Selenio. Un veleno simile all’arsenico che può entrare nella catena alimentar tramite l’acqua e i vegetali. Una sostanza tossico-nociva trovata in concentrazioni “altissime” nell’acqua che fuoriesce dal depuratore biologico della cokeria Italiana Coke di Bragno. Sottoposto ieri mattina a sequestro preventivo. È scattato all’alba il blitz degli agenti della polizia giudiziaria che hanno messo i “sigilli” virtuali all’impianto. Infatti il depuratore biologico è stato sottoposto a sequestro, ma è stato lasciato funzionare ugualmente, per non compromettere l’attività produttiva e soprattutto per motivi di sicurezza e incolumità pubblica.
In base a quanto deciso da chi conduce l’inchiesta -il procuratore capo Francantonio Granero e il suo sostituto Danilo Ceccarelli- è stato concesso un termine di due mesi all’azienda per mettersi in regola.
È il lasso di tempo secondo i periti della Procura per “spegnere” senza danni e rischi il depuratore. Se poi nel frattempo l’azienda si metterà in regola, il provvedimento di sequestro potrà essere rivisto. Intanto per garantire la correttezza delle operazioni i magistrati hanno indicato nel responsabile sicurezza ambientale Giancarlo Bruni, che risulta formalmente indagato per il malfunzionamento del depuratore, il custode giudiziario dell’impianto.
Gli inquirenti cercano di capire anche un’eventuale volontà dolosa nella gestione, e nel malfunzionamento dell’impianto, per capire gli sforamenti a fase alterne. In particolare di selenio. Il dubbio, su cui la polizia giudiziaria cerca di fare chiarezza, riguarda il comportamento di chi aziona l’impianto. Al centro dell’indagine anche il progetto di ristrutturazione e rifacimento del settore pronto da due anni secondo gli atti, ma non concretizzatosi sino ad oggi.
E così in base alle relazioni con gli sforamenti dei periti della Procura di Savona -notificate all’azienda- il giudice per le indagini preliminari, su richiesta del pm Ceccarelli ha firmato il decreto di sequestro eseguito ieri mattina all’alba.
Tratto da Il giornale.it
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