalizzanti speriamo che la regione ne tenga conto quando dovrà approvare il progetto.

Ci saranno le osservazioni dei cittadini e delle associazioni ambientaliste ma questo potrebbe non bastare, dovranno essere i vadesi e non solo ad organizzarsi per protestare contro questo ennesimo scempio.

Nicola Armaroli del CNR :” Centrali a turbogas ? No, grazie, preferisco respirare.”

Tratto da  CNR
                            COMUNICATO STAMPA

Centrali a turbogas? No, grazie, preferisco respirare.

Le centrali a turbogas abbattono la NEBBIA ma... - Meteolive.it 
Uno studio del 2003 dell'Istituto per la sintesi organica e la fotoreattività del Cnr di Bologna mette in guardia sui danni per l'ambiente e la salute derivanti dall'apertura di nuove centrali a turbogas

Le nuove centrali a turbogas per la produzione di energia sono altamente inquinanti e pericolose per la salute dell'uomo. E' quanto emerge da un nuovo studio dell'Istituto per la sintesi organica e la fotoreattività del Cnr di Bologna pubblicato sul numero di novembre de La chimica e l'industria, organo ufficiale della Società chimica italiana. "Una centrale a ciclo combinato a gas naturale (turbogas) da 800 Mw", spiega Nicola Armaroli, autore della ricerca, "brucia un miliardo di metri cubi di gas all'anno e produce parecchie centinaia di tonnellate di polveri fini e ultrafini, le più pericolose per la nostra salute. Nonostante questo, in nessuno delle decine di progetti per nuove centrali elettriche che utilizzano questa tecnologia, inclusi quelli già autorizzati dal ministero dell'Ambiente, si fa menzione della produzione di questi pericolosi inquinanti". L'apertura di nuove centrali a turbogas andrebbe ad aggravare una situazione già critica sul piano ambientale soprattutto nella Pianura Padana che, per le polveri fini ed ultrafini, è una delle zone più inquinate d'Europa.
La legge è inadeguata e non protegge la salute pubblica. Infatti per ottenere l'autorizzazione per nuove centrali si richiede la stima della produzione di particolato ultragrossolano emesso direttamente dai camini (primario). Questo approccio è idoneo a stimare le polveri da impianti a olio combustibile o carbone, ma si rivela inutile per valutare l'inquinamento da polveri di centrali a gas che producono particolato di piccola taglia. "La lacuna nei progetti italiani", sottolinea Armaroli del Cnr, "è molto grave perché è dimostrato che è proprio il particolato di taglia minuta a danneggiare maggiormente la salute: più le particelle sono piccole, più penetrano lungo le vie respiratorie". Secondo Armaroli, quindi, "La costruzione di nuovi impianti a turbogas non può essere disgiunta da severe misure compensative per non peggiorare la qualità dell'aria delle zone interessate, come previsto, per esempio, dalla legislazione della California, una delle più avanzate in materia".

Marco Grondacci :Consiglio di Stato: i Comitati dei cittadini possono impugnare gli atti in materia ambientale

Tratto da Note di Marco Grondacci

Consiglio di Stato: i Comitati dei cittadini possono impugnare gli atti in materia ambientale


Cos'è e cosa fa il Consiglio di Stato? Composizione e funzioni
Nuova sentenza del Consiglio di Stato(sentenza n° 3922/2020pubblicata il 19 giugno scorso, QUI) sulle condizioni per potere impugnare atti a rilevanza ambientale da parte dei Comitati di Cittadini. 
La sentenza segue il pronunciamento della Adunanza Plenaria [NOTA 1] del Consiglio di Stato, sentenza n° 6 del 2020 (QUI), sulla sussistenza di una legittimazione generale degli enti esponenziali in ordine alla tutela degli interessi collettivi dinanzi al giudice amministrativo, o se sia piuttosto necessaria, a tali fini, una legittimazione straordinaria conferita dal legislatore.

