Tratto da Sasiaimpianti
CENTRALI A CARBONE: GLI EFFETTI DEVASTANTI SULL'AMBIENTE E SULLA SALUTE
Nel sito ENEL si legge questo:
"... Oltre 1200 nuove centrali a carbone in progetto nel mondo...I
nuovi progetti hanno ottenuti finanziamenti sia dalle banche
commerciali che dalle banche di sviluppo. Per esempio, la JP Morgan
Chase ha fornito più di 13 miliardi di euro per i nuovi impianti a
carbone nel corso degli ultimi sei anni, seguita da City Bank, con 10
miliardi di euro. La Barclays è considerata il quinto più grande
sostenitore del carbone, con un finanziamento erogato pari a 9 miliardi
di euro, mentre la Royal Bank of Scotland è considerata il settimo
sostenitore del carbone a livello mondiale, con 8 miliardi di euro di
finanziamenti erogati...."
Ma andiamo con ordine e vi spiego cosa NON va nelle centrali a carbone.
Attualmente in Italia ci sono 13 centrali a carbone:
Gli
effetti devastanti delle centrali a carbone sull’ambiente e sulla
salute li possiamo ben immaginare. Solo a titolo di esempio, riporto
alcuni dati interessanti, quanto sconcertanti, dal sito di Greenpeace.
Si parla qui di Brindisi. Della centrale a carbone di Enel, la Federico II.
L’Agenzia Europea per l’Ambiente ha indicato nel 2011 la centrale Enel di Brindisi come il sito industriale più inquinante d’Italia. Secondo l’Agenzia le emissioni inquinanti del sito industriale (dati del 2009) causano una mortalità prematura stimabile in 119 casi l’anno.
A queste morti premature causate dal carbone andrebbero sommati gli
impatti dell’impianto di Brindisi Nord di Edipower, che ha ottenuto
l’anno scorso una nuova Autorizzazione Integrata Ambientale per tornare a produrre ed inquinare a pieno regime.
Si legge nel rapporto:
In
riferimento alla popolazione di Brindisi, uno studio del 2011
realizzato dall’Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Lecce e di
Pisa con l’Unità operativa di Neonatologia dell’ospedale Perrino di
Brindisi, la Asl di Brindisi e l’Università di Pisa, segnala un eccesso
nelle patologie neonatali riscontrate nel capoluogo pugliese del 18 per
cento rispetto alla media europea, con uno scarto che raggiunge quasi il
68 per cento in riferimento alle patologie congenite cardiovascolari.
Gli effetti devastanti delle centrali a carbone, dicevamo, si possono ben immaginare, ma citando i dati è tutto più lampante.
Questi sono i riscontri immediati sulla salute delle persone, ma possiamo immaginare con altrettanta lucidità gli effetti di lungo periodo e su scala globale di questi modelli di produzione energetica: sulle persone, sugli animali, sul Pianeta.
Questi sono i riscontri immediati sulla salute delle persone, ma possiamo immaginare con altrettanta lucidità gli effetti di lungo periodo e su scala globale di questi modelli di produzione energetica: sulle persone, sugli animali, sul Pianeta.
Le zone che accolgono le centrali a carbone sono sotto continuo monitoraggio dalle principali associazioni ambientaliste.
Il carbone risulta essere la tipologia di combustibile fossile più impattante a livello ambientale: i suoi “fumi” che sprigionano biossido di carbonio, sostanza altamente tossica, costituiscono il 43% del totale dei gas serra di tutto il mondo. Inoltre le polveri ed i residui della combustione che si sprigionano nell’aria attorno alle centrali sporcano le abitazioni, le strade e le colture intorno, minando pesantemente l’ecologia di questi luoghi.
Il carbone risulta essere la tipologia di combustibile fossile più impattante a livello ambientale: i suoi “fumi” che sprigionano biossido di carbonio, sostanza altamente tossica, costituiscono il 43% del totale dei gas serra di tutto il mondo. Inoltre le polveri ed i residui della combustione che si sprigionano nell’aria attorno alle centrali sporcano le abitazioni, le strade e le colture intorno, minando pesantemente l’ecologia di questi luoghi.
Le centrali di carbone hanno
effetti devastanti sul benessere e sulla salute delle persone: molti
studi scientifici hanno infatti dimostrato che sono causa di tumori,
malattie respiratorie, cardiovascolari e ictus.
La lista potrebbe continuare.
La lista potrebbe continuare.
Dunque, cosa contrapporre alle anacronistiche centrali a carbone? A gas o a petrolio?
Le alternative ci sono, sono le fonti rinnovabili.
Si tratta di prenderle, studiarle, migliorarle, si tratta di fare (e
finanziare) ricerca. Bisogna coniugare la produzione ed il consumo
energetico con le nuove tecnologie per ottimizzarne i costi,
l’efficienza ed il rendimento. La ricerca in tal senso ha fatto e sta
facendo passi da gigante, ma ancora di strada bisognerà farne.
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