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30 maggio 2009

Tratto da "Il messaggero.it

Rapporto sui Diritti Globali 2009, in Italia

ROMA (28 maggio) - Il mondo è in uno stato di salute da «codice rosso» in materia di ambiente.
A lanciare l'allarme il Rapporto Diritti globali 2009 che si occupa anche del fenomeno del razzismo e della scarsa qualità del lavoro.


L'ambiente. Per salvare il Pianeta dagli effetti più drammatici del mutamento climatico l'impegno dei singoli Stati e della comunità internazionale tutta dovrà essere immediato, deciso e consistente. L'unica speranza resta arrivare al post Kyoto nei tempi previsti.

Ambiente nuovo soggetto politico. L'ambiente, inoltre, da un anno a questa parte, e ancor più negli anni a venire, secondo il Rapporto, si è rivelato in modo deciso come nuovo soggetto politico grazie alla sempre più forte percezione che i cambiamenti climatici siano un fenomeno problematico già in atto; alle scadenze internazionali per arrivare a un nuovo accordo anti-Co2; all'elezione del presidente Usa Obama; il pacchetto Ue clima-energia; alla crisi economica che ha aperto la strada alla green-economy; ai movimenti su clima e giustizia sociale. Note positive che non bastano per coprire i guasti ambientali.


Le emissioni di Co2 sono lievitate (+33% rispetto al '90, anno di riferimento di Kyoto) anzichè diminuire senza contare la perdita di biodiversità (16.306 delle 41.415 specie monitorate sono fortemente a rischio estinzione) e dei danni da catastrofi (nel 2008 morte oltre 220.000 persone, danni materiali sono attestati a circa 200 miliardi di dollari).

Sul fronte ricette il Rapporto avvisa gli scettici: Risparmio energetico, efficienza, energia verde e tecnologie pulite sono così determinanti che investendo in questi settori si potrà soddisfare la domanda energetica prevista per metà secolo, riducendo le emissioni di anidride carbonica dal 60 all'80%.
Vai al sito de"Il messaggero.it"Continua

Tratto da "la Repubblica.it"

Rapporto sui diritti globali 2009 :"Il global warming va fermato entro 6 mesi

(Rinnovabili.it) – Durante la presentazione del “Rapporto sui Diritti Globali 2009” svoltasi stamane a Roma, il coordinatore della segreteria nazionale di Legambiente, Maurizio Gubbiotti ha ribadito quanto sia urgente il taglio delle emissioni dannose per contrastare l’inquinamento e il riscaldamento globale.

E' possibile contrastare i cambiamenti climatici investendo nella riduzione delle emissioni e nelle eco-energie



Il global warming va fermato in fretta assumendo impegni seri in tale direzione.

‘‘Abbiamo solo sei mesi per arrivare preparati alla Conferenza di Copenaghen e fermare la febbre del pianeta. I mutamenti climatici, infatti, non sono più una minaccia ipotetica ma una realtà concreta e incontrovertibile, le cui conseguenze sono sempre più evidenti e tangibili”.

L’IPCC ha individuato nei 2°C di aumento della temperatura media il punto di non ritorno del surriscaldamento globale e, a detta di gran parte della comunità scientifica, con gli attuali trend di emissioni già nel prossimo decennio il cambiamento climatico si potrebbe raggiungere il primo di una serie progressiva di “hot point”. “Altrettanto palese è diventato anche l'intreccio tra questioni ambientali e sociali. Non a caso – ha aggiunto Gubbiotti – alcune importanti lotte sociali, come quelle per la sovranità alimentare, il diritto all'acqua e il diritto alla salute, hanno sposato in pieno la causa ambientale”.

“Perché la giustizia sociale passa per quella climatica”.

Fiducioso ha infine concluso: ‘‘Ma contrastare i cambiamenti climatici è possibile, basterebbe investire nella riduzione delle emissioni, su efficienza e risparmio energetico, energie rinnovabili, tecnologie a basse emissioni e mobilità su ferro, ma anche in educazione ai consumi sostenibili”.

Guarda anche :

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FONDI STRUTTURALI PER 30 MILIONI ALLE IMPRESE TOSCANE PER ENERGIE ...



Tratto da "La Repubblica.it Torino"

"Allarme, il marciapiede è radioattivo"
Spina 1, il caso esplode sul web. L'Arpa: vero, ma non c'è pericolo
di Federica Cravero

All'inizio era un esperimento empirico divulgato sul web, adesso è arrivata la conferma dell'Arpa: le pietre dei marciapiedi della Spina 1 sono radioattive. Nessun pericolo per la salute dei cittadini, ma certo adesso sono in molti a chiedersi se per le prossime pose non sia il caso di scegliere altre pietre non radioattive.

È passato un mese da quando i primi allarmi sono stati lanciati su internet da un medico che aveva scoperto alte concentrazioni di radiazioni sulle lastre grigie che pavimentano corso Mediterraneo, corso Lione e corso Castelfidardo, in prossimità del Politecnico. Lastre di sienite, una specie di granito che secondo il progetto coprirà tutta la lunghezza della Spina nata sopra il passante ferroviario.

Visto il tamtam che stava correndo tra i blog il Comune aveva predisposto dei controlli sui marciapiedi. «E adesso che abbiamo visto che non ci sono pericoli per la salute vedremo se prendere provvedimenti contro chi semina il terrore»(......), afferma l'assessore all'Ambiente Domenico Mangone.

Il sopralluogo dei tecnici dell'Arpa è stato effettuato il 6 maggio e, come si legge nella nota, «le verifiche effettuate hanno dimostrato che l'incremento dei livelli gamma registrati in prossimità di marciapiedi del quartiere Crocetta sono dovuti all'impiego di pietra tipo granito contenente radionuclidi naturali in concentrazioni superiori alla media».
A contatto con la pietra gli strumenti hanno registrato livelli di 562 nanoSievert all'ora, che scendono a 470 a un metro da terra, mentre in generale nell'ambiente sono previsti livelli intorno a 100 nanoSievert all'ora. Dunque valori cinque volte superiori alla media.
Nomi che fanno paura come radon, uranio e torio, elementi che in natura esistono e con cui si convive più di quanto si pensi. La cosa principale, tuttavia, è calcolare il tempo di esposizione e in questo caso «l'impatto sulla popolazione non è significativo», conclude l'Arpa. La dose di radiazioni emanate dai marciapiedi, infatti, si aggira tra 0,45 e 0,63 milliSievert all'anno, che è al di sotto dell'1 milliSievert che viene fissato come limite di legge per la salute dei cittadini. Anche se il paragone è approssimativo, visto che la legge parla di esposizioni artificiali, ma nulla dice della presenza in natura di radiazioni, né dell'uso di materiali per la costruzione. E proprio questo è il nocciolo della questione: di questi livelli di radiazione non si muore, ma la salute ne fa volentieri a meno, soprattutto per chi deve tagliare e posare la pietra. Dunque, visti i risultati dell'Arpa, si potrebbe prendere in considerazione l'ipotesi di sostituire la pietra usata con un altro tipo di granito. Questa volta inerte.

