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14 luglio 2010

1)Legge comunitaria 2009: Delega al recepimento della direttiva sui reati ambientali 2)Calabria:La Giunta Regionale dice no al carbone

Tratto da Brescia Point

Legge comunitaria 2009: Delega al recepimento della direttiva sui reati ambientali

Il disegno di legge comunitaria 2009 (A.C. 2449) recava disposizioni volte ad assicurare l'osservanza degli obblighi derivanti dalla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, nonché a recepire ed attuare nell'ordinamento nazionale la normativa adottata a livello comunitario.....

In particolare, con l’approvazione dell’art. 19 si prevede l’introduzione nel panorama normativo nazionale della responsabilità in sede penale di enti, società, cooperative, etc. per i delitti ambientali (direttiva 2008/99/CE) e per quelli relativi all’inquinamento provocato dalle navi (direttiva 2009/123/CE).

Il Governo viene pertanto delegato all’adeguamento dell’ordinamento nazionale mediante l’adozione di decreti legislativi, modificando direttamente la legislazione vigente per assicurarne la conformità all’ordinamento comunitario.

La direttiva 2008/99/CE sulla tutela penale dell’ambiente dovrà essere attuata dagli Stati membri entro il 26 dicembre 2010 (in realtà la Legge Comunitaria 2009 delega il Governo al recepimento entro 9 mesi dalla sua entrata in vigore).

Essa si propone l’obiettivo di ottenere che gli Stati membri introducano, nel proprio diritto penale interno, sanzioni penali che possano garantire una più efficace tutela dell’ambiente (cfr. “considerando n. 3” e art.1 della direttiva), con un grado di deterrenza maggiore rispetto alle sanzioni amministrative o ai meccanismi risarcitori del diritto civile. La direttiva rappresenta, pertanto, un importante cambiamento nel sistema delle fonti normative del diritto penale ambientale, in quanto istituisce un livello minimo di armonizzazione in relazione alle attività contro l’ambiente che devono essere considerate reati e un sistema di responsabilità penale analogo per tutte le persone giuridiche in grado di garantire una più efficace tutela dell’ambiente stesso.

La direttiva recepisce i principi ribaditi in due sentenze della Corte di giustizia europea[71] secondo cui la competenza della Comunità europea ad attuare le politiche e le azioni comuni di cui agli artt.2 e 3 del Trattato CE comprende anche il potere di richiedere agli Stati membri l’applicazione di adeguate sanzioni penali.

Sul piano applicativo, la direttiva è destinata, infatti, ad avere effetti sulle normative penali dei singoli Stati membri, in quanto prevede che vengano sanzionate una serie di condotte imputabili a persone giuridiche idonee a provocare danni alla salute delle persone o un significativo deterioramento dell’ambiente

L’articolo 3 riporta un elenco di nove tipi di attività illecite che dovranno essere considerate reati da parte degli Stati membri, quando poste in essere intenzionalmente o con grave negligenza e qualora provochino danni alla salute delle persone (decesso o lesioni gravi), ovvero un danno rilevante alle componenti naturali dell’ambiente (un significativo deterioramento della qualità dell’aria, del suolo, delle acque, della fauna o della flora): tra queste, ad esempio, lo scarico, emissione o immissione illeciti nell’aria, nel suolo o nelle acque, di un quantitativo di sostanze o radiazioni ionizzanti ela raccolta, trasporto, recupero o smaltimento di rifiuti, illeciti (cfr. allegato 1

Allo stesso modo, è previsto che siano qualificate come reati le condotte di favoreggiamento e di istigazione a commettere intenzionalmente talune delle suddette attività (articolo 4).
L’articolo 5 dispone, quindi, che gli Stati membri dovranno adottare, secondo una formula ricorrente a livello comunitario, misure necessarie per assicurare che i reati previsti agli articolo 3 e 4 vengano puniti con sanzioni penali “efficaci, proporzionate e dissuasive”, ferma restando la facoltà di stabilire disposizioni penali più stringenti (“considerando n. 12”).

