Immagine tratta da Il Secolo XIX del 1 marzo 2015 |
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SAVONA. L’inchiesta della procura della Repubblica sul presunto disastro ambientale doloso commesso da Tirreno Power con l’emissione di fumi inquinanti è al passo decisivo.
Il procuratore Francantonio Granero e il sostituto Chiara Maria Paolucci hanno già completato l’elenco degli indagati e i rispettivi capi d’imputazione per quanto riguarda il coinvolgimento dell’azienda, mentre i filone relativo ai coinvolgimenti della politica e degli amministratori nella vicenda è alle fasi conclusive.
Ieri è andato in scena l’ennesimo maxi vertice al sesto piano tra il pool di magistrati, la polizia giudiziaria ed i responsabili del nucleo ecocologico dei carabinieri di Genova per coordinare un lavoro che finora è stato riassunto in oltre venti faldoni.
I due magistrati savonesi vogliono accelerare i tempi per arrivare alla notifica dell’avviso di conclusione indagini prima che entrambi lascino la procura savonese per raggiunti limiti di età (Granero) e trasferimenti romani (Paolucci).
Al momento sono 47 i nomi iscritti nel registro degli indagati per disastro doloso in concorso, ma il numero potrebbe ulteriormente salire.
Per quanto riguarda i vertici dell’impianto vadese e dell’azienda la Procura avrebbe confermato le accuse, con estensione alle ramificazioni nazionali dalle quali sarebbero partite le indicazioni per il comportamento da tenere alla centrale termoelettrica di Vado-Quiliano sia per quanto concerne i sistemi di controllo della fuoriuscita dei fumi sia per il materiale combustibile.
Da settimane il procuratore Granero si è buttato a capofitto nella vicenda, con particolare attenzione al presunto coinvolgimento degli amministratori pubblici.
Un puzzle la cui soluzione passa anche e soprattutto attraverso l’interpretazione delle oltre diecimila intercettazioni telefoniche trascritte.
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