I LICHENI UTILI BIOINDICATORI
I licheni sono degli organismi viventi solo in apparenza semplici, in realtà sono composti da: un fungo (micobionte) e da un’alga (foto bionte) specializzatisi per vivere in perfetta simbiosi. Si trovano in quasi tutti gli ambienti terrestri, dalla montagna al mare, riuscendo a sopravvivere anche in ecosistemi fortemente antropizzati.
Tutte queste peculiarità hanno fatto sì che i licheni venissero preferiti ad altri tipi di bioindicatori per rilevare le emissioni nocive in atmosfera.......Forse pochi sapranno invece che i licheni possono essere utilizzati come bioindicatori dell’inquinamento atmosferico e ciò grazie alla loro particolare sensibilità, anche a minime concentrazioni entro i limiti di legge, nei confronti di sostanze tossiche quali: anidride solforosa e ossidi di azoto. In pratica, i licheni non hanno la possibilità di liberarsi delle sostanze contaminanti accumulate al loro interno -precisamente nel tallo- tramite meccanismi di escrezione attiva, come fanno invece le piante superiori........
LE SOSTANZE NOCIVE E CANCEROGENE
I licheni sono degli ottimi bioindicatori poiché i cambiamenti ambientali possono influire sul loro ciclo vitale come abbiamo visto, ma funzionano anche come dei bioaccumulatori di diverse sostanze inquinanti senza subire danni per periodi di tempo più o meno lunghi conservando anche nelle parti morte la memoria storica degli agenti inquinanti.
Ci indicano dunque la presenza di sostanze nocive nell’aria come: radionuclidi, zolfo, fluoro, idrocarburi clorurati, metalli, polveri sottili e fumi, la cui presenza è dovuta principalmente alla combustione di fonti fossili, all’attività degli inceneritori e delle centrali termoelettriche. La metodica consiste nell’analizzare in laboratorio i talli lichenici mediante spettrofotometri, stimare i livelli medi di deposizione di inquinanti -emessi da particolari sorgenti puntiformi- e rilevare la presenza di sostanze cancerogene o comunque nocive.
I licheni sono degli ottimi bioindicatori poiché i cambiamenti ambientali possono influire sul loro ciclo vitale come abbiamo visto, ma funzionano anche come dei bioaccumulatori di diverse sostanze inquinanti senza subire danni per periodi di tempo più o meno lunghi conservando anche nelle parti morte la memoria storica degli agenti inquinanti.
Ci indicano dunque la presenza di sostanze nocive nell’aria come: radionuclidi, zolfo, fluoro, idrocarburi clorurati, metalli, polveri sottili e fumi, la cui presenza è dovuta principalmente alla combustione di fonti fossili, all’attività degli inceneritori e delle centrali termoelettriche. La metodica consiste nell’analizzare in laboratorio i talli lichenici mediante spettrofotometri, stimare i livelli medi di deposizione di inquinanti -emessi da particolari sorgenti puntiformi- e rilevare la presenza di sostanze cancerogene o comunque nocive.
Le sostanze che possono essere contemporaneamente dai licheni rilevate sono:
- cadmio
- cromo
- nichel
- manganese
- piombo
- vanadio
- zinco
- elementi radioattivi (cesio 13
......Senza dubbio il bioindicatore può essere utilizzato per individuare possibili zone a rischio per la salute pubblica e quindi per pianificare una successiva ed efficace rete di monitoraggio strumentale risparmiando denaro.
Ma in Liguria ?Come stiamo a licheni?E a SAVONA?
Tratto da Nonukes
Licheni come biomonitors
...........Campagne di biomonitoraggio mediante licheni nell’area di Vado Ligure
1. Nimis e Castello 1990 (Università
di Trieste, specifica per l'effetto della centrale ENEL).
2. Nimis e collaboratori 1998 (Università di Trieste, specifica per l'effetto della centrale ENEL).
3. Giordani et al. 2000 (ARPA + Università di Genova, su scala regionale).
2. Nimis e collaboratori 1998 (Università di Trieste, specifica per l'effetto della centrale ENEL).
3. Giordani et al. 2000 (ARPA + Università di Genova, su scala regionale).
4. Giordani 2003 (Università di
Genova, su scala regionale).
