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11 settembre 2009

2009/09/11 "ANCHE A BRINDISI L’INQUINAMENTO URBANO FA MALE..".L'inquinamento aumenta il rischio di morte cardiovascolare"

Tratto da Brundisium.net
Inquinamento: il caso della ricerca commissionata ma mai divulgata.
Di Maurizio Portaluri

ANCHE A BRINDISI L’INQUINAMENTO URBANO FA MALE.
PERCHE’ L’AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE NON DIVULGA I DATI DELLO STUDIO DALLA STESSA COMMISSIONATO?


Che l’aria inquinata faccia male lo capisce chiunque, ma quanto faccia male è stato indagato in Italia solo nell’ultimo decennio.
In uno studio condotto in 15 centri urbani italiani è stato dimostrato che all’innalzarsi della concentrazione di alcuni inquinanti misurati dalle centraline, come le polveri sottili, il biossido di azoto e di zolfo, aumentano subito o dopo pochi giorni sia i decessi che i ricoveri ospedalieri per malattie del cuore e dei polmoni.
Questo studio concluso e pubblicato nel 2004 ha riguardato anche due città pugliesi (Bari e Taranto) ed i ricercatori che lo hanno realizzato hanno stimato che in Italia ogni anno ci sono circa 900 decessi per inquinamento urbano.
All’inquinamento urbano concorre sia il traffico veicolare ma anche l’inquinamento industriale.

All’inizio di quest’anno alcuni ricercatori dell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Pisa, che ha una sezione a Lecce, dell’ISAC, Istituto di Scienze dell’Ambiente e del Clima, del CNR di Lecce e dell’Università del Salento (Serinelli, Gianicolo, Cervino, Mangia, Vigotti), in collaborazione con la locale ASL, hanno portato a termine uno studio analogo su richiesta dell’Amministrazione Provinciale che, per la verità, sinora non lo ha divulgato.
Lo studio replica a Brindisi quanto è stato fatto per le 15 città italiane e ritrova gli stessi fenomeni.
Quando le concentrazioni dei tre inquinanti superano un livello soglia, aumentano anche nella nostra città, con un intervallo da 1 a 3 giorni, ricoveri e decessi per malattie del cuore e dei polmoni.

I nostri ricercatori hanno voluto approfondire la questione ed hanno introdotto nello studio un'altra variabile che non era stata presa in considerazione in altre città e cioè il vento.
Introducendo questo nuovo elemento emerge un dato molto interessante per quanto presente nella cultura popolare: in presenza di venti provenienti dai quadranti meridionali, cioè da est, sud ed ovest, gli incrementi di concentrazione degli inquinanti sono più frequenti e con essi i loro effetti sanitari.
In altri termini la tramontana ci mette al riparo dagli effetti dell’inquinamento mentre i venti che provengono da est-sud-ovest aumentano gli inquinanti.


Quest’ultima evidenza è stata presentata a fine agosto ad un congresso internazionale sull’inquinamento ambientale svoltosi a Dublino (Irlanda) mentre la prima parte del lavoro è stata accettata per la pubblicazione su una rivista italiana di epidemiologia e prevenzione.
Al congresso di Dublino il lavoro è stato presentato ai maggiori esperti mondiali della materia tra cui Joel Schwartz, professore di epidemiologia ambientale alla Harvard University di Boston (USA), moderatore della sessione, suscitando molto interesse nella comunità scientifica.

Un buon risultato per i nostri ricercatori ma giunge spontanea la domanda: quali iniziative intendono assumere le istituzioni per ridurre questo rischio che incombe sulla nostra salute?
Cosa intende fare l’Amministrazione provinciale che ha commissionato lo studio?
Ed il Comune, che ha competenza sul traffico?

E la ASL, che è preposta alla tutela della salute, cosa ha da suggerire?
Non vorremmo che mentre da una parte si studia, dall’altra si rimanga inerti.

Maurizio Portaluri
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Tratto da "La Stampa"
L'inquinamento aumenta il rischio di morte cardiovascolare

Il piombo accumulato nelle ossa provoca gravi conseguenze
L'inquinamento aumenta il rischio di morte cardiovascolare.L'esposizione a fattori ambientali tossici come il piombo fa aumentare esponenzialmente il rischio di sviluppare patologie cardiovascolari e i decessi collegati ad esse.
I ricercatori dell'Harvard School of Public Health (HSPH) e dell'University of Michigan School of Public Health (U-MSPH) hanno scoperto che la presenza di piombo nelle ossa è associata a un maggiore rischio di morte, in particolare a causa di malattie dell'apparato cardiocircolatorio.

Il piombo che si accumula nelle ossa durante il passare del tempo è un grave indicatore di rischio per la salute. Cosa che non avviene per quello che si trova nel sangue che, in genere, viene espulso dall'organismo nel giro di un mese circa, ha sottolineato il dr. Marc Weisskopf coordinatore dello studio.
Per arrivare a queste conclusioni, i ricercatori hanno analizzato i dati provenienti da 868 partecipanti al Department of Veterans Affairs Normative Aging Study, che ha avuto inizio nel 1963. «La presenza di piombo nelle ossa è drammatica e rappresenta un importante predittore di morte cardiovascolare» ha dichiarato Weisskopf.
Il problema non è, quindi, la tossicità acuta, ma quella cronica che si presenta dopo anni di esposizione agli agenti inquinanti o tossici.

Lo studio è stato pubblicato sull'edizione online della rivista "Circulation".
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Tratto da Puglia TV Brindisi
11/09/2009
Brindisi: energia alternativa,le linee sono intasate

Perche’ tanto sforzo per incentivare le fonti energetiche alternative quando poi la rete elettrica nazionale e’ satura e non consente l’immissione di altre fonti di produzione energetica oltre quella gia’ esistente?Lo ha messo in rilievo Giovanni Antonino in una intervista ai nostri microfoni affermando che sono bloccati per questa ragione quattrocento progetti sul fotovoltaico per un totale d’investimenti pari ad un miliardo e settecento milioni di euro.Con blocco,quindi, per le imprese locali, e per l’occupazione per un investimento pari a tre rigassificatori La questione quindi e’ di una gravita’ estrema e rischia di vanificare la voglia di natura nel settore energia che potrebbe anche renedere inutili le tante belle parole messe in piedi dal governo nazionale e regionale.
Se pero’ i comuni ,e quindi anche quello di Brindisi,dovessero dichiarare che gli impianti di energia alternativa sono essenziali e quindi indispensabili per la collettivita’,allora le cose potrebbero cambiare. Infatti e’ il cane che si morde la coda: si vuole diminuire l’uso del carbone ed allora basterebbe dare sfogo all’energia pulita,eolico,fotovoltaico, al posto di parte di quella realizzata, grazie al carbone ed altri mezzi del genere.
Ma non dite ad Enel e company di diminuire quella produzione perche’ da quell’orecchio non sentono e per questo si intasano le linee , impedendo di fatto ogni possibile modifica della situazione attuale. L’aspetto formale viene anche salvato con la legge che obbliga le aziende produttrici di utilizzare in proporzione fonti di energia rinnovabili;per si costituiscono societa’ ad hoc, cosi’ tutto e’ nei limiti di legge.Si puo’ solo sperare che ci sia una vera rivolta di popolo contro questa situazione che, stranamente ,viene nascosta ai cittadini ed agli ambientalisti ,ma che ha visto fino ad oggi tacere anche imprenditori e sindacati.

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