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24 gennaio 2019

Ilva, la Corte europea dei diritti umani condanna l’Italia: “Non ha protetto i cittadini di Taranto dall’inquinamento” I giudici hanno stabilito che le misure per assicurare la protezione della salute e dell’ambiente devono essere messe in atto il più rapidamente possibile. A chiamarli in causa erano stati due ricorsi presentati nel 2013 e 1015 da 180 tarantini, lamentando gli effetti tossici delle emissioni e l’inefficacia dei rimedi italiani. E infatti la Corte censura i decreti Salva-Ilva

Ilva, la Corte europea dei diritti umani condanna l’Italia: “Non ha protetto i cittadini di Taranto dall’inquinamento”

Ilva, la Corte europea dei diritti umani condanna l’Italia: “Non ha protetto i cittadini di Taranto dall’inquinamento”

I giudici hanno stabilito che le misure per assicurare la protezione della salute e dell’ambiente devono essere messe in atto il più rapidamente possibile. A chiamarli in causa erano stati due ricorsi presentati nel 2013 e 1015 da 180 tarantini, lamentando gli effetti tossici delle emissioni e l’inefficacia dei rimedi italiani. E infatti la Corte censura i decreti Salva-Ilva

cittadini di Taranto avevano ragione: l’Italia ha violato i diritti umani, mettendo in pericolo la loro salute a causa delle emissioni inquinanti dell’Ilva e i rimedi messi in campo dal governo sono stati inefficaci. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani accogliendo il ricorso di 180 persone che nel 2013 e 2015 avevano chiamato in causa i giudici di Strasburgo.
E ora – specifica la Corte, censurando i decreti Salva-Ilva che avevano garantito  l’immunità penale (e la garantiscono tuttora ad ArcelorMittal, non essendo stati abrogati dall’esecutivo Lega-M5s) – le misure per assicurare la protezione della salutee dell’ambiente devono essere messe in atto il più rapidamente possibile. Per i 7 giudici europei, che hanno deciso all’unanimità, le autorità italiane hanno violato gli articoli 8  e 13 della Convenzione europea sui diritti umani.
Nella sentenza si sottolinea che la popolazione “resta, anche oggi, senza informazioni sulle operazioni di bonifica del territorio” e si evidenzia inoltre che i cittadini non hanno avuto modo di ricorrere davanti a un giudice italiano contro l’impossibilità di ottenere misure anti-inquinamento, violando quindi il loro diritto a un ricorso effettivo. Un riferimento chiaro ai decreti Salva-Ilva che hanno garantito la non punibilità penale. E pur rigettando la misura richiesta di fermare l’attività del siderurgico, la Corte ha chiesto che il piano anti-inquinamento sia messo in atto il prima possibile. Continua  la lettura su Il Fatto Quotidiano 

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