Tratto da Il Sole 24 ore
In perdita metà della produzione di carbone nel mondo
Ai prezzi attuali non vale la pena estrarre la metà del carbone mondiale. Ad asserirlo è Moody's, che ha appena rilasciato un report sul settore in Nord America.
Indubbiamente i tempi non sono propizi per questa materia prima. Glencore e l’utility giapponese Tohoku Electric Power hanno appena raggiunto un accordo sulle forniture di carbone termico dal 1° ottobre, che farà da benchmark per analoghi contratti, a un prezzo che secondo fonti Reuters è intorno a 64,60 $/tonnellata, in calo del 12% rispetto all’anno scorso. I prezzi spot sono ancora più bassi, ai mimini dal 2008 in tutto il mondo e in alcune aree sotto 50 $. Non va meglio per il carbone metallurgico, il cui benchmark globale è stato fissato il mese scorso a 89 $/tonn, il minimo da dieci anni.
«Ulteriori tagli alla produzione si rendono necessari per riportare il mercato in equilibrio», avverte Anna Zubets- Anderson, analista di Moody’s.
Il rallentamento della domanda da parte della Cina ha depresso i mercati di esportazione, creando una saturazione a livello globale. Negli Usa il gas naturale è più conveniente del carbone e continua ad eroderne quote di mercato: le quotazioni a pronti al Nymex sono ai minimi da tre anni, intorno a 2,4 $/Mbtu, quelli per gli anni 2016 e 2017 sono a livelli che non vedevano da 9 anni. Il dollaro forte sta inoltre penalizzando l’export di carbone Usa.
«Non si intravvedono miglioramenti nei prossimi 6-12 mesi», afferma Brandon Blossman, analista di Tudor Pickering Holt & Co. «L’unica maniera di contrastare la situazione è ridurre la produzione a seconda delle esigenze di mercato. È veramente l’unica via d’uscita».
di Barbara Pezzotti - Tratto da Il Sole 24 Ore -
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