Tratto da Savona news
Civiltà Vecchia
Non solo Ilva. I comitati contro le centrali a carbone si
incontrano a Civitavecchia e forniscono i dati impressionanti sulle
malattie causate dagli impianti Enel in Italia e nel mondo. Da Taranto a
Porto Tolle, lavoro e salute si confermano la nuova frontiera della
questione operaia. Nella città pugliese la tensione resta alta, in
attesa delle nuove prescrizioni governative sulle emissioni (Luca Manes
da Il Manifesto)
Civitavecchia è sinonimo di Enel e di carbone. Per questo la città
dell’Alto Lazio è stata scelta per ospitare per tutto il fine settimana
la seconda assemblea nazionale della Campagna «Stop Enel», promossa
da una cinquantina di realtà organizzate della società civile italiana.
Da oltre dieci anni infatti nella cittadina laziale è attivo il Movimento No Coke Alto Lazio, che si batte contro la riconversione a carbone della centrale di proprietà dell’Enel di Torrevaldaliga nord. Dal 2010 l’impianto emette ogni anno 10,3 milioni di tonnellate di anidride carbonica (CO2) e oltre 6 milioni di metri cubi l’ora di emissioni inquinanti varie. E i dati sulla salute pubblica nel comprensorio di Civitavecchia sono allarmanti: la zona è al primo posto nel Lazio e al terzo in Italia per mortalità causata da tumori ai polmoni, alla trachea e ai bronchi, con leucemie e linfomi diffusi in maniera nettamente superiore rispetto alla media nazionale.
«Non accettiamo compensazioni economiche dall’azienda, pretendiamo che le amministrazioni locali si battano per tutelare la salute dei cittadini e per questo abbiamo promosso una petizione popolare in tutto l’Alto Lazio», rivendica Simona Ricotti, dei «No Coke» - uno dei comitati presenti all’incontro cominciato ieri pomeriggio.
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