La direttiva introduce, all’articolo 6, una responsabilità penale in capo alle persone giuridiche per i reati indicati agli articoli 3 e 4, qualora siano commessi, a loro vantaggio, da qualsiasi soggetto che detenga una posizione preminente in seno alla stessa persona giuridica (comma 1).

inquinamento fiumiLo stesso articolo introduce anche una responsabilità da reato dell’ente «per carenza di sorveglianza o controllo» da parte di uno dei soggetti aventi la posizione preminente sopracitata, che abbia reso possibile la perpetrazione dei suddetti reati a vantaggio della persona giuridica da parte di una persona soggetta alla sua autorità (comma 2). ......

La previsione del coinvolgimento delle persone giuridiche nella materia ambientale rappresenta quindi un profondo cambiamento nel sistema delle fonti normative del diritto penale ambientale in quanto, assai spesso, sono gli enti economici a svolgere attività industriale nel cui interesse vengono colposamente o dolosamente compiuti gravi danni all’ambiente, ed essi sono, generalmente, costituiti come persone giuridiche (omissis)


In conclusione, il legislatore nazionale dovrà prevedere l’estensione della responsabilità penale delle persone giuridiche anche ai reati ambientali colposi che saranno introdotti nel sistema giuridico nazionale, in quanto la direttiva impone l’attuazione di un sistema sanzionatorio di natura esclusivamente penale. Viene, invece, lasciata ampia discrezionalità in merito alla tipologia di sanzioni, pecuniarie e/o interdittive (revoca delle autorizzazioni, interdizioni dall’esercizio dell’attività, esclusione da finanziamenti, divieto di contrattazione con la P.A., etc.), applicabili alle persone giuridiche responsabili di reati ambientali.

A cura di: ABRATE dott.Marco

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La Giunta Regionale dice no al carbone

Tratto da Info oggi
La Giunta Regionale dice no al  carbone

CATANZARO – ...Un NO AL CARBONE fermo, deciso e unanime quello emerso dal vertice di oggi, che giunge a pochissimi giorni dall’atteso appuntamento con la prima seduta della Conferenza dei Servizi, indetta dal Ministero dello Sviluppo Economico a Roma per il 15 luglio proprio per iniziare la disamina del progetto di riconversione a carbone che ENEL ha presentato per il sito rossanese. Un NO AL CARBONE incondizionato che rafforza quindi l’ormai chiaro rifiuto da parte dell’intera Sibaritide di diventare un luogo di colonizzazione nel quale far calare dall’alto insediamenti industriali inquinanti e capaci di compromettere per sempre l’equilibrio socio economico e la salute pubblica dell’intero territorio.

Un NO AL CARBONE senza se senza ma che diventa da oggi trasversale, perché a dire NO sono stati i massimi rappresentanti in Calabria del PDL e dell’UDC, allineandosi quindi all’opinione già espressa da vari partiti della sinistra, PD in testa. Un NO AL CARBONE che si tradurrà a brevissimo in un pronunciamento da parte della Regione Calabria nelle apposite sedi istituzionali e che porterà la Regione ad inoltrare ad ENEL la richiesta di ritiro formale del progetto.

“Il carbone non è compatibile con il progetto di sviluppo futuro della Regione Calabria, questa è una decisione senza appello e senza ritorno” così si è espresso il Governatore Scopelliti in merito all’utilizzo del carbone tanto a Rossano, quanto in qualsiasi altra parte del territorio regionale, sgombrando il campo da ogni possibile revisione della posizione della Regione a seguito di eventuali cambiamenti apportati da ENEL al proprio progetto, da cui la parola carbone dovrà necessariamente scomparire. Dello stesso parere sono stati tutti i componenti della Giunta Regionale, in particolare l’Assessore all’Agricoltura Trematerra è sceso in campo a difesa del comparto dell’agricoltura di eccellenza della Sibaritide, che verrebbe irrimediabilmente distrutta da un simile disegno. “Più che mai emerge ora la necessità di un progetto di qualificazione territoriale che sia in linea con le vocazioni proprie del territorio stesso, un territorio che oggi ha mostrato un momento di grande maturità, giungendo a presentarsi compatto e unanime ad un appuntamento di fondamentale importanza per il proprio futuro” ha dichiarato l’Onorevole Dima. Già certa dell’esito positivo dell’incontro di oggi, il Sindaco di Corigliano Straface ha sottolineato “l’importanza delle componenti produttive della Sibaritide quali l’agricoltura, il turismo e la pesca che hanno saputo unirsi per un obiettivo comune, volto a prendere in considerazione modelli sviluppo che siano veramente compatibili con il nostro territorio”.