(27 maggio 2009)

2009/05/30 "Acerra’s Box"

Tratto da "La Voce dell'emergenza"
Acerra’s Box

Un primo passo per scoperchiare il “vaso di Pandora” del termovalorizzatore? Intanto le voci dissidenti del fronte del no all’inceneritore persistono nel denunciare la gestione e il funzionamento dell’impianto. Ieri pomeriggio, dall’Umana Accoglienza, i Medici per l’Ambiente hanno lanciato il loro appello-monito, in seguito alla notizia sullo sforamento dei livelli consentiti di polveri sottili, PM10, provenienti dall’inceneritore in zona Pantano. Le tre centraline di controllo della qualità dell’aria situate vicino all’impianto, nel centro di Acerra e nel centro di San Felice a Cancello hanno rilevato sforamenti di 18 giorni a partire dal 23 marzo (limite 50 microng/m3) e la legge consente massimo 35 sforamenti all’anno. Il coordinatore dell’Isde Campania Dott. Gaetano Rivezzi nel suo intervento ha lanciato un accorato appello: “Noi chiediamo che venga assicurata una adeguata protezione sanitaria (efficace funzione delle unità operative di prevenzione collettiva delle aziende sanitarie locali) della popolazione intorno agli impianti di smaltimento di rifiuti in Campania e chiediamo trasparenza assoluta sui dati di monitoraggio e risposte chiare su dove stoccare le ceneri dell’inceneritore di Acerra e operazioni di smaltimento dei filtri di questo impianto”. Gennaro Esposito ha comunicato che le PM10 rilevate ad Acerra non possono che derivare in massima parte dall’attività di incenerimento dei rifiuti iniziata il 23 marzo scorso e che le ceneri, nonostante le rassicurazioni dei tecnici di Bertolaso, sono sempre tossiche e manca una legislazione europea che ne regoli i sistemi di corretto smaltimento in discariche speciali. Il Dott. Antonio Marfella ha ribadito che l’attività dei medici dell’ambiente deve coniugarsi con quelle dei cittadini che protestano, e che oltre alle informazioni scientifiche bisogna denunciare alle autorità queste procedure di smaltimento pericoloso.
“Dobbiamo essere un pungolo per le autorità, che ci debbono dire quando vorranno darci i risultato dello studio Sebiorec, considerando che gli Americani in Campania hanno realizzato un serio monitoraggio sulla contaminazione dei propri cittadini residenti in Campania”. Tommaso Esposito del comitato contro l’inceneritore ha dichiarato alla fine: “Questo impianto nasce vecchio e non sono state osservate le 27 prescrizioni. Questo impianto era stato tarato per bruciare il Cdr, mentre oggi si brucia di tutto.
Siamo seriamente preoccupati per questo”.
(Annalisa Aiardo, ilnolano.it)

28 maggio 2009

2009/05/28 "L’industria illegale del carbone causa gravi infezioni respiratorie a Centinaia di bambini lavoratori impegnati nelle miniere di carbone"


TRATTO DA "AGENZIA FIDES "
Palazzo di propaganda Fide-Vaticano

ASIA/AFGHANISTAN - L’industria illegale del carbone causa gravi infezioni respiratorie, agli occhi e incidenti dovuti alla mancanza di tutela dei lavoratori, tra cui centinaia di bambini

Bamyan (Agenzia Fides) – Centinaia di bambini lavoratori impegnati nelle miniere di carbone, a 200-300 metri sotto il suolo, nelle province di Bamyan e Sar-e-Pol, rispettivamente in Afghanistan centrale e settentrionale, soffrono di infezioni respiratorie e agli occhi e sono esposti ad altri gravi pericoli, secondo ufficiali sanitari di entrambe le province.

La maggior parte dei bambini lavoratori lavora nelle miniere per aiutare a sostenere le proprie famiglie, guadagnando solo 150-300 Afghanis, 3-6 dollari americani al giorno. L’inalazione regolare di polvere di carbone può causare gravi malattie respiratorie e polmonari, come l’asma che porta all’antracosi (malattia polmonare di tipo cronico). Inoltre, batteri e particelle della polvere di carbone possono danneggiare gli occhi.

L’industria del carbone in Afghanistan è un settore senza regole. La produzione è di circa 200.000 tonnellate all’anno, ma solo il 20% viene dalle miniere del governo.

La domanda interna di carbone è alta e di conseguenza sono diverse le miniere illegali, piccole, artigianali nelle quali si adottano misure primitive e dove la salute o le questioni ambientali non vengono prese in considerazione.
Lavorare nelle miniere di carbone illegali, polverose e buie è inoltre causa frequente di ferite alla testa e infezioni agli occhi poiché gli operai non hanno a disposizione una attrezzatura adeguata. I minatori più piccoli incorrono in altri gravi rischi come mini collassi, mancanza di ossigeno, ustioni, e ferite agli arti a causa del trasporto di carichi pesanti.
Secondo fonti locali, nelle miniere di carbone della provincia di Sar-e-Pol lavorano 1.500 persone, la maggior parte minorenni, oltre a centinaia di bambini. Secondo il Ministro dell’industria locale, le attività dell’industria del carbone di Bamyan, Sar-e-Pol e altre province sono illegali e portate avanti da persone non autorizzate.

