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17 luglio 2009

2009707/17"STUDIO SU POPOLAZIONE RIVELA / esposizione outdoor all’ossido di carbonio aumenta la percentuale di mortalità"



Tratto da Unonotizie



ROMA / 17-07-2009

STUDIO SU POPOLAZIONE RIVELA / esposizione outdoor all’ossido di carbonio aumenta la percentuale di mortalità

ROMA (UnoNotizie.it)

In merito alla richiesta di modifica del valore limite di 50 mg/Nm3 di CO, imposto dal Gruppo Istruttore, si comunica quanto segue.

Uno studio effettuato sulla popolazione di 19 città europee, APHEA-2 (Air Pollution and Health: A European Approach) Project, ha analizzato l’effetto a breve termine dell’esposizione outdoor all’ossido di carbonio (CO) sulla mortalità.
Gli autori hanno rilevato che i livelli outdoor di CO causano un aumento della mortalità giornaliera per tutte le cause ed in particolare per malattie cardiovascolari. Questi gravi effetti sulla salute persistono anche a livelli molto bassi di CO ed indicano che non esiste una soglia sotto la quale respirare questo gas tossico non crea problemi all’essere umano.

La relazione tra esposizione al CO è la mortalità è di tipo lineare, vale a dire che la mortalità aumenta in proporzione all’aumentare dei livelli di questo inquinante. In particolare ad ogni aumento di 1 mg/Nm3 di CO corrisponde un aumento dell’1% della mortalità totale.
Lo studio ha utilizzato il più vasto database europeo disponibile ed i suoi risultati non sono stati una sorpresa per la comunità medica perché l’associazione CO/mortalità è stata già dimostrata a Los Angeles, California (Kinney e Ozkaynak, 1991; Shumway e coll. 1988), in Olanda (Fischer e coll. 2003), in Russia (Katsnel’son e coll. 2.000) ed in Canada (Burnett e coll. 1998°, 1998b).

Numerosi studi hanno dimostrato che l’esposizione al CO causa un aumento dei ricoveri ospedalieri per scompenso cardiaco (Morris e Naumova 1995; Morris, 1998; Burnett e coll. 1997; Schwarts e Morris 1995).

Nel gennaio scorso una ricerca pubblicata su the American Journal of Epidemiology ha messo in evidenza un legame diretto tra CO e malformazioni cardiache nel neonato quando l’esposizione avviene al secondo mese di gravidanza.
Il costo sia in termini di sofferenza per la popolazione che di spese per la società è enorme e la richiesta di risarcimento per i danni provocati non potrà che essere a carico di chi, nonostante sia stato messo a conoscenza, proceda nella autorizzazione ad un aumento del valore limite di emissione di CO.
Tale valore, imposto dal Gruppo Istruttore al fine unico della difesa della salute umana, prende in considerazione l’enorme emissione contemporanea di CO da parte del traffico navale, delle altre centrali termoelettriche, del traffico stradale e di quello causato dalle aeromobili che iniziano la discesa verso gli aeroporti di Roma.

Una modifica del valore limite imposto di 50 mg/Nm3, dato il grave impatto sulla salute della popolazioni di questo comprensorio già messa a dura prova dalle emissioni passate, rende imperativa l’informazione sui rischi che verranno fatti correre anche alle donne in stato di gravidanza; questo nel rispetto della direttiva sull'accesso del pubblico all'informazione ambientale (dir. 2003/4/CE). Secondo tale direttiva il non rendere disponibili al pubblico tali informazioni rappresenta la violazione di un diritto sancito dalla Commissione Europea e riconosciuto dallo stato italiano (decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 195).

Coordinamento Nazionale dei Medici per l’Ambiente e la Salute (CNCMAS/L)
Società Internazionale dei Medici per l’Ambiente (ISDE/AL)

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