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21 ottobre 2019

Inquinamento ambientale "killer" di culle anche Sicilia...

Tratto da Lasicilia

Inquinamento ambientale "killer" di culle anche Sicilia: così diminuiscono le nascite

Come nella “Terra dei fuochi”, anche nell'Isola i giovani che abitano in zone ad alta concentrazione industriale hanno una maggiore riduzione di spermatozoi e ovociti

CATANIA - Anno dopo anno in italia si registra un minimo
storico di nuovi nati.
Un trend in atto da diverso tempo, certificato dall'Istat. La diminuzione delle nascite nel 2018 è di oltre 18 mila unità rispetto al 2017 pari al -4%: sono stati iscritti in anagrafe per nascita solo 439.747 bambini. Diminuzione che riguarda anche la Sicilia, regione che in passato ha tenuto alta la media. Spesso il calo è stato attribuito alla congiuntura economica sfavorevole. 
Ma chi l’ha detto che il calo delle nascite è da  attribuire principalmente alla crisi finanziaria economica che spinge sempre più coppie a rimandare il primo figlio? Forse ci si dimentica volutamente - perché non conviene a molti aprire un serio dibattito - che, al contrario, una buona percentuale di queste “culle vuote” è dovuta all’inquinamento. A quello che mangiamo, quello che respiriamo e all’acqua che beviamo che, alla distanza, provoca nell’apparato riproduttivo dell’uomo disfunzioni erettili e un calo vertiginoso del numero degli spermatozoi e della loro motilità. Nelle donne,invece, gli agenti esterni causano una diminuzione della “riserva ovarica”. Insomma oggi, nell’era moderna, soprattutto le popolazioni economicamente più ricche stanno vivendo il dramma della riduzione delle coppie che fanno figli, con dati allarmanti.
Del quadro che riguarda anche aree della Sicilia dove c’è un’alta percentuale di siti industriali di raffinazione, se n’è parlato nel corso di un convegno organizzato da Confsal, U.Di...
 Lo scenario preoccupante è stato tracciato in particolare dal dott. Luigi Montano, uroandrologo napoletano che vive nella “Terra dei fuochi”, una delle zone più inquinate d’Italia. Montano ha illustrato il progetto che sta conducendo in collaborazione col ministero della Salute, per invertire la percentuale allarmante di giovani vicini alla infertilità che in alcune aree riguarda il 60% dei soggetti in età procreativa, partendo dal presupposto che, in attesa dei tempi lunghi del risanamento delle aree inquinate, è necessaria l’introduzione di misure di compensazione e di contrasto del danno di inquinamento chimico e fisico. Ora, secondo il medico
capofila del progetto, ciò è possibile attraverso il cambiamento degli stili di vita e soprattutto della corretta alimentazione
con alimenti vegetali bio e nutraceutici utili nella detossicazione: «Negli ultimi 40 anni - ha detto il medico - abbiamo riscontrato un calo della concentrazione degli spermatozoi nel 60% nella
popolazione in età procreativa e l’uomo è molto più sensibile agli agenti inquinanti rispetto alla donna.
Il liquido seminale è più facilmente studiabile e misurabile. Quindo lo abbiamo utilizzato come marcatore dello stato di salute dell’individuo perché è molto più sensibile del sangue nel valutare l’impatto degli agenti inquinanti».....

Il Sicilia i dati preoccupanti riguardano anche la scarsa capacità delle donne a procreare a causa di una riduzione della “riserva ovarica”. «Abbiamo appurato - spiega il dott. Maurizio Di Noto, ginecologo e direttore sanitario del centro medico “Le Zagare” - che gli agenti inquinanti hanno una correlazione strettissima.
In particolare la riduzione degli ovociti è causata anche dalle polveri Pm10, Pm 250 e dal Biossido di azoto. Queste sostanze vanno ad intaccare la fertilità della donna riducendo in maniera indiretta la quantità di “Amh”, un ormone utilizzato per capire se quella donna ha ancora follicoli riproduttivi o no. Recentemente in alcuni gruppi di lavoratrici che lavorano in fabbrica circa il 60% aveva questa ridotta fertilità.
Il rischio, in definitiva, è quello che col passare degli anni avremo sempre più coppie che faticano ad avere un figlio».....
Il convegno ha preso in esame anche l’influenza dell’aria
inquinata nell’aumento delle malattie respiratorie. Per il dott. Giuseppe Cannaò, pneumologo in pensione del Garibaldi centro «a Catania oltre agli agenti inquinanti ci sono le polveri e l’emissione dell’anidrite solforosa dall’Etna che irrita le vie aeree. Anche la temperatura elevata e la mancanza delle piogge poi fanno il resto».

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