Tratto da L' Osservatore Romano
Alleanza globale
per chiudere l’era del carbone
Una «alleanza globale per chiudere l’era
del carbone» è nata a Bonn, dove è in
corso la ventitreesima Conferenza delle
Nazioni Unite sui cambiamenti climatici
(Cop23). «Oggi nasce il gruppo
Powering past coal, con l’obiettivo di
fermare la produzione di energia elettrica da carbone», ha detto
il ministro britannico per il clima e l’industria, Claire Perry,
parlando di «punto di svolta fondamentale nella lotta per il
clima». «Ridurre l’uso di carbone è una priorità vitale per ogni
paese — ha spiegato — in quanto il carbone è la fonte più
inquinante per produrre energia».
L’alleanza per la messa al bando del carbone è formata da
venticinque paesi e regioni, ed è guidata proprio dal Regno Unito,
che sul carbone ha costruito la sua economia e che ha annunciato
che metterà fuori legge su territorio nazionale le centrali entro il
2025. Ai britannici si affiancano tra gli altri Canada, Francia,
Messico, Finlandia, Nuova Zelanda e Italia. Gli obiettivi sono
ambiziosi: si punta a includere altri cinquanta stati entro la prossima
conferenza sul clima, la Cop24, che si terrà nella cittadina polacca
di Katowice, a dicembre 2018. «Serve uno sforzo condiviso per il
successo», spiega il ministro canadese dell’ambiente Christine
McKenna. E per il 2020 la speranza è quella di avere l’adesione
della maggioranza dei paesi. Per ora Cina e Stati Uniti sono fuori
dal progetto. Gli inviati della Casa Bianca hanno organizzato un
evento per promuovere King coal, il carbone come mezzo per
sconfiggere la povertà, ma l’iniziativa è stata criticata unanimemente.
Attualmente le emissioni di carbone contribuiscono a circa il 40
per cento del totale della produzione dei gas serra. L’alleanza,
dunque, decisa a Bonn potrebbe accelerare il raggiungimento degli
obiettivi preposti dall’Accordo di Parigi, a dicembre 2015, al fine di
contenere l’aumento medio delle temperature globali sotto 1,5
gradi centigradi.
Una «alleanza globale per chiudere l’era
del carbone» è nata a Bonn, dove è in
corso la ventitreesima Conferenza delle
Nazioni Unite sui cambiamenti climatici
(Cop23). «Oggi nasce il gruppo
Powering past coal, con l’obiettivo di
fermare la produzione di energia elettrica da carbone», ha detto
il ministro britannico per il clima e l’industria, Claire Perry,
parlando di «punto di svolta fondamentale nella lotta per il
clima». «Ridurre l’uso di carbone è una priorità vitale per ogni
paese — ha spiegato — in quanto il carbone è la fonte più
inquinante per produrre energia».
L’alleanza per la messa al bando del carbone è formata da
venticinque paesi e regioni, ed è guidata proprio dal Regno Unito,
che sul carbone ha costruito la sua economia e che ha annunciato
che metterà fuori legge su territorio nazionale le centrali entro il
2025. Ai britannici si affiancano tra gli altri Canada, Francia,
Messico, Finlandia, Nuova Zelanda e Italia. Gli obiettivi sono
ambiziosi: si punta a includere altri cinquanta stati entro la prossima
conferenza sul clima, la Cop24, che si terrà nella cittadina polacca
di Katowice, a dicembre 2018. «Serve uno sforzo condiviso per il
successo», spiega il ministro canadese dell’ambiente Christine
McKenna. E per il 2020 la speranza è quella di avere l’adesione
della maggioranza dei paesi. Per ora Cina e Stati Uniti sono fuori
dal progetto. Gli inviati della Casa Bianca hanno organizzato un
evento per promuovere King coal, il carbone come mezzo per
sconfiggere la povertà, ma l’iniziativa è stata criticata unanimemente.
Attualmente le emissioni di carbone contribuiscono a circa il 40
per cento del totale della produzione dei gas serra. L’alleanza,
dunque, decisa a Bonn potrebbe accelerare il raggiungimento degli
obiettivi preposti dall’Accordo di Parigi, a dicembre 2015, al fine di
contenere l’aumento medio delle temperature globali sotto 1,5
gradi centigradi.
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