Tratto da SpeziaPolis
"La Repubblica ." Tra pluralismo, lavoro e innovazione. 2) Tirreno Power (Sorgenia) e il carbone
L’edizione genovese del quotidiano di
De Benedetti non dedica spazio alle rivendicazioni dei cittadini, dov’è il
pluralismo? l’ampliamento di una centrale a carbone si giustifica con nuovi
posti di lavoro per la durata della sua realizzazione, quanto lavoro? dov’è
l’innovazione nella produzione di energia dal carbone?
Partivamo dalla frase con cui De Benedetti cercava di sistemare le
rivendicazioni sindacali della redazione di Repubblica, “Huffington Post Italia è l'unica iniziativa
innovativa e l'unica occasione di
assunzione di 10 giornalisti avvenuta in Italia quest'anno. Innovazione
e investimenti e creazione di posti di lavoro”. Ne ho scritto in questo post. Gli stessi
argomenti, pluralismo lavoro e innovazione, entrano in cortocircuito
anche spostando il fuoco ad un altro settore di interesse dell’editore del
Gruppo Espresso: l’energia.
Pluralismo a Bari - L’edizione pugliese di Repubblica ospita quotidianamente notizie
intorno all’Ilva di Taranto e agli altri impianti pugliesi coinvolti in
procedimenti giudiziari o
in fase di rinnovo delle autorizzazioni.
La redazione barese, per quel che si può vedere da lontano, dopo una
prima fase di cautela allo scoppio del caso Ilva, lascia relativo spazio alle voci dei movimenti che animano il dibattito
cittadino intorno alle questioni ambientali e sanitarie. Nell’edizione di
domenica era riservato ampio spazio alla Class Action che i cittadini tarantini
hanno intrapreso contro Ilva e ad un intervento dell’associazione Salute Pubblica che trattava della centrale a carbone Edipower di Brindisi, che ha da
poco ripreso a funzionare. Edipower, non Enel.
L’intervento ragionava sulle “preoccupazioni di
molti cittadini, soprattutto quelli che vi abitano nel raggio di
pochi chilometri” su quelle dei lavoratori “per il giustificato timore di
perdere il posto di lavoro”. E proseguiva “l’attuale localizzazione della centrale
è stata decisa in tempi in cui non erano forse noti, con la precisione attuale,
gli effetti negativi sulla salute di lavoratori e cittadini residenti nelle
vicinanze di impianti termoelettrici a carbone. La polvere nelle case e sulle
colture nei pressi delle centrali proviene dai carbonili che sono
inspiegabilmente scoperti. La polvere di carbone, secondo l’Agenzia
Internazionale per la Ricerca sul Cancro, provoca malattie dell’apparato
respiratorio come la pneumoconiosi (una fibrosi massiva e progressiva dei
polmoni), alterazioni pleuriche, enfisema, bronchite cronica, rapida perdita
della funzione polmonare, ma anche tumore al polmone e tumore allo stomaco”. E
molto altro ancora che si può leggere qui.
Innovazione a Savona – Incidentalmente la centrale a
carbone di Vado Ligure ha le stesse implicazioni di quella di Brindisi Nord. E’
di proprietà di
Tirreno Power, poco meno del 40% è controllato da Sorgenia (Gruppo De Bendetti)
attraverso Energia Italiana. Il restante 10% è suddiviso in parti uguali tra
Iren, nata nel 2010 e partecipata tra gli altri dai comuni di Torino, Genova,
Reggio Emilia, Parma e Piacenza e dalla stessa Energia Italiana, e Hera,
controllata dai comuni delle provincie di Ferrara, Modena e Bologna. La
centrale produce energia con due gruppi a carbone costruiti negli anni ’70 e
uno alimentato a gas. Recentemente è stato approvato un progetto per la
realizzazione di un nuovo gruppo a carbone.
Lavoro a Savona – qualche posto di
lavoro in più, per la durata dell’ampliamento, giustifica e sostiene
l’operazione.
Come la
mettiamo con il pluralismo, in Liguria? L’edizione genovese di Repubblica non scrive quasi mai di energia e carbone e non
mi risulta abbia mai pubblicato un comunicato integrale di uno dei comitati che
in Liguria si battono contro le 3 centrali a carbone del territorio regionale (quelle
di Genova e La Spezia sono di Enel).
Come
la mettiamo con l’innovazione?
Produrre energia dal carbone, senza pensare ad
alcuna forma di conversione anzi ampliando l’esistente, che innovazione è?
Qualche posto di lavoro in più giustifica il tutto. Come i 10 dell’Huffington
Post Italia che si propone di proseguire nella “grande tradizione
del giornalismo civico del Gruppo Espresso” anche grazie ai quasi 200 blogger,
tra cui ci sono “giovani che faticano a tirare avanti, e giovani che
studiano in prestigiose università all’estero". Salute e lavoro, tutto gratis. Meglio, a spese di qualcun altro.
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