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30 giugno 2011

Conferenza dei servizi Tirreno Power: i comuni di Spotorno, Noli, Bergeggi e Vezzi vogliono esserci


Si svolgerà il prossimo 13 luglio a Roma la conferenza dei servizi sul progetto di ampliamento della centrale di Vado.

Tratto da Savona News

Il Comune di Spotorno su Tirreno Power

Con ricavi dellʼordine di 1500 milioni di euro lʼanno lʼazienda dovrebbe dimostrare maggiore attenzione verso i territori che la ospitano, investendo nella combustione del gas metano, molto meno inquinante, e sulle energie rinnovabili che ora, nonostante le belle dichiarazioni di intenti, costituiscono solamente circa il 3 % della sua produzione totale

Con il Comune di Spotorno a fare da capofila, i 4 Comuni del comprensorio “Il golfo dellʼisola” (oltre a Spotorno, Noli, Bergeggi e Vezzi Portio) hanno presentato istanza al Ministero dello Sviluppo Economico - Dipartimento per lʼEnergia - per essere convocati nella conferenza dei servizi relativa allʼautorizzazione per lʼampliamento della centrale a carbone “Tirreno Power” di Vado Ligure.

Questo atto importante è auspicabile in quanto i 4 comuni del comprensorio seppur non coinvolti territorialmente dai lavori di ampliamento della centrale, sono invece coinvolti nelle ricadute ambientali della centrale e per le quali riteniamo di dover esprimere le nostre perplessità e preoccupazioni allʼinterno della conferenza dei servizi per lʼampliamento della centrale.

La possibilità di vedere accolta la nostra istanza, per la quale il Comune di Spotorno fa da capo fila, deriva dalla legge 241/90 (art.14 e segg) e dalla direttiva comunitaria 85/337/CE (art.1) la quale include, nel “pubblico interessato” alla conferenza dei servizi, gli Enti che subiscono o possono subire gli effetti delle procedure decisionali, in particolare sotto il profilo ambientale.

Proprio le ripercussioni ambientali dellʼampliamento della centrale a carbone di Vado Ligure sono alla base della preoccupazione dei nostri cittadini e dei comitati attivi sui nostri territori, e richiedono che le rispettive amministrazioni portino queste preoccupazioni in ogni processo amministrativo al fine di vedere tutelati importanti diritti quali il diritto alla salute ed a vivere in un ambiente salubre......

Non vogliamo la chiusura della centrale, ma siamo convinti che la combustione del carbone non sia più tollerabile per gli enormi costi sanitari ed ambientali ignorati dallʼazienda e pagati dai territori e dai cittadini. Con ricavi dellʼordine di 1500 milioni di euro lʼanno lʼazienda dovrebbe dimostrare maggiore attenzione verso i territori che la ospitano, investendo nella combustione del gas metano, molto meno inquinante, e sulle energie rinnovabili che ora, nonostante le belle dichiarazioni di intenti, costituiscono solamente circa il 3 % della sua produzione totale.

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Tratto da Savona News

Tirreno Power: i comuni di Spotorno, Noli, Bergeggi e Vezzi vogliono esserci


La conferenza dei servizi "conclusiva" sul dubbio ampliamento a carbone della centrale di Vado è prevista tra due settimane. I quattro sindaci dei paesi vicini alle note ciminiere - Calvi, Borgo, Repetto e Revello - scrivono al ministero dell' "ambiente"

"Chiediamo formalmente di essere invitati alla conferenza dei servizi in oggetto."

Poche parole, chiare, con le quali i quattro comuni turistici non intendono starsene alle decisioni che piovono da Roma, e che rischiano di compromettere ulteriormente il turismo a ponente del capoluogo, che include inezie come un'Area Marina Protetta e la Quinta Repubblica Marinara citata da tale Dante Alighieri in un raro opuscolo chiamato da qualcuno "Divina Commedia".

Già molte le deliberazioni delle Amministrazioni Locali comprensibilmente avverse al progetto oltre che i ricorsi ad adiuvandum presentati innanzi al TAR del Lazio che non sarebbero ad oggi neppure valsi un invito del Ministero dell "ambiente", forse impegnato a dipanar matasse come i numerosi avvisi di garanzia piovuti dalla Procura di Rovigo - Porto Tolle sui componenti della sua commissione di V.I.A. - la stessa che aveva dato già un bell'OK a Tirreno Power - Vado.

"Rilevante ed indubbio impatto che l'opera avrebbe sui nostri territori", precisano le quattro amministrazioni Comunali, se mai fosse necessario, legittimate secondo precise normative europee, a partecipare come enti che subiscono o possono subire gli effetti delle procedure decisionali, in particolare sotto il profilo ambientale.

E sanitario, lo aggiungiamo noi.

Sn

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Tratto da SpeziaPolis

Viadalcarbone: anche Spezia si (ri)mobilita contro il carbone nella

centrale Enel?

Non più di 70 persone, nessun amministratore pubblico, ha partecipato Martedì scorso al convegno sulle centrali a carbone che si è tenuta nel salone della Provincia; con lo scopo di fare il punto della situazione della centrale Enel Eugenio Montale situata a La Spezia, sono stati affrontati gli aspetti energetici, sanitari e giuridici della vicenda che hanno assunto maggiore pregnanza anche grazie all’intervento degli esponenti del comitato Uniti Per La Salute di Savona che da anni si batte attivamente per liberarsi dal pestilenziale carbone che inquina pesantemente l’intera area del savonese.