Nel distretto di Kahmerd circa 1.500 lavoratori sono impegnati in questo tipo di miniere dove si producono fino a 500 tonnellate di carbone al giorno. Sono solo cinque le miniere di carbone nelle province centrali e settentrionali monitorate e tutelate dal Governo che provvede a fornire attrezzatura e misure adeguate alle 1.088 persone che vi lavorano. (AP)

2009/05/29 "Sarroch, Italia:La tragedia della raffineria"


Tratto da Vita.it

Sarroch, Italia
28 maggio 2009

di Stefano Leoni


La tragedia della raffineria e il documentario “Oil" riportano alla ribalta, oltre ai problemi di sicurezza dei lavoratori, quelli legati a inquinamento e danni per la salute. Intervista al presidente del WWF Italia Stefano Leoni

Le immagini del funerale di un giovane operaio che lavorava in un'azienda esterna, morto di cancro a 31 anni, alternate ai fotogrammi di un Massimo Moratti sorridente. È uno dei momenti più forti del film Oil, di Massimiliano Mazzotta, il documentario denuncia sulla Saras tornato prepotentemente d'attualità in questi giorni, dopo la morte di tre operai all'interno dell'impianto .

Nel film, oltre ai rischi per la sicurezza dei lavoratori (legati soprattutto alla logica degli appalti), vengono denunciati i danni ambientali e alla salute che sarebbero provocati dall'impianto, attraverso immagini e testimonianze.
Un ricercatore fiorentino, Annibale Biggeri mette in relazione la percentuale dei decessi dovuti a malattie tumorali nella zona industriale attorno alla raffineria con l'attività degli stabilimenti.

La famiglia Moratti, proprietaria dell'impianto, ha sempre respinto le accuse, sottolineando di essere assolutamente in regola sul fronte dell'applicazione delle leggi in materia di sicurezza ambientale. E chiedendo, per questo motivo, il sequestro giudiziario del film.

Ma essere in regola sul fronte delle norme può essere sufficiente per poter garantire che un impianto industriale non danneggi ambiente e salute?
È una domanda che circola in molti luoghi d'Italia, da Brindisi a Porto Marghera, da Manfredonia a Gela: in tutti i luoghi dove lo sviluppo industriale ha avuto un impatto rilevante sull'ambiente e sul territorio.
Vita.it ne ha parlato con Stefano Leoni, neo-presidente del WWF, esperto di normativa ambientale.

Vita: È possibile che, come sembra, Saras produca danno ad ambiente e persone senza dolo. Più semplicemente che rispetti le regole ma inquini pesantemente lo stesso?
Stefano Leoni: Certo che si. Purtroppo in Italia abbiamo normative per quello che riguarda le acque superficiali, con dei valori di qualità ecologica. Per tutte le altre matrici ambientali non c'è nessuna regola purtroppo. Non ci sono riferimenti comunitari e come tutti sappiamo se l'Italia, su queste tematiche, non è obbligata dall'Europa non è particolarmente solerte. Oltre a questo c'è una scarsa preparazione della struttura professionale privata e pubblica.

Ad esempio abbiamo una disciplina che riguarda la responsabilità per danno all'ambiente. Non è semplicemente riparatoria ma anche preventiva. Questo "se io sono a conoscenza del danno che procuro, a chi o cosa lo procuro e cosa devo fare per evitarlo". In Italia questo tipo di conoscenza non c'è.
Per quel che riguarda le industrie, quindi anche la Saras, esiste una disciplina che mette un tetto al livello accettabile d'inquinamento.
Purtroppo non tiene conto dell'inquinamento a cui quello industriale va a sommarsi.
La Saras cioè produce inquinamento nella norma, ma in quella situazione, sommato all'inquinamento locale già esistente supera e di molto i limiti.
Questo è un problema diffuso in Italia e vale anche per le città. Ad esempio sul raccordo anulare romano ci sono valori di amianto fuori da ogni limite a causa dei freni delle automobili degli anni 80. Se fosse un luogo di lavoro verrebbe chiuso all'istante. Non essendolo e non esistendo normative la situazione rimane così.

Vita: Dunque il problema sono le regole, le leggi e le discipline. Ma cosa si può fare?
Leoni: Prima di tutto occorre che le amministrazione sappiano fare monitoraggio. Che significa saper gestire le banche dati. Purtroppo in molti casi i dati non vengono raccolti o conservati perchè risultano scomodi. Occorre avere punti di riferimenti fermi.
Cito il caso dell'atrazina, usata come diserbante, che percolava nel terreno e finiva nelle faglie. Il valore ad un certo punto superò quello ammesso dalla normativa. A quel punto la soluzione fu di alzare i livelli di accettabilità. Questo succede spessissimo.
Un altro mezzo che andrebbe usato è la «Valutazione del rischio sanitario», che è una metodologia valutativa del rischio che valuta con stime di approssimazione come l'inquinante possa raggiungere livelli rischiosi per l'uomo.

Vita: Denunce, regolamenti fumosi, riferimenti che cambiano. Nella battaglia ambientale quali sono i principali scogli da superare?
Leoni: Sono diversi. Il ricatto occupazionale come a Porto Marghera dove l'azienda minaccia di chiudere e spostare lo stabilimento facendo perdere il posto di lavoro ai dipendenti. Un'altra scusa è quella della competitività internazionale. Ma negli altri Paesi, con normative magari meno severe. le regole vengono rispettate.
In Italia le regole si adeguano ai bisogni e alle esigenze di chi dovrebbe esserne soggetto. Gli industriali poi fanno scudo contro tutto ciò che possa migliorare l'impatto ambientale perchè non conviene.

Vita: Avete intenzione di intervenire a Sarroch?
Leoni: Terremo certamente la situazione sotto osservazione e nel caso di cali di tensione faremo in modo che non si abbassi la guardia. Tutto questo sperando che i sindacati per una volta non ci ritengano dei nemici ma degli alleati.

Tratto dal blog del "Comitato per Taranto

Guarda il Video SA ROVINERIA

Tratto da "L'Espresso"
«Diciamo basta alla piaga dei subappalti»
di Mauro Lissia
Il presidente Graziano Milia: la Provincia di Cagliari si costituirà parte civile
Leggi tutto l'articolo

2009/05/29 "Consiglio dei Ministri n. 52 del 28 maggio :Nasce registro emissioni inquinanti"

Tratto da" WallStreet Italia"
Governo/Comunicato del Consiglio dei ministri :Nasce registro emissioni inquinanti
di Apcom

