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12 febbraio 2014

Le lacrime e le scelte sbagliate delle utility energetiche

Tratto da Qualenergia

Le lacrime e le scelte sbagliate delle utility

Il termoelettrico in crisi continua ad invocare un soccorso a spese delle rinnovabili. Ma “bisogna salvare e proteggere dalla competizione oligopoli vecchi e che spesso già godono di aiuti pubblici quando scommettono contro l'innovazione e perdono?” chiede Amory Lovins in un articolo pubblicato sul blog del Rocky Mountain Institute.

Abbiamo pubblicato ieri gli ennesimi dati sulla crisi dell'energia convenzionale in Italia, messa in ginocchio dal calo dalla domanda, un eccesso di potenza  dovuto a investimenti sbagliati fatti in passato e, last but not least, la concorrenza delle fonti rinnovabili. Numeri che mostrano un crollo del termoelettrico, la cui produzione è scesa del 13% in un anno, e che Assoelettrica riprende per invocare un soccorso agli impianti convenzionali, soprattutto cicli combinati a gas, da finanziare anche a spese delle nuove energie pulite.
In risposta alla lobby elettrica si potrebbero usare le parole di Amory Lovins, una delle voci più importanti dell'ambientalismo americano e mondiale. “Bisogna salvare e proteggere dalla competizione oligopoli vecchi e che spesso già godono di aiuti pubblici quando scommettono contro l'innovazione e perdono?”, chiede in un articolo pubblicato alcuni giorni fa sul blog del Rocky Mountain Institute.
“Le grandi utility europee – è la sua risposta – avrebbero dovuto prepararsi all'avvento delle rinnovabili reinvestendo i centinaia di milioni di euro scaricati sui consumatori per i permessi ad emettere CO2 che, nella prima decade dell'ETS, sono stati assegnati ai produttori in maniera gratuita. Non l'hanno fatto. Ora si lamentano che le nuove tecnologie stanno compromettendo il loro modello di business, proprio come gli innovatori già da decenni avvertivano sarebbe successo. Le innovazioni rivoluzionarie necessariamente sovvertono lo status quo per portare un cambiamento che ripaga del prezzo dello sconvolgimento. Avremmo dovuto rifiutare i telefoni cellulari perché minacciavano di spiazzare i telefoni fissi? Le macchine fotografiche con la pellicola non sono forse state rese obsolete dalle digitali? I giornali in cartaceo non dovrebbero inventarsi nuovi modelli di business per confrontarsi con l'ascesa di internet?”
La provocazione di Lovins parte da un servizio realizzato dall'Economist, nel quale si denuncia appunto la crisi delle utility europee, mostrando che le 20 più grandi dal 2008 al 2013 hanno perso metà del loro valore. Una riforma del mercato che comprenda un capacity market ben disegnato e basato sulla neutralità tecnologica, potrebbe essere una cosa giusta – concede il fisico statunitense – ma non bisogna premiare strategie di investimento mal fatte che si rifiutano di abbandonare un sistema arcaico.
Come in Italia sappiamo, infatti, le rinnovabili hanno solo acuito una crisi dell'energia convenzionale dovuta a scelte sbagliate: con il miglioramento dell'efficienza, la riduzione dell'intensità energetica e, negli ultimi anni, la crisi, la situazione di overcapacity che stiamo vivendo nel nostro paese – una potenza installata doppia rispetto al fabbisogno – si sarebbe verificata anche senza l'avvento di fotovoltaico ed eolico. Eppure si sono investite decine di miliardi di euro in cicli combinati a gas pur sapendo degli obblighi che il nostro paese aveva in materia di energie pulite.
All'Economist che denuncia come fonti “economiche ed affidabili”, le fossili, stiano soccombendo ad altre “care e inaffidabili”, fotovoltaio, eolico..... Se stanno vivendo la crisi attuale – rimarca Lovins – è proprio perché non sono stati lungimiranti: “Commissionare nuove centrali a carbone quando erano già noti gli obiettivi su rinnovabili e CO2 è stato come investire nella produzione di carrozze quando iniziava a diffondersi l'automobile”.

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