Biomonitoraggio nell’area di Vado Ligure - Campagna 1990 (Castello et al., 1994)
• Bioindicazione e
bioaccumulo (lichene, corteccia) e concentrazione nel suolo.
• 82 stazioni di campionamento selezionate su base preferenziale.
• Valori molto bassi di diversità lichenica in tutta l’area di indagine..
• 82 stazioni di campionamento selezionate su base preferenziale.
• Valori molto bassi di diversità lichenica in tutta l’area di indagine..
Fig. 1 = Da Bergeggi
ad Albissola si è rilevato il fenomeno del “deserto lichenico”, situazione in
cui, a causa del grave inquinamento, i licheni sono incapaci di sopravvivere.
Biomonitoraggio nell’area
di Vado Ligure - Campagna 1998 (Nimis e collaboratori 1998)
• Volta alla valutazione della qualità dell’aria in aree potenzialmente influenzate dalle emissioni della
centrale termoelettrica. Utilizzate due metodiche:
– Bioindicazione (studio della biodiversità lichenica), in 52 stazioni di campionamento
– Bioaccumulo (27 elementi nei talli di Parmelia caperata, tra cui Al, As, Cd, Co, Cr, Fe, Hg,
Cu, V, Zn…. , in 21 stazioni di campionamento)
Fig.2 Campagna 1998:
bioindicazione:
Fig. 2 Nel 1998 la
mappa di qualità dell’ aria ha dimostrato la persistenza del deserto lichenico,
caratteristico di una pessima qualità dell’ aria, paragonabile a quella delle aree maggiormente
inquinate della Pianura Padana:
• Nel complesso la
situazione presenta un alto grado di alterazione: buona parte dell’area presenta
condizioni della qualità dell’aria paragonabili a quelle delle aree maggiormente
inquinate della pianura Padana..
• “Nella valle di Vado si evidenzia una situazione ambientale fortemente degradata, estesa anche alleprime colline fino a Segno e Piano.
• “Nella valle di Vado si evidenzia una situazione ambientale fortemente degradata, estesa anche alleprime colline fino a Segno e Piano.
Figura 3) Nella campagna di biomonitoraggio del 2000, eseguita a livello regionale, si è potuto evidenziare come le aree di cattiva qualità dell’ aria ( rosso, arancione e giallo) si estendano , a partire dall’ area di Savona, Albissola, Vado, Quiliano, fino all’ entroterra, interessando tutta la Val Bormida. La Provincia di Savona, con una densità abitativa pari a meno della metà di quella della Provincia di Genova, presenta una situazione di inquinamento diffuso che non ha eguali in tutta la Regione.
Valga in particolare il confronto con la Provincia di Imperia, ove, a parità di densità abitativa, prevalgono condizioni di qualità dell’ aria molto migliori( colori verde, blu).
Valga in particolare il confronto con la Provincia di Imperia, ove, a parità di densità abitativa, prevalgono condizioni di qualità dell’ aria molto migliori( colori verde, blu).
Biomonitoraggio degli effetti dell’inquinamento atmosferico in Liguria – campagna 2003 - Giordani 2004
Liguria: un caso anomalo?
• Contrariamente a quanto osservato in altre aree fortemente urbanizzate italiane ed europee (es.
Londra), non si è assistito ad un miglioramento della biodiversità lichenica. Questo dato è
particolarmente accentuato in P. Sv ( figg. 4-5).
FIG. 4 Biodiversità lichenica su scala regionale: la P Sv dimostra rispetto al resto del territorio regionale un indice di biodiversità lichenica molto più basso, a causa di una peggiore qualità dell’aria.
