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31 maggio 2012

1)ENERGIA SOLARE. La Germania segna il record mondiale:Sabato scorso un tedesco su due ha utilizzato energia pulita.2)Di Pietro, investire come in Germania su fonti alternative

 Tratto da Il Cambiamento

ENERGIA SOLARE: la Germania segna il record mondiale

solare germania
Sabato scorso un tedesco su due ha utilizzato energia pulita
Lo scorso fine settimana in Germania l'energia dal sole ha segnato un record mondiale: tra venerdi e sabato scorso gli impianti solari tedeschi hanno prodotto 22 gigawatt di energia elettrica, pari a 20 centrali nucleari a pieno regime.
La potenza solare immessa nella rete nazionale è riuscita a soddisfare un terzo del fabbisogno energetico del Paese durante una normale giornata lavorativa, il venerdì. La percentuale è poi salita al 50% il sabato, quando le fabbriche e gli uffici sono rimasti chiusi. In altre parole, sabato scorso un tedesco su due ha utilizzato energia pulita.
A riferire questi dati è stato il direttore del Forum economico internazionale per le energie rinnovabili (IWR) Norbert Allnoch il quale ha spiegato che sino ad ora nessun Paese al mondo ha prodotto tanta energia elettrica fotovoltaica. Allnoch ha aggiunto che un paio di volte nelle ultime settimane la Germania è stata vicina al traguardo dei 20 gigawatt ma questa è la prima volta che viene raggiunto un obiettivo del genere.
Secondo Allnoch il record raggiunto lo scorso fine settimana dimostra che la Germania è in grado di soddisfare una quota rilevante del suo fabbisogno di elettricità con l’energia solare e che il Paese può fare a meno delle centrali elettriche a carbone, a gas e degli impianti nucleari.
L’impegno della Germania nella produzione di energia da fonti rinnovabili è diventato sempre più forte da quando, in seguito al disastro di Fukushima, la nazione ha deciso di disattivare gradualmente le centrali nucleari presenti sul territorio. Il Paese al momento produce il 20% dell’elettricità sfruttando fonti energetiche alternative alle fossili. Se la Germania continuerà su questa strada, è prevista una riduzione dei gas serra di circa il 40% entro il 2020.
Nei giorni scorsi il cancelliere Angela Merkel ha sottolineato l'importanza che la diffusione delle energie rinnovabili, il loro trasferimento attraverso le reti e la sicurezza dell’approvvigionamento vengano supportate da finanziamenti.
Per raggiungere tale obiettivo è necessario un investimento di 30 miliardi di euro nei prossimi dieci anni che serviranno ad estendere e modernizzare la rete elettrica per trasferire le energie rinnovabili in sostituzione a nucleare e carbone.
Pur non sapendo ancora se il record tedesco dello scorso fine settimana si ripeterà, il dato ha certamente un forte valore simbolico in quanto dimostra come sia possibile che anche una delle principali nazioni industriali del mondo, abitata da più di 80 milioni di persone, possa essere alimentato dalle rinnovabili.
Quali risultati potrebbe allora raggiungere l'Italia, ben più soleggiata della Germania, con un deciso impegno nella promozione delle fonti energetiche pulite?

A.P.   
31 Maggio 2012


Leggi su QualEnergia

Effetto rinnovabili. E la bioraria va in pensione

Il confronto rinnovabili/fossili sta facendo abbassare i prezzi sulla Borsa elettrica di giorno e salire di sera al punto da rendere obsoleta la tariffa bioraria. L'Autorità propone di cambiare sistema tariffario. Nel suo documento spiega come le fonti pulite stiano cambiando il mercato elettrico e cosa potrà succedere in futuro.Leggi


    Tratto da Asca.it

 Rinnovabili: Di Pietro, investire come in Germania su fonti alternative

30 Maggio 2012 - 15:12


(ASCA) - Roma, 30 mag - ''Sulle energie rinnovabili l'Italia segua la strada tracciata dalla Germania. L'Idv, che ha promosso il referendum per fermare il nucleare, da sempre sostiene la necessita' di investire in fonti alternative, che creano non solo energia pulita e sicura, ma anche nuovi posti di lavoro'', scrive Antonio Di Pietro nella sua pagina facebook.

''Siamo al centro del Mediterraneo e potremmo vivere delle risorse offerte dalla natura. L'energia solare e' un'opportunita' per l'ambiente e per l'economia: gli impianti tedeschi hanno prodotto 22 gigawatt di energia elettrica, pari a 20 centrali nucleari a pieno regime. Fino ad oggi in tanti hanno favorito gli interessi delle lobby e non quelli dei cittadini. L'Idv continua a chiedere un cambio di rotta'', conclude il presidente dell'Italia dei Valori.

Considerazioni di Uniti per la Salute 

Apprezziamo le affermazioni dell' Onorevole  Antonio di Pietro ,è da tempo che anche la nostra associazione "Uniti per la Salute" sostiene 
  • la necessita' di investire nelle  fonti alternative che creano non solo energia pulita e sicura, ma anche nuovi posti di lavoro'' 
  • che "Fino ad oggi in tanti hanno favorito gli interessi delle lobby e non quelli dei cittadini" 
  •  e continuiamo inascoltati a chiedere ai partiti politici ed anche all' IDV UN CONCRETO  CAMBIO DI ROTTA .