Per dare un’idea della situazione ligure nella figura sottostante (tratta dal “Piano di risanamento della qualità dell’aria” della Regione Liguria) sono evidenziati in arancione i diversi livelli di alterazione della biodiversità lichenica. Sorprende (?) che i dati siano riferiti alla rilevazione ARPAL del 2000 e mai aggiornati. Considerando che in Liguria le Centrali che producono energia sono ubicate a Savona/Genova/Spezia e che questi luoghi sono caratterizzati da colore arancione (più o meno intenso) suggerisco di leggerne il significato a pag. 65/67 del piano che si trova qui.

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29 giugno 2011

1)Sigilli all'inceneritore di Parma 2)Ilva, l’ira ambientalista sulla Prestigiacomo 3)Energia? “Torni competenza esclusiva dello Stato”........

Tratto da Ecoblog:Sigilli all'inceneritore di Parma

sigilli all'inceneritore di parma

La notizia è arrivata da pochissimo: sigilli all’inceneritore di Parma, in costruzione a Ugozzolo. Il reato paventato è abuso edilizio. La riporta Parma Oggi che scrive:

La notizia dei sigilli era stata anticipata martedì scorso, dopo che gli avvocati Allegri e De Angelis avevano la settimana scorsa depositato in procura un esposto, “segnalando la micidiale lacuna riguardante il titolo edilizio.

A Parma, terra di eccellenze gastronomiche del Made in Italy fu deciso nel 2006 di far sorgere un inceneritore. Tra l’altro l’impianto si trova accanto a colossi della trasformazione agroalimentare. I comitati cittadini riuniti sotto le associazioni Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma hanno da subito contrastato il progetto.

Iren, titolare del progetto ha avuto 48h di tempo per presentare la documentazione richiesta da Francesco Manfredi assessore all’Urbanistica al Comune di Parma. Risveglio improvviso dell’amministrazione? No, ma semplicemente l’ondata di arresti risultato dell’operazione Green Money 2, ha probabilmente rimesso tutto in discussione.



Tratto da
Terra

Ilva, l’ira ambientalista sulla Prestigiacomo

INQUINAMENTO. Nei prossimi giorni è previsto l’incontro tra ministero e azienda per discutere l’autorizzazione integrata ambientale. Forti i timori di un accordo al ribasso che non tuteli la salute.

L'incontro è di quelli che non possono non suscitare sospetti e alimentare dietrologie. E vedi seduti sullo stesso tavolo il ministero dell’ambiente e i manager dello stabilimento Ilva di Taranto. L’autorizzazione integrata ambientale sarà il tema del summit, sul quale si sono alzate molte voci contrarie. Soprattutto per le modalità. Perchè è stato il ministero dell’Ambiente, secondo quanto ha dichiarato Elisabetta Zamparutti, deputata radicale in commissione Ambiente che sull’argomento ha presentato un’interrogazione parlamentare, a chiedere di incontrare il Gruppo Riva. Che, nell’occasione, presenterà oltre cento osservazioni sul parere espresso dalla commissione Ippc, di nomina ministeriale. In questo organismo, è bene ricordere, siedono rappresentanti del Comune di Taranto, della Provincia, della Regione, dell’Arpa Puglia e dell’Ispra.

Le oltre mille pagine del documento finale, frutto di un compromesso tra tutte le forze in campo, sono state però contestate dalle associazioni ambientaliste che hanno sottolineato l’esistenze di quelle che vengono definite «incongruenze». Per superare le quali hanno chiesto una cosa apparentemente molto semplice: «Vorremmo che nel documento venisse quantificato il beneficio dopo il rilascio dell’Aia», come afferma Alessandro Marescotti di Peacelink. Uno dei principi cardine che l’autorità che rilascia l’autorizzazione integrata ambientale deve seguire è che «devono essere prese le opportune misure di prevenzione dell’inquinamento, applicando in particolare le migliori tecniche disponibili». A far discutere è anche la tempistica della convocazione prevista per il 4 luglio.

Il giorno dopo, il 5, è prevista la conferenza dei servizi per il rilascio dell’Aia. Una coincidenza giudicata «irrituale» dalla Zamparutti e «ai limiti della legalità» dal fisico Erasmo Venosi che per conto del ministero dell’Ambiente aveva seguito la vicenda alcuni anni fa. Emergerebbe, inoltre, che dall’appuntamento del 5 luglio sarebbero state tenute fuori le associazioni ambientaliste. Che ieri hanno prodotto un ultimo, disperato tentativo. Esponenti dell’associazione Alta Marea sono stati ricevuti dal presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, al quale è stato chiesto di stoppare l’iniziativa del gruppo Riva. Nei giorni scorsi, i carabinieri del Nucleo operativo ecologico (Noe) di Lecce avevano chiesto il sequestro di alcuni impianti dell’Ilva di Taranto....

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Tratto da Zeroemission

Energia? “Torni competenza esclusiva dello Stato”.