Fig. 5 =
Biodiversità lichenica in P. Sv: anche nel 2003, nonostante anni di
funzionamento ridotto della
centrale per lavori di ambientalizzazione, la qualità dell’ aria in tutta la Provincia di Savona si manteneva a livelli molto bassi ( prevalenza di colori rosso, arancione e giallo).Interferenze dovute all’ opera
centrale per lavori di ambientalizzazione, la qualità dell’ aria in tutta la Provincia di Savona si manteneva a livelli molto bassi ( prevalenza di colori rosso, arancione e giallo).Interferenze dovute all’ opera
Atmosfera.
I dati calcolati da Tirreno Power suggeriscono una minima incidenza delle emissioni della centrale rispetto ai valori misurati dalle centraline.
Tale affermazione non è condivisibile perché:
• I dati regionali sul contributo percentuale dei vari macrosettori alle emissioni regionali totali dimostrano come al contrario le centrali termoelettriche diano un contributo molto elevato all’ immissione di inquinanti nell’ ambiente, e come la provincia di Savona, con solo il 17% degli abitanti, sia la principale produttrice di polveri sottili, ossidi di azoto, ossidi di zolfo, anidride carbonica ( oltre il 50% dell’ intera regione). ( Figg. 1,2,3).
Figura 1: CONTRIBUTO
PERCENTUALE DEI VARI MACROSETTORI ALLE EMISSIONI REGIONALI TOTALI DEI PRINCIPALI INQUINANTI In azzurro il contributo delle centrali
termoelettriche alle emissioni regionali. (Dati ARPAL 2005)
Figura 2 ( Sopra,
ARPAL 1995 )Gli spicchi gialli rappresentano la percentuale dovuta alla P. Sv
all’ apporto totale dei principali inquinanti, che, come abbiamo visto, in Liguria, al contrario
della quasi totalità delle regioni
italiane, è principalmente rappresentato dal contributo delle centrali elettriche.
italiane, è principalmente rappresentato dal contributo delle centrali elettriche.
Il Piano
Regionale di risanamento e tutela della qualità dell’ aria della Regione
Liguria 2006, , dimostra
ancora come nella zona 2b savonese, comprendente i Comuni di Savona, Quiliano e Vado Ligure, dopo anni di funzionamento dimezzato della centrale, “la centrale termoelettrica è la prioritaria responsabile delle emissioni di ossidi di azoto (68.3%), PM10 ( 34.)%, SOx (97.7%), e di COV (37.9%).”
“Va considerato che le emissioni che derivano dalla centrale termoelettrica hanno ricadute sui tre comuni”.
Il grafico riporta in verde la popolazione espressa in percentuale rispetto agli abitanti totali della
Liguria. Le colonnine blu, azzurre e grigie i principali inquinanti.
Come è evidente la P. Sv, con il solo 17% della popolazione totale, produce dal 40 al 50% degli
inquinanti, superiore anche alla P. di Genova, con un apporto pro – capite enormemente superiore
rispetto alle altre province, superiore anche di 4-5 volte rispetto alle altre province.
ancora come nella zona 2b savonese, comprendente i Comuni di Savona, Quiliano e Vado Ligure, dopo anni di funzionamento dimezzato della centrale, “la centrale termoelettrica è la prioritaria responsabile delle emissioni di ossidi di azoto (68.3%), PM10 ( 34.)%, SOx (97.7%), e di COV (37.9%).”
“Va considerato che le emissioni che derivano dalla centrale termoelettrica hanno ricadute sui tre comuni”.
Il grafico riporta in verde la popolazione espressa in percentuale rispetto agli abitanti totali della
Liguria. Le colonnine blu, azzurre e grigie i principali inquinanti.
Come è evidente la P. Sv, con il solo 17% della popolazione totale, produce dal 40 al 50% degli
inquinanti, superiore anche alla P. di Genova, con un apporto pro – capite enormemente superiore
rispetto alle altre province, superiore anche di 4-5 volte rispetto alle altre province.
Il grafico, che riporta i dati pubblicati sul piano
Regionale della qualità dell’ aria del 2006, ci dimostra come nei comuni di Savona, Quiliano e Vado la centrale a carbone, pur
funzionando a regime dimezzato da anni, (colonnina verde), produca una quantità di inquinamento enormemente
superiore a tutte le altre fonti ( traffico, industrie, riscaldamento).
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