MA NON SONO  FORSE LA STESSA  IDV ..... CHE  INSIEME AL PD IN  REGIONE LIGURIA ,INCURANTI DELLE ISTANZE DEI CITTADINI E DEI LORO TIMORI ,  HANNO PROMOSSO UN  ULTERIORE POTENZIAMENTO A CARBONE DELLA CENTRALE TIRRENO POWER CHE CI CONDANEREBBE AD ALTRI  50 ANNI DI CARBONE ! ......NONOSTANTE  LA REALE NECESSITA' ,PER UN FUTURO SOSTENIBILE,DI INVESTIRE NELLE  ENERGIE RINNOVABILI....
Infatti L'Idv fa parte della stessa giunta Burlando che ha votato, con uno stucchevole voltafaccia rispetto alle posizioni sostenute in campagna elettorale, a favore dell'ampliamento a carbone della centrale Tirreno Power. 

  MA  L' IDV  E  IL PD  LIGURI....... SONO CONTRARI AL POTENZIAMENTO A CARBONE  SOLO A PAROLE E NELLE PROMESSE  ELETTORALI....
 MA PER NOI  E PER IL NOSTRO  TERRITORIO  LIGURE  CONTINUANO A PROMUOVERE  SEMPRE ......TANTO CARBONE .

Brindisi, incendio nella centrale Enel di Cerano

 Tratto da Quotidiano di Puglia

Brindisi, incendio nella centrale di Cerano.

Nessun ferito. «Situazione sotto controllo»










BRINDISI - Allarme, stamani a 
Brindisi, nellacentrale Enel "Federico II"
di Cerano. Un incendio si è sviluppato 
intorno alle 9.15.
 Non ci sono feriti. Le fiamme 
hanno interessato il sistema ambientale di desolforazione dell'unità di produzione numero 4 attualmente ferma per manutenzione.
 L'allarme è stato dato dagli operatori addetti al servizio
 di controllo della centrale e ha permesso  il pronto 
intervento del presidio stabile dei vigili del fuoco 
affiancato dalla squadra antincendio ed emergenza 
della centrale.
Una densa cappa di fumo si è addensata sulla zona, ed 
anche in città si avverte un forte odore di bruciato.

Taranto, l’Ilva fa ricorso contro la riapertura dell'Aia:la Regione Puglia si costituirà in giudizio contro la proposizione dell’Ilva.


Tratto da Il Cambiamento

Taranto, l’Ilva fa ricorso contro la riapertura dell'Aia

Pronto il ricorso dell’Ilva di Taranto al Tar, per impedire la riapertura dell’autorizzazione integrata ambientale (AIA), voluta da Corrado Clini, nuovo titolare del Ministero dell’Ambiente. L’assessore regionale all’Ambiente, Lorenzo Nicastro, ha già precisato che la Regione si costituirà in giudizio contro la proposizione dell’azienda.

di Matteo Marini - 30 Maggio 2012

ilva taranto


L'Ilva di Taranto vuole presentare ricorso al Tar per impedire la riapertura dell’autorizzazione integrata ambientale voluta da Corrado Clini
L’Ilva di Taranto non ci sta e prepara ricorsi in tribunale. Sarebbe infatti pronto il ricorso dell’azienda al Tar per impedire la riapertura dell’autorizzazione integrata ambientale voluta da Corrado Clini, nuovo titolare del Ministero dell’Ambiente. Il ricorso, che verrà presentato a breve alla sezione di Lecce del Tar di Puglia è volto, secondo un comunicato dello stabilimento, a “rispettare quanto le stesse istituzioni, all’esito di un lungo lavoro con tutti i soggetti coinvolti, meno di un anno fa, hanno deciso con il rilascio dell’Aia (l’autorizzazione sopracitata, ndr)”. Concessa dall’ex Ministro Prestigiacomo, l’Aia verrà quindi probabilmente riesaminata dal Tribunale.
L’assessore regionale all’Ambiente, Lorenzo Nicastro, ha già precisato che la Regione si costituirà in giudizio contro la proposizione dell’Ilva, motivando così la scelta: “ben consapevoli che l’azienda stia esercitando un proprio diritto, non possiamo che tutelare in tutte le sedi opportune le istanze relative alla salute dei cittadini e alla qualità dell’ambiente, stigmatizzando un atteggiamento che appare oggi più che mai pretestuoso nella misura in cui tenta di sottrarsi al confronto tecnico, nelle sedi istituzionali, mentre si va delineando il piano di risanamento per l’area di Taranto”.
Il "ripensamento del Ministero", era stato provocato dalle reazioni alle due perizie, chimica ed epidemiologica, inserite nell’incidente probatorio del procedimento avviato dalla procura di Taranto per disastro ambientale a carico dei vertici dell’Ilva. Il dicastero di Via Cristoforo Colombo, cita – a supporto della sua riflessione – anche il fatto che era stata varata la direttiva 75 del 2010 su Bat (Indice sintetico bilancio ambientale territoriale, ndr) più stringenti e le aziende erano tenute ad adeguarsi.......
Anche Legambiente si fa sentire: “L’Ilva dovrebbe mettersi d’accordo con se stessa, da una parte ricorre al TAR contro la 'vecchia' AIA chiedendo la rimozione di alcune delle poche misure rigorose contenute in quella autorizzazione da noi già ritenuta del tutto insufficiente e inadeguata ad affrontare il carico inquinante che il siderurgico riversa sulla città di Taranto; dall’altro ricorre contro l’ipotesi di una nuova AIA di cui non si conoscono ancora né i contenuti, né le linee guida e gli eventuali cambiamenti rispetto alla vecchia autorizzazione. Il tutto mentre la città è letteralmente inondata da messaggi pubblicitari tesi a evidenziare l’impegno contro l’inquinamento di un’azienda che, da 3 anni, nei propri Rapporti sull’ambiente e la sicurezza propaganda i propri investimenti (sempre gli stessi nei 3 rapporti 2009, 2010 e 2011) per l’ambientalizzazione degli impianti tarantini”.
Leggi l'articolo integrale
Leggi anche su Noalcarbone

I primati della regione Puglia in campo epidemiologico


30 maggio 2012

Enel primo emettitore in Italia,quarto europeo.