Spunta una nuova proposta di legge costituzionale che mira a riportare la gestione del settore energetico sotto competenza esclusiva dello Stato. A lanciarla è stato il vicepresidente dei deputati del Pdl, Pietro Laffranco


La maggioranza che esprime il Governo attualmente alla guida del paese una ne fa cento ne pensa: le esperienze del recente passato, per quanto riguarda ad esempio le politiche energetiche, hanno però dimostrato che il suo ‘attivismo’ spesso non è centrato sulle reali esigenze del paese e produce proposte che lo avviano su un cammino incerto e pericoloso, come nel caso del rilancio del nucleare, da cui è stato poi necessario fare dietrofront, oppure che generano gravi conflitti come è stato nei mesi scorsi con la riforma degli incentivi alle fonti rinnovabili contenuta nel decreto 28/11 che recepisce la direttiva europea 2009/28/CE. Ora spunta una nuova proposta di legge costituzionale che mira a riportare la gestione del settore energetico sotto competenza esclusiva dello Stato. Come la accoglieranno gli enti locali che, invece, in materia di energia hanno sempre mostrato di voler dire la propria? E, soprattutto, come si armonizzerà il provvedimento con tutta una serie di disposizioni, emanate nel recente passato, che si poggiano invece sul principio sancito dalla riforma del Titolo V della Costituzione secondo il quale in materia di energia Stato e Regioni concorrono nel legiferare?Leggi tutto

28 giugno 2011

Ozono: è l'Italia lo Stato più inquinato secondo l'EEA.(E A QUILIANO....? )2)Altro che rinnovabili...Nel delta del Po si torna all'Ottocento.

Tratto da GreenMe

Ozono: è l'Italia lo Stato più inquinato secondo l'EEA

Ozono, un male che uccide ogni anno 21 mila persone e causa 14 mila ricoveri legati a problemi respiratori. Silenzioso e letale, l'inquinamento che lo provoca è più dannoso di qualunque chiacchierato batterio killer. Ancor più in Italia, dove i livelli di inquinamento raggiunti negli ultimi anni hanno destato l'allarme dell'Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA).

Se infatti questo gas è così prezioso per proteggere la Terra e il suo buco è uno delle questioni ambientali più dibbattute, se disperso nell'atmosfera provoca danni alla salute dell'uomo, come ogni anno avverte anche la campagna di Legambiente "Ozono ti tengo d'occhio". E anche per l'EEA l'ozono è un sorvegliato speciale. Per questo l'agenzia europea ha di recente pubblicato un rapporto da cui emerge che tutti i Paesi europei hanno oltrepassato i limiti imposti, con una media giornaliera di circa 120 microgrammi di ozono per metro cubo di aria.

L'Agenzia per l'Ambiente ha inoltre messo a disposizione di tutti la mappa online per controllare i livelli di ozono in tutta Europa, anche la propria città.

In Europa. Nel periodo compreso fra il 24 giugno e il 22 luglio dello scorso anno, nessuno degli Stati dell’Unione Europea è riuscito a rispettare i limiti alle emissioni previsti. Soprattutto le aree mediterranee, dunque Italia, seguita da Spagna, Portogallo, Grecia e Francia hanno fatto registrare massicci aumenti.

Tra questi, il nostro paese è in testa per il numero di giorni di sforamento del limite.

ozono_mappa

In Italia. Come spesso accade, otteniamo primati ben poco lodevoli.

Noi italiani infatti nel 2010, siamo stati l'unico paese ad aver superato la soglia limite per oltre 50 giorni (54 giorni). La situazione più allarmante è stata registrata nella provincia di Lecco, a Valmadera, dove il record è stato di 240 microgrammi per metro cubo ottenuto per 4 giorni.In particolare, i dati hanno assegnato la maglia nera all’Italia. In generale, dunque, la maglia nera va alle città del Nord, tra cui Milano, Monza, Novara, Bergamo e Padova, seguite da quelle del centro come Perugia e Terni e al sud da Siracusa.

Visti i dati davvero allarmanti, da parte dell'EEA è giunto un invito ai paesi europei ed all'Italia in particolare per cercare di arginare la situazione, riducendo l’inquinamento. Ognuno può fare la sua parte. Come? Leggi qui

Francesca Mancuso

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E I Valori dell' OZONO: A QUILIANO AUMENTANO CON LA CALURA...

Noi a Quiliano gravitanti sotto una GRANDE CENTRALE A CARBONE abbiamo in estate ,DEI RAGGUARDEVOLI VALORI DI OZONO .

Infatti La Zona 2 – Savonese - che comprende i Comuni di Savona Vado e Quiliano ed è identificabile con la sottozona 2b di cui al paragrafo 5.2
del
Piano di risanamento della qualità dell’aria;

Restiamo in attesa di opportuni provvedimenti a tutela della nostra salute e del nostro ambiente ed inoltre CI SEMBRA INDISPENSABILE CHE LA POPOLAZIONE SIA CORRETTAMENTE INFORMATA SECONDO LE NORME DI LEGGE IN VIGORE.

Secondo noi cittadini,si "sarebbe dovuto e potuto" tutelare MAGGIORMENTE il nostro FONDAMENTALE diritto alla salute NON AUTORIZZANDO L' ULTERIORE POTENZIAMENTO A CARBONE.

Tratto da Ambiente in Liguria
ACCESSO AGLI INDICATORI STATISTICI GIORNALIERI DI QUALITA' DELL'ARIA: ricerca avanzata
Mercato Generale - Quiliano - Tipo zona: Suburbana - Tipo postazione: Industria


Dati del giorno 26/06/2011
Ozono - continuo, fotometrico uv
valore massimo orario
(microgrammi per metro cubo)
ora valore massimomassimo medie 8 ore (a)
(microgrammi per metro cubo)
n. superamenti livello protezione salute (b)


16218:001529



Dati del giorno 27/06/2011
Ozono - continuo, fotometrico uv
valore massimo orario
(microgrammi per metro cubo)
ora valore massimomassimo medie 8 ore (a)
(microgrammi per metro cubo)
n. superamenti livello protezione salute (b)


