Tratto da Cinaforum
Carbone, è ora di darci un taglio
La riduzione dell’impiego del carbone in Cina causerà, come temono in molti, esodi e rivolte sociali nelle province più industrializzate – a causa di licenziamenti di massa nelle miniere, nelle centrali elettriche alimentate a carbone e nelle acciaierie? Al contrario, secondo una nuova ricerca il taglio dell’utilizzo del combustibile fossile favorirebbe la creazione di nuovi posti di lavoro.
Lo studio del China Coal Cap Project – un’iniziativa congiunta di accademici e ricercatori governativi e non-profit – analizza i benefici economici complessivi della politica di un limite massimo nazionale al carbone contenuta nel 13° Piano quinquennale della Cina (2016-2020).
“Se al carbone verrà applicato un tetto nazionale, grazie alle industrie delle rinnovabili, dell’energia pulita e dell’efficientamento energetico si creeranno molti più posti di lavoro di quelli che andranno persi nell’industria mineraria e nelle produzioni ad alto impiego di carbone”, spiega Pan Jiahua, a capo dello Institute for Urban and Environmental Studies della Chinese Academy of Social Sciences. Pan aggiunge che “la maggior parte dei nuovi posti, sarebbero impieghi decenti – con condizioni di lavoro migliori e che richiedono capacità tecniche più elevate – che rimpiazzerebbero lavori precari e di scarsa qualità”.
Il settore dell’energia a bassa emissione di carbonio sarebbe il primo beneficiario di un limite massimo al carbone, perché – sostiene il documento – la quantità di lavoratori richiesta per installare nuovi impianti e infrastrutture nell’eolico, idroelettrico, nucleare e biomasse supererebbe quella persa nelle miniere, nei trasporti e nella produzione di energia da carbone.
Secondo il rapporto, l’efficientamento e i servizi energetici darebbero luogo, direttamente e indirettamente, a milioni di nuovi posti di lavoro.
China Coal Cap Project aggiunge che nel settore del carbone andrebbe comunque persa – con o senza tagli al carbone – una gran quantità di posti di lavoro, perché stanno chiudendo le miniere più piccole e meno efficienti, perché sempre più minatori vengono sostituiti da nuovi macchinari e perché i prezzi più bassi del carbone a livello globale, nonché l’eccesso di capacità produttiva, costituiscono tutti elementi che mandano all’aria qualsiasi progetto di espansione.......
Il recente documentario “Under The Dome” ha avuto un grande successo popolare, assicurandosi centinaia di milioni di click, mentre la sequenza di obiettivi fissati dal governo centrale lascia sperare che i limiti alla combustione di carbone per produrre energia saranno fatti rispettare più che in passato.
Il governo ha promesso di raggiungere il tetto di consumo di carbone nel 2020; di arrivare al picco nelle emissioni di carbonio nel 2030; e diminuire costantemente l’intensità di carbonio riducendo la porzione riservata al carbone nel mix energetico, dall’attuale 66% al 62%.
Tratto da chinadialogue
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