Roma, 28 mag. (Apcom) - Il Consiglio dei Ministri si è riunito oggi, alle 9.20 a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del Presidente, Silvio Berlusconi. Segretario, il Sottosegretario di Stato alla Presidenza, Gianni Letta. Lo comunica la presidenza del Consiglio. Sono stati approvati i seguenti provvedimenti: su proposta del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Stefania Prestigiacomo: - uno schema di regolamento per l'adattamento del Regolamento comunitario 166/2006 all'ordinamento interno. Il Regolamento n.166 è stato adottato dall'Unione per ratificare il Protocollo sui Registri delle emissioni e dei trasferimenti di sostanze inquinanti, conseguente alla Convenzione di Aarhus sul diritto di accesso alle decisioni in materia ambientale.
In tutti gli Stati membri dell'Unione è pertanto istituito tale Registro, che amplia tra l'altro il numero dei gestori obbligati a dichiarare al Ministero dell'ambiente (per il tramite dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale),
la quantità di sostanze inquinanti individuate che vengano immesse nel suolo, nell'aria e nell'acqua; il cittadino potrà accedere alle informazioni in materia tramite il Registro nazionale dei rilasci e dei trasferimenti degli inquinanti, aperto alla consultazione elettronica.
La Conferenza unificata ed il Consiglio di Stato esprimeranno il loro parere sullo schema di provvedimento;continua


Consiglio dei Ministri n. 52 del 28/05/2009

2009/05/28 "Bambini e Inceneritore di Forlì"


Bambini e Inceneritore di Forlì

La storia di una mamma e del suo bambino.
Analisi del sangue preoccupanti a ridosso di due impianti.
Video tratto dalla "Trasmissione Exit del 5 maggio "trasmessa su LA7
Guardate il video

2009/05/25 "A Proposito di Parco Carbone ........."



A Proposito di Parco Carbone
della Locale Centrale .......



Il Combustibile solido utilizzato è costituito da carbone che viene accumulato nel Parco Carbonile.

Il Parco Carbonile occupa un'aria di circa 50.000 m2 ,(una superficie utile di 42.000 m2) suddivisa in due parti ed ha una capacità di 300.000 metri cubi di carbone.
E' possibile che un carbonile di tali dimensioni possa essere mantenuto "SCOPERTO" da anni essendo posizionato a poche centinaia di metri dalle case, non avendo adottato misure idonee a coprirlo?


Per tutelare la salute dei cittadini
che da decenni convivono con questa realtà
non si sarebberro dovuti adottare
adeguati provvedimenti
,
sicuramente
previsti dalle leggi vigenti , in termini di copertura dell’area destinata alla raccolta del carbone?


Bisognerebbe imparare

BRINDISI Carbonile Enel:" Il Comune chiede cinque milioni di euro"

Sabato 21 Marzo 2009 Brindisi – Il Comune ha presentato il conto per danni al territorio legati al carbonile scoperto dell’Enel: chiede cinque milioni di euro a titolo di ristoro nel processo “Coke”, nato dall’inchiesta avviata nel 2005 dalla Procura di Brindisi partendo dall’esposto di due titolari di concessionarie di auto della zona industriale.

LEGGI :2009/03/21 "Carbonile Enel: il Comune chiede cinque milioni di euro"

2009/05/27 "Quello che tutti i politici (e tutti i cittadini) dovrebbero sapere sulle centrali a carbone"

Tratto da "Il Ponente"

Quello che tutti i politici (e tutti i cittadini) dovrebbero sapere sulle centrali a carbone


di VALERIA ROSSI
26 maggio,


“Quello che avrebbero sempre voluto sapere, ma non hanno mai osato chiedere?”
Eh, magari. Purtroppo non è così.
I cittadini non chiedono: i cittadini, in piccola parte, sono già informati e mostruosamente preoccupati.
Tutti gli altri si bevono beati i paginoni e manifestoni a favore della centrale, quelli che ci raccontano anche dalle pagine dei nostri quotidiani che “se ci allarghiamo inquiniamo di meno (come no!) e diamo lavoro a tutti”, una roba che andrebbe denunciata come palese esempio di pubblicità ingannevole. Bevono e preferiscono non sapere la verità, perché la verità fa paura. Ma ai cittadini si racconta che l’emergenza grave, quella terribile, preoccupantissima, sono quei quattro sfigati di immigrati che potrebbero romperti un vetro per fregarti l’autoradio, o magari scipparti la borsa della spesa.
Emergenza ambientale? Ma dove, come, quando? Non se ne parla, ergo non c’è.

E i politici? I nostri aspiranti Presidenti alla Provincia, o sindaci delle città e paesi che si accingono ad affrontare le elezioni amministrative?
Chi di loro si leggerà lo studio approfondito, completo e dettagliato del dottor Paolo Franceschi su carbone e tumori

che potete scaricare cliccando qui

Risposta: nessuno, o quasi.

Qualcuno, per fortuna, non lo leggerà perché non ne ha bisogno: queste cose le sa già e ha già intenzione di combattere contro l’inquinamento con tutte le sue forze, quindi non gli serve informarsi oltre.

Qualcun altro non lo leggerà perché è difficile, è troppo lungo, ci sono parti ostiche…e in questi giorni non c’è tempo per studiare ecologia o medicina; c’è da studiare lo slogan più efficace e c’è soprattutto da portarlo a spasso per tutta la provincia.

Cos’è mai la salute dei cittadini, rispetto ai voti dei cittadini? Non c’è paragone, caspiterina!

Qualcun altro, infine, non lo leggerà perché queste cose non le DEVE sapere. Gli hanno spiegato che deve credere che siano tutte balle: gli hanno anche fatto leggere studi contrastanti che non stanno assolutamente in piedi, ma che sono scritti in linguaggio scentifico bello tosto. Quindi il politico medio, che scienziato solitamente non è, non ci capisce nulla, non riesce ad analizzarli criticamente, non si accorge che in realtà non stanno in piedi. Sfoglia con aria interessata tutto il papiro, guarda le figure (a volte non capendo neanche quelle) e poi va a leggere direttamente le rassicuranti conclusioni (quelle sono scritte in modo che le capiscano anche Topolino e Minnie). E decreta: “Il carbone non fa male, anzi fa benissimo alla salute. Chi dice il contrario è un esaltato fanatico”.
Non è vero, ma è la verità che gli hanno imposto...............

Perché l’ho pubblicato, allora, questo studio?
Be’… perché spero che lo leggano i cittadini.

Lo so che è lungo, lo so che è difficile e so anche che gli stessi cittadini, in gran parte, preferiscono non dover studiare e non dover pensare, perché è faticoso; perché abbiamo già tutti un sacco di problemi che ci assillano (come arrivare alla fine del mese, come trovare lavoro, come pagare la rata del mutuo…), ma che almeno capiamo: ci manca solo di doversi impegnare, studiare, arrovellare per poi scoprire che abbiamo una preoccupazione in più, quella dell’ avvelenamento dell’aria che respiriamo. E che non sappiamo come affrontarla.