15814:001519



Ecco alcuni valori della centralina di Quiliano relativi al 26 giugno

26/06/2011 11:0026/06/2011 12:00130

26/06/2011 12:0026/06/2011 13:00135

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26/06/2011 17:0026/06/2011 18:00162

26/06/2011 18:0026/06/2011 19:00160

26/06/2011 19:0026/06/2011 20:00137


Ecco i valori della centralina di Quiliano relativi al 27 giugno

27/06/2011 11:0027/06/2011 12:00138

27/06/2011 12:0027/06/2011 13:00154

27/06/2011 13:0027/06/2011 14:00158

27/06/2011 14:0027/06/2011 15:00151

27/06/2011 15:0027/06/2011 16:00157

27/06/2011 16:0027/06/2011 17:00156

27/06/2011 17:0027/06/2011 18:00146

27/06/2011 18:0027/06/2011 19:00150

27/06/2011 19:0027/06/2011 20:00122


MA .....ANCHE IN LIGURIA SI VUOLE RIMANERE SALDAMENTE LEGATI ALL'OTTOCENTO dell' ENERGIA



Tratto da Beppe Grillo.it

Altro che rinnovabili...Nel delta del Po si torna all'Ottocento

Incredibile, anziché andare avanti qui torniamo indietro...Tanto indietro da risalire ai tempi della prima rivoluzione industriale: a Porto Tolle, in provincia di Rovigo, alle porte della nostra "civile" Emilia-Romagna, Enel intende riconvertire la sua centrale ad olio combustibile in una centrale a carbone da 1960 MW! È un segnale sconfortante di come nel campo dell'energia si continui a guardare al passato anziché al futuro. Ma, ovviamente, la preoccupazione è grande anche per le pesantissime ripercussioni sulla qualità dell'aria nella zona. Sappiamo tutti che la Pianura Padana è già oggi una delle zone più inquinate d'Europa, senza bisogno di una nuova fonte di smog.
Anche se la centrale sorge su territorio della Regione Veneto, certo non possiamo sperare che i fumi inquinanti si fermino sulle sponde del Po. Per questo sollecitiamo un intervento del Presidente Vasco Errani, che è anche Presidente della Conferenza Stato-Regioni, perché si faccia portatore di una richiesta lungimirante di investimenti nel Parco del Delta del Po che siano orientati allo sviluppo del turismo, dell'agricoltura e della pesca nel massimo rispetto dell'ecosistema della zona e della sostenibilità delle attività.
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Tratto da "La Voce Dell'Emergenza"

Il diserbante della Monsanto causa malformazioni genetiche

“Il diserbante più venduto al mondo causa malformazioni genetiche. E l’Ue non fa nulla”. E’ la denuncia di un rapporto realizzato da un gruppo internazionale di scienziati dell’ong Earth Open Source. Sotto accusa l’erbicida Roundup della Monsanto, usato anche in giardini pubblici e scuole. “La Commissione europea non ha mai preso provvedimentiL’industria agro-chimica e la Commissione europea sanno da almeno trent’anni che Roundup, il diserbante dell’americana Monsanto più venduto al mondo, contiene il glifosato: un “erbicida totale” che, come dimostrato da ricerche condotte in mezzo mondo, causa malformazioni genetiche nei feti degli animali da laboratorio."
E’ questa la denuncia di un nuovo rapporto realizzato da un gruppo internazionale di scienziati dell’Earth Open Source (Ong britannica che mira alla condivisione di informazioni con lo scopo di “assicurare la sicurezza alimentare preservando la Terra”), che accusa le istituzioni europee di avere colpevolmente tenuto nascosto alla popolazione i potenziali rischi legati al diserbante Monsanto, largamente utilizzato anche nei giardini delle scuole o ai lati delle strade pubbliche già dagli anni ’90.LEGGI TUTTO

27 giugno 2011

1) LIGURIA E AMBIENTE.2)Rinnovabili, la sfida per produrre energia dal mare 3)Scorie nucleari, un rebus ad alto rischio.

Tratto da Trucioli savonesi


LIGURIA E AMBIENTE
Nella classifica delle Regioni italiane più orientate verso la green economy, la Liguria è nelle ultime posizioni

Pochi giorni fa, è stata stilata da Fondazione Impresa la classifica delle Regioni italiane più orientate verso la green economy e quindi con più occupati nei diversi settori e con maggiore virtuosisimo dal punto di vista della qualità della vita. Spiace segnalare che mentre Trentino Alto Adige, Umbria, Friuli Venezia Giulia e Basilicata, si rivelano al top addirittura con indici di crescita dei settori economici legati a questa filiera, le ultime posizioni in classifica sono occupate invece da Liguria, Lazio e Puglia(nota di Uniti per la Salute:guarda caso tre regioni sedi di grosse centrali a carbone non green- economy ma black -economy)

L’obiettivo della ricerca è offrire una panoramica dell’Italia verde e stilare la classifica delle regioni italiane più virtuose e orientate alla Green Economy (cioè quel modello di sviluppo economico che, ai benefici ottenuti da un certo regime di produzione, somma anche dell’impatto ambientale e dei potenziali danni creati dall’intero ciclo di trasformazione).

E’ forse opportuno chiedersi come mai e per quali ragioni la Liguria occupa queste posizioni di coda in questi settori e sarebbe altrettanto decisivo se lo chiedesse la politica e l’insieme delle amministrazioni locali.

