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25 novembre 2016

Manovra, «spariti» i 50 milioni di euro per curare i bambini dell’Ilva

Manovra, «spariti» 50 milioni di euro per curare i bambini dell’Ilva

I fondi avrebbero dovuto finanziare strutture sanitarie per aiutare i piccoli pazienti colpiti dall’inquinamento provocato dall’acciaieria di Taranto. Secondo i dati un minore su quattro, a ridosso dello stabilimento, ha problemi respiratori

Spariti dalla manovra i fondi per curare i bambini dell’Ilva. Erano solo 50 milioni i soldi promessi dal governo per finanziare medici, infermieri, analisi cliniche e attrezzature sanitarie a Taranto destinate ad affrontare l’emergenza dovuta alle emissioni venefiche dell’acciaieria più grande d’Europa alimentata a carbone. Dagli ultimi dati epidemiologici la mortalità è in aumento. E un bambino su quattro dei quartieri Tamburi e Paolo VI, a ridosso dello stabilimento, viene ricoverati per patologie respiratorie. C’era la promessa del governo. Ma, improvvisamente, alle 4 del mattino di giovedì l’emendamento è’ scomparso. Furioso il presidente della commissione bilancio Francesco Boccia: «Senza alcuna spiegazione, per quella spesa che avevamo concordato di mettere tra le priorità non c’era più il via libera di Palazzo Chigi. Ne chiederò conto è non farò sconti a nessuno».
Le promesse e il giallo della norma sparita
Aveva suscitato entusiasmo il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, annunciando a Bari il 12 novembre, l’intenzione del governo di «aiutare Taranto» per concedere la deroga al blocco delle assunzioni e della spesa sanitaria. L’accordo con il governo era stato sancito dal presidente della commissione bilancio, Francesco Boccia, con il viceministro del l’economia Morandi e il sottosegretario Beretta. «Eravamo d’accordo che tra le spese più importanti, oltre al centro meteo di Bologna o alla coppa del mondo di sci, ci fosse questa. L’impegno era stato sbandierato, soprattutto dal sottosegretario Claudio De Vincenti, e poi dal ministro Lorenzin. Non c’è’ tarantino che non lo sapesse», tuona il pugliese Boccia. E racconta lo sconcerto del momento in cui ha scoperto che quell’emendamento non c’era più. Immediata la richiesta di chiarimenti alla task force del Mef, nella stanza accanto. «Avevo preparato io stesso l’emendamento. Non mi è stato detto perché non era stato inserito. L’unica risposta che ho avuto è che non era stato autorizzato da Palazzo Chigi». E, alludendo alla posizione critica del governatore della Puglia, Michele Emiliano, nei confronti della battaglia referendaria di Matteo Renzi, conclude: «Temo che qualcuno abbia confuso le vicende politiche con gli interessi di una comunità. Non si fa».
Il Pd in rivolta in Puglia
«È sconcertante la bocciatura dell’emendamento per affrontare le criticità dell’apparato sanitario di Taranto», dice Marco Lacarra, segretario regionale del Pd pugliese, ricordando che «si erano espressi a favore le comunità locali, consiglio regionale nella sua interezza, tutti i parlamentari della Puglia, il sottosegretario Vito De Filippo e soprattutto il ministro Lorenzin». Appena diffusa la notizia del no’ a quei fondi, necessari per evitare le penose trasferte sanitarie dei malati, il segretario del pd di Taranto, Costanzo Carrieri, ha dichiarato: «Sospendo le iniziative a sostegno del «Sì» al referendum. Riflettano hanno ancora tempo per cambiare idea nel passaggio al Senato».
L’iniziativa per l’Ilva pulita
Contro «l’inquinamento di Stato dell’Ilva» si è sempre battuto il governatore Michele Emiliano. Oggi a Roma alla Camera di Commercio ha convocato i massimi esperti internazionali di decarbonizzazione in un workshop per definire una road map per convertire lo stabilimento da carbone a gas, abbattendo così i principali fattori inquinanti. Un progetto presentato la settimana scorsa a Marrakech, nel corso della conferenza sul clima Cop21, che ha suscitato interesse e apprezzamento.

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