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28 gennaio 2008

2008-01-28 VADO: NO ALLA PIATTAFORMA E…

(foto tratta dall'articolo stesso, foto di ivg.it 2006)



di ANTONIA BRIUGLIA
I cittadini vadesi hanno votato: ha vinto il NO alla piattaforma MAERSK. Venti ettari di cemento sul mare, che “avrebbe condizionato la vita di 8000 abitanti e avrebbe aumentato il trasporto su gomma del 60%”.
Nonostante la chiara risposta dei cittadini, il condizionale è d’obbligo perché le alchimie del potere politico ed economico, che governa il nostro territorio, sono note e imprevedibili.

LA BATTAGLIA VERA COMINCIA ADESSO!
Vorrei iniziare la mia riflessione, proprio sul contenuto dei quesiti e il loro significato sociale e culturale.
Non commenterò il faticoso lavoro di chi ha lodevolmente promosso e portato avanti questa battaglia, non affronterò i sostegni politici di partiti chiaramente espressi contro l’intervento, quali i Verdi e Rifondazione o i passaggi all’interno della Giunta di chi, con onestà politica, si dimette e di chi, in cambio di potere, si avvicina, ma voglio soffermarmi, per adesso, solo sull’ipocrisia del termine “SVILUPPO” col quale si è propagandata la costruzione della piattaforma.

DA UNA CITAZIONE DI KONRAD LORENZ:

“Negli Stati Uniti sviluppare un’area (to develop an area) sta per distruggere radicalmente ogni forma di vegetazione naturale, ricoprire il terreno liberato da uno stato di cemento e se esiste anche una fascia di litorale rinforzarla con un bell’argine di cemento; i corsi d’acqua intubarli, avvelenare tutto con anticrittogamici e infine vendere il terreno al miglior offerente…”
Questo concetto di sviluppo non sembra essere molto lontano da quello proposto dall’Autorità Portuale e dagli Amministratori del territorio vadese e savonese e i diversi progetti proposti, ne sono la prova.


LA VISIONE SVILUPPISTA
Ora che il referendum non lascia dubbi sull’espressione dei cittadini, che in modo schiacciante hanno respinto al mittente questo intervento sul loro territorio, comincia la perversa operazione d’interpretazione del risultato, l’identificazione in coloro che non si sono espressi, come utili per un risultato favorevole.
Ora che il referendum manifesta chiaramente il giudizio negativo della popolazione, l’imbarazzo politico di un Sindaco che l’ha permesso, si scontra con le pressioni dei poteri economici che pretendono di attuare il Programma comunque, in virtù di una visione “sviluppista” che i cittadini si ostinano a non comprendere.
Ora che il referendum ha manifestato un cambiamento nei comportamenti politici dei vadesi, che hanno votato per la prima volta fuori dagli schemi e dopo 60 anni di feudo indiscusso dei D.S., non ne hanno rispettato le indicazioni : si pensa di riconfezionare una Giunta con l’apporto dei soliti opportunisti.

Intanto la visione sviluppista dell’Autorità Portuale non è passata e questo non è certo un segno di regresso, ma una sofferta e meditata presa di coscienza dei cittadini.
Non “BECERI AMBIENTALISTI”, come in un’intervista li ha definiti proprio il Presidente, ma capifamiglia, donne, anziani, giovani che hanno capito quanto dietro alle promesse di falso sviluppo e di occupazione, ci sia spesso una distorta percezione di quello che sta veramente a cuore dei cittadini: la qualità della vita.

LA FRUSTAZIONE DEL BISOGNO

Chi motiva con lo sviluppo economico, la necessità dei propri progetti, fa leva soprattutto sui bisogni della gente. La strategia è di imporre alle persone la necessità di ambire a sempre più necessari bisogni. A Savona e Vado, basta far leva sulla mancanza di posti di lavoro per rendere credibile anche l’intervento più inutile.
Quale cittadino non vorrebbe un’inversione di tendenza e vedere i propri figli trovare un posto di lavoro senza emigrare? Così, paradossalmente, proprio coloro che da decenni si sono resi responsabili di una situazione di stallo e di miseria dal punto di vista occupazionale ormai fisiologica, oggi forniscono la cura e facendo presa sulla frustrazione dei cittadini, propinano l’ennesimo DANNO ECOLOGICO.
La gente però ha capito che, mentre il degrado ambientale aumenta a livelli inconcepibili, che i vadesi sanno bene di aver pagato sulla loro pelle, il progresso autentico stagna e il guadagno è e sarà sempre per pochi.

LA FORZA DEMOCRATICA

Il referendum ha anche prodotto una nuova stagione politica e culturale, perché i cittadini sanno ormai che il prezzo da pagare sul piano sociale e umano è enorme.
La democrazia torna così di moda e i movimento alleati a forze politiche possono fare la differenza, quella che il Sindaco di Savona vuole scongiurare evitando il referendum sulla Margonara chiesto dai Verdi.
I cittadini non hanno perso di credibilità , come sostiene chi conta, ma hanno finalmente capito che il prezzo da pagare è imparagonabile ai dividendi immaginari del fantomatico sviluppo e i beneficiari e le vittime spesso non sono le stesse persone.
Inoltre il prezzo da pagare non si conosce in anticipo, spesso è insidioso, a lunga scadenza e dunque non può che essere una minaccia.

LO SVILUPPO realmente esistente è una guerra economica dove si perpetra il saccheggio continuo dell’ambiente e del vero benessere della gente.
A Vado la presa di coscienza dei danni provocati dallo “sviluppo”, impone di aspirare a una migliore qualità di vita a un vero progresso e ciò è avvenuto con l’esercizio del diritto di cittadinanza.
Non miraggi, non falsi miracoli ma il diritto alla sopravvivenza, non solo biologica, ma culturale e rispettosa dell’uomo .

ANTONIA BRIUGLIA

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