L’esperienza delle aree più virtuose, insegna che esistono ingredienti sempre presenti nelle ricette di governance di quelle realtà: programmazione comune e partecipata, risposte alle criticità con progetti innovativi, burocratizzazione e velocizzazione delle procedure, utilizzo efficace dei fondi Europei, idee ben chiare sul modello economico da adottare, forte difesa del territorio dall’antropizzazione selvaggia, utilizzo delle moderne tecnologie per ridurre l’impatto ambientale delle attività produttive, sostegno e finanziamento alle imprese che investono nel settore, decisa spinta delle energie rinnovabili diffuse.

E’ bene ricordare che in tutte queste regioni si sono riscontrate la maggiori crescite in termini percentuali di occupazione e presenza turistiche.

In questi tempi, nei quali nella nostra Provincia, si continuano a sostenere con un ripetitivo mantra, le solite vecchie soluzioni che forse andavano bene negli anni ’60, forse una più attenta lettura dei dati occupazionali di quelle aree e regioni che hanno investito ed investono sulla green economy, dovrebbero far riflettere le parti sociali e le forze politiche.

Ci sono modi diversi e di successo per produrre sviluppo ed occupazione, rispetto alla filiera del carbone ad esempio e forse una volta tanto copiare un po’ gli altri.

Potrebbe essere utile.

Roberto De Cia

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Tratto da "IL FATTO QUOTIDIANO

Rinnovabili, la sfida per produrre energia dal mare
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L’Italia, con i suoi oltre ottomila chilometri di costa, è circondata da una gigantesca fonte di energia rinnovabile: il mare. Un’energia, quella talassica, di cui si sente parlare meno delle più celebri energie del sole e del vento, ma che potrebbe risultare fondamentale ora che il paese sembra aver intrapreso un cammino verso le fonti alternative. E la possibilità di produrre energia elettrica da onde e correnti marine non è ferma solo a livello teorico: gli studi intrapresi finora stanno infatti cominciando a portare oggi i loro frutti, con una serie di brevetti italiani legati a tecnologie che sono in una fase spinta della sperimentazione, quando non già effettivamente messe in opera.

A metà giugno l’Enea (Ente per le Nuove Tecnologie, l’Energia e l’Ambiente) ha organizzato a Roma un workshop dedicato proprio alle “Prospettive di sviluppo dell’energia dal mare per la produzione elettrica in Italia”, durante il quale i maggiori studiosi nazionali del settore hanno presentato le loro proposte per sfruttare questa immensa energia che avvolge l’Italia e che è equivalente «a quella di sei centrali nucleari come i modelli di centrali Epr da 1.600 Megawatt che si sarebbero dovute costruire qui e che sono state respinte dal referendum» ha spiegato l’oceanologo Marco Marcelli, fondatore del Laboratory of Experimental Oceanology and Marine Ecology e docente all’Università della Tuscia.

Uno dei mari più “generosi” sotto questo aspetto è il mar Tirreno. E’ infatti a Formia che verrà prossimamente installato il sistema Rewec 3, progettato e realizzato dal Natural Ocean Engineering Laboratory (Noel), dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Si tratta di un dispositivo che si innesta all’interno di una normale diga foranea e sfrutta l’energia delle onde attraverso un sistema di camere che comprimono o espandono l’aria in esse contenute per effetto del moto ondoso e quindi fanno azionare delle turbine che, a loro volta, producono energia elettrica.

«Il progetto pilota – spiega Felice Arena, dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, intervenuto al workshop – dovrebbe essere pronto in un paio di anni nella diga foranea della Marina di Cicerone. Dai nostri calcoli abbiamo stimato che un chilometro di installazioni di questo tipo, per esempio lungo la nuova diga foranea di Genova potrebbero produrre circa 8.000 Megawattora ogni anno».


Se lo Stretto di Messina è così prodigo di energia, è il mare di Sardegna ad avere il maggiore potenziale energetico (Guarda la mappa su www.marescienza.it) fra i mari italiani. In particolare, la costa occidentale sarda e Alghero, dove non a caso è installato in prova il sistema ISWEC (Inertial Sea Wave Energy Converter), progettato dal Dipartimento di Meccanica del Politecnico di Torino. Si tratta di un dispositivo di tipo galleggiante che utilizza l’inclinazione del fianco dell’onda per produrre energia elettrica. L’onda che lo investe induce un moto di beccheggio e in questo modo si crea una oscillazione da cui un generatore elettrico opportunamente controllato estrae energia. Una delle caratteristiche del sistema è che esso è “tarato” proprio per il mar Mediterraneo e, in generale, per tutti i mari chiusi. Gli oceani, infatti, hanno solitamente onde che sono molto diverse da quelle del nostro mar Mediterraneo. Sono infatti onde molto alte e molto potenti e i dispositivi che convertono la loro energia in energia elettrica sfruttano proprio queste caratteristiche. Ma sono inadatti per mari come il Mediterraneo, in cui il parametro più rilevante non è l’altezza dell’onda, ma la frequenza delle onde. Il sistema ISWEC sfrutta appunto questo aspetto, riuscendo ad estrarre energia dal moto ondoso in modo proporzionale al quadrato della frequenza delle onde incidenti. Attualmente, il sistema è in prova in tre località: oltre ad Alghero, appunto, anche a La Spezia e Pantelleria, ed è riuscito a fornire una media di 2600 Megawattora all’anno.

di Stefano Pisani
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"IL FATTO QUOTIDIANO
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Qualenergia

