NON E’ QUESTA LA STRADA
Cari tutti voi che leggete,
in genere siete voi cittadini che prendete carta e penna per scrivere e raccontare ciò che vi capita in tema di salute e/o di buona e malasanità.
Questa volta invece sono dei medici che vi scrivono, nella speranza di suscitare dibattito e attenzione su temi che ci accomunano e che ci riguardano tutti da vicino perché toccano tasti intimi e profondi: la salute, la malattia ed in particolare la lotta contro il cancro.
L’ idea di scrivervi è nata dopo la lettura di una lettera comparsa il 18 dic. sulla prima pagina de La Repubblica. Si tratta di un giovane uomo che racconta la sua odissea contro il cancro, incontrato all’ età di soli 8 anni e si rivolge al più noto degli oncologi italiani con domande che non possono lasciarci indifferenti: “Perché la chemio mi nega la vita… ci dica Prof. come stanno le cose… Perché non è giusto fare tutti i giorni a pugni con la vita. Perché non è giusto che chi ama la vita non riesca mai ad incontrarla. Perché non è giusto che un bambino di 8 anni desideri morire” Questa lettera ci ha profondamente colpito e diciamo pure che le sue inquietanti domande ci hanno lasciato sgomenti, anche perché sono le stesse domande che anche noi – e non solo da ora - ci facciamo e che, evidentemente, stanno ormai affiorando nel comune sentire. Il noto oncologo non ha mancato di rispondere con il consueto garbo ed ottimismo, ma la risposta non ci convince: essa esprime solo un aspetto del problema, una faccia della medaglia, l’idea cioè che con la ricerca e con terapie sempre più personalizzate, intelligenti ed innovative si possa arrivare a debellare questa malattia. Anche noi siamo medici, molti di noi oncologi, ma, purtroppo, ci siamo da tempo convinti che non sia così. L’ avere puntato tutto su una Medicina sempre più tecnologica, orientata pressoché esclusivamente alla cura, ma sempre più lontana dalla ricerca delle vere cause delle malattie - la cui origine sembra quasi non interessare più a nessuno – non ci porterà alla meta perché, a nostro avviso, non è questa la strada . Se prestate attenzione, anche solo per un attimo, vi accorgerete che da nessuna parte si pone l’ accento sul non contrarre il cancro e quando lo si fa tutta l’ attenzione è volta allo stile di vita personale che certo è importante ma che da solo, per quanto salutisti si possa essere, non può certo proteggerci totalmente dal rischio. Non ci chiediamo più il perché ci si ammala e perché ciò accada sempre più in giovane età (dai dati di Lancet il cancro nell’ infanzia negli ultimi 30 anni è aumentato in media dell’ 1% annuo). Sembra ormai essere diventato socialmente accettabile l’ammalarsi di cancro, quasi che questo fosse l’ ineluttabile prezzo che il nostro tempo deve pagare al “ progresso”. Sembra che abbiamo dimenticato che la Medicina ha registrato i suoi più grandi successi quando determinate patologie sono state debellate o si sono drasticamente ridotte perché si è inciso sulle loro cause: perché abbiamo rinunciato ad essere altrettanto ambiziosi nei confronti del cancro?
Le parole di Lorenzo Tomatis forse potranno meglio esprimere questo concetto: Tomatis la chiamava: “la Grande Distrazione” … “una follia riduzionista sembrava essersi impossessata della mente di gran parte dei ricercatori”… “ogni laboratorio doveva scegliersi … il suo gene”; ma il ricercatore va a caccia della proteina alterata, senza più domandarsi il perché di quel danno…. Lorenzo Tomatis: questa è una buona occasione per ricordare questo grande ricercatore e scienziato nel cui insegnamento e pensiero tutti noi ci riconosciamo e che rappresenta l’ altra faccia della Scienza e della Medicina, quella che da sempre è schierata, senza ambiguità alcuna, a difesa della salute e della dignità dell’ uomo. Lorenzo Tomatis è sconosciuto al grande pubblico, non ha avuto gli onori dei media, ma ha dedicato tutta la sua vita – incontrando inaudite difficoltà- alla identificazione e classificazione degli agenti oncogeni e forse oggi non leggeremmo le amare parole del lettore se la strada indicata da Tomatis fosse stata seguita. Tomatis infatti si è sempre strenuamente battuto per la Prevenzione Primaria, ovvero per la tutela della Salute Pubblica attraverso la riduzione della esposizione ( ambientale, professionale ed in qualsivoglia altra forma) a sostanze tossiche cancerogene o comunque nocive per la salute umana che - come lui diceva - non smettono di essere tali una volta che escono dalle fabbriche o sotto latitudini diverse. Tomatis stesso definì la Prevenzione Primaria del cancro come una “corsa ad ostacoli, in cui l’ identificazione di un agente fisico o chimico come cancerogeno viene troppo spesso visto con scetticismo se non con aperta ostilità; alcune sostanze sono ritenute cancerogene in alcuni paesi e non in altri e quando riconosciute i limiti consentiti variano da paese a paese, come se il loro effetto cancerogeno potesse modificarsi passando i confini” e tutto ciò anche se solo la Prevenzione Primaria è in grado di difendere tutti : ricchi e poveri, giovani ed anziani.