Tratto a QualEnergia

Enel quarto emettitore europeo. Primo in Italia

Continua lo scontro tra Greenpeace ed Enel in merito alle emissioni di CO2 del gruppo energetico. Secondo i dati pubblicati da Carbon Market Data sono 78 milioni le tonnellate di CO2 emesse nel 2011 dall'ex monopolista in Europa. Una conferma che dimostra come Enel sia il quarto emettitore europeo e il primo in Italia.

Continua il braccio di ferro sui numeri tra Greenpeace ed Enel in merito alle emissioni di CO2 del gruppo energetico. Avevamo evidenziato di recente che nel dall’ultimo rapporto sul fuel mix disclosure” elaborato dal GSE la quota di generazione elettrica immessa nel sistema elettrico italiano nel 2011 da Enel Produzione, circa 79 TWh, era per il 48,7% costituita da carbone;  e la restante parte: gas (28,9%), rinnovabili (20,7%) e prodotti petroliferi (1,7%).
L’associazione ambientalista in suo recente rapporto evidenziava il fatto che il carbone di Enel è causa di emissioni annuali di CO2 pari a 27 milioni di tonnellate.
Ora questo dato sembra verosimile alla luce dei dati pubblicati oggi dal Carbon Market Data, l'istituto che raccoglie le informazioni sulle emissioni di CO2 in Europa dai grandi impianti. Sono 78 milioni le tonnellate di CO2 emesse nel 2011 da Enel in Europa che fanno dell’ex monopolista italiano il quarto emettitore assoluto europeo (dopo RWE, Vattenfall e E.ON) e il primo in Italia. Fatto importante che c'è anche un incremento delle emissioni di anidride carbonica di 10 milioni di tonnellate rispetto al 2010.
Greenpeace punta l’indice contro i dati falsi o omessi da Enel sugli impatti ambientali, sanitari ed economici e critica le contraddizioni che emergono da una nota diffusa pochi giorni fa dal gruppo energetico. Per Greenpeace sono quattro le bugie dell’Enel:
“Prima bugia: "le attività dell'azienda […] si svolgono nel pieno rispetto delle leggi che tutelano l'ambiente e la salute". Falso. Enel è già stata condannata, anche per "emissioni moleste, danneggiamento all'ambiente, al patrimonio pubblico e privato e violazione della normativa in materia di inquinamento atmosferico" per la centrale di Porto Tolle. Per quella stessa centrale tutto il management risulta oggi rinviato a giudizio per "omissione dolosa di cautele contro disastri". Altre indagini sono in corso - anche per omicidio colposo - in relazione alle emissioni della centrale a carbone di Brindisi. Su cui, inoltre, sono aperte inchieste per smaltimento illecito di rifiuti pericolosi e disastro ambientale.
Seconda bugia: "circa metà dell'energia elettrica che Enel produce è priva di qualunque tipo di emissione, compresa l'anidride carbonica". Non è così, se a livello globale quella percentuale è inferiore al 50% e in Italia supera di poco il 40. Nella stima di Enel è inclusa anche la produzione nucleare, il cui livello di pericolosità va ben oltre le emissioni di CO2. Ma quanto viene emesso per produrre oltre il 50% dell'elettricità fatta da Enel? Alcune delle sue centrali, a livello europeo, sono tra le più inquinanti, come testimoniato anche dall'Agenzia Europea per l'Ambiente.
Terza bugia: l'azienda sostiene di avere "in programma investimenti nelle fonti rinnovabili per oltre 6 miliardi di euro nei prossimi cinque anni, un impegno che ha ben pochi paragoni a livello globale". Gran parte di quei 6 mld su un piano complessivo di oltre 27, è destinata a grandi impianti idroelettrici in Sud America e non riguarda le nuove tecnologie rinnovabili. Per un confronto, la banca Goldmann&Sachs ha annunciato di stanziare 40 miliardi di dollari nelle rinnovabili nei prossimi 10 anni e ha un fatturato annuo inferiore alla metà di quello di Enel.
Infine, Enel ricorda che "solo il 12% dell'energia elettrica italiana è prodotta con il carbone contro una media europea di circa il doppio". Con questa affermazione l'azienda parla d'altro per non ammettere la verità. Greenpeace non contesta il dato nazionale della produzione di elettricità da carbone, bensì fa riferimento al carbone di Enel, i cui documenti riportano una produzione che nel 2011 ha superato il 41%.”
Ora attendiamo la replica di Enel che ha comunque già dichiarato l'intenzione di querelare l'associazione ambientalista..

