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30 novembre 2016

VITTORIA! LA CENTRALE A CARBONE DI SALINE JONICHE NON SI FARÀ

Tratto da greenme

VITTORIA! LA CENTRALE A CARBONE DI SALINE JONICHE NON SI FARÀ.


La centrale a carbone di Saline Joniche non s'ha da fare, né oggi, né mai. La SEI, il consorzio che voleva costruire una centrale a carbone a Saline Joniche, sui ruderi di un vecchio impianto chimico, ha ufficialmente rinunciato al suo scellerato e obsoleto progetto.
"Tramonta così, dopo 9 anni, l'ultima minaccia di nuovo carbone in Italia. E' una vittoria dei comitati locali, che in questi anni non si sono mai arresi; degli attivisti svizzeri, capaci di vincere un referendum per impedire a Repower, capofila del progetto, di portare il carbone sulla costa dei Gelsomini; e delle associazioni ambientaliste, che con più mezzi - e anche nei tribunali - hanno sfidato la SEI", commenta Greenpeace, a due mesi dalla azione delle sue squadre di climber, che a Ottobre avevano scalato la ciminiera dell’impianto per tracciare la scritta “STOP CARBONE”, lunga circa 70 metri, leggibile fino a due chilometri di distanza. 
E' durata 9 lunghi anni la lotta e la resistenza contro questo progetto pericoloso e, soprattutto, figlio di una ormai superata politica energetica fossile. In Europa il Belgio, le tre Repubbliche Baltiche e altri Paesi ancora hanno già chiuso tutte le centrali a carbone; il Portogallo lo farà entro il 2020; Regno Unito, Finlandia e Austria entro il 2025; i Paesi Bassi entro il 2030.
"Greenpeace chiede al governo, che ha già dichiarato più volte di voler abbandonare il carbone, di indicare una data precisa: oggi contribuisce per una quota modesta della produzione elettrica nazionale e potrà essere facilmente rimpiazzato, nei prossimi anni, dalle energie rinnovabili, il cui costo è in costante discesa e le cui tecnologie sono mature e affidabili", aggiunge l'associazione ambientalista.

La centrale a carbone di Saline Ioniche


Il progetto di una centrale a carbone a Saline Joniche risale al 2008, quando la S.E.I. S.p.A. - un consorzio che aveva come azionista principale l’elvetica Repower – chiese l'autorizzazione alla costruzione e all'esercizio di una centrale termoelettrica di 1320 megawatt, convertendo gli spazi e le strutture in rovina dell’ex Liquichimica. Da allora i comitati e le associazioni locali, nonché Greenpeace, Legambiente e WWF, hanno condotto una battaglia legale, che ha avuto il suo culmine con una sentenza del Consiglio di Stato: ribaltando un pronunciamento del TAR del Lazio – si dava il via libera alla realizzazione della centrale, previa un'intesa forte tra lo Stato e la regione Calabria. Nel frattempo Repower è stata costretta da un referendum tenutosi nel Cantone dei Grigioni – con cui i cittadini hanno decretato che le società a partecipazione cantonale non possono investire nella costruzione di centrali a carbone – ad abbandonare il progetto. La S.E.I. risultava in liquidazione, ma il procedimento per l'autorizzazione era fino a oggi ancora pendente e si temeva che il progetto con le autorizzazioni potesse essere ceduto a un’altra società.

Per fortuna non è andata così. La centrale a carbone di Saline Ioniche non vedrà mai la luce.
carbone saline
"Hanno vinto i calabresi onesti. Ha vinto Davide contro Golia. Ha perso la "politica". ....... NO al CALBONE a Saline e ovunque. Grazie a tutti NOI", esultano i comitati locali.

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