Tratto da Legambiente
PORTO TOLLE AMBIENTALISTI APPREZZANO SENTENZA, ORA BASTA PARLARE DI CARBONE.
Oggi il tribunale di Rovigo ha condannato in primo grado di giudizio i vertici ENEL per il ‘grave inquinamento’ derivato dal funzionamento della centrale termoelettrica di Porto Tolle.
La condanna prevede una pena di 3 anni di reclusione e l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni per gli ex ad Scaroni e Tatò. E' stato assolto, invece, "per mancanza di elemento soggettivo", l’attuale amministratore e direttore generale Fulvio Conti.
Greenpeace, Legambiente e WWF esprimono soddisfazione per la sentenza che ha riconosciuto ciò che le tre associazioni hanno denunciato per anni, ossia che la centrale di Porto Tolle ha continuato a funzionare in mancanza delle autorizzazioni ambientali, causando gravi danni alla salute della popolazione residente e all’ambiente.
Greenpeace, Legambiente e WWF esprimono soddisfazione per la sentenza che ha riconosciuto ciò che le tre associazioni hanno denunciato per anni, ossia che la centrale di Porto Tolle ha continuato a funzionare in mancanza delle autorizzazioni ambientali, causando gravi danni alla salute della popolazione residente e all’ambiente.
Ora il nesso tra le emissioni di quella centrale e l'aumento di patologie nella popolazione locale appare provato, come pure l'impatto sul fragile ecosistema del Delta del Po che ospita l'impianto; ed Enel sarà chiamata a rifondere danni per 3,6 miliardi di euro.
Le associazioni ambientaliste auspicano che la sentenza odierna rappresenti anche l'archiviazione definitiva per i progetti di riconversione a carbone della Centrale di Porto Tolle. L'impianto, che sorge nel bel mezzo del Parco del Delta del Po, era già costato ad Enel la condanna in due processi precedenti. La volontà di trasformarlo per poterlo alimentare con la fonte energetica più inquinante e dannosa per il clima, il carbone appunto, è sbagliata: non risponde ad alcuna necessità energetica del Paese, non ha fondamento in termini di strategia industriale e consegnerebbe il Polesine a un modello di sviluppo già dimostratosi perdente e dannoso.
Greenpeace, Legambiente e WWF chiedono ad Enel di fare chiarezza e di dire cosa intende fare. Poche settimane addietro la Commissione VIA del Ministero per l’Ambiente ha nuovamente bocciato la proposta di conversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle. Enel è pronta a rinunciare al progetto o tornerà a presentarlo e promuoverlo, dimostrando di non saper apprendere dai propri errori e neppure dalle sentenze?
Roma, 31 marzo 2014
Ufficio stampa Greenpeace – 348-3988615
Ufficio stampa Legambiente – 06-86268376, 349-0597187
Ufficio stampa WWF Italia – 06-84497213, 02-83133233, 329-8315725
Le associazioni ambientaliste auspicano che la sentenza odierna rappresenti anche l'archiviazione definitiva per i progetti di riconversione a carbone della Centrale di Porto Tolle. L'impianto, che sorge nel bel mezzo del Parco del Delta del Po, era già costato ad Enel la condanna in due processi precedenti. La volontà di trasformarlo per poterlo alimentare con la fonte energetica più inquinante e dannosa per il clima, il carbone appunto, è sbagliata: non risponde ad alcuna necessità energetica del Paese, non ha fondamento in termini di strategia industriale e consegnerebbe il Polesine a un modello di sviluppo già dimostratosi perdente e dannoso.
Greenpeace, Legambiente e WWF chiedono ad Enel di fare chiarezza e di dire cosa intende fare. Poche settimane addietro la Commissione VIA del Ministero per l’Ambiente ha nuovamente bocciato la proposta di conversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle. Enel è pronta a rinunciare al progetto o tornerà a presentarlo e promuoverlo, dimostrando di non saper apprendere dai propri errori e neppure dalle sentenze?