Ecco, questa lettera ci dà l’ occasione di fare una profonda riflessione e di recitare anche un “ mea culpa”. Abbiamo inquinato irrimediabilmente l’ ambiente che ci circonda ed oggi sostanze chimiche pericolose si ritrovano costantemente nel sangue del cordone ombelicale dei neonati. Abbiamo spostato tutta l’attenzione sullo stile di vita personale e questo ci ha colpevolmente e progressivamente “distratto” dal ruolo che agenti fisici, materiali estratti dai loro reservoirs naturali, sostanze chimiche di sintesi, esercitano sulla salute anche a dosi basse o bassissime,. Abbiamo tutt’al più analizzato l’azione di singoli agenti, ritagliando per ciascuno di essi un ruolo su misura per singole, rare patologie ( pensiamo all’ angiosarcoma epatico per il cloruro di vinile monomero o alla leucemia per il benzene), ma abbiamo trascurato il fatto che spesso un agente oncogeno è un cancerogeno pluripotente e multiorgano. Abbiamo sottaciuto le interazioni e gli effetti sinergici che si producono; spesso non ritenendo sufficienti anche fondati sospetti - quasi che un veleno non fosse mai abbastanza “veleno” - per giustificare delle misure di prudenza che pure avrebbero potuto preservare la Salute Pubblica. Abbiamo dimenticato che identificare erroneamente un “falso positivo” e quindi adottare misure restrittive, ha ben minori conseguenze del contrario, ovvero trascurare misure preventive in presenza di un “falso negativo”. Per non parlare infine dei troppi esempi in cui ricercatori e scienziati acquiescenti, condizionati sempre più dagli interessi economici delle grandi corporation, hanno prodotto risultati ambigui e confondenti in modo da rimandare ogni misura di prevenzione, molto più attenti a non ridurre i profitti di chi comanda piuttosto che a proteggere la salute di tutti.
Si, cari cittadini, come medici e come oncologi vi diciamo che nella lotta contro il cancro abbiamo confuso i termini della questione, abbiamo identificato il termine “prevenzione” con la “diagnosi precoce” ed imboccando una strada a senso unico, quella della sola terapia, abbiamo identificato il successo della cura con la cronicizzazione della malattia e non con la sua scomparsa.
Non è questa la strada: la Storia della Medicina è lastricata da disastri annunciati, ricordiamoci che i guasti all' ambiente e alla salute crescono più in fretta di quanto è la nostra capacità di identificarli e correggerli e quanto più ci intestardiamo nel percorrere questa unica via, più il prezzo che pagheremo – e che soprattutto faremo pagare ai nostri figli- sarà inaudito. E’ veramente venuto il momento per tutti i medici, gli uomini di scienza e per tutte le persone di buona volontà di assumere le proprie responsabilità. Difendiamo non con le parole, ma con i fatti, l’ambiente, rimettiamo la Salute al primo posto anche per non essere accusati, un domani, di non aver fatto abbastanza per difendere un bene che la nostra stessa Costituzione ci riconosce come un diritto. Cambiamo rotta, usiamo prudenza, riscopriamo il principio di precauzione e di responsabilità, imbocchiamo la strada che Lorenzo Tomatis ci ha, per tutta la sua vita, instacabilmente indicato : ”adottare il principio di precauzione e quello di responsabilità significa anche accettare il dovere di informare, impedire l’ occultamento di informazioni su possibili rischi, evitare che si consideri l’ intera specie umana come un insieme di cavie sulle quali sperimentare tutto quanto è in grado di inventare il progresso tecnologico. Portato alle sue conseguenze ultime il principio di Precauzione esprime la volontà di riacquistare il diritto alla definizione dei fini, riguarda quindi un ambito che oltre ad abbracciare quello della sicurezza sanitaria, alimentare, ambientale, abbraccia anche il territorio della bioetica. Invece di accettare una società che sta diventando sempre meno democratica, in cui le scelte sfuggono ormai completamente agli individui e domina il principio della crescita economica ad ogni costo, si può pensare ad uno sviluppo che si attui sui principi di Precauzione e Responsabilità, dando priorità alla qualità della vita e all’ equità sociale e ponendo il mantenimento della Salute al di sopra dell’ interesse economico”.