E’ da masochisti, lo so; almeno se si dà per scontato l’ultimo assunto, ovvero che siamo impotenti.
Però io NON CREDO che siamo davvero impotenti: credo che abbiamo ancora un’arma, quella del voto, che ci può ancora rendere artefici del nostro destino.
Quindi, forse, le cose è meglio saperle; anche se posso capire quelli che non vogliono sapere perché non vogliono preoccuparsi troppo.
Quelli che “non possono” sapere perché gli è stato ordinato di non sapere, invece, non li capisco; anzi, li capisco benissimo....

Per questo spero che qualche politico, magari di nascosto, questo studio se lo legga.
E’ solo uno dei tanti che bisognerebbe leggere, studiare e capire prima di pensare di poter governare le nostre città o l’intera provincia; perché questo parla di centrali a carbone, ma ci sono anche quelli relativi agli inceneritori, al nucleare e a tutto ciò che si sta minacciando di mantenere, ampliare o portare in provincia di Savona.

Insomma, appellone finale:

Politici, leggetevi questo studio: di nascosto, magari. Ma leggetelo.....
Cittadini, leggetelo alla luce del sole, divulgate e diffondete: e se c’è qualcosa che non capite, anziché smettere di leggere, chiedete. Vi risponderemo, renderemo le cose più semplici e più comprensibili .........

Spero davvero che non sia un appello destinato a cadere nel vuoto; perché in questo caso i politici potranno prometterci di tutto: case, soldi, lavoro, strade… ma quello di cui avremo maggiormente bisogno, e di cui avranno bisogno i nostri figli, saranno cliniche e ospedali.


Che ci piaccia o meno saperlo.

2009705/29 "Nuovo incarico per il Dott. Emanuele Vinci :coordinatore del gruppo di lavoro "professione-salute e ambiente-salute globale e sviluppo".

Nuovo incarico per il Dott. Emanuele Vinci


img/52771vinci.jpg? Nuovo prestigioso incarico per Emanuele Vinci, presidente dell'Ordine dei medici e degli odontoiatri della provincia di Brindisi.
La federazione nazionale dell'Ordine ha voluto affidargli il ruolo di coordinatore del gruppo di lavoro "professione-salute e ambiente-salute globale e sviluppo". In tale gruppo Vinci è l'unico ad appartenere al centro-sud d'Italia. "Sarà garantita efficienza, trasparenza e partecipazione – assicura Vinci – nell'attività di ricerca e proposta che svolgerà la struttura sugli aspetti più significativi delle politiche professionali. Si aprono scenari nuovi e diverse espressioni dell'essere medico e dei suoi doveri che vanno oltre la riparazione del danno per educare alla salute e promuovere quest'ultima mediante approcci proattivi sui nuovi determinanti ambientali e sociali della salute stessa ed è certamente stimolante sapere che il gruppo di lavoro a cui partecipo potrà offrire un contributo propositivo in tal senso." E' di due settimane addietro la presa di posizione pubblica di Vinci in merito all'ipotesi di apertura di centrali nucleari in Puglia. In quell'occasione affermò che "la problematica della salvaguardia dell'ambiente e della tutela della salute dei cittadini è uno degli obiettivi che il Direttivo dell'Ordine dei Medici di Brindisi, in carica dallo scorso gennaio, si è posto come priorità". Quell'obiettivo - dopo il nuovo incarico – ora si rafforza e travalica i confini pugliesi per diventare una priorità nazionale.

"Un ambiente malsano provoca ripercussioni sulla salute – afferma Vinci – e anche i medici devono garantire il proprio contributo per contrastare tale situazione. Ciò può essere fatto orientando lo svolgimento del compito professionale verso scelte sempre più forti a favore di uno sviluppo ambientale sostenibile. Questo nella consapevolezza che l'approccio alle problematiche della salute deve essere necessariamente di tipo globale e non esclusivamente medico-sanitario." Ruolo e parole che a Brindisi assumono un'importanza più forte considerato che, da oltre un decennio, il territorio è classificato come un'area ad alto rischio ambientale". Da allora diversi studi effettuati su altre aree geografiche hanno evidenziato un eccesso di rischio per patologie, soprattutto tumorali, correlabili all'esposizione ambientale.

E' per questo che Vinci ritiene sia necessario procedere al più presto, nel Brindisino, alla mappatura delle fonti di inquinamento ambientale e delle aree a maggiore concentrazione di inquinanti, alla mappatura puntuale del rischio di sviluppo di alcuni tumori maligni, delle patologie neurodegenerative e delle tireopatie
e alla valutazione delle associazioni tra rischio effettivo di sviluppare un tumore e altre patrologie e contemporanea esposizione ad inquinanti ambientali.

27 maggio 2009

2009/05/27 " AMBIENTE: UE, ITALIA FANALINO DI CODA SU RISPETTO LEGGI COMUNITARIE "



AMBIENTE: UE, ITALIA FANALINO DI CODA SU RISPETTO LEGGI COMUNITARIE
(ASCA) - Roma, 27 mag -
L'Italia e' il Paese europeo piu' indisciplinato dal punto di vista delle politiche ambientali.


Lo dimostra il rapporto annuale sullo stato di attuazione della legislazione ambientale europea, non ancora approvato nella stesura definitiva ma della cui versione ''interna'' il mensile di economia sociale e finanza etica ''Valori'' riporta alcuni significativi passaggi.

Il documento, di oltre 200 pagine, e' stato distribuito dalla Direzione Generale Ambiente della Commissione Europa per consultazione, prima che venga licenziato il testo ufficiale. E al suo interno si legge come le procedure d'infrazione che sono state inflitte all'Italia nel 2008 sono state 45: nessun altro Paese membro ha fatto peggio del nostro. Non stupisce, inoltre, che la maggior parte delle procedure riguardino le leggi in materia di rifiuti (ben 14).

''La severa crisi verificatasi a Napoli e in Campania - si legge nel rapporto - ha portato all'approvazione di numerose misure urgenti. Il governo italiano, con il supporto delle forze armate, ha riaperto un numero consistente di discariche nell'area. Ma se la situazione e' parzialmente migliorata, rimangono ancora da stabilire ulteriori strategie nella gestione dei rifiuti, che mancano in molte regioni italiane''. Anche se, specifica il rapporto, non tutto il territorio del nostro Paese presenta questo tipo di problemi.

