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31 gennaio 2014

CENTRALI A CARBONE: INNUMEREVOLI EFFETTI DEVASTANTI SULL'AMBIENTE E SULLA SALUTE.

Tratto  da  Sasiaimpianti

CENTRALI A CARBONE: GLI EFFETTI DEVASTANTI SULL'AMBIENTE E SULLA SALUTE

Nel sito ENEL si legge questo: 

"... Oltre 1200 nuove centrali a carbone in progetto nel mondo...I nuovi progetti hanno ottenuti finanziamenti  sia dalle banche commerciali che dalle banche di sviluppo. Per esempio, la JP Morgan Chase ha fornito più di 13 miliardi di euro per i nuovi impianti a carbone nel corso degli ultimi sei anni, seguita da City Bank, con 10 miliardi di euro. La Barclays è considerata il quinto più grande sostenitore del carbone, con un finanziamento erogato pari a 9 miliardi di euro, mentre la Royal Bank of Scotland è considerata il settimo sostenitore del carbone a livello mondiale, con 8 miliardi di euro di finanziamenti erogati...." 

Ma andiamo con ordine e vi spiego cosa NON va nelle centrali a carbone.


Attualmente in Italia ci sono 13 centrali a carbone:


Gli effetti devastanti delle centrali a carbone sull’ambiente e sulla salute li possiamo ben immaginare. Solo a titolo di esempio, riporto alcuni dati interessanti, quanto sconcertanti, dal sito di Greenpeace.
Si parla qui di Brindisi. Della centrale a carbone di Enel, la Federico II.
L’Agenzia Europea per l’Ambiente ha indicato nel 2011 la centrale Enel di Brindisi come il sito industriale più inquinante d’Italia. Secondo l’Agenzia le emissioni inquinanti del sito industriale (dati del 2009) causano una mortalità prematura stimabile in 119 casi l’anno. A queste morti premature causate dal carbone andrebbero sommati gli impatti dell’impianto di Brindisi Nord di Edipower, che ha ottenuto l’anno scorso una nuova Autorizzazione Integrata Ambientale per tornare a produrre ed inquinare a pieno regime.
Si legge nel rapporto:

In riferimento alla popolazione di Brindisi, uno studio del 2011 realizzato dall’Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Lecce e di Pisa con l’Unità operativa di Neonatologia dell’ospedale Perrino di Brindisi, la Asl di Brindisi e l’Università di Pisa, segnala un eccesso nelle patologie neonatali riscontrate nel capoluogo pugliese del 18 per cento rispetto alla media europea, con uno scarto che raggiunge quasi il 68 per cento in riferimento alle patologie congenite cardiovascolari.

Gli effetti devastanti delle centrali a carbone, dicevamo, si possono ben immaginare, ma citando i dati è tutto più lampante.
Questi sono i riscontri immediati sulla salute delle persone, ma possiamo immaginare con altrettanta lucidità gli effetti di lungo periodo e su scala globale di questi modelli di produzione energetica: sulle persone, sugli animali, sul Pianeta.
Le zone che accolgono le centrali a carbone sono sotto continuo monitoraggio dalle principali associazioni ambientaliste.
Il carbone risulta essere la tipologia di combustibile fossile più impattante a livello ambientale: i suoi “fumi” che sprigionano biossido di carbonio, sostanza altamente tossica, costituiscono il 43% del totale dei gas serra di tutto il mondo.  Inoltre le polveri ed i residui della combustione che si sprigionano nell’aria attorno alle centrali sporcano le abitazioni, le strade e le colture intorno, minando pesantemente l’ecologia di questi luoghi.

Le centrali di carbone hanno effetti devastanti sul benessere e sulla salute delle persone: molti studi scientifici hanno infatti dimostrato che sono causa di tumori, malattie respiratorie, cardiovascolari e ictus.
La lista potrebbe continuare.

Dunque, cosa contrapporre alle anacronistiche centrali a carbone? A gas o a petrolio?

Le alternative ci sono, sono le fonti rinnovabili. Si tratta di prenderle, studiarle, migliorarle, si tratta di fare (e finanziare) ricerca. Bisogna coniugare la produzione ed il consumo energetico con le nuove tecnologie per ottimizzarne i costi, l’efficienza ed il rendimento. La ricerca in tal senso ha fatto e sta facendo passi da gigante, ma ancora di strada bisognerà farne. 

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