Cari tutti voi che leggete,
in genere siete voi cittadini che prendete carta e penna per scrivere e raccontare ciò che vi capita in tema di salute e/o di buona e malasanità.
Questa volta invece sono dei medici che vi scrivono, nella speranza di suscitare dibattito e attenzione su temi che ci accomunano e che ci riguardano tutti da vicino perché toccano tasti intimi e profondi: la salute, la malattia ed in particolare la lotta contro il cancro.
L’ idea di scrivervi è nata dopo la lettura di una lettera comparsa il 18 dic. sulla prima pagina de La Repubblica. Si tratta di un giovane uomo che racconta la sua odissea contro il cancro, incontrato all’ età di soli 8 anni e si rivolge al più noto degli oncologi italiani con domande che non possono lasciarci indifferenti: “Perché la chemio mi nega la vita… ci dica Prof. come stanno le cose… Perché non è giusto fare tutti i giorni a pugni con la vita. Perché non è giusto che chi ama la vita non riesca mai ad incontrarla. Perché non è giusto che un bambino di 8 anni desideri morire” Questa lettera ci ha profondamente colpito e diciamo pure che le sue inquietanti domande ci hanno lasciato sgomenti, anche perché sono le stesse domande che anche noi – e non solo da ora - ci facciamo e che, evidentemente, stanno ormai affiorando nel comune sentire. Il noto oncologo non ha mancato di rispondere con il consueto garbo ed ottimismo, ma la risposta non ci convince: essa esprime solo un aspetto del problema, una faccia della medaglia, l’idea cioè che con la ricerca e con terapie sempre più personalizzate, intelligenti ed innovative si possa arrivare a debellare questa malattia. Anche noi siamo medici, molti di noi oncologi, ma, purtroppo, ci siamo da tempo convinti che non sia così. L’ avere puntato tutto su una Medicina sempre più tecnologica, orientata pressoché esclusivamente alla cura, ma sempre più lontana dalla ricerca delle vere cause delle malattie - la cui origine sembra quasi non interessare più a nessuno – non ci porterà alla meta perché, a nostro avviso, non è questa la strada . Se prestate attenzione, anche solo per un attimo, vi accorgerete che da nessuna parte si pone l’ accento sul non contrarre il cancro e quando lo si fa tutta l’ attenzione è volta allo stile di vita personale che certo è importante ma che da solo, per quanto salutisti si possa essere, non può certo proteggerci totalmente dal rischio. Non ci chiediamo più il perché ci si ammala e perché ciò accada sempre più in giovane età (dai dati di Lancet il cancro nell’ infanzia negli ultimi 30 anni è aumentato in media dell’ 1% annuo). Sembra ormai essere diventato socialmente accettabile l’ammalarsi di cancro, quasi che questo fosse l’ ineluttabile prezzo che il nostro tempo deve pagare al “ progresso”. Sembra che abbiamo dimenticato che la Medicina ha registrato i suoi più grandi successi quando determinate patologie sono state debellate o si sono drasticamente ridotte perché si è inciso sulle loro cause: perché abbiamo rinunciato ad essere altrettanto ambiziosi nei confronti del cancro?
Le parole di Lorenzo Tomatis forse potranno meglio esprimere questo concetto: Tomatis la chiamava: “la Grande Distrazione” … “una follia riduzionista sembrava essersi impossessata della mente di gran parte dei ricercatori”… “ogni laboratorio doveva scegliersi … il suo gene”; ma il ricercatore va a caccia della proteina alterata, senza più domandarsi il perché di quel danno…. Lorenzo Tomatis: questa è una buona occasione per ricordare questo grande ricercatore e scienziato nel cui insegnamento e pensiero tutti noi ci riconosciamo e che rappresenta l’ altra faccia della Scienza e della Medicina, quella che da sempre è schierata, senza ambiguità alcuna, a difesa della salute e della dignità dell’ uomo. Lorenzo Tomatis è sconosciuto al grande pubblico, non ha avuto gli onori dei media, ma ha dedicato tutta la sua vita – incontrando inaudite difficoltà- alla identificazione e classificazione degli agenti oncogeni e forse oggi non leggeremmo le amare parole del lettore se la strada indicata da Tomatis fosse stata seguita. Tomatis infatti si è sempre strenuamente battuto per la Prevenzione Primaria, ovvero per la tutela della Salute Pubblica attraverso la riduzione della esposizione ( ambientale, professionale ed in qualsivoglia altra forma) a sostanze tossiche cancerogene o comunque nocive per la salute umana che - come lui diceva - non smettono di essere tali una volta che escono dalle fabbriche o sotto latitudini diverse. Tomatis stesso definì la Prevenzione Primaria del cancro come una “corsa ad ostacoli, in cui l’ identificazione di un agente fisico o chimico come cancerogeno viene troppo spesso visto con scetticismo se non con aperta ostilità; alcune sostanze sono ritenute cancerogene in alcuni paesi e non in altri e quando riconosciute i limiti consentiti variano da paese a paese, come se il loro effetto cancerogeno potesse modificarsi passando i confini” e tutto ciò anche se solo la Prevenzione Primaria è in grado di difendere tutti : ricchi e poveri, giovani ed anziani.