LA SENTENZA DELLA ADUNANZA PLENARIA 
L’Adunanza Plenaria parte dalla riflessione per cui “la circostanza che la cura dell’interesse pubblico generale (ad es. all’ambiente) sia rimessa all’amministrazione non toglie, tuttavia, che essa sia soggettivamente riferibile, sia pur indistintamente, a formazioni sociali, e che queste ultime, nella loro dimensione associata, rappresentino gli effettivi e finali fruitori del bene comune della cui cura trattasi.”
Quindi aggiunge l’Adunanza Plenaria se alla Pubblica Amministrazione spetta la tutela dell’interesse pubblico alle associazioni e formazioni sociali spetta la titolarità dell’interesse legittimo o sostanziale. Da ciò l’Adunanza afferma il presente principio: ““Gli enti associativi esponenziali, iscritti nello speciale elenco delle associazioni rappresentative di utenti o consumatori oppure in possesso dei requisiti individuati dalla giurisprudenza, sono legittimati ad esperire azioni a tutela degli interessi legittimi collettivi di determinate comunità o categorie, e in particolare l’azione generale di annullamento in sede di giurisdizione amministrativa di legittimità, indipendentemente da un’espressa previsione di legge in tal senso”.
Quindi non solo le associazioni riconosciute (come quelle ambientaliste dal Ministero dell’Ambiente secondo il comma 5 articolo  18 della legge 349/1986 - QUI) ma anche i Comitati e associazioni non riconosciute che rispettino i criteri fissati dalla giurisprudenza possono impugnare atti della Pubblica Amministrazione.


I CRITERI DELLA GIURISPRUDENZA CHE LEGITTIMANO ANCHE I COMITATI AD IMPUGNARE ATTI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
1. perseguimento, sancito in via statutaria e in modo non occasionale, di obiettivi di natura ambientale; 
2. Sussistenza di un adeguato grado di rappresentatività 
3. Sussistenza  di uno stabile collegamento con il territorio in cui è sito il bene che si assume leso


L’ULTIMA SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO SULLA LEGITTIMAZIONE AD AGIRE PER I COMITATI  E ASSOCIAZIONI NON RICONOSCIUTE EX LEGE
La sentenza n°3922 del 2020, già citata all’inizio del post, afferma quanto segue:
Dagli atti di causa emerge la contemporanea presenza dei predetti requisiti. Il Comitato si è costituito quale soggetto collettivo il cui scopo istituzionale coincide con un impegno a carattere preventivo teso ad impedire la compromissione di un bene, l’ambiente, le cui varie componenti, sebbene suscettibili di protezione in via autonoma, possono nondimeno apprezzarsi in una prospettiva unitaria. Per il conseguimento di siffatto obiettivo esso si è reso promotore di una iniziativa estrinsecantesi in una forma alternativa di trasporto pubblico, attraverso l’estensione del metrobus sino a Brescia, nonché in una differente soluzione della viabilità, nel contesto geografico di riferimento.
Le predette considerazioni devono quindi condurre al riconoscimento che parte ricorrente incarna un interesse originariamente diffuso nell’ambito della comunità rappresentata; interesse che, attraverso lo scopo perseguito dal comitato ed il suo stabile collegamento con l’area della quale si propone di tutelare i valori ambientali, si è soggettivizzato e differenziato. Per la tutela di siffatto interesse, pertanto, il Comitato è legittimato ad agire in giudizio.”

16 giugno 2020

“Nel Decreto Rilancio un emendamento che velocizza le nuove centrali a gas”

Tratto da Centumcellae

PaP: “Nel Decreto Rilancio un emendamento che velocizza le nuove centrali a gas 

CIVITAVECCHIA – “Tra i molti emendamenti al Decreto Rilancio ne è spuntato fuori uno che rischia, purtroppo, di velocizzare notevolmente la costruzione di nuove centrali a gas sul territorio italiano”.

A lanciare l’allarme, in un comunicato congiunto, sono le sezioni di Potere al Popolo Civitavecchia, Venezia e Brindisi, che evidenziano come l’emendamento in questione, firmato da esponenti di PD e LEU, intende istituire un’apposita Commissione tecnica PNIEC “con il fine di semplificare la procedura di VIA e velocizzare così l’autorizzazione per quelle attività che si muovono, appunto, in conformità col Piano Nazionale”.

