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22 aprile 2009

2009/04/22 "Earth Day 2009: tempo di cambiare"


Il 22 aprile si celebra la giornata internazionale della Terra.
Il nostro modello di sviluppo sta producendo danni irreversibili e catastrofici al pianeta. è tempo di cambiare

Celebrare la Giornata della Terra nei giorni del terremoto e negli anni del cambiamento climatico richiama tutti noi a riflessioni severe. Le vicende dolorose di questi giorni hanno riproposto una regola essenziale del nostro stare sulla terra: allo sciame di noi, formiche al lavoro per prenderci un pezzo della Terra e per contendercelo, altra prospettiva conviene. Quella di conoscere le grandi leggi di funzionamento del pianeta e inserirsi in esse in modo coerente e in modo che la perturbazione apportata da noi sia più piccola possibile. Dell’inserirsi in modo coerente, in queste ore, si è detto tutto: di un’architettura capace di robustezza e di elasticità sono pieni i manuali e resta solo la scena di imbroglio volgare di quelli che hanno considerato normale spendere di meno. In definitiva, ci vuole lo spettacolo di bare allineate per considerare quell’imbroglio indecente per gli esseri umani: la cultura che abbiamo intorno, infatti, non è così severa sulla slealtà verso i beni comuni e gli obblighi reciproci. Allora l’esecrazione di queste ore verso quelli del cemento friabile o dei controlli ciechi è insopportabile ipocrisia. Forse si può aggiungere che sarebbe auspicabile anche uno sforzo maggiore di ricerca scientifica per tentare, in fatto di sisma, anche un percorso di predittività, oggi impossibile. Ma questo non è all’ordine del giorno.
Ancora più difficile appare l’altra metà della regola: quella di inserirci nel funzionamento della terra, dei suoi cicli, apportando la perturbazione minima possibile. Il fenomeno del cambiamento climatico è ormai diventato evidente, anzi possiamo dire vistoso. In questi ultimi anni si sono registrate le punte record di temperatura da quando esistono dati scientifici attendibili. Ma soprattutto è aumentata la frequenza degli eventi meteorologici estremi e abbiamo visto lo scioglimento di porzioni enormi di ghiacci polari.

È la questione dell’effetto “serra”: i grafici mostrano in maniera inequivocabile la correlazione tra andamento dei consumi dei combustibili fossili (carbone, petrolio, gas naturale) e andamento della concentrazione di anidride carbonica (CO2 ) in atmosfera. E da più di un trentennio i climatologi hanno cominciato a indicare con crescente allarme l’aumento accelerato della concentrazione in atmosfera di anidride carbonica (e di altri gas) come causa possibile di modifica dell’effetto serra e perciò causa dell’innalzamento della temperatura al suolo del pianeta. L’attenzione prevalente si è concentrata allora sulle conseguenze di tale aumento: sono stati messi a punto, in particolare dall’Intergovernamental Panel on Climate Change delle Nazioni Unite, modelli fisico-matematici predittivi e si è cominciato così a redigere scenari in cui il modello indicava, correlato con il progressivo aumento della concentrazione in atmosfera dei cosidetti composti climalteranti, l’incremento della temperatura e di conseguenza la previsione, scandita nel tempo dei decenni futuri, di eventi gravi, quali lo scioglimento delle calotte polari con il conseguente innalzamento dei livelli marini, l’intensificarsi delle piogge in alcune zone e l’affermarsi di siccità e desertificazione in altre.......

Poi, nel 2002, la National Academy of Sciences ha pubblicato il rapporto “Abrupt Climate Change” esplicitando, con la sua autorevolezza, quello che già minacciosamente era sotto gli occhi di tutti: e cioè che quando un sistema fisico subisce una variazione strutturale significativa – e non è tale una variazione di concentrazione di CO2 del 30% in appena 150 anni ! – ciò che è a rischio, anche da subito, è la stabilità degli equilibri e dei fenomeni periodici, quali sono i cicli climatici. ... Da parte sua l’IPCC nonostante le pressioni politiche, ha accentuato la drammatizzazione della questione, introducendo nei suoi scenari anche l’eventualità di fenomeni di destabilizzazione del sistema climatico. Da qui la necessità perentoria di ridurre in modo drastico il ricorso ai combustibili fossili.
.... Ciò che è importante sottolineare nella Giornata della Terra è quel che abbiamo capito della legge della sobrietà che deve governare il grande ambiente entro il quale vorremmo vivere in armonia.

È il passaggio dalla quantità alla qualità: è la legge che chiama in gioco l’intelligenza, la conoscenza e disegna per ognuno un’identità basata non sulla quantità da consumare e da possedere, ma sulla qualità del ben vivere per tutti.
Parole?
Certo, appaiono oggi fastidiose le belle immagini in tv di un mondo stupido che stringe al petto i suoi consumi e misura su questo il suo successo.
Ma, almeno oggi, una voglia di cambiare gliela dovremmo promettere alla terra.

Gianni Mattioli

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