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18 febbraio 2009

2009/02/18 "La crisi fa scendere le emissioni Ma l'Italia è ancora indietro"

Tratto da "La Repubblica.it"Ambiente


ANNIVERSARIO KYOTO

La crisi fa scendere le emissioni
Ma l'Italia è ancora indietro

I dati confermano che il nostro paese è fermo rispetto a Francia, Gran Bretagna e Germania. La ricetta di Legambiente di ANTONIO CIANCIULLO

IL prezzo del petrolio nel periodo 2007 - prima metà del 2008 e poi la crisi hanno fatto più delle politiche energetiche italiane: secondo il dossier Kyoto elaborato dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, le emissioni serra in Italia stanno scendendo e ci si potrebbe avvicinare all'obiettivo (meno 6,5 per cento al 2012 rispetto ai livelli del 1990).

Resta il fatto che nel 2006 (ultimo anno con i dati completi disponibili) eravamo ancora a più 9,9 per cento rispetto al 1990, mentre Gran Bretagna, Francia e Germania avevano già raccolto i frutti di strategie di riduzione dei gas a effetto serra avviate già da tempo.
LA TABELLA

Si può fare qualcosa di più? Nel quarto anniversario della ratifica del protocollo di Kyoto una ricerca preparata da Legambiente mostra gli obiettivi possibili per evitare una sanzione che nel 2008 ha già superato un miliardo e mezzo di euro (in assenza di miglioramenti bisognerà pagarla nel 2012 assieme a quelle degli anni successivi). Eccoli una sintesi dello studio.

Trasporti. Per il 2008 dovremo spendere 721 milioni di euro per pagare il costo di Kyoto causato da un sistema dei trasporti ancorato al dominio dell'auto e dei combustibili fossili. Con gli stessi soldi di sarebbero potuti acquistare almeno 120 treni pendolari o realizzare 15 chilometri di linee metropolitane, o ancora creare in 8 grandi città italiane un sistema di bike sharing come quello di Parigi, dotato di 20 mila biciclette e 1400 stazioni.Dal 1990 le emissioni del settore sono aumentate di oltre il 28 per cento. La maggiore responsabilità della crescita galoppante delle emissioni va al trasporto su gomma: il traffico di automobili, motocicli e veicoli pesanti ha causato nel 2006 oltre il 90 per cento dei gas serra del settore.

Centrali termoelettriche. 572 milioni di euro sarebbero stati sufficienti per installare un impianto fotovoltaico ad uso familiare su oltre 31 mila tetti. In alternativa si sarebbe potuto incentivare l'acquisto di frigoriferi efficiente di classe A+ per quasi 3 milioni di famiglie, con la completa copertura degli extra costi rispetto all'acquisto di un frigorifero tradizionale. In entrambi i casi la riduzione di emissioni dannose per il clima sarebbe stata significativa e in entrambi i casi l'investimento avrebbe generato un guadagno economico positivo. Grazie alla riduzione delle bollette, l'investimento iniziale viene completamente ripagato nell'arco di 15, nel caso del fotovoltaico, e in 4 anni, nel caso dei frigoriferi, permettendo oltretutto di rilanciare le imprese del settore.
Oltre il 78 per cento dell'elettricità prodotta nel nostro paese viene fornita da impianti che bruciano gas, carbone e petrolio, con sistemi molto spesso scarsamente efficienti, in quanto disperdono in calore buona parte dell'energia generata. E oggi la situazione rischia di essere ulteriormente aggravata dalla politica di rilancio del carbone. Nel 2008 sono stati ultimati i lavori di riconversione a carbone della centrale di Civitavecchia. Nel momento in cui entrerà in funzione questo unico impianto riverserà in atmosfera 10,3 milioni di tonnellate di CO2 all'anno, una quantità superiore alla CO2 emessa da un paese come la Lettonia.
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