Ecco, questa lettera ci dà l’ occasione di fare una profonda riflessione e di recitare anche un “ mea culpa”. Abbiamo inquinato irrimediabilmente l’ ambiente che ci circonda ed oggi sostanze chimiche pericolose si ritrovano costantemente nel sangue del cordone ombelicale dei neonati. Abbiamo spostato tutta l’attenzione sullo stile di vita personale e questo ci ha colpevolmente e progressivamente “distratto” dal ruolo che agenti fisici, materiali estratti dai loro reservoirs naturali, sostanze chimiche di sintesi, esercitano sulla salute anche a dosi basse o bassissime,. Abbiamo tutt’al più analizzato l’azione di singoli agenti, ritagliando per ciascuno di essi un ruolo su misura per singole, rare patologie ( pensiamo all’ angiosarcoma epatico per il cloruro di vinile monomero o alla leucemia per il benzene), ma abbiamo trascurato il fatto che spesso un agente oncogeno è un cancerogeno pluripotente e multiorgano. Abbiamo sottaciuto le interazioni e gli effetti sinergici che si producono; spesso non ritenendo sufficienti anche fondati sospetti - quasi che un veleno non fosse mai abbastanza “veleno” - per giustificare delle misure di prudenza che pure avrebbero potuto preservare la Salute Pubblica. Abbiamo dimenticato che identificare erroneamente un “falso positivo” e quindi adottare misure restrittive, ha ben minori conseguenze del contrario, ovvero trascurare misure preventive in presenza di un “falso negativo”. Per non parlare infine dei troppi esempi in cui ricercatori e scienziati acquiescenti, condizionati sempre più dagli interessi economici delle grandi corporation, hanno prodotto risultati ambigui e confondenti in modo da rimandare ogni misura di prevenzione, molto più attenti a non ridurre i profitti di chi comanda piuttosto che a proteggere la salute di tutti.
Si, cari cittadini, come medici e come oncologi vi diciamo che nella lotta contro il cancro abbiamo confuso i termini della questione, abbiamo identificato il termine “prevenzione” con la “diagnosi precoce” ed imboccando una strada a senso unico, quella della sola terapia, abbiamo identificato il successo della cura con la cronicizzazione della malattia e non con la sua scomparsa.
Non è questa la strada: la Storia della Medicina è lastricata da disastri annunciati, ricordiamoci che i guasti all' ambiente e alla salute crescono più in fretta di quanto è la nostra capacità di identificarli e correggerli e quanto più ci intestardiamo nel percorrere questa unica via, più il prezzo che pagheremo – e che soprattutto faremo pagare ai nostri figli- sarà inaudito. E’ veramente venuto il momento per tutti i medici, gli uomini di scienza e per tutte le persone di buona volontà di assumere le proprie responsabilità. Difendiamo non con le parole, ma con i fatti, l’ambiente, rimettiamo la Salute al primo posto anche per non essere accusati, un domani, di non aver fatto abbastanza per difendere un bene che la nostra stessa Costituzione ci riconosce come un diritto. Cambiamo rotta, usiamo prudenza, riscopriamo il principio di precauzione e di responsabilità, imbocchiamo la strada che Lorenzo Tomatis ci ha, per tutta la sua vita, instacabilmente indicato : ”adottare il principio di precauzione e quello di responsabilità significa anche accettare il dovere di informare, impedire l’ occultamento di informazioni su possibili rischi, evitare che si consideri l’ intera specie umana come un insieme di cavie sulle quali sperimentare tutto quanto è in grado di inventare il progresso tecnologico. Portato alle sue conseguenze ultime il principio di Precauzione esprime la volontà di riacquistare il diritto alla definizione dei fini, riguarda quindi un ambito che oltre ad abbracciare quello della sicurezza sanitaria, alimentare, ambientale, abbraccia anche il territorio della bioetica. Invece di accettare una società che sta diventando sempre meno democratica, in cui le scelte sfuggono ormai completamente agli individui e domina il principio della crescita economica ad ogni costo, si può pensare ad uno sviluppo che si attui sui principi di Precauzione e Responsabilità, dando priorità alla qualità della vita e all’ equità sociale e ponendo il mantenimento della Salute al di sopra dell’ interesse economico”.
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