2011, annus horribilis per il nucleare

Dopo Fukushima, ecco una nuova situazione molto critica per una centrale nucleare nel Nebraska invasa dalle acque del fiume Missouri; poi un rapporto ufficiale analizza il pessimo stato di 11 reattori russi. Ma nonostante ciò il governo britannico individua otto nuovi siti per ospitare nuove centrali nucleari entro il 2025

Nella centrale nucleare di Fort Calhoun (478 MW), in Nebraska, qualche giorno fa una inondazione mai vista del fiume Missouri ha sommerso per oltre mezzo metro gli edifici della centrale, superando le barriere di protezione (vedi foto). Il rischio gravissimo è quello di avere un blocco del sistema di raffreddamento, visto che per motivi precauzionali c’è stato il momentaneo distacco dell'impianto dalla rete elettrica. Ora sono in azione i generatori diesel di emergenza. Anche se non pare ci sia dispersione di radioattività, la situazione è critica perché la piena non è passata e all’interno della centrale sono stoccate anche 379 tonnellate di combustibile esausto e non tutte sono sigillate. La situazione è coperta dal silenzio dei media Usa ed è stato perfino vietato il sorvolo dell’area. Un’altra centrale in Nebraska, la Cooper Nuclear Station, potrebbe essere assediata dalle acque di questa piena.Leggi tutto.
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Tratto da La Voce dell'Emergenza

Fukushima: urina radioattiva negli abitanti vicino alla centrale


L’urina è un ottimo indicatore della nostra salute. Ci offre una valutazione attendibile di come mangiamo, di cosa beviamo. E dunque, anche nel caso in cui ciò che abbiamo ingerito contiene sostanze radioattive. E’ quanto sta accadendo agli abitanti situati a 30-40 Km dal reattore n°1 di Fukushima, ai quali è stata trovata traccia di radioattività nell’urina.PIPI’ RADIOATTIVA – Più di 3 mSv (millisieverts) di radiazione è stata trovata nelle urine di 15 abitanti residenti tra il villaggio di Fukushima, Iitate, e la città di Kawamata, confermando l’esposizione interna alle radiazioni.Leggi tutto

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Riceviamo da Giuseppe Di Braccio e pubblichiamo.


Scorie nucleari, un rebus ad alto rischio
-Una letale minaccia per l’uomo e l’ambiente-

Se una centrale ad energia atomica suscita paura le scorie da essa prodotte non sono da meno, stante l’elevato livello di pericolosità ed il perdurare nel tempo delle stesse; il termine tecnico “scorie ad alta radioattività e a vita lunga” è fin troppo esplicito nel delineare i rischi che permeano questo argomento, indubbiamente uno dei più delicati in materia di nucleare e dalla soluzione tutt’altro che scontata.

Basti pensare infatti che l’arco di vita dei residui radioattivi può estendersi fino ai 300.000 anni, un lasso di tempo considerevole e tale da porre una pesante ipoteca sui futuri scenari esistenziali del pianeta. Quel che è peggio, ed a dispetto di alcune dichiarazioni rassicuranti fatte da più di un politico sull’argomento, delle scorie nucleari allo stato attuale si conosce ben poco, sia per quel che concerne la loro effettiva pericolosità che in tema di depositi destinati ad accoglierle, enormi sarcofagi situati a centinaia di metri di profondità della cui sicurezza e tenuta nel tempo sono in moltissimi a dubitare. Certamente, i siti deputati a contenere un materiale di questo genere sono indispensabili e per il momento non si conoscono alternative ad essi, ma è parimenti vero che anche questo settore del nucleare è privo di certezze scientifiche, ed anzi i meccanismi che ne regolano il funzionamento risultano talmente complessi ed opinabili da suscitare le peggiori aspettative; gli esperti di sicurezza nucleare elencano al riguardo una serie di problematiche dalla spinosa soluzione, quali le reazioni chimiche determinate dalle radiazioni all’interno dei fusti di contenimento, la fisica dei flussi nelle materie radioattive immagazzinate, il “comportamento” dei metalli e del cemento utilizzati in occasione dello stoccaggio, la scelta delle rocce in cui imprigionare il carico di rifiuti. Il quadro è reso ancora più complesso dalla diversificazione delle scorie secondo il loro grado di radioattività (che indica di fatto il differente livello di pericolosità), ed ecco allora che le scorie di 3° grado o di alta attività, in particolare le ceneri prodotte dall’uranio, possono richiedere anche 100.000 anni per cessare di essere pericolose; attualmente è stato identificato un solo sito in grado di offrire sufficienti margini di sicurezza per il deposito delle scorie di terzo grado, esso si trova nel Nuovo Messico in una zona desertica e la sua realizzazione ha richiesto ben 25 anni di studio.
I depositi sono suddivisi in
quattro categorie, i depositi di superficie, i depositi di superficie con opera ingegneristica, i depositi in cavità o miniera e quelli geologici; a quest’ultima categoria, tuttora in fase di sperimentazione, appartiene il sito del Nuovo Messico, mentre la maggioranza degli impianti, circa 80, rientra nelle prime tre tipologie. Prescindendo in ogni caso dalle differenti caratteristiche delle scorie, i depositi destinati ad accogliere i residui nucleari non possono ovviamente essere realizzati in zone a rischio sismico e a comprovato dissesto idro-geologico, mentre per quel che concerne la tipologia delle rocce queste ultime debbono fornire assolute garanzie dall’eventualità di infiltrazioni di acqua, ragion per cui le migliori potrebbero essere l’argilla, il granito ed il sale. Le difficoltà nel reperire il sale hanno indotto alcuni paesi (ad es. dell’area scandinava) ad optare per il granito, particolarmente solido e compatto, mentre altri preferiscono ricorrere all’argilla, attraverso la quale la radioattività si muoverebbe più lentamente, ma è facile comprendere che ci si aggira ancora nel campo delle sperimentazione e di ipotesi che i fatti potrebbero smentire bruscamente. Per contro, i rischi legati alla salute ed all’ambiente sono di un’evidenza preoccupante; in Germania, in particolare, una recente indagine ha fatto emergere una allarmante correlazione tra l’aumento esponenziale della leucemia infantile e la presenza nelle vicinanze di un impianto nucleare. I bambini che vivono in un raggio di 5 chilometri da un reattore o da un deposito contenente scorie radioattive hanno infatti, secondo questi studi, un aumento del 76% del rischio di contrarre tale tipo di tumore rispetto ai coetanei che vivono in un raggio distante oltre i 50 chilometri. Posto dunque che quella legata all’atomo è una forma di energia tutt’altro che sicura ed affidabile, prova ne sia la recente tragedia di Fukushima, su di un punto è indispensabile che non sussistano incertezze;
che siano i cittadini ad avere l’ultima parola sull’argomento nucleare e sulla possibilità di esprimere il proprio rifiuto per una fonte energetica forse utile ma in larga parte ancora sconosciuta e, come hanno dimostrato alcune dolorose esperienze, terribilmente pericolosa.

