Tratto da "Greenpeace "
I VERI COSTI DEL CARBONE
Sintesi del rapporto “The True Cost of Coal"
Ad oggi il carbone è utilizzato per soddisfare circa il 40% del fabbisogno di elettricità nel mondo.
Dal 1999 al 2006, l’utilizzo del carbone su scala globale è aumentato del 30% e una simile crescita
è prevista per il futuro prossimo se non saremo in grado di ridurre la dipendenza dal più inquinante di tutti i combustibili fossili.
Il carbone è infatti il combustibile con le più alte emissioni specifiche di gas serra (circa il triplo del gas naturale) e il suo utilizzo in centrali termoelettriche è una delle attività più impattanti per icambiamenti climatici. Oltre a questo, altri irreparabili danni all’ambiente e alla salute delle persone vengono causati durante tutte le fasi del ciclo di produzione del combustibile.
Perché il vero costo del carbone è così importante?
Secondo molti il carbone è il combustibile più economico, tuttavia il suo prezzo di mercato rispecchia solamente in parte i veri costi sostenuti globalmente per il suo utilizzo. Il prezzo attuale comprende infatti i costi legati all’estrazione del minerale, al trasporto, tasse e profitti, ma non riflette assolutamente i “costi esterni” connessi ai gravi impatti per l’ambiente e per la salute di persone e intere comunità.
Questi impatti non si devono solamente alle emissioni di gas serra prodotte dalla combustione del carbone, ma riguardano la deforestazione e la distruzione di interi ecosistemi, la contaminazione di suoli e di acque superficiali e profonde, la violazione di diritti umani sia dei lavoratori che dellecomunità che vivono nei pressi delle miniere di estrazione del carbone, delle centrali e dei siti di stoccaggio dei prodotti di scarto delle lavorazioni, prodotti che spesso contengono composti tossici come mercurio e arsenico. Le centrali a carbone sono infatti la prima fonte al mondo di dispersione di mercurio: delle oltre 2mila tonnellate di mercurio immesse in atmosfera ogni anno, la metà si devono alle ciminiere delle centrali a carbone.Questi impatti si tramutano in danni monetizzabili come malattie respiratorie, incidenti nelle miniere,piogge acide, inquinamento di acque e suoli, perdita di produttività di terreni agricoli, cambiamenti climatici e altro ancora. Se tutti questi “costi esterni” venissero conteggiati nel prezzo di mercato del
carbone, la convenienza economica di realizzare nuove centrali verrebbe sicuramente ridotta.
Ad oggi i costi esterni vengono invece sostenuti dalla società, e spesso dalle più povere comunità di Paesi in via di sviluppo.
L’analisi condotta da Greenpeace, con il supporto del “Dutch Research Institute CE Delft”,stima che i costi esterni del carbone sono ammontati a circa 356 miliardi di euro nel 2007.
La valutazione ha tenuto in considerazione i soli danni per cui esistono dati affidabili a scala mondiale: cambiamenti climatici, impatti sulla salute umana, e incidenti sul lavoro.
Gli impatti sulla salute sono stati stimati pari a 674 milioni di euro, mentre gli incidenti sono risultati pari ad almeno 161 milioni nel 2007. Oltre il 99% del costo complessivo si deve ai costi attribuibili alla combustione del carbone e alle emissioni di gas serra, circa 355 miliardi di euro.Questo dato è sicuramente una sottostima, un limite inferiore, dei reali costi esterni imputabili al carbone, in quanto l’analisi non ha permesso di contabilizzare altri impatti rilevanti – come violazione di diritti umani, o perdita di ecosistemi naturali – a causa della mancanza di dati affidabili su scala mondiale
Occorre agire ora
È invece possibile ridurre la dipendenza mondiale dal carbone e avviare una rivoluzione energetica pulita a partire dal rapido sviluppo di fonti rinnovabili e misure di efficienza energetica per contenere la crescita dei consumi di energia.
Il rapporto di Greenpeace “Energy [R]evolution” mostra chiaramente che le fonti rinnovabili,
accompagnate da misure di efficienza energetica, hanno il potenziale per soddisfare il 56% del
fabbisogno di energia primaria mondiale al 2050, e provvedere al 77% della richiesta di energia
elettrica. Questo permetterebbe di ridurre le emissioni di CO2 dagli attuali 28 miliardi di tonnellate, a circa 11 miliardi nel 2050Considerata la disponibilità di fonti alternative pulite come eolico, solare, biomasse prodotte in modo sostenibile, efficienza energetica e altro, non esiste alcun motivo per continuare a dipendere dal carbone. Al contrario, occorre abbandonare al più presto i progetti di sviluppo di nuove centrali a carbone e tagliare la dipendenza mondiale dalla prima singola causa dei cambiamenti climatici.
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