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01 dicembre 2011

Le banche che mettono 'carbone' sul fuoco climatico....La top venti delle banche big killers

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Le banche che mettono 'carbone' sul fuoco climatico

Giulio Meneghello

Investire ancora nelle fonti fossili vuol dire perdere la battaglia per contenere i danni del global warming. Ma le banche continuano a puntare forte sulla fonte peggiore per il clima, il carbone. E' quanto mostra un nuovo report. Il risultato è un mix esplosivo di rischio non solo per il clima, ma anche per la finanza mondiale.

Qualcosa proprio non quadra.
Da una parte è evidente che investire ancora nelle fonti fossili vuol dire andare incontro ad un disastro climatico. Dall'altra i grandi della finanza continuano a scommettere decine di miliardi di dollari sulla fonte peggiore per il clima, il carbone. Il risultato è un mix esplosivo di rischio ambientale e finanziario: forse è già troppo tardi per scegliere tra un fallimento sul piano della lotta al global warming - nel caso gli investimenti delle banche andassero a buon fine e le centrali a carbone finanziate riuscissero a funzionare per il loro ciclo di vita - e una grossa bolla di investimenti, che scoppierà se le politiche per il clima impediranno alle fonti fossili di ripagare i finanziatori.
La prima affermazione, cioè che per evitare gli effetti peggiori del riscaldamento globale bisogna fermare immediatamente gli investimenti in fonti fossili, non viene da un'associazione ambientalista, ma dalla International Energy Agency. Nell'ultimo World Energy Outlook infatti si mostra come quattro quinti della quantità di emissioni massima per rimanere entro la soglia critica dei 2 °C sono già allocati dallo stock di capitale esistente, ossia impliciti in centrali industrie e altre infrastrutture in fase di realizzazione. Se entro il 2017, scrive l'Agenzia, non si farà inversione ci saremo già giocati la possibilità di contenere le emissioni abbastanza per tenere la concentrazione della CO2 sotto le 450 ppm, e dunque di fermare l'aumento della temperatura entro i 2 °C.
Quanto al secondo punto, è appena uscito un report che documenta ampiamente come e quanto le più grandi banche del mondo stiano investendo nel carbone: si intitola Bankrolling Climate Change. E' stato realizzato da una rete internazionale di ONG (la tedesca Urgewald, le sudafricane GroundWork e Earthlife Africa Johannesburg e il network internazionale BankTrack) e analizza gli investimenti di 93 tra le più grandi banche del mondo. Lo studio mostra come la finanza, al di là della mano di verde data alla facciata, il cosiddetto greenwashing, stia puntando ancora pesante sul nero, ossia sull'estrazione di carbone e sulle centrali.
Come si vede dai grafici (vedi in fondo) i nomi sono importanti e i numeri alti, anche se probabilmente sottodimensionati: si basano infatti solo sui dati consultabili pubblicamente. E la somma complessiva è in aumento negli ultimi anni (grafico qui sotto).

.......Non c'è bisogno di elencare le altre controindicazioni del carbone (ad esempio inquinamento e danni alla salute,  il 7% del Pil nel 2007 in Cina e 30mila morti premature all'anno negli Usa) per capire che la finanza – investendo in miniere di carbone e centrali - sta mettendo la benzina nel motore di una macchina fuori controllo.
Un problema che dovrebbe far insorgere gli azionisti di quelle stesse banche che stanno finanziando il carbone e le altre fossili. E non solo per il contributo al disastro climatico: gli investimenti in energie fossili infatti rischiano di essere anche un enorme boomerang economico, capace di far scoppiare una bolla paragonabile a quella dei mutui subprimes.
Il perché lo spiega un altro report, di Carbon Tracker Initiative, di cui abbiamo parlato nei mesi scorsi. In sintesi, una quantità enorme di denaro è impegnata in carbone, petrolio e gas che in un non così lontano futuro probabilmente non potranno essere estratti e bruciati.......

 Dato che la capitalizzazione legata alle risorse fossili su varie Borse ha un ruolo molto importante (20-30% in Borse come quella australiana, Londra, Mosca, Toronto e San Paolo), le conseguenze a catena per l'economia mondiale potrebbero anche essere catastrofiche.
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Centrali a carbone, la top venti delle banche big killers 

Le banche inglesi che hanno finanziato in misura maggiore l’industria del carbone sono la Barclays, la Royal Bank of Scotland e l’HSBC, nonostante vantino una certa attenzione alla sostenibilità ambientale. Lo rivela una ricerca condotta da un gruppo di ONG, tra cui la tedesca Urgewald, la rete internazionale BankTrack e la Earthlife Africa Johannesburg.
Negli States in cima alla lista nera ci sono la JP Morgan Chase, Citigroup e Bank of America, che dal 2005 ad oggi hanno elargito ai fossili almeno 42 miliardi di euro. La BNP Paribas e l’Unicredit/ HVB “rappresentano” l’Italia in questa top 20.
Gli istituti di credito più espansivi con l’industria del carbone sono stati immediatamente rinominati dalle ONG big killers. 
Heffa Schücking della Urgewald ha spiegato infatti che se le banche continuano a finanziare le centrali a carbone, a nulla varranno gli sforzi internazionali per ridurre le emissioni ed arginare il riscaldamento globale. Ecco  la lista completa delle banche additate come big killers dalle ONG.

  1. JP Morgan Chase
  2. Citigroup
  3. Bank of America
  4. Morgan Stanley
  5. Barclays
  6. Deutsche Bank
  7. Royal Bank of Scotland
  8. BNP Paribas
  9. Credit Suisse
  10. UBS
  11. Goldman Sachs
  12. Bank of China
  13. Industrial and Commercial Bank of China
  14. Crédit Agricole / Calyon
  15. UniCredit / HVB
  16. China Construction Bank
  17. Mitsubishi UFJ Financial Group
  18. Société Générale
  19. Wells Fargo
  20. HSBC

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