Nella poco virtuosa classifica degli Stati meno rispettosi delle normative comunitarie si nota, inoltre, come piu' di 30 procedure d'infrazione siano state avviate anche nei confronti di Spagna, Irlanda, Francia e Regno Unito. Tra i migliori, figurano invece Bulgaria, Olanda, Romania, Slovenia, Cipro, Danimarca e Svezia, come meno di 10 procedure.

Complessivamente, nell'Ue alla fine del 2008 sono state avviate un totale di 2044 infrazioni alla legislazione europea. E di queste ben 481 si riferiscono a politiche ambientali (in leggero aumento rispetto alle 479 del 2007).

In particolare, sotto le categorie ''rifiuti'' e ''natura'' rientrano rispettivamente 111 e 105 casi; 95 riguardano invece questioni relative alla gestione idrica, 65 all'inquinamento atmosferico e altri 50 all'impatto ambientale.

2009/05/28 "Acerra: l’inceneritore è nocivo. I dati dell’Arpac .Isde-su-caso-Acerra-incenerimento-pratica-dannosa


Acerra: l’inceneritore è nocivo. I dati dell’Arpac
Il Sole 24 Ore Sud ha rivelato che le emissioni dell’inceneritore di Acerra sono oltre i limiti. Le centraline attivate dall’Arpac (Agenzia regionale protezione ambientale della Campania) hanno segnalato nove giorni su sessanta lo sforamento consentito dei valori di micro particelle Pm10.

Secondo il report del 17 maggio pubblicato on line, le centraline dell’Arpac hanno segnalato, per nove giorni in due mesi lo sforamento (consentito 35 volte in un anno) dei valori di sicurezza relativi alla concentrazione nell'aria di micro particelle Pm10. Il 15 maggio l'Arpac ha registrato la presenza nell'aria di polveri inquinanti per una media giornaliera di 76,3 micron per metro cubo, ben più alta del valore consentito di 50 micron.

''Riteniamo che la concentrazione di tali sostanze sia senza dubbio eccessiva - ha detto il direttore dell'Arpac, Luciano Capobianco - Servono più controlli''.

Gli inceneritori, e in generale qualsiasi processo di combustione di combustibili solidi e liquidi, rilasciano nell'aria polveri sottili. In genere più sono alte le temperature di combustione e più aumenta la finezza delle polveri.
Queste polveri sottili sono nocive a causa delle loro piccole dimensioni e del fatto che con sé trasportano, tramite fenomeni chimico-fisici quali l'adsorbimento, materiali tossici e nocivi residui della combustione, come idrocarburi policiclici, policlorobifenili, benzene, metalli pesanti e diossine, pericolosi perché persistenti e accumulabili negli organismi viventi.
Gli inceneritori contribuiscono all'emissione antropica di polveri fini e ultrafini in aree urbane, motivo per cui tali emissioni sono sotto osservazione per valutarne l'importanza relativa rispetto alle altre fonti (naturali o antropiche), non ancora del tutto chiarita.

La legge italiana e le norme europee pongono limiti di qualità dell'aria solamente riferiti al PM10 (polveri di diametro aerodinamico inferiore 10 micrometri cioè 10000 nanometri), quantificando il limite medio massimo di tali polveri sottili nell'aria in 50 microgrammi/m³ (milionesimi di grammo per metrocubo d'aria).
I limiti relativi alle emissioni degli inceneritori (e degli altri impianti industriali) sono ancora meno accurati: non considerano per niente la finezza delle polveri, ma solo il peso totale di 10 milligrammi/m3 (millesimi di grammo al metrocubo di fumi). Ad oggi, l'unico ambito in cui i limiti di emissione sono imposti sul PM10 è quello dei veicoli (norme Euro3 ed Euro4).
I ogni caso, questi limiti, previsti dalla legge, sono stati superati dall'inceneritore di Acerra.
Su questo impianto, presentato come la panacea di tutti i “mali”causati dall’emergenza rifiuti, continuano a cadere macigni di diversa natura.
Dopo l’ultimo sequestro degli atti effettuato dalla Guardia di Finanza, le indagini in corso, le proteste dei cittadini, giustamente preoccupati per la loro salute, ai quali anche i dati dell’Arpac sembrano dare ragione, si deve aggiungere anche l'ultimatum di alcune imprese che chiedono ''i 10 milioni di euro che lo Stato ci deve”.

Le imprese minacciano che se Bertolaso non paga entro la fine del mese di maggio, lasceranno il cantiere del termovalorizzatore. Bertolaso risponde che i ritardi nei pagamenti sono da addebitare alla mancata o incompleta produzione da parte delle società dei documenti che attestino il regolare pagamento dei contributi ai lavoratori.

E mentre si continua ad assistere a rimpalli di competenze e responsabilità, le polveri sottili vagano libere e numerose nell’aria mettendo ancora più a rischio i cittadini che hanno avuto già la grande disgrazia di nascere nel territorio più inquinato d’Europa.
Vai alle caratteristiche tecniche dell'inceneritore di Acerra (emissioni incluse)
Campania, rifiuti: continua l’indagine della GdF aperta sei anni fa. Blitz ad Acerra
Tratto da "La Voce dell'emergenza"

ISDE su caso Acerra: “incenerimento pratica dannosa”

Il coordinamento Campano dell’ Associazione dei Medici per l’ Ambiente riprendendo la notizia già pubblicata delle emissioni pericolose nell’ aria di polveri inquinanti (sforamento di Pm 10 per 9 volte su 35 giorni di funzionamento dell’ inceneritore di Acerra inaugurato a fine Marzo) e della liberazione nell’ aria di alte concentrazioni medie di Monossido di Carbonio e Idrocarburi Policiclici Aromatici, sottolinea quanto sia importante il monitoraggio di tali elementi potenzialmente tossici e ancor di più di quanto l’ incenerimento dei rifiuti indifferenziati (ritenuto a torto e in maniera superficiale toccasana dello smaltimento) sia una pratica dannosa per l’ambiente e la salute dei cittadini.
La gestione industriale (profumatamente pagata con il CIP 6) deve tener conto degli effetti sulla Salute delle emissioni gassose senza sottostimarne i rischi, perché l’aria è di tutti ed è assurdo il concetto di “discarica aerea ..controllata!”

Invitando tutti ad una giusta riflessione auspichiamo che il controllo ci sia sempre e che le istituzioni competenti ci garantiscano obiettività e trasparenza.