Giuseppe Di Braccio

26 giugno 2011

Il grido delle associazioni ambientaliste di La Spezia in un incontro: "Basta Enel e carbone"2)A quando una politica energetica responsabile?.

Tratto da Città di LaSpezia

Il grido delle associazioni ambientaliste in un incontro: "Basta Enel e carbone".

La Spezia. "Pur consapevoli che le richieste di integrazioni per l’Aia perseguono per loro natura obbiettivi inerenti la compatibilità ambientale delle emissioni prodotte e delle possibili mitigazioni di carattere impiantistico ad opera di Enel, non sviluppando alcuna valutazione circa la stima dei possibili danni sanitari per i nostri concittadini dovuti all’attività della centrale; preso atto che la politica degli enti territoriali presenti sia quella di ottenere un contenimento delle emissioni entro gli orientamenti ed i limiti di legge, non possiamo non sottolineare l’assoluta incongruità delle integrazioni prodotte da Enel e delle prescrizioni richieste laddove si vogliano rispettare gli impegni presi in passato da Enel e dal Comune nei confronti della città e laddove si pensi a tutelare la salute pubblica".
Così le
Associazione Comitati Spezzini, Associazione Medici per l’Ambiente – Isde La Spezia, Italia Nostra La Spezia, Lipu La Spezia, Legambiente La Spezia, Wwf La Spezia, a seguito dell’incontro informativo del comune con le associazioni ambientaliste circa l’Autorizzazione Integrata Ambientale richiesta da Enel al vaglio della Commissione ministeriale. "Ricordiamo infatti le garanzie che erano state date in campagna elettorale circa la dismissione della centrale, al massimo entro il 2015, da parte del sindaco Federici.
Niente di tutto questo nelle richieste dell’amministrazione in sede di commissione IPPC. Dimenticandosi forse che negli ultimi anni la nostra centrale risulta ancora essere tra le più inquinanti a livello nazionale, con un ulteriore incremento rispetto al passato dell’esercizio della sezione a carbone rispetto a quelle a turbogas, con regimi transitori che comportano un peggioramento ulteriore dei picchi di inquinanti emessi. Ancor peggio quando si consideri che la nostra città ha incidenze di diverse malattie legate all’inquinamento assai maggiori rispetto alle altre province liguri e alle medie nazionali.
Considerando che nella fase conclusiva dell’iter autorizzatorio il Sindaco, rivestendo il ruolo di massima autorità sanitaria del territorio, è tenuto ad emettere un parere sanitario e considerando che, al di là della concessione dell’AIA, il sindaco stesso può richiedere il riesame dell’autorizzazione stessa, le nostre associazioni concordano nel richiedere il mantenimento delle promesse fatte a suo tempo iniziando dall' abbandono dell’uso di carbone ed oli quali combustibili.
Sottolineiamo che in termini di esigenze produttive questa richiesta è oltremodo solvibile visto che la produzione di energia elettrica è assolutamente eccedente le richieste sia a livello regionale che nazionale e considerando che la nostra centrale ha funzione puramente strategica nelle situazioni “di punta”. Le nostre associazioni si impegnano quindi, in queste ultime battute dell’iter autorizzatorio, a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla chiara esigenza di dire
Basta Enel, basta carbone!"
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A questo proposito si terrà Martedì 28 Giugno alle 17 presso la Sala della Provincia, un incontro dal tema "Verso l' Autorizzazione Integrata Ambientale per la Centrale Enel della Spezia: ancora carbone per il nostro territorio?".
Interverranno
Massimo Scalia, docente di Fisica dell' Universita' di Roma,
Giovanni Ghirga, resp. U.O. Pediatrica di Civitavecchia, coord. naz. Medici per l’Ambiente,
Marco Grondacci,
esperto di diritto ambientale,
presente anche la delegazione di Uniti per la Salute – associazione Onlus di Savona.
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Tratto da Rovigo oggi

CENTRALE ENEL PORTO TOLLE (RO) La modifica dell'articolo 30 della legge regionale del Parco del Delta potrebbe non bastare.

A quando una politica energetica responsabile?


La “notizia bomba”, come direbbe Biscardi, si risolve nel fatto che Zaia ha semplicemente dato mandato ad un pool di tecnici di studiare la possibilità di modificare la legge istitutiva del Parco nel solo articolo 30; questo si evince dalla lettura dei quotidiani, e ne dà approvazione in giunta regionale oltre che chiederne la ratifica in consiglio.

Ovviamente serve a lui per prendere tempo con politici locali, imprese e lavoratori Enel che tanto lo stanno incalzando negli ultimi tempi.

Tralasciando le considerazioni che potrebbero essere tacciate di “ambientalismo estremo” sul fatto che nel 2010 al mondo le emissioni per le attività umane di Co2, gas serra responsabile del global warming e che provengono per un buon 60 % dalla produzione energetica, hanno segnato il record di 30,6 miliardi di tonnellate e altre 10, 5 milioni di tonnellate in capo alla centrale Enel di Polesine Camerini riconvertita a carbone non sarebbero certo le benvenute per l’ecosistema planetario ragioniamo su altro.

Come chiaramente afferma l’avvocato Matteo Ceruti, pur eliminando l'art. 30 della legge 36/97 veneta, istitutiva del Parco del Delta, rimane l'obbligo imposto dalle leggi europee e nazionali di operare in sede di Via la valutazione delle alternative al progetto sottoposto alla procedura.

Per cui permane per i presentatori il problema di dimostrare che quella del carbone è la migliore soluzione sotto il profilo ambientale tra le alternative ipotizzabili, compreso il gas.
In secondo luogo il Consiglio regionale veneto non può abrogare la normativa europea sulle migliori tecnologie disponibili, la cui violazione, come ricordato, è alla base della seconda censura accolta dal Consiglio di Stato.

Nella diatriba tra Terna (gestore nazionale delle infrastrutture elettriche), che vorrebbe creare in proprio impianti di pompaggio e sistemi di accumulo contro le attuali dispersioni di rete, ed Enel che vede minacciato, dalle intenzioni di Terna, il proprio mercato è di interessante lettura una dichiarazione dell’Ad di Enel Fulvio Conti che lo scorso 3 giugno 2011 dichiarava: “In Italia abbiamo fatto molti investimenti e c’è un eccesso di capacità disponibile per far fronte a ogni emergenza e c’è una forte crescita delle rinnovabili che con una migliore e più ampia tagliatura di rete si potrà portare a fruizione di tutti i consumatori. Quindi si facciano le reti quando sono necessarie perché c’è un’abbondanza di riserve e di capacità a disposizione su tutto il sistema”.

Enel sta facendo finanza più che investimenti in nuovi impianti e ha un debito di 45 miliardi di euro, il nucleare perduto la costringe anche ad una riparametrazione delle uscite di cassa.

E poi il mercato elettrico in flessione prolungata, complice la crisi economica, non sta affatto chiedendo nuovi investimenti, semmai impone un’oculata gestione dell’esistente pianificando risparmio ed efficienza.....


La domanda che ci poniamo è la seguente: può l’economia polesana aspettare ancora a lungo?

Non sarebbe opportuno, nell’interesse di quella stessa economia fermare le faziosità e ragionare su un piano a prescindere dal carbone che ci faccia uscire dalle secche degli anni recenti che rischiano di essere quelle degli anni futuri?

Questa sarebbe, per noi del Movimento 5 Stelle, una via saggia da percorrere in un territorio che ha tutto per non inseguire altre chimere e non diventare come la Fortezza Bastiani nel Deserto dei Tartari i cui abitanti attendono un evento che forse non verrà mai.
Vanni Destro
Movimento 5 stelle Rovigo
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Tratto da Ansa

Ilva Taranto, no a richiesta sequestro

Formulata dal Noe dopo controlli che hanno evidenziato anomalie


(ANSA) - TARANTO, 26 GIU - respinta dalla Procura la richiesta dei Carabinieri del Noe di Lecce di emettere un provvedimento di sequestro nei confronti di alcuni impianti dell'Ilva di Taranto.

Richiesta arrivata dopo che i controlli compiuti nell'arco di 120 giorni hanno evidenziato una serie di anomalie. Lo ha detto in una nota uno dei legali dell'Ilva, l'avvocato Francesco Perli. Il sequestro era stato chiesto nell'incidente probatorio in cui e' stato disposto l'affidamento della nuova perizia sull'inquinamento.

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Tratto da Savona news

Magie della Prestigiacomo e del c.d. Ministero dell'Ambiente....

Mirabile fanfara dell'ufficio stampa del Ministero dell "ambiente" che autocelebra le meraviglie del proprio operato........
Ovviamente del fatto al ministero che mezza commissione VIA sia indagata dalla Procura della Repubblica di Rovigo di Porto Tolle (P.M. Fasolato, che un altro ministero ha pure cercato di trasferire) nessun accenno...

Cogliamo l'occasione di tanta magniloquenza per ricordare che 12 tra dirigenti Enel e finzionari del Ministero dell'"ambiente" sono indagati dalla Procura della Repubblica di Rovigo. Le ipotesi di reato sono Falso e Abuso di ufficio a vario titolo. Il campo da gioco, la VIA ministeriale al carbone per la centrale di Porto Tolle, sul delta del Po (vedi notizie correlate o QUI)

Lèggere per credere:

"Prestigiacomo: grande prova di efficienza e professionalità"

Questa la nota stampa. Più che una nota, un'orchestra d'archi voltaici e fiati corti

Leggi l'articolo integrale e la nota stampa su Savona news