L’idea – si legge nella nota congiunta – a quanto pare, è piaciuta molto anche al ministro dell’ambiente Sergio Costa, il quale, entusiasta, ha citato come opere da costruire in fretta solo gli impianti fotovoltaici e quelli eolici, dimenticando, però, che nell’ultimo Piano Energia e Clima ci sono anche le centrali a gas: uno strumento – secondo il governo – fondamentale per fare fronte agli 8GW che verranno meno con il phase-out del carbone. Nell’emendamento non si fa alcuna distinzione tra opere pulite a emissione zero e impianti che saranno invece alimentati con combustibili fossili. Si dice soltanto che, entro 60 giorni, un DPCM dovrebbe individuare ‘le tipologie di progetti per l’attuazione del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima da sottoporre a verifica di assoggettabilità o a VIA in sede statale’. Come detto, a occuparsi di tali procedure dovrebbe essere una “Commissione tecnica PNIEC” composta da 20 membri scelti tra rappresentanti del Ministero dell’ambiente, del CNR, dell’ISPRA, dell’ENEA e dell’ISS”.

“Un emendamento – concludono – che non sappiamo se sia stato scritto male per un approccio superficiale alla questione o, peggio ancora, per snellire effettivamente le procedure autorizzative delle nuove centrali turbogas. Quello che denunciamo con forza, ad ogni modo, è l’ennesimo atto parlamentare a sostegno dei combustibili fossili, delle aziende inquinanti e di progetti anacronistici contro i quali continueremo ad opporci per il bene del pianeta e delle nostre comunità”.

Marco Grondacci:Informazione e diritto dei cittadini di impugnare decisioni in materia di VIA

Tratto da Note di Marco Grondacci

Informazione e diritto dei cittadini di impugnare decisioni in materia di VIA e tutela delle acque 

La Corte di Giustizia, con sentenza 28 maggio 2020  causa C535/18 (QUI), interviene sulla interpretazione di due articoli della Direttiva  quadro sulla VIA (Direttiva 2011/92/UE - [NOTA 1]):
-        articolo 6 sul dovere di consultazione del pubblico nel procedimento di VIA
-          articolo 11 sul dovere degli stati membri di mettere il pubblico in condizione di ricorrere ad organo giurisdizionale contro decisioni sulla VIA ritenute lesive di un loro diritto 

La sentenza interpreta anche la Direttiva quadro sulla tutela delle acque 2000/60/CE [NOTA 2] in relazione al rispetto degli obiettivi ambientali per impedire il deterioramento delle acque superficiali  e sotterranee secondo l’articolo 4 di detta Direttiva.

La sentenza affronta una serie di questioni pregiudiziali [NOTA 3] sollevate dal giudice nazionale (il caso nasce in Germania) che si descrivono di seguito distintamente compresa la decisione interpretativa della Corte di Giustizia:

GianFranco Amendola : Discariche, l’Ue raccomanda di eliminarle ma qui si va nella direzione opposta

Tratto da Il Fatto Quotidiano

Discariche, l’Ue raccomanda di eliminarle ma qui si va nella direzione opposta

Mentre la Ue ci raccomanda ogni giorno di eliminare le discariche di rifiuti e favorire il riciclo e il riutilizzo, il nostro governo che fa? Propone, zitto zitto, di modificare la legge (europea ed italiana) per poter fare discariche ovunque. Ma andiamo con ordine.

Nel 2019 il Parlamento ha dato delega al governo (legge 117/2019) di modificare la legge italiana oggi vigente (D. Lgs 36/2003) per adeguarla alla nuova direttiva Ue sulle discariche. Ma il governo, nello schema di decreto per il recepimento trasmesso al Parlamento, propone modifiche che nulla hanno a che vedere con la nuova direttiva, anzi vanno proprio in direzione opposta. E, come nella migliore tradizione, non lo fa nel testo, ma negli allegati (che, di solito, non legge nessuno): non solo, peraltro, si sostituiscono i due allegati oggi vigenti ma se ne aggiungono altri sei che non trovano alcun riscontro né nella direttiva né nella legge delega.

Particolarmente significativa, in proposito, appare la vicenda relativa all’obbligo di una barriera geologica tale da garantire la protezione del suolo, delle acque superficiali e, soprattutto, di quelle sotterranee, imposto dalla normativa comunitaria, la quale precisa che qualora la barriera geologica non sia sufficiente “può essere completata artificialmente e rinforzata con modalità diverse che forniscano una protezione equivalente”.

Dizione trasposta in Italia dall’allegato 1, della legge oggi vigente, secondo cui “la barriera geologica, qualora non soddisfi naturalmente le condizioni di cui sopra, può essere completata artificialmente attraverso un sistema barriera di confinamento opportunamente realizzato che fornisca una protezione equivalente”. Appare, quindi, del tutto evidente che sia la legge europea che quella italiana impongono, per poter realizzare una discarica, il requisito essenziale della esistenza di una barriera geologica naturale che, al massimo può essere rafforzata e completata da una aggiunta artificiale.....