Il Coordinamento Regionale dei
Medici per l’Ambiente-ISDE
Dr. Gaetano Rivezzi
Caserta 27/05/2009

2009/05/27 "Partecipazione AET nella centrale a carbone. Nuove opposizioni."

Tratto da TICINO LIBERO.CH

L’associazione per la difesa del servizio pubblico si schiera contro la partecipazione di AET nel progetto di centrale a carbone in Germania. In un comunicato stampa odierno l’associazione - presieduta dall’ Avv. Diego Scacchi ex sindaco di Locarno scrive “L’Associazione per la difesa del servizio pubblico invita l’Autorità politica a non autorizzare questa scelta dell’AET per ragioni di natura ambientale, sociale e di compatibilità con gli indirizzi che il Cantone si è dato in materia di politica energetica.

Dal punto di vista climatico, bruciare carbone significa incrementare l’effetto serra.

Ad aggravare il carattere inaccettabile del progetto concorre il fatto che il carbone non è di origine locale, bensì deve essere trasportato dalla Colombia, con ulteriori costi ambientali e con un rendimento energetico complessivo alquanto modesto.

Dal punto di vista sociale non si deve sottovalutare l’opposizione delle popolazioni locali che vivono attorno alla centrale, per gli effetti inquinanti e le ripercussioni che essa avrà sulla qualità della vita della regione.


Ancora più grave il fatto che per l’estrazione del carbone in Colombia si faccia largo ricorso al lavoro minorile, dove secondo l’Ufficio Internazionale del Lavoro

"si impiegano bambini dall’età di 5 anni,

nove ore al giorno per sei giorni alla settimana,

senza protezioni per la respirazione e per gli occhi,

con effetti disastrosi sulla situazione sanitaria della popolazione locale.”

Bene ricordare che AET ha già investito nel progetto germanico la somma di 23,4 milioni di Euro, con una clausola di uscita senza penali. Trattandosi di un”investimento di importanza strategica”, l’AET ha deciso opportunamente di chiedere l’autorizzazione del Cantone per confermare la scelta fatta.

Come recentemente spiegato dai vertici di AET l’impegno nelle fonti rinnovabili e ecologicamente sostenibili è già importante, come la partecipazione al parco eolico del Gottardo e naturalmente la forte produzione di energia grazie alle centrali idroelettriche che producono oggi l’energia più pulita in commercio.


2009/05/28 "Energia pulita’, serve una “seconda rivoluzione industriale”"

Tratto da "Internationalia.net

Energia pulita’, serve una “seconda rivoluzione industriale”

maggio 26, 2009 di Redazione
Pubblicato in Dal Mondo, Internazionale

“Abbiamo bisogno di una seconda rivoluzione industriale: dopo che la prima rivoluzione ha introdotto l’energia elettrica per migliorare le condizioni di vita delle persone, ora serve una seconda rivoluzione per ridurre l’utilizzo dell’energia e i consumi di anidride carbonica dei paesi industrializzati ed a migliorare la crescita dei paesi in via di sviluppo”.

Lo ha detto il segretario americano per l’energia, Steven Chu, alla chiusura dei lavori della riunione dei ministri dell’Energia del G8, ospitata a Roma.

Nella dichiarazione finale, i partecipanti hanno dichiarato che l’attuale crisi economica “non deve ritardare gli investimenti e i progetti energetici programmati, essenziali alla ripresa”; governi e produttori, hanno aggiunto, “devono definire e condividere uno scenario a lungo termine per accrescere la trasparenza e ridurre la volatilità dei mercati”.

Secondo le organizzazioni a tutela dell’ambiente, la priorità resta tuttavia quella di “impostare la costruzione di un sistema energetico a bassa emissione di Co2, alternativo a quello attuale. Perché è chiaro che non si può vivere di solo petrolio e che la stabilità del prezzo del greggio, posta al centro di questo G8, non è assolutamente la soluzione né per la crescita economica, né contro il cambiamento climatico”, come ha detto Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente.

Più investimenti, dunque, sono necessari per promuovere le energie rinnovabili e “per un modello di sviluppo che può e deve fare a meno del nucleare”.

Nell’ambito del G8, 13 paesi hanno tra l’altro firmato lo Statuto dell’accordo internazionale per la cooperazione sull’efficienza energetica.

26 maggio 2009 -- ‘Energia pulita’, l’Africa guarda agli ’specchi’

26 maggio 2009

2009/05/26 "Lazio, il contropiano rifiuti"

Lazio, il contropiano rifiuti

Tratto da "La voce dell'emergenza"
Comunicato stampa CAMPAGNA “NON BRUCIAMOCI IL FUTURO”

La filosofia di riferimento che la Campagna ha adottato sin dalla sua costituzione è quella denominata Strategia Rifiuti Zero, intendendo con questo obiettivo l’orizzonte di qualsiasi iniziativa nel settore. la Campagna propone all’attenzione dei cittadini del Lazio due documenti, base della sua azione, su cui intende proseguire la sua attività:leggi tutto

2009/05/26 "G8 Energia: petrolio si, Sole no"

G8 Energia: petrolio si, Sole no

Tratto da "la voce dell'Emergenza"
«Sul solare siamo un po’ in ritardo», dice Scajola a Greenpeace che questa mattina ha messo a punto uno dei suoi spettacolari blitz per ricordare agli stati che partecipano al G8 energia di Roma che proprio questa fonte potrebbe aiutarci ad uscire dalla crisi. Ma in questo vertice protagonista è il petrolio tanto che nascerà un’agenzia internazionale per monitorarne il prezzo
Vertice lampo quello del G8 energia che, iniziato ieri, si conclude oggi a Roma.
La crisi ha ovviamente toccato anche questo settore strategico tanto che il ministero dello sviluppo economico, che lo ha organizzato, ha voluto intitolarlo «Oltre la crisi: verso una nuova leadership mondiale dell’energia». Ma come si esce dalla crisi, come si va oltre? Sono queste le domande che premono ai 23 ministri dell’energia coinvolti e che puntano a definire strategie condivise per affrontare il cambiamento climatico globale, promuovere investimenti nell’energia per la sicurezza e lo sviluppo sostenibile e definire gli strumenti che consentano di ridurre la povertà energetica.Leggi tutto

25 maggio 2009

2009/05/25 "Qualità dell'aria nella Valle del Mela"

Tratto da"Il nuovo soldo .it"

