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23 aprile 2009

2009/04/24 "CO2, se il sequestro fa paura"Greenpeace: “CO2 sottoterra? Una truffa”

Tratto da "Qualenergia"

CO2, se il sequestro fa paura

A Barendrecht, in Olanda, la popolazione locale si oppone a un progetto sperimentale di sequestro della CO2. Il gas stoccato in un area così densamente popolata suscita obiezioni per motivi di sicurezza. Con rischi non ancora ben conosciuti, la CCS trova nella diffidenza dell'opinione pubblica un ulteriore ostacolo.
Un altro ostacolo, finora trascurato, sulla strada lunga e incerta verso la cattura dell’anidride carbonica: la sindrome NIMBY (not in my back yard, cioè non nel giardino di casa mia). Che in questo caso è stata ribatezzata NUMBY, not under my back yard, cioè non sotto il mio giardino. Lo sta sperimentando la Shell in Olanda, nella cittadina di Barendrecht, dove vorrebbe realizzare un progetto di sequestro della CO2 stoccandola in giacimenti di gas esauriti che si trovano in una zona densamente abitata: la comunità locale non ne vuole sapere, ed è insorta.

Un problema per lo sviluppo della cattura e del sequestro della CO2 in Olanda. Il sito era stato individuato come il primo progetto pilota. La vicinanza dell’impianto, di cui si vuole sequestrare l’anidride carbonica, ai siti di stoccaggio (già dotati delle condutture), fanno infatti della località il posto ideale per un progetto di sequestro del gas serra. Nella piccola città olandese Shell vorrebbe iniettare circa 400mila tonnellate di CO2 all’anno, prodotti dalla raffineria di Pernis, a una decina di chilometri di distanza, in due giacimenti vuoti a 2700 metri di profondità. La gente che vive lì però si sta opponendo. I timori sono legati alla sicurezza e a un possibile crollo del valore degli immobili.

I rischi legati allo stoccaggio della CO2 d’altra parte non sono ancora ben conosciuti, anche se la tecnica di iniettare CO2 nei giacimenti è usata già da tempo per estrarre gas e petrolio. In un report della società di consulenza DNV sulla gestione del rischio nel campo della CCS si parla di rischio relativamente basso, ma si sottolinea la necessità di applicare il principio di precauzione e si ricorda come nel campo più assimilabile, quello dell’estrazione del gas naturale non si è ancora riusciti completamente a prevenire il problema delle fughe che contano ancora per il 2-3% del totale del gas estratto. Per l’Istitute de Phyisique du Globe de Paris, i rischi ci sarebbero, dato che la CO2 è un gas più leggero dell’acqua e che può corrodere certi tipi di roccia, ma sarebbero comunque gestibili.

Anche secondo un dossier di Greenpeace sull’argomento diversi test avrebbero già evidenziato come potrebbero verificarsi imprevisti: ad esempio, la CO2 potrebbe corrodere gli stessi materiali da cui dovrebbe essere imprigionata. I possibili effetti di fuoriuscite potrebbero creare danni agli ecosistemi e alla salute o inquinare falde acquifere, non è un caso - rimarca il dossier – che le industrie siano restie a investire su questa tecnologia senza garanzie di non dover rispondere di eventuali danni futuri.

Per Shell però il progetto olandese è assolutamente sicuro e lo dice chiaramente nella valutazione di impatto ambientale che ha presentato. Ma gli abitanti della cittadina, in più di mille, hanno espresso ufficialmente riserve sul documento presentato dalla multinazionale. Chi ha paura cita quanto successo in Camerun nel 1986: lì, in seguito ad un’eruzione vulcanica, una grande quantità di CO2 accumulata naturalmente sul fondo di un lago era stata rilasciata improvvisamente in atmosfera, uccidendo per soffocamento 1.700 persone e migliaia di capi di bestiame in un raggio di 25 chilometri quadrati.

“Questo progetto è un esperimento e non pensiamo che sia una buona idea realizzarlo in un’area così densamente popolata. Sarebbe meglio farlo da qualche altra parte”, dichiara, citato da Bloomberg, Simon Zuurbier, membro del Consiglio Comunale della cittadina. Ora una valutazione ambientale indipendente dovrà stabilire se il progetto si può fare o no. Il Consiglio Comunale, finora contrario, dovrà decidere entro il 29 giugno se dare il via liberà. Nel caso le autorità locali continuino ad opporsi allo stoccaggio della CO2 sotto casa, potrà intervenire il governo centrale, committente del progetto che Shell vuole realizzare, per imporlo.

Quello che sta succedendo a Barendrecht è però sicuramente un precedente importante per il futuro della CCS. Se già il piccolo progetto sperimentale incontra questa resistenza, sarà difficile realizzare l’obiettivo nazionale e difficoltà simili saranno da mettere in conto anche per gli altri paesi. L’Olanda – che assieme a Norvegia e Regno Unito è tra i paesi che più stanno investendo in questa soluzione - vuole sequestrare e stoccare 30 milioni di tonnelate di CO2 entro il 2030 e ha già stanziato 750 milioni di euro per i prossimi tre anni per farlo. A livello europeo, invece, si parla di mettere in campo di 9 miliardi di euro per progetti pilota di sequestro e stoccaggio.

Un ostacolo – quello delle obiezioni sulla sicurezza - che comunque resta solo uno in più tra i molti che questa tecnologia non ancora matura deve superare. Più volte su queste pagine li abbiamo ricordati: ad esempio ci sono i consumi maggiorati di acqua e di energia di centrali equipaggiate con CCS e gli ingenti costi di realizzazione e di esercizio. Anche considerando solo la fase dello stoccaggio, come a Barendrecht, poi, il fattore economico frena ancora molto lo sviluppo di questa soluzione, specie fino a che il prezzo della CO2 resta così basso.

Le 400mila tonnellate annue che si stoccherebbero nel sottosuolo della cittadina olandese, con il prezzo della CO2 attuale, infatti si tradurrebbero in un risparmio di circa 5 milioni di euro, mentre, solo per fare partire il progetto, il governo olandese di milioni di euro ora dovrebbe stanziarne più di 30. La CCS dunque, è evidente, non può esistere senza ingenti finanziamenti pubblici, soldi che ci si augura non vengano reperiti a scapito di altre soluzioni che hanno meno controindicazioni e che suscitano meno diffidenza nell’opinione pubblica, come le fonti rinnovabili.


GM

Tratto da "La voce dell'Emergenza

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