Leggi su Urloweb

Greenpeace, Adriano Bono e Meganoidi: un singolo-denuncia del carbone di Enel 

Il brano sarà presentato durante il concerto del 1 giugno a Roma, alle ore 21 presso piazzale del Verano - zona San Lorenzo.Leggi
 

29 maggio 2012

Terremoto, le regole base sul comportamento da seguire

Tratto da Net1news

Terremoto, le regole base sul comportamento da seguire

A seguito degli ultimi terremoti che hanno colpito il Nord Italia è bene ripassare le regole base su cosa fare durante il sisma, conoscere quali sono i posti più sicuri per cercare riparo e prendere tutte le precauzioni necessarie.

cosa fare durante terremoto


L'allarme terremoto del momento, ci porta a ripassare le regole base su come comportarsi in una situazione di emergenza di questo genere. Prima di tutto occorre conoscere la classificazione sismica del proprio comune di residenza per sapere quali norme adottare per le costruzioni, a chi fare riferimento e quali misure sono previste in caso di emergenza. Se il sisma arriva mentre siete in casa, i posti più sicuri per cercare riparo sono gli architravi, gli stipiti delle porte, sotto mobili robusti come tavoli o letti, quest'ultimi devono essere lontani dalle vetrate e da mensole con oggetti pesanti.

Mantenere la calma è fondamentale, anche se non è facile in questi momenti. Non bisogna muoversi durante la scossa sismica e cercare di uscire di casa, le scale potrebbero essere pericolose e cedere. Mai prendere l'ascensore, se per caso vi trovate all'interno durante il terremoto, cercare di uscire al più presto una volta terminata la scossa. Se invece vi trovate in un luogo pubblico, badate bene a stare lontani da oggetti che potrebbero cadervi addosso e non precipitatevi all'uscita, si potrebbbe creare un affollamento pericoloso.Se siete sul luogo di lavoro o a scuola, staccate la corrente e seguite le istruzioni del capo o dell'insegnante. Mentre se siete all'aperto state lontani dalle pareti delle case, cercate luoghi aperti, state quindi lontano da edifici, da linee elettriche, alberi e muri. Sicuramente dopo la prima forte scossa, ci saranno quelle di assestamento, se vi trovate in casa o riuscite a rientrare staccate la corrente elettrica per evitare incendi e chiudete il gas e la fornitura di acqua.

 Se siete stati lungimiranti e avete preparato una valigia con il kit emergenza terremoto prendetela e se necessario raggiungete i luoghi di accoglienza indicati nel piano comunale di Protezione Civile. Il cellulare, ricordate, va usato solo in caso di necessità per evitare un sovraccarico delle linee telefoniche e impedire a chi ha realmente bisogno di chamare aiuto.
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Leggi anche su Come Don CHISCIOTTE
NON SI PUO’ MORIRE DI TERREMOTO !
Il terremoto uccide per ignoranza. Spesso non si conosce il livello di rischio sismico della regione nella quale si vive. Più spesso non si sa come comportarsi in caso di allarme terremoto. Se il meteo ci dice che domani pioverà, terremo a portata di mano l'ombrello. Ma se non viene nemmeno annunciato il rischio di un forte terremoto, perché il Comune non ci dice come comportarci? Serve la Prevenzione Civile, non solo la Protezione Civile.
......Nel senso che l'attività sismogenetica che stiamo registrando ormai dall'inizio dell'anno e il gran numero di terremoti che stanno avvenendo in tutta Italia, e forti, quando dico forti parlo maggiore del quarto grado. In gran numero rispetto alla media degli anni precedenti, quindi significa che c'è un incremento dell'attività sismica.  
C'è un incremento del rilascio dell'energia e quindi la possibilità che possano ancora verificarsi forti terremoti anche in zone non dichiaratamente a rischio sismico o quantomeno non conosciute come zone a rischio sismico.

Intervista a Giampaolo Giuliani su Come Don CHISCIOTTE ed altri articoli sul terremoto

Gas serra nel 2011sono cresciuti del 3.2 per cento


Tratto da La Repubblica
Gas serra 2011, altro che crisi sono cresciuti del 3.2 per cento

Secondo le anticipazioni dell'Agenzia internazionale per l'energia, lo scorso anno si è arrivati nel mondo a 31,6 miliardi di tonnellate di CO2 derivanti dall'uso dei combustibili fossili: una crescita del 3,2%. E mentre lo squilibrio dell'atmosfera si aggrava, la capacità di risposta politica resta molto bassa  

di ANTONIO CIANCIULLO

NONOSTANTE la crisi economica, i gas serra continuano a crescere a livello globale battendo anno dopo anno il record di emissioni. Il precedente picco era stato toccato nel 2010. Nel 2011  -  secondo le anticipazioni fornite dall'Agenzia internazionale per l'energia - si è arrivati a 31,6 miliardi di tonnellate di CO2 derivanti dall'uso dei combustibili fossili: una crescita del 3,2% nell'arco di un anno.
Il dato è allarmante per vari motivi. Il primo è che il contrasto con l'avvertimento ripetuto con crescente allarme dagli scienziati non poteva essere più netto. Abbiamo superato le 390 parti per milione di anidride carbonica in atmosfera (erano 280 alla vigilia della rivoluzione industriale) e l'aumento continuo dei gas serra intrappola il calore creando uno squilibrio progressivo.

I climatologi ripetono che bisogna chiudere il rubinetto delle emissioni serra, rallentare drasticamente il consumo dei combustibili fossili e fermare la deforestazione: se non lo faremo rischiamo di vedere aumentare  la pressione dei deserti, crescere la violenza dei fenomeni meteo estremi, rendere inabitabili vaste zone del pianeta.

Il secondo motivo di allarme è che, mentre lo squilibrio dell'atmosfera si aggrava, la capacità di risposta politica è molto bassa. Il negoziato sul dopo protocollo di Kyoto ha subito un alt nel 2010 alla conferenza Onu di Copenaghen e il nuovo accordo per ora resta proiettato nel 2015, con la prospettiva di non diventare operativo fino al 2020. Bisognerà vedere se il vertice che si apre tra pochi giorni a Rio de Janeiro in occasione del ventennale dell'Earth Summit riuscirà ad accelerare il percorso.

Certo la distanza tra gli obiettivi (evitare una crescita della temperatura del pianeta di più di 2 gradi rispetto all'epoca preindustriale) e i mezzi posti in campo è clamorosa. L'ultima dimostrazione viene proprio dai dati dell'Agenzia per l'energia: per raggiungere il traguardo dichiarato le emissioni serra dovrebbero più che dimezzarsi e invece continuano a crescere. Soprattutto a causa dell'uso del carbone (45% delle emissioni), seguito dal petrolio (35%) e dal gas naturale (20%).

Per invertire il trend e disaccoppiare lo sviluppo dall'aumento delle emissioni bisogna puntare con decisione sulla costruzione di un'economia low carbon basata su un alto livello di efficienza, sulle fonti rinnovabili, sulle smart city, sul recupero e il riuso dei materiali, sull'innovazione tecnologica....
 
L'Italia, che nel campo delle rinnovabili  ha ampie potenzialità, alcuni brevetti e aveva agganciato il gruppo di testa, si è fermata in modo brusco e rischia di tornare indietro. Lasciando sul campo una quota di Pil e parecchie decine di migliaia di occupati.
(29 maggio 2012)Leggi l'articolo integrale

28 maggio 2012

Caro-energia? Colpa delle fossili, non delle rinnovabili

 Tratto da Qualenergia

Caro-energia? Colpa delle fossili, non delle rinnovabili

In 10 anni la spesa delle famiglie per l’elettricità è cresciuta del 52,5%. Ma ad aumentare di più in bolletta è stata la componente energia, legata all'andamento del prezzo del petrolio. Fa spendere in media 187,36 euro in più a famiglia rispetto al 2002. Un mini dossier di Legambiente. Ma non era tutta colpa dello sviluppo delle rinnovabili?

Telegiornali e quotidiani lo hanno raccontato con grande enfasi negli ultimi due mesi: “Ancora aumenti nelle bollette elettriche a causa delle rinnovabili!” e per chiarire le responsabilità: “Il fotovoltaico e le altre tecnologie pulite pesano troppo nella spesa delle famiglie”. Infine la soluzione proposta dal Ministro Passera: “Intervenire sugli incentivi perché costano troppo” e da qui la proposta dei nuovi Decreti che potrebbero stroncare la crescita delle energie pulite.
Ma è davvero così? Veramente si devono fermare le rinnovabili per salvaguardare le famiglie e le aziende dagli aumenti in bolletta? E in questi anni gli aumenti dipendono dalle energie pulite? Sono le domande cui Legambiente cerca di rispondere nel suo ultimo mini-dossier sulle bollette (vedi allegato, pdf). Arrivando a una conclusione ben diversa da quanto abbiamo letto troppo spesso sulla stampa generalista: la responsabilità principale del caro-energia che abbiamo vissuto in questi ultimi anni non è delle energie pulite ma, al contrario, della dipendenza da fonti fossili che importiamo dall’estero.
Secondo i dati dell’Autorità per l’energia, la spesa annua della famiglia tipo per l’elettricità è passata da 338,43 euro nel 2002 a 515,31 Euro nel 2012. Ossia 176,88 Euro in più a famiglia e un aumento del 52,5%. Questo aumento impressionante ha una spiegazione che conosciamo da tempo – si legge nel documento - "la dipendenza nella produzione di energia da fonti fossili che importiamo dall’estero, che ci fa essere un Paese in balia degli eventi che accadono intorno al prezzo del greggio tra conflitti, speculazioni, interessi delle imprese".
Nelle bollette delle famiglie la troviamo alla voce “energia e approvvigionamento”, ossia i servizi di vendita che comprendono l’importazione di fonti fossili e la produzione in centrali termoelettriche. Bene, nelle bollette questa voce legata all’andamento del prezzo del petrolio negli ultimi 10 anni è semplicemente decollata, passando da 106,06 euro a 293,96. Esattamente 187,36 Euro in più a famiglia con un aumento del 177,2%.
I motivi? È vero - come potrebbe osservare qualcuno - che su quella voce pesano anche gli oneri d'acquisto di permessi a emettere e certificati verdi sostenuti dai produttori di energia convenzionale, ma il loro peso è veramente minimo ed è chiaro che il grosso è dovuto all'andamento del prezzo dei combustibili fossili, e soprattutto del gas nel nostro Paese. Del resto, fa notare il documento, siamo un Paese che importa il 97% del petrolio, gas e carbone e che non dispone di signifi­cativi giacimenti. Come mostrano bene i grafici elaborati dall’associazione ambientalista, infatti, l’aumento delle bollette delle famiglie segue esattamente l’andamento della voce “energia e approvvigionamento”, che a sua volta segue il prezzo del petrolio (cui è agganciato il prezzo del gas).
Ovviamente è cresciuto anche il costo delle fonti pulite. Secondo i dati aggiornati dell’Autorità per l’energia, in questo mese di maggio si può stimare una spesa annua in bolletta legata alle fonti rinnovabili di 67 euro, pari al 13,1% dei complessivi 515 euro che mediamente paga una famiglia italiana.
“Va tenuto d’occhio anche questo aumento – commenta Edoardo Zanchini, vice presidente di Legambiente – ma è uno strabismo e una chiara ipocrisia lanciare allarmi sulle rinnovabili ignorando l’87% della bolletta e le ragioni degli aumenti di questi anni. Se si vuole veramente aiutare le famiglie e le imprese, occorre ridurre la dipendenza dalle fonti fossili e dall’estero e premiare, invece, gli investimenti in efficienza energetica e sviluppo delle rinnovabili. Oltre a fare in modo che il mercato dell’elettricità funzioni veramente, verificando che la concorrenza nell’offerta ci sia veramente e premiando le tecnologie più efficienti”.
Legambiente chiede alle Regioni – che mercoledì saranno riunite in conferenza proprio per discutere dei Decreti del Governo - di battersi per evitare che si fermi lo sviluppo del solare, dell’eolico e delle altre rinnovabili. Infatti, per ridurre le bollette elettriche, secondo l’associazione ambientalista, la prima cosa da fare è proprio continuare nello sviluppo delle rinnovabili. Perché produrre energia rinnovabile da sole, vento, biomasse, acqua, geotermia permette di sostituire importazioni e produzione da fonti fossili.
Il secondo passo - raccomanda Legambiente - è fare pulizia tra le voci che concorrono a formare il costo in bolletta. Un esempio sono i diversi oneri che si sommano nella voce “oneri generali di sistema” per la messa in sicurezza dei siti nucleari, per i regimi tariffari speciali alle Ferrovie, ma anche tutti i sussidi legati alle fonti “assimiliate” e quindi inceneritori e raffinerie. Il terzo intervento necessario riguarda la garanzia di una vera concorrenza nel mercato elettrico, in modo da controllare ed evitare cartelli sui prezzi. Infine, occorre premiare i risparmi realizzati da aziende e famiglie.
Il dossier di Legambiente (pdf)
_________
Tratto da Zeroemission

Clini: "60 mila posti di lavoro nel settore ambientale"
Lunedì, 28 Maggio 2012
Il Ministro dell'Ambiente :"Stiamo lavorando ad un programma straordinario per l'occupazione giovanile nei settori delle tecnologie sostenibili"
"Il nostro obiettivo è quello di avere dal 2013 sessantamila nuovi occupati tra i giovani laureati sotto i 30 anni che possano portare un contributo attivo allo sviluppo di settori di punta presenti nel nostro sistema industriale e anche generare valore aggiunto per competere nell'economia globale". Lo ha detto il ministro dell'Ambiente Corrado Clini nel corso dell'Intervista a Maria Latella su Sky. ...... "Negli ultimi due anni - ha poi detto il Ministro circa l'impiego delle risorse - i nuovi occupati, soltanto nel settore delle fonti rinnovabili e sono prevalentemente giovani, sono 120 mila. Questo è un settore che è ancora in grado di assorbire nuova occupazione soprattutto nella produzione e nello sviluppo di nuove tecnologie avanzate. Abbiamo delle eccellenze nel nostro Paese che ci sono invidiate a livello internazionale, in particolare, nelle tecnologie del solare e del geotermico e giá questi due settori potrebbero assorbire una parte importante.
Leggi l'articolo integrale

Jorgen Randers:Surriscaldamento globale, siamo al punto di non ritorno

Tratto da La Repubblica

"Surriscaldamento globale,
siamo al punto di non ritorno"

Secondo il rapporto del norvegese Jorgen Randers, la temperatura media del pianeta salirà di due gradi entro il 2052 provocando un un surriscaldamento precoce e inarrestabile che porterà solo danni al pianeta


OSLO - Più due in quarant'anni.. Nel 2052 la temperatura media del pianeta salirà di ben 2 gradi celsius, arrivando a compromettere la stessa esistenza della specie umana sulla Terra. A rivelarlo è Jorgen Randers della BI Norwegian Business School di Oslo, Norvegia, autore di '2052: A Global Forecast for the Next Forty Years'. Lo studio, pubblicato dal gruppo internazionale Club di Roma in occasione del prossimo summit delle Nazioni unite sull'ambiente e lo sviluppo "Rio+20", delinea uno scenario di disastri ambientali e sociali per i prossimi 40 anni.

"L'umanità - scrive Randers - potrebbe non sopravvivere sul pianeta se continuerà sulla sua via di eccessivi consumi e calcoli a corto termine". Non si torna indietro, dunque, dallo sfruttamento cui gli uomini hanno sottoposto l'ambiente. Siamo giunti a un punto di non ritorno e non ci accorgiamo delle conseguenze delle nostre azioni. Di questo passo, l'aumento della produzione di anidride carbonica provocherà un surriscaldamento precoce, che toccherà i 2,8° nel 2080. "Ormai - continua - abbiamo superato la disponibilità di risorse della Terra, e in alcuni casi vedremo collassi su scala locale già prima del 2052. Emettiamo due volte la quantità di gas di serra in un anno che può essere assorbita dalle foreste e dagli oceani del pianeta".

Una delle cause principali è da ricercare sì nell'aumento della popolazione, ma anche nelle politiche poco lungimiranti degli Stati: "E' improbabile che i governi approvino normative che obbligano i mercati a destinare più soldi a soluzioni favorevoli al clima, e non dobbiamo assumere che i mercati da sé lavoreranno per il bene dell'umanità". Tra le soluzioni, oltre alla possibilità di frenare la procreazione, Randers suggerisce di mettere fine al consumo di combustibili fossili, costruire un sistema energetico green per i paesi in via di sviluppo e puntare su governi capaci di guardare verso il lungo termine.
.... i modelli di sostenibilità ambientale che avrebbero potuto porre rimedio sono ormai al di fuori della nostra portata. Non agendo al momento opportuno, l'umanità ora è diretta verso una catastrofe ambientale e sociale, che potrebbe colpirci nella seconda metà del 21esimo secolo".

(26 maggio 2012)

27 maggio 2012

C’è posta per te.Greenpeace spedisce centomila bollette sporche di carbone

Tratto da Italia notizie

C’è posta per te: Greenpeace spedisce centomila bollette sporche di carbone

sabato, maggio 26, 2012
Bari, 26.05.12 – Centomila “bollette sporche”, sporche di carbone, la fonte più dannosa per il clima e la salute dell’uomo, stanno arrivando nelle case degli italiani. A riceverle saranno anche i cittadini Baresi grazie all’attività dei volontari del Gruppo Locale di Greenpeace Bari. Sono le “vere” bollette Enel realizzate dall’associazione ambientalista, che mostrano ai cittadini quanto realmente costa la produzione elettrica a carbone del principale gruppo energetico italiano. 
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«Una morte prematura al giorno e circa un miliardo e ottocento milioni di euro di danni l’anno. È questo il costo reale della produzione elettrica da carbone di Enel – ricorda Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia – La tanto reclamizzata ‘Energia che ti ascolta’, oltre a essere sorda alle contestazioni che in molti le muovono, è anche bugiarda. Nelle bollette nessuno leggerà mai i veri costi che quest’azienda infligge alla salute, all’ambiente e all’economia dell’Italia». 
I dati pubblicati da Greenpeace sulle centomila “bollette sporche” sono estratti da uno studio commissionato dall’associazione all’istituto di ricerca indipendente SOMO. I dati principali – tutti espressi in riferimento alle emissioni del 2009 – stimano i costi indiretti della produzione termoelettrica a carbone di Enel in Italia, valutati in quasi 1,8 miliardi di euro (circa 2,1 miliardi con la centrale di Civitavecchia a pieno regime); e misurano gli impatti sanitari, espressi in termini di mortalità prematura, stimati in 366 casi di morte attesi nel 2009. Con la centrale di Civitavecchia a pieno regime e a parità di produzione negli altri impianti, queste stime supererebbero i 400 casi. 
Secondo lo studio di Greenpeace, inoltre, la realizzazione degli impianti a carbone Enel di Porto Tolle e Rossano Calabro – progetti che l’azienda porta avanti da anni – costerebbe fino a 95 ulteriori casi di morti premature l’anno, e danni stimabili in ulteriori 700 milioni di euro l’anno. 
«Enel non è solo una bolletta che arriva nelle case di molti di noi ogni due mesi. È una vera e propria tassa. Se dividiamo i danni economici causati dalla produzione a carbone di Enel per il numero delle famiglie italiane, scopriamo che la scelta sciagurata di quella fonte energetica costa circa 75 euro l’anno a nucleo familiare. Molto più di quanto costino gli incentivi alle rinnovabili, che non uccidono il clima, non fanno ammalare le persone e soprattutto sostengono occupazione, crescita e ambiente» – conclude Boraschi.
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 Greenpeace chiede a Enel di dimezzare la produzione elettrica da carbone da qui al 2020 e di portarla a zero al 2030, investendo contemporaneamente in fonti rinnovabili per compensare la perdita di produzione. 
L’operazione “bollette sporche” è parte di un’investigazione a trecentosessanta gradi che Greenpeace sta svolgendo su Enel, l’azienda numero uno in Italia per emissioni di CO2, una minaccia letale per il clima. Tutti possono partecipare all’indagine andando sul sito www.FacciamoLucesuEnel.org

ANCORA OCCHI PUNTATI SUL BENZENE


 ANCORA  GLI OCCHI PUNTATI SUL BENZENE 
Promemoria di alcuni valori del Benzene attualmente in rete  sempre tratti da Ambiente in Liguria e  relativi alla stazione di  Vado ligure relativi ai giorni 25 e 26 maggio.
Chissà se domani verranno validati.....?
Intanto è in rete anche la media per il benzene del giorno 25 maggio
Via Aurelia - Via Ferraris - Vado L. - Tipo zona: Urbana - Tipo postazione: Traffico
Dati del giorno 25/05/2012
Benzene - adsorbimento continuo, gc/fid
valore massimo orario
(microgrammi per metro cubo)
ora valore massimovalore medio giornaliero
(microgrammi per metro cubo)
14.809:00 6.5

25/05/2012 07:0025/05/2012 08:00 12.1

25/05/2012 08:0025/05/2012 09:00 14.8

25/05/2012 09:0025/05/2012 10:00 9.0

25/05/2012 10:0025/05/2012 11:00 4.6

25/05/2012 11:0025/05/2012 12:00 3.2

25/05/2012 12:0025/05/2012 13:00 3.4

25/05/2012 13:0025/05/2012 14:00 3.8

25/05/2012 14:0025/05/2012 15:00 3.3

25/05/2012 15:0025/05/2012 16:00 3.1

25/05/2012 16:0025/05/2012 17:00 3.7

25/05/2012 17:0025/05/2012 18:00 3.6

25/05/2012 18:0025/05/2012 19:00 8.7

25/05/2012 19:0025/05/2012 20:00 7.5

25/05/2012 20:0025/05/2012 21:00 7.6

25/05/2012 21:0025/05/2012 22:00 7.9

25/05/2012 22:0025/05/2012 23:00 8.3

25/05/2012 23:0026/05/2012 00:00 7.0

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25 maggio 2012

Uniti per la Salute accetta il confronto con il PD

UNITI PER LA SALUTE ACCETTA

IL CONFRONTO CON IL PD

Egregio segretario DiTullio
La sua gentile lettera apparsa su La Stampa di oggi ci ha francamente un po’ deluso perché  non vi troviamo alcuna risposta sui temi concreti;  ad esempio su  quello che prevede il mantenimento in esercizio degli attuali vecchi gruppi a carbone  ancora per molti anni.
Apprezziamo tuttavia la sua manifesta intenzione di rispettare le decisioni dei comuni, anzi di sostenerli: quindi ci aspettiamo intanto a breve e per coerenza una nota di sostegno alla posizione dei Sindaci in particolare alla loro nota ufficiale dove richiedono con forza un piano di monitoraggio “ante operam” concordato e concertato ed una VIS valutazione di impatto sanitario in riferimento alla Carta di consenso di Goteborg. Queste due  verifiche   sono definite “fondamentali, condizionanti e non prorogabili” e  secondo i Sindaci non possono essere date come prescrizioni  all’eventuale autorizzazione  risultando  “azioni indispensabili ed urgenti prima di ogni ulteriore  determinazione” .

Accogliamo infine con molto piacere l’invito ad un incontro pubblico  e diamo da subito la nostra disponibilità affinchè, secondo la migliore tradizione democratica, i cittadini possano valutare  e soppesare attentamente le posizioni  che inevitabilmente condizioneranno il futuro della intera Provincia. 

Poiché  riteniamo che tutti siano coinvolti dalla problematica della centrale a carbone, converrà il Segretario che tutti i cittadini abbiano diritto a partecipare a un incontro pubblico.
Riteniamo corretto vi sia un moderatore  di sicura e condivisa stima e che  potrebbe essere il Segretario del Sindacato Giornalisti, Marcello Zinola.
Il luogo potrebbe essere la piazza della Concordia di Albissola Marina per i primi di luglio, nell’ambito di una serata dedicata ai temi ambientali (nel contesto di una rassegna di incontri organizzati dal Comune, di maggioranza PD) ma se possibile anche prima: data l'importanza della questione attendiamo  dal Segretario Di Tullio urgente riscontro con  eventuali alternative su luogo e data.

Uniti per la Salute
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Leggi su Brundisium
Brindisi, 30/04/2012

Centrali Enel, Decaro (Pd): "ridurre uso carbone pericoloso per salute"

“La riduzione immediata dell’utilizzo di carbone nella produzione di energia elettrica da parte delle centrali Enel di Brindisi e Cerano, al fine di ridurre le rischiose emissioni di anidride carbonica e a fronte di una nuova produzione energetica con fonti rinnovabili e non inquinati”. Lo chiede il capogruppo del Pd alla Regione Puglia, Antonio Decaro, commentando le anticipazioni di Green Peace sul rapporto della fondazione di ricerca indipendente olandese SOMO, sui danni derivanti dall’utilizzo del carbone che costerebbe all’Italia un morto al giorno.....
“Green Peace – spiega Decaro – nel briefing del rapporto che sarà pubblicato in maniera completa a metà maggio, cita anche l’indagine del 2011 dell’Agenzia europea per l’ambiente (EEA), secondo la quale la centrale Federico II di Brindisi è al 18esimo posto tra gli impianti industriali più inquinanti d’Europa. Secondo Greenpeace – rileva Decaro – nel complesso in Italia la situazione è davvero allarmante: nel 2009 ci sono state 366 morti premature e danni stimabili nell’ordine di quasi 1,8 miliardi di euro.
Scorrendo ancora i dati forniti da Green Peace – prosegue il capogruppo Pd - si evince come solo nel 2009 la centrale Federico II di Brindisi abbia emesso nell’atmosfera 473 tonnellate di Pm10 e 13 milioni di tonnellate di Co2: tale inquinamento avrebbe provocato la morte prematura di 119 persone e causato complessivamente danni per 707 milioni di euro sia all'ambiente sia al sistema sanitario.
Non possiamo - sottolinea Decaro – limitarci a prendere atto di questa situazione o restare in attesa di conoscere i dati completi del rapporto e il loro concreto riscontro con la realtà: la Puglia – per Decaro - deve intervenire subito, dando concreta attuazione allo spirito emerso nel corso dell’ultima riunione in V Commissione consiliare, dove all’unanimità le forze politiche hanno dichiarato guerra all’inquinamento, trovando il pieno sostegno dell’assessore Nicastro.
Tra le misure da adottare nell’immediato - conclude Decaro - occorre imporre subito un accordo all'Enel, per la riduzione immediata del carbone in cambio di ogni tipo di agevolazione per la produzione di energia rinnovabile”.

COMUNICARO STAMPA ANTONIO DE CARO - CAPOGRUPPO PARTITO DEMOCRATICO NEL CONSIGLIO REGIONALE PUGLIESE


Articolo del 30 aprile