Qualità dell'aria nella Valle del Mela

Poche settimane addietro l'OMS ha reso noti i dati inerenti studi epidemiologici sulla qualità dell'aria nella Valle del Mela e delle ricadute che la medesima provoca quotidianamente sulla salute dei cittadini residenti. Il comprensorio di Milazzo paragonato alle altre aree a rischio, pur non presentando ancora dati estremamente allarmanti, detiene un triste primato in alcune patologie.
Uomini: Tumori alla laringe + 200%
-malattie cerebrovascolari + 25% -
Donne: Malattie cerebrovascolari + 15%
- malattie respiratorie + 35 %
- sintomi mal definiti
+ 55%.
Gli studi hanno evidenziato pertanto in maniera inequivocabile, come nel nostro comprensorio rispetto ad altre zone non inquinate, risulta esservi un tasso di malattie respiratorie di per sé oltre la norma. Inoltre all'aumentare dell'inquinamento, le stesse aumentano in maniera esponenziale rendendo l'ambiente di per sé già saturo di inquinanti, oltremodo insalubre e quindi nocivo per la salute.
Detta insalubrità riferita ad alcuni inquinanti (polveri sottili – pm 2,5; anidride solforosa da lavorazioni industriali), risulta molto marcata in particolare in alcune zone del comprensorio, ossia Milazzo centro, Gabbia, Giammoro e Archi. All’aumentare di detti inquinanti corrisponde un aggravamento dei disturbi respiratori di natura bronchiale asmatica, come nei bambini oggetto dello studio.
Non era così complessa la lettura degli studi pubblicati, è c'è da aggiungere come i relatori con dovizia di particolari abbiano reso molto chiaro il quadro d'insieme. Sono stati altresì, molto puntuali nel dare lettura di alcune fondamentali raccomandazioni alle quali dovranno attenersi scrupolosamente sia i controllori ambientali quanto l’industria. Ovvero dotarsi di efficaci mezzi di controllo e monitoraggio i preposti alla tutela ambientale e dotarsi di migliori tecnologie disponibili (BAT) ossia ridurre in maniera significativa (almeno il 50%) gli inquinanti emessi le industrie operanti, quindi rientrando nei parametri ammessi dai regolamenti comunitari.
A supporto di quanto sopra rammentiamo come uno studio precedente fatto dall’ENEA solo pochi anni fa, ha fornito dati che dimostravano già da allora un progressivo aumento di svariate tipologie di malattie tumorali nel nostro comprensorio, dichiarato non a caso ad Alto Rischio, mentre in aree non inquinate questo trend risulta essere in calo.

Alla lettura dei risultati dello studio, erano presenti diversi personaggi politici che forse distratti da altro, hanno recepito in maniera non corretta i dati enunciati, questo pertanto li ha indotti a fornire ai media informazioni non consone alla realtà.
Abbiamo quindi ascoltato proprio da chi dovrebbe tutelare la salute dei cittadini,
che l’ambiente tutto sommato è vivibile, che l’incidenza insalubre dell’industria è di lieve entità.
La nostra Associazione da sempre ha fatto corretta informazione fornendo dati reali.

Invece da una intervista televisiva pubblica sulla rete Onda TV, la non corretta informazione ai cittadini arriva proprio dal paladino provinciale all’Ambiente.

Precisiamo subito a chiarimento, come negli anni 2005/2006 (ultimi dati ufficiali al momento in nostro possesso) l’inquinamento dell'aria da SO2 nella valle del Mela, per interi mesi consecutivi ha registrato valori di inquinamento pari circa al doppio e con punte oltre il triplo del valore limite ammesso (Valori limite 250 micr/gr per mc - si sono toccati valori di 850micr/gr per mc). Tale situazione è stata da noi denunciata a tutte le autorità competenti in materia ambientale (Provinciali, Regionali e Ministeriali), nonché all’autorità giudiziaria ed alla commissione Europea. (Il tutto correlato da abbondante documentazione comprovante).
“Solamente dalla Comunità Europea abbiamo avuto riscontri”.

Teniamo a ribadire che tali valori estremamente alti per mesi e contemporaneamente rilevati da più centraline ben distanti tra di loro, erano assolutamente reali e non potevano in alcun modo essere influenzati da nessun tir di passaggio, come invece sostenuto dal Paladino intervistato. D’altronde i dati da noi denunciati, sono stati validati dall’Ente responsabile ARPA.

Tutto questo ci porta ad una doverosa considerazione:
Chi pagherà i danni provocati alla salute dei cittadini negli ultimi decenni?

Alla luce di quanto esposto, ed appreso che il “tutore dell’Ambiente sia nel contempo il tutore dell’Industria, abbiamo ragione di non sentirci affatto tutelati in materia ambientale e chiediamo quindi con forza a chi di competenza, di intervenire affinché questa delega ambientale possa con giusta e forte motivazione, essere passata urgentemente ad altra figura istituzionale la quale dia ai cittadini le opportune garanzie.
Molte scelte industriali del momento rivestiranno un passaggio altamente decisivo per il futuro del nostro comprensorio; vedasi: Elettrodotto Terna, Centrale Snam, nuovi impianti “hmu3 o similari” alla Raffineria, richiesta di ampliamento del non meno pericoloso impianto ESI di Giammoro, nonché concessioni A.I.A. da verificare per tutte le industrie operanti nel comprensorio.

Tutto questo è al momento oggetto di negoziato e quindi di attenzione per i cittadini già subissati da impianti industriali e dall'inquinamento ambientale, già da fin troppi anni oltre ai limiti del consentito.

Chiediamo pertanto a tutti i livelli istituzionali preposti ed alla Comunità Europea, di intervenire per garantire seriamente il diritto alla vita ed alla salute della cittadinanza residente nel comprensorio del Mela.

A tutti gli amministratori locali quasi totalmente latitanti da sempre, chiediamo di scuotersi dal loro perenne torpore e di esercire il loro ruolo istituzionale a difesa dell’ambiente e della salute, ove loro stessi e le loro famiglie risiedono e vivono!

Al limite della umana sopportazione, siamo oramai pronti a dare giuste risposte nelle sedi più opportune a chi ancora una volta volesse ad arte dimostrarsi sordo, o peggio ancora volesse deriderci nel solo fingersi attento, sminuendo nei fatti le gravi problematiche ambientali del comprensorio e connubiante come da sempre invece, con il potere economico-industriale.

Giuseppe Trifirò