“Oggi la Calabria ha vinto una battaglia importante nel quadro di una guerra – quella alla conversione a carbone della centrale ENEL di Rossano – che sarà ancora irta di ostacoli, ma superabili con la compattezza e il dialogo propositivo fra le istituzioni, con il coinvolgimento della popolazione e con il confronto con ENEL al fine di portare in Calabria, un progetto di sviluppo che porti reali benefici al territorio in termini occupazionali e di ricaduta economica, salvaguardando la salute dei cittadini e la vocazione naturale del territorio” così si è espresso il Presidente del COMITATO PER LA DIFESA E LO SVILUPPO SOSTENIBILE DELLA SIBARITIDE, Avvocato Minnicelli.

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Tratto da Brundisium.net

Salute: un pò di chiarezza sull'audizione dei dirigenti ARPA. di Maurizio Portaluri

Nell'incontro tema di discussione erano “le emissioni di anidride carbonica, polveri sottili e del conseguente impatto ambientale della Centrale Federico II”.

Nel verbale, che il Presidente dell'UPI, Prof Schittulli, mi ha subito messo gentilmente a disposizione, si legge che “a quanto pare esiste su tutto il territorio Brindisino, in particolar modo nel suo distretto industriale, una capillare rete di centraline per l’esattezza ventotto, la stragrande maggioranza gestite interamente dall’ ARPA solo il 30% gestite da aziende private cinque delle quali dall’ ENEL.
Le parole della Dirigente (dell'ARPA, dott.ssa D'agnano) sono sin dall’inizio confortanti e rassicuranti in quanto si apprende che nessuna di queste supera la soglia limite di rilevamento soprattutto nei pressi della Centrale Termoelettrica a carbone ENEL “Federico II”.
Il verbale prosegue: “emerge un aspetto inquietante per quanto concerne l’inquinamento del sottosuolo, nello specifico la dott.ssa D’agnano si riferisce alle falde acquifere per il 90% inquinate non certo a causa delle sostanze di lavorazione dell’ ENEL bensì per infiltrazioni di sostanze di scarti di lavorazione delle aziende petrolchimiche e soprattutto farmaceutiche”.

Se questa audizione tranquillizza Enel, perché Confindustria non si preoccupa dell’inquinamento delle falde?

È forse meno pericoloso per l’uomo? E chi si interessa della fine che fanno queste acque di falda? Mi sembra un grave problema di sanità pubblica.

Inoltre mi domando in che misura sulla base di queste notizie possiamo stare tutti più tranquilli.
Intanto si deve precisare che le centraline misurano solo alcuni degli inquinanti che la combustione del carbone produce.

Non misurano mercurio, arsenico, piombo, nichel, diossine, policlorobifenili (pcb), idrocarburi policiclici aromatici (ipa), sostanze radioattive come il polonio.
Di tutte queste sostanze sappiamo ancora molto poco a Brindisi, mentre sappiamo molto da studi condotti in altre nazioni anche circa i loro effetti negativi sulle popolazioni residenti nei pressi delle centrali a carbone.

Bisogna studiare e ricercare di più.
Mi sono esercitato in un problema di aritmetica ma non so se l’ho svolto bene. È un problema sul mercurio.
Su 8 milioni di tonnellate di carbone transitate annualmente nel nostro porto, assumendo che in ogni kg di carbone si possono trovare mediamente 0,3 mg di Mercurio (anche di più o di meno, ma questo dovrebbe essere stabilito con apposite analisi), nelle centrali brindisine sono entrate annualmente 2.400 tonnellate di mercurio.

Nelle autodichiarazioni aziendali si legge che per il 2005, in aria sono stati emessi 50 kg di mercurio e 2,7 Kg in acqua. Cioè appena il 2 per mille del mercurio presente nel carbone.

Un vero successo della captazione o una mia grave carenza in matematica?
Qualcuno potrà dire meglio di me, spero.


Noi siamo contenti che l'ARPA controlli oggi più di ieri e siamo fiduciosi che controllerà sempre meglio, perché gli inquinanti da controllare sono ancora tanti, molti di più di quelli di cui si è interessata la commissione ambiente dell'Unione Regionale delle Province il 21 giugno scorso a Brindisi.

Maurizio Portaluri

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