E così si potrebbero fare discariche ovunque con rilevantissimi pericoli per l’ambiente e la salute, come, peraltro evidenziato a Roma quando, anni fa, una rottura del polder della discarica di Malagrotta provocò pericolo di inquinamento delle falde acquifere. Con buona pace del principio comunitario finalizzato, in aderenza alla gerarchia sui rifiuti, alla progressiva eliminazione delle discariche.

 su Il Fatto Quotidiano

15 giugno 2020

ANPCI, i Sindaci d’Italia aderiscono alla mobilitazione Stop 5G di sabato 20 giugno


Tratto da OASISANA.COM

ANPCI, i Sindaci d’Italia aderiscono alla mobilitazione Stop 5G di sabato: fermiamo Colao


L’Associazione Nazionale Piccoli Comuni d’Italia (ANPCI) patrocina la giornata nazionale di mobilitazione unitaria proclamata Sabato 20 Giugno 2020 dall’Alleanza Italiana Stop 5G. L’obiettivo è denunciare la pericolosa deriva elettromagnetica contenuta nel dossier “Iniziative per il rilancio – Italia 2020-2022”, redatto per il Governo Conte dal Comitato di esperti in materia economica e sociale guidato da Vittorio Colao, membro del Consiglio d’Amministrazione del colosso del 5G americano Verizon, ex dirigente d’azienda e amministratore delegato della multinazionale delle telecomunicazioni Vodafone.

ANPCI – documenti Stop 5G

Patrocinando l’evento, l’ANPCI ha scritto a tutti i Sindaci d’Italia invitandoli alla mobilitazione, Ecco parte del testo ora nella disponibilità dei primi cittadini di ogni regione, finiti nel mirino di Colao che chiede a Conte di vietare qualsiasi tipo di opponibilità territoriale al 5G, per inficiare ogni legittimo atto amministrativo finora approvato da 532amministrazioni comunali precauzionisti. Nella lista anche grandi città e capoluoghi di provincia: i sindaci di Foggia, Udine, Vicenza, Grosseto, Pistoia, Fermo, Messina, Ragusa, Siracusa e Enna hanno emesso ordinanze per la moratoria territoriale mentre i consigli comunali di Trento, Bolzano, Catania, Bologna, Firenze e Torino approvato mozioni per la precauzione, compreso il co-finanziamento pubblico per la ricerca scientifica indipendente come promosso dal progetto ‘Noi per la ricerca’. Finora, 77.000 euro stanziati   come saprà, in questi giorni alcune compagnie stanno presentando ricorso ai TAR per impugnare l’ordinanza, incuranti del principio di precauzione e degli effetti dell’inesplorate irradiazioni. Per sostenerla nella sua posizione ad esclusiva difesa della salute pubblica, la informiamo che sia l’ANPCI che l’Alleanza Italiana Stop 5G hanno predisposto una task force di avvocati ai quali l’Ente potrà rivolgersi nel caso di un’assistenza legale di professionisti esperti nella materia.

Consapevoli del delicato momento che l’intera comunità nazionale sta vivendo, sabato 20 Giugno 2020 abbiamo deciso di aderire alla giornata nazionale di mobilitazione unitaria (….)    

Pertanto abbiamo deciso di stringerci attorno a lei come a tutti i 350 Sindaci che hanno emanato ordinanze urgenti e contingibili fermando il pericoloso wireless di quinta generazione, così come agli oltre 500 Comuni d’Italia che hanno approvato atti amministrativi precauzionali.

Per il 20 Giugno, quindi, gentile Sindaco le chiediamo di adoperarsi in un’azione pubblica a sostegno della causa che ci accomuna, in modo che insieme si possa mandare al Governo un messaggio civile, partecipato e democratico di ferma opposizione al progetto contenuto nel dossier Colao.

Cosa può fare il 20 Giugno? Alcuni suoi colleghi ci comunicano di voler organizzare eventi pubblici, di rilasciare interviste agli organi di stampa, di continuare nell’azione di consapevolezza e sensibilizzazione del problema, oppure di presenziare simbolicamente sul territorio insieme ai concittadini, piuttosto che promuovere un’iniziativa politica per far sentire la voce del territorio contrariato all’annuncio dell’ennesima invasione elettromagnetica.“