Prevenzione inquinamento: Ue condanna l’Italia
Altra sigla misteriosa che sta per Best availble technologies: se vuoi fare andare l'impianto devi dimostrare di utilizzare le migliori tecnologie attualmente disponibili per ridurre l'impatto sull'ambiente. Bene, la Corte ha accertato che, su 5.669 impianti in esercizio nel nostro paese, solo 4.465 erano dotati di Aia (e quindi utilizzano le Bat).
Centrali elettriche, discariche, depuratori, fonderie e poli petrolchimici: c'è di tutto tra le aziende che devono essere sottoposte ad Aia e c'è di tutto tra quelle che ancora non hanno il pezzo di carta del Ministero.
Ciliegina sulla torta: il termine ultimo affinché tutti gli impianti da sottoporre ad Aia fossero in regola (o altrimenti venissero chiusi) era il 30 ottobre 2007.
Allegati
- Sentenza (52 Kb - Formato pdf)Il 31 marzo 2011, la Corte di giustizia dell’Unione Europea ha condannato l’Italia per inadempimento in relazione alla direttiva IPPPC.Il documento è in formato PDF, un formato universale: può essere letto da ogni computer con il lettore gratuito "Acrobat Reader". Per salvare il documento cliccare sul link del titolo con il tasto destro del mouse e selezionare il comando "Salva oggetto con nome" (PC), oppure cliccare tenendo premuto Ctrl + tasto Mela e scegliere "Salva collegamento come" (Mac).
''Ancora molti siti industriali italiani - ha aggiunto Ciafani - sono privi delle nuove Autorizzazioni integrate ambientali (Aia) che dovevano essere rilasciate gia' dalla fine del 2007. Ne e' esempio l'Ilva di Taranto, uno dei piu' grandi complessi industriali d'Europa, noto negli anni scorsi per le sue elevate emissioni di diossina e per quelle di benzo(a)pirene. Ma anche per questo cancerogeno invece di intervenire per abbassarne le emissioni, il Governo con il recente Dlgs 155/2010 ha prorogato l'entrata in vigore del valore limite al 2012. Ci auguriamo pertanto che, dopo questa condanna, la Commissione Aia e il Ministero dell'Ambiente concludano al piu' presto le procedure di autorizzazione, evitando scorciatoie pericolose, che al danno farebbero seguire una imperdonabile beffa''.
Ritardi anche per quanto riguarda i registri Ines (Inventario Nazionale delle Emissioni e loro Sorgenti) e E-PRTR (European Pollutant Release and Transfer Register) previsti sempre dalla Direttiva Ippc per il censimento delle emissioni inquinanti provenienti dagli impianti industriali.
''Anche in quest'ambito - denuncia Legambiente - l'Italia e' in forte ritardo: la sua validazione dei dati e' ferma al 2006 e ancora non ha aggiornato il registro nazionale con i dati del 2007 e 2008''.