Roma, 31 marzo 2014
Ufficio stampa Greenpeace – 348-3988615
Ufficio stampa Legambiente – 06-86268376, 349-0597187
Ufficio stampa WWF Italia – 06-84497213, 02-83133233, 329-8315725
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Nuovo rapporto IPCC, Greenpeace: i cambiamenti climatici sono una minaccia per l’umanità
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“Stiamo camminando sul filo, ma se agiamo con fermezza e tagliamo le emissioni di CO2 immediatamente possiamo ancora evitare le peggiori conseguenze e conservare ecosistemi marini e terrestri, fondamentali per l’esistenza dell’uomo sulla Terra” afferma Luca Iacoboni, responsabile Campagna Clima e Energia di Greenpeace Italia.
Il rapporto IPCC mostra come i cambiamenti climatici siano una minaccia crescente per la sicurezza dell’umanità, dal momento che portano a una crescente scarsità di cibo e acqua ed aumentano così il rischio di migrazioni e conflitti.
“Dovremmo ‘disarmare’ le centrali a carbone.......(Leggi l'articolo integrale QUI)
Tratto da La Repubblica
Enel, condannati Scaroni e Tatò per il disastro ambientale di Porto Tolle.Immagine tratta da facebook del Medico Isde G.Ghrga. |
Il Tribunale di Rovigo ha accolto le tesi dell'accusa secondo cui gli ex vertici di Enel non avrebbero installato adeguati dispositivi per monitorare l'inquinamento provocato dalla centrale. Chiesta l'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. Danni per 3,6 miliardi di euro
di LUCA PAGNI.
MILANO - Una sentenza che farà sicuramente discutere. E che sarà letta con attenzione anche in altre parti d'Italia, dove negli ultimi anni si stanno combattendo battaglie simili nelle aule dei tribunali.
Il Tribunale di Rovigo ha condannato a tre anni di reclusione per disastro ambientale gli ex vertici dell'Enel, al termine del processo di primo grado per quanto avvenuto alla centrale di Porto .
La sentenza è stata emessa nei confronti di Franco Tatò e Paolo Scaroni, i due manager che ricoprivano la carica di amministratori delegati all'epoca dei fatti sotto accusa. Per entrambi è scattata anche la pena accessoria di cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. Assolto Fulvio Conti, attuale ad, per mancanza di elemento soggettivo.
In sostanza, la corte del capoluogo veneto ha recepito la tesi avanzata dal pubblico ministero Manuela Fasolato: il magistrato ha sostenuto un rapporto tra le emissioni in eccesso della centrale e i danni alla salute e all’ambiente.
In particolare, il pm nel corso delle sue indagini ha rilevato come sia stata omessa l'installazione di apparecchiature che avrebbero potuto misurare l'impatto dele emissioni della vecchia centrale Enel alimentata a olio combustibile, causa dell'aumento delle malattie respiratori dei bambini così come evidenziato dalle analisi successive dell'Istituto dei Tumori del Veneto. Secondo una stima dell'istituto Ispra, i danni stimati sono di 3,6 miliardi di euro, documento che è servito al ministero per l'Ambiente di costituirsi parte civile contro gli imputati.
Nonostante l'accoglimento della tesi accusatoria, il Tribunale ha dato ragione solo in parte alle richieste dell'accusa.........
In attesa dei ricorsi in Appello, Porto Tolle non esce comunque dalla cronaca giudiziaria. L'impianto è coinvolto in un processo di trasformazione dei vecchi gruppi a olio combustibile in modo che l'energia venga prodotta bruciando carbone. Anche con le nuove tecnologie del cosiddetto "carbone pulito", la quota di emissioni è comunque superiore a una centrale a gas. Ambientalisti e associazioni locali avevano ottenuto lo stop davanti al Tar e al Consiglio di Stato, ma la regione Veneto ha modificato le regole che governano il parco del delta del Po con l'intento di eliminare gli ostacoli alla riconversione del progetto: l'impianto (uno dei più grandi d'Europa). Ora Enel potrebbe procedere con l'investimento, ma la sentenza contro gli ex vertici potrebbe riaprire la battaglia.