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02 settembre 2014

L'energia cambia


Tratto da Qualenergia

L'energia cambia. Le priorità di una nuova politica industriale italiana

Il settore energetico avrà una inarrestabile e radicale evoluzione nei prossimi anni
Dopo il fuoco incrociato di articoli e improvvidi interventi legislativi volti a contrastare i “gravi impatti” delle incentivazioni alle rinnovabili, il vento potrebbe adesso cambiare.  È la riduzione dei prezzi delle tecnologie, infatti, a stimolare riflessioni su possibili affascinanti scenari futuri, sulle opportunità da cogliere.
L’ultimo libro di Rifkin, lanciato dall’Espresso con l’improbabile titolo di copertina “Così torneremo ricchi”, e il rapporto della banca svizzera UBS di cui abbiamo già parlato, si affiancano alle analisi di Citigroup, Deutsche Bank, Ernst&Young, PWC, ecc., sottolineando le radicali evoluzioni che si profilano sui fronti dell’energia e della mobilità. In particolare, la combinazione “fotovoltaico + accumulo + auto elettrica” è destinata ad aprire prospettive straordinariamente interessanti.
Secondo lo studio UBS, questa tripletta potrebbe essere conveniente in Italia, anche senza incentivi, fra soli tre anni. Forse si tratta di una valutazione ottimistica, ma la tendenza sembra inarrestabile ed è destinata a modificare profondamente il mondo della produzione elettrica e ad incidere anche nel comparto dell’auto.
Sono analisi che noi facciamo da tempo, ma oggi la condivisione da parte di diversi soggetti del mondo della finanza e della consulenza internazionale conferisce ulteriore credibilità a visioni “eretiche”, spingendo giornali come la Repubblica a dedicare pagine intere alle seducenti trasformazioni che ci aspettano.
E’ tempo di riarticolare la nostra strategia. Alla costante pressione sulle scelte energetiche del governo va affiancata la precisa richiesta di un nuovo orientamento della politica industriale. Nell’attuale fase di crisi vanno identificati con chiarezza i futuri settori trainanti dell’economia, per capire come il nostro paese intenda cogliere le nuove opportunità.
Certamente il fotovoltaico, l’accumulo e l’auto elettrica vedranno una rapida crescita in tutto il mondo. Che ruolo vuole giocare l’Italia nello sviluppo di queste tecnologie? Al momento la situazione è sconfortante. Con difficoltà resiste qualche coraggiosa impresa nel settore solare ed in quello della mobilità elettrica e abbiamo dei validi presidi sul versante delle batterie. Ma non si intravvede un ruolo di coordinamento e di stimolo, non esistono obiettivi e strategie di un certo respiro. Dobbiamo considerarci fuori dai giochi?
E l’Italia? Perché non approfittare dell’attuale presidenza europea per verificare la possibilità di uno sforzo industriale continentale sul fotovoltaico coinvolgendo anche la ricerca e le imprese italiane?......
Accanto alla “spending review” sarebbe allora saggio far partire una “innovation review”, che consenta di identificare pochi selezionati ambiti tecnologici ai quali l’Italia possa agganciare la ripresa. Ci sono tra l’altro da destinare per l’energia oltre 3 miliardi € della programmazione europea 2014-20 e sarebbe bene non perderli.
Come Coordinamento FREE lanceremo al governo (oltre che a Confindustria e al Sindacato) questa proposta. Chiederemo una politica industriale coraggiosa, che individui i comparti più promettenti, offrendo opportunità alle imprese esistenti